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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Gov't Mule - Peace​.​.​.​ Like A River (2023)

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di Daniele Zago Arriva in questo 2023 il nuovo disco in studio degli statunitensi Gov’t Mule, intitolato “Peace … Like A River”. Le registrazioni risalgono alle session in studio da cui proviene anche il precedente lavoro, “Heavy Load Blues”, pubblicato nel 2021. Al tempo, quel disco era il risultato di jam su classici del blues che venivano fuori nelle pause per registrare questo “Peace … Like A River”, jam di tale qualità da far decidere alla band di pubblicarle e che procureranno ai Muli una nomination ai Grammy. Il nuovo lavoro invece è composto completamente da brani inediti, la maggior parte dei quali ideati dal genio del cantante – chitarrista Warren Haynes, più un paio frutto del lavoro di scrittura di tutta la band. La prima cosa che salta all’orecchio è una sferzata verso sonorità più dure, perlomeno rispetto all’ultimo album di inediti “Revolution Come… Revolution Go”, del 2017. Nonostante l’apertura di “Same As It Ever Was” inizi con un delicato arpeggio, il pezzo si svilup

A Whiter Shade of Pale - Procol Harum (1967)

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Chi non si è sciolto, almeno una volta, ascoltando l'organo Hammond di Matthew Fisher, che riprende gli elementi di due temi di Bach, l'aria sulla quarta corda dalla terza suite in re maggiore per orchestra e il quarto movimento della cantata Wachet Auf, Ruft Uns Die Stimmer? Con i Nice, i Procol Harum diedero vita al fenomeno breve del classic rock, dove le arie classiche venivano utilizzate come base per esperimenti sonori in odore di rock. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Paul Simon - Seven Psalms (2023)

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 di Gabriele Benzing Da dove vengono i sogni? Sono solo una sequenza di impulsi elettrici o sono un territorio di confine, una sorta di spazio liminale tra il visibile e l'invisibile? Il 15 gennaio del 2019, Paul Simon ha fatto un sogno. Ha sognato di lavorare a un disco intitolato "Seven Psalms". Al risveglio, come da manuale del buon onironauta, si è subito appuntato quelle due parole su un blocco. "Non ero nemmeno sicuro di sapere che cosa fosse un salmo. Così sono andato a prendere una Bibbia, ho dato un'occhiata ai Salmi e mi sono detto: beh, visto che non so di che cosa si tratti e che non è una mia idea - qualcosa o qualcuno in un sogno mi ha detto di fare così - allora facciamolo". Decifrare un sogno, in fondo, è proprio questo: lasciarsi accompagnare oltre la soglia, non affannarsi nelle analisi. Quasi ogni giorno, tra le tre e le cinque del mattino, Simon ha cominciato a svegliarsi all'improvviso con l'eco di nuove parole. I sogni che arriv

Freddie King (I tre King #3)

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I King non sarebbero al completo senza Freddie King, chitarrista il cui stile ha influenzato tantissimo Eric Clapton (che, quando militava nei Bluesbreakers di John Mayall, lo cita, nota per nota, nella famosa Hideway) e anche l’albino Johnny Winter . Poco da fare, anche lui su palco era una bestia. Soprannome “ the Texas Cannonball ”, aiutato anche dalla sua altezza: 2 metri con un torace di 150 cm per 110 chili! La chitarra quasi spariva nelle sue mani. Aveva un senso innato del pubblico, era una forza della natura anche se spesso penalizzato da degli accompagnatori non alla sua altezza. Texano di origine, fu influenzato dal grande T-Bone Walker e ovviamente da B.B. King, anche se la sua lunga permanenza nelle bettole di Chicago gli conferirà una mano rude completamente assente in B.B. King. Dischi consigliati qualche best dei primi anni sessanta. In America uscì a suo tempo un ottimo best per la Shelter.    (Max Stèfani)

Cowboy Junkies - Such Ferocious Beauty (2023)

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di Laura Bianchi Ecco di nuovo, dopo cinque anni, un disco di nuove canzoni dei Cowboy Junkies, ossia i fratelli Timmins (Margo, Michael e Peter) accompagnati dal bassista Alan Anton, a dimostrare, se mai ce ne fosse bisogno, che sono tornati per restare. A dire il vero, nel 2020 c'era stata una sorta di EP, Ghosts, uscito solo in digitale, in cui veniva affrontato il lutto per la perdita della madre. La demenza senile del padre, invece, ha segnato questo Such Ferocious Beauty, ricco di echi nostalgici, come in What I Lost, il brano che significativamente apre il disco e che immagina gli stati d'animo sia del genitore, che lentamente scivola nell'oblio, sia dei figli, che restano orfani di lui prima del tempo. Per certi versi, i Cowboy Junkies sono rimasti la stessa band che conosciamo da quasi quarant'anni. La voce di Margo Timmins è il marchio di fabbrica delle atmosfere del gruppo, mentre la scrittura e il tocco chitarristico di Michael Timmins sono sinceri, a volte

Wishbone Ash

Il batterista Steve Upton e il bassista martin Turner, suonano insieme già negli anni '60 in una piccola band del dopo beat, i Tanglewood, in origine chiamati Empty Vessels. Quando il chitarrista di quella formazione (Glen Tuner, fratello di Martin) la abbandona nel 1968, i due rimasti rifondano il complesso a Londra, con la nuova sigla Wishbone Ash. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #45

  Industrial Metal Il movimento baggy non è l’unico a celebrare, a fine anni ’80, l’improbabile matrimonio tra rock ed elettronica: nel 1988, anno della Summer Of Love di Manchester, esce “The Land Of Rape And Honey”, disco destinato a coniare un suono nuovo che prenderà presto il nome di industrial metal. A firmarlo sono i Ministry, gruppo di Chicago che fonde le ritmiche marziali e i suoni concreti dei Cabaret Voltaire e li sposa a riff chitarristici e ad un cantato di scuola metal: l’esperimento funziona, i due generi si alimentano delle rispettive psicosi soniche e il risultato è, se possibile, ancor più lugubre e minaccioso della somma delle parti. Non sono però i Ministry a portare l’ibrido al successo di pubblico, bensì Trent Reznor, titolare della (quasi) one-man band Nine Inch Nails, all’esordio nel 1989 con “Pretty Hate Machine”: il disco viene ignorato alla sua uscita, ma nel giro di qualche anno diventa fenomeno di culto e quando nel 1994 esce the “Downward Spiral” il fenom

Marty Stuart & Fabulous Superlatives - Altitude (2023)

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di Fabio Cerbone  A sessantacinque anni Marty Stuart è diventato il musicista che voleva sempre essere, ambasciatore di un suono “cosmico” americano e divulgatore di una country music che trova la sua profonda ragion d’essere nel passaggio di testimone avvenuto tempo fa da Nashville alla California, quando i freak psichedelici scoprivano le gioie della campagna e l’elettricità del rock’n’roll sposava la memoria del passato. Non tutti ci avrebbero scommesso, quando Marty era uno dei tanti “nuovi tradizionalisti” in cerca di un riconoscimento: grandi capacità allo strumento, da enfant prodige, forse con una visione meno determinata rispetto ad altri suoi colleghi usciti allo scoperto in quella lontana stagione, era la prima metà degli anni Ottanta. Ora non ci sono più dubbi e tanto meno sudditanza, perché il marchingegno costruito con The Fabulous Superlatives è perfettamente oliato, una macchina che produce american music lucida e cromata, dando libero sfogo a una sagra di chitarre elet

Somebody to Love - Jefferson Airplane (1967)

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Inventarono l'acid rock, i Jefferson Airplane di Grace Slick. Svilupparono la lezione dei Byrds e la portarono avanti senza mai scardinare il concetto di forma-canzone, come amavano fare invece i Grateful Dead. Nei loro brani la melodia alza sempre la mano per dire ad alta voce: "Presente!", le radici folk e blues sono sempre evidenti, la sensualità mai fuori discussione anche quando non si canta d'amore. (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Califone - Villagers (2023)

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di Fabio Marco Ferragatta C’è chi dice essere rimasto sotto “All My Friends Are Funeral Singers” e chi mente. Certamente i Califone non sono solo quell’album, ma quell’album fa e farà sempre la differenza, che si parli di post-rock (riduttivo), di alternative rock (ancor più riduttivo) e di qualsiasi altro genere che ci venga in mente di poter accostare alla band di Chicago. Tim Rutilli è ancora qui e lotta con noi, si direbbe, ma la sua è una lotta controllata, una lotta contro l’appiattimento della forma canzone, delle melodie, della capacità di scrivere brani aspri anche nel caso in cui si riesca a fischiettarli oppure ariosi e pacificatori, e con sé stessi e col mondo. Dice: “Sento che combinare elementi di Captain Beefheart, soft rock anni ’70 e suoni digitali rotti è la cosa giusta da fare. Ci sono parole e immagini che messe assieme non funzionano, immagini che accostate non hanno nulla a che vedere le une con le altre, ma sono giuste”. Se osservate bene l’artwork di “villagers”

Claudio Rocchi

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Il 18 giugno del 2013, a 62 anni, ci ha lasciato Claudio Rocchi. Chi ha una certa età se lo ricorda ai microfoni di “Per Voi giovani”, nei primi Stormy Six, cantautore raffinato, personaggio semplice e diretto. Claudio ha lasciato il suo corpo, così avrebbe detto lui. Con queste semplici e drammatiche parole Susanna Schimperna, la compagna di Claudio Rocchi, ha fatto partecipi gli amici di quello che era successo qualche ora prima, nella mattina del 18 giugno scorso. Esattamente il giorno prima dell’inizio di una manifestazione dedicata al rock progressivo alla quale Claudio aveva lavorato da più di un anno e che lo avrebbe visto protagonista nella serata conclusiva insieme a Battiato ed a Maroccolo. Destino infame. La manifestazione aveva per titolo Per voi giovani, come la storica trasmissione radiofonica della RAI creata da Renzo Arbore che tanto seguito aveva avuto sin dal suo apparire nel 1966 e che tanto altro in più ne avrebbe avuto quando dal 1970 in poi ai microfoni si al

Dropkick Murphys – Okemah Rising (2023)

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 di Gianfranco Monese A meno di un anno dall’uscita di ‘This Machine Still Kills Fascists’ (30/09/2022), e sempre spalleggiato dal produttore Ted Hutt, il sestetto celtic punk di Quincy torna per l’ultima volta sulle orme, ma soprattutto parole, del compianto Woody Guthrie con questo nuovo ‘Okemah Rising’.  E’ infatti un nuovo viaggio, dopo quello già avvenuto con la precedente release, la cui meta è reinterpretare in chiave moderna i testi del cantautore folk originario di Okemah. Il risultato, ovviamente, non poteva che mantenersi sugli stessi, notevoli, livelli di ‘This Machine Still Kills Fascists’, vista la formula che rende i due prodotti praticamente fratelli. Infatti, nemmeno qui vengono meno le ospitate, come quella del terzetto country punk proveniente da Milwaukee dei Violent Femmes in ‘Gotta Get To Peekskill’, incitamento alla protesta dato il tema delle rivolte di Peekskill del 1949 che ebbero luogo nei pressi di New York, più precisamente a Cortlandt Manor, dopo che il Ku

Wire

I Wire si formano alla fine del 1976, in piena esplosione punk, e debuttano al Roxy di Londra ai primi del 1977. Le tracce che rimangono di quelle serate testimoniano di una band con connotati analoghi a quelli di altri gruppi dell'epoca. Già con il primo singolo, però, i Wire prendono però le distanze dal grosso del movimento distinguendosi per la loro brillante originalità. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #44

  La house e Madchester Nei tardi anni ’70, secondo quel principio che è fisiologico di ogni boom commerciale, arrivato al suo picco il fenomeno disco era ormai vittima di un forte rigetto e mentre i dj rock incitavano a bruciare i propri album disco,   il fenomeno tornava a fiorire a livello underground: tra i locali che aprono, in sequenza, dal 1978 in poi, vi sono il Paradise Garage di New York con Larry Levan come dj resident, il Warehouse di Chicago con Frankie Knuckles (da cui il genere deriva il suo nome) e lo Zanzibar, in New Jersey, con Tony Humphries. Per la genesi della house è il locale di Knuckles a rivelarsi seminale, oltre che la città di Chicago in generale: il club è piccolo e tendenzialmente passa disco tradizionale, ma poiché il materiale a disposizione è meno vasto che in passato, tocca al dj movimentare le cose, giocando col mixer e rinforzando il beat con l’aggiunta di una drum machine: il passo dal semplice remix di tracce preesistenti alla creazione di pezzi pro

Dave Matthews Band - Walk Around the Moon (2023)

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  di Fabio Ferrara Il nuovo album della Dave Matthews Band, "Walk Around The Moon", ha un titolo che rimanda a passeggiate nello spazio e a paesaggi a gravità ridotta. Eppure, raramente la loro musica è mai suonata così corposa e radicata al suolo. Priva ormai della leggera spensieratezza del violino di Boyd Tinsley, la robusta sezione ritmica guidata da Beauford e Lessard si arricchisce di un nuovo componente, il tastierista di estrazione jazz Buddy Strong. L'aspetto positivo è che il mutato assetto strumentale si traduce in un coinvolgimento maggiormente bilanciato delle diverse anime della band. Quando la vena di songwriter di Matthews prende il sopravvento e la band si limita ad accompagnarlo, i risultati sono abbastanza mediocri ("Singing From The Windows", "Something To Tell My Baby") o delle occasioni sprecate ("Looking For A Vein"). Di tutt'altro impatto sono, al contrario, brani come "The Ocean And The Butterfly" o &quo

Late for the Sky - Jackson Browne (1974)

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E' la canzone d'addio più bella che sia mai stata scritta. Okay, riformulo la frase: è la canzone d'addio che ha riempito le notti della mia adolescenza e, per questo, la considero un capolavoro. Late for the Sky "è" Jackson Browne, non è solo "di" Jackson Browne. Per quanto abbia scritto canzoni straordinarie (ci sono almeno venti titoli che vale la pena ascoltare, disseminate nei suoi album), non esiste brano più rappresentativo della sua parabola di Late for the Sky. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Traffic - John Barleycorn Must Die (1970)

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di Silvano Bottaro Doveva essere il suo primo disco solista, ma qualcosa ha fatto cambiare idea a quel genio di Steve Winwood, rimise la denominazione “Traffic” e cambiò il nome del disco che originariamente doveva chiamarsi “Mad Shadows” I Traffic altri non sono che un trio, uno dei migliori che la scuola del rock abbia mai sfornato: Chris Wood ai fiati, Jim Capaldi alla batteria e il polistrumentista, cantante e compositore Steve Winwood. Ad onor di cronaca è utile ricordare che Steve all’età di quindici anni, si 15! creò la fortuna degli “Spencer Davis Group”. Questo trio di folk-pop tra i più interessanti, stimolanti e creativi degli anni Settanta, segnano con questo disco uno dei capolavori del pop-rock, un viaggio introspettivo ai confini tra il vecchio e un nuovo “ritmo sonoro”. Ad un certo punto l’enfant prodige del rock britannico, Winwood, rimane folgorato dalla leggenda di John Barleycorn, un buffo omino dalla fisionomia variabile che nella tradizione popolare viene

Albert King (I tre King #2)

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Un altro “King” è Albert, il mancino che suonava la chitarra a rovescio (con i cantini in alto) che, grazie al suo bending “anarchico” verso il basso, ha contribuito non poco al blues elettrico bianco. Di Albert si racconta che fu fino alla fine degli anni Settanta il più creativo con eccelsi spettacoli dal vivo. 90 minuti di sbornie chitarristiche con una presenza di scena magistrale. Da San Francisco a Montreux al Fillmore sembrava che tutti quelli che assistevano a suoi spettacoli diventassero dei suoi fans sfegatati. Non c’è dubbio che, visto il grande successo dopo la guerra di B.B. King, lui abbia spesso provato a farsi passare per il suo fratellino piccolo, come anche che ne sia stato influenzato, ma Albert era meno sofisticato, più vicino alle sue radici rurali, anche nelle canzoni più arrangiate. Il suo stile vocale doveva molto ai blues shouters di Jimmy Whiterspoon e Joe Turner . Il suo stile chitarristico era immediatamente riconoscibile: una nota che s’invola,

Tinariwen - Amatssou (2023)

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 di Fabio Ferrara Lo spirito indomito con cui i Tinariwen hanno affrontato le vicissitudini del popolo Tuareg rivendicandone le istanze ha trasformato il collettivo musicale formatosi sulle sabbie del deserto in qualcosa di più di una semplice rock band. Le loro canzoni che inneggiano alla liberta, alla lotta e ai diritti civili sono diventate un formidabile megafono per le aspirazioni di una regione che solitamente si trova suo malgrado ai margini dell'attenzione mediatica occidentale. Il gruppo capitanato da Ibrahim Ag Alhabib non ha indietreggiato neanche negli ultimi anni, nonostante le continue minacce dei fondamentalisti islamici che si oppongono alla musica e a tutte le forme di espressione artistica. Il titolo del loro nuovo album, "Amatssou", è un invito in lingua tamashek ad andare avanti "oltre la paura". Per realizzarlo, i Tinariwen si sono avvalsi come di consueto di illustri collaborazioni. Il chitarrista degli Imarhan Hicham Bouhasse è praticament

Steve Winwood

Considerato dai più come una delle migliori voci del rock inglese, Steve Winwood nasce a Birmingham il 12 maggio 1948. Sin dal 1961 è in scena, prima con il trombonista Rico e quindi nella Muff Woody Jazz Band, guidata dal fratello Muff Winwood. Alla fine del 1963 i due Winwood entrano nello Spencer Davis R'n'B Quartet e l'anno dopo, a soli sedici anni, Steve Winwood è già un personaggio di primo piano della scena inglese. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #43

  La techno di Detroit Nei primi anni ‘80 nella città di Detroit si forma un collettivo di musicisti elettronici che prende il nome di Deep Space Soundworks: ne fanno parte Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson, vale a dire coloro che vengono comunemente indicati dalle cronache musicali come gli inventori della techno.. I tre, ex compagni di college, erano stati folgorati sulla via di Damasco da un programma radiofonico che viaggiava sulle onde radio di Detroit a tarda notte sul finire degli anni ’70: lo show di DJ Charles "The Electrifying Mojo" Johnson che diffondeva via etere pezzi di George Clinton e di artisti come Kraftwerk e Tangerine Dream. Il primo progetto di Atkins, sotto la sigla Cybotron, si ricollega all’electro newyorchese nel definire un suono che tenta di fondere la tradizione nera del funky con il synth-pop dei Kraftwerk: il suono di un pezzo come "Clear" è spettrale e minimale, in parte riflettendo il clima depresso della città (che nei tard

La Ratte - Astray (2023)

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 di Pie Cantoni  La Ratte è una band che potrebbe essere semplicisticamente definita come i Black Keys olandesi, tre ragazzi che prendono spunto dal punk, dal blues e dal pop, per formare una miscela di blues gigioneggiante e più cattivo. E’ tutto qui? Sì e no. Il trio, nato come duo, Harm van Essen (voce e chitarra) e Jochem Jorrisen (batteria), dopo qualche prova che ha destato l’interesse della critica, si trova a registrare nuovo materiale ma si accorge ben presto di aver bisogno di un bassista e quindi (dal 2021) il tedesco Nikolas Karolewicz si unisce alla formazione. Lo stile dei La Ratte ruota attorno al suono grezzo della chitarra di Harm e della batteria di Jochem, dando vita a una combinazione di blues moderno e più orecchiabile. Il loro nuovo album, Astray, registrato ai Studio De Krakeling (ex ospedale psichiatrico..), è stato composto in soli sette giorni e contiene undici tracce in tutto, che prendono spunto da vari generi della musica americana, dal Texas Blues al Missi

La Vie en Rose - Grace Jones (1977)

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Grace Jones è stata schiava del ritmo, come suggerisce il titolo del suo album più celebrato, ma padrona di se stessa, donna dominatrice, seducente. Anche quando si faceva ritrarre da Jean Paul Goude nuda, in gabbia, accanto a pezzi di carne cruda masticata, con un cartello appeso che diceva: "Do not feed the animals" veicolava comunque l'immagine di una mistress che, per una volta, ti illudeva di lasciarsi sottomettere, ma era, appunto, solo un'illusione. Magnetica e selvaggia, fisico che pareva scolpito nella roccia, ex spogliarellista, Grace Jones è stata regina delle discoteche, ma anche protagonista di una commistione di stili ardita e bella. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Van Morrison - Beautiful Vision (1982)

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di Silvano Bottaro Nei primi anni ottanta la musica era pesantemente plastificata ed anche Van non fu immune dalla moda del momento. Ciononostante riuscì a sfornare un capolavoro che non è affatto invecchiato a venti anni di distanza. Il suono è diverso da qualsiasi cosa egli abbia fatto prima, nonchè personalissimo. C'è la rinuncia all'intero bagaglio di trucchi vocali, eppure la voce rimane espressiva, bella ed emozionante come sempre. I sintetizzatori dominano fra gli strumenti, con apprezzabili contributi di fiati e, soprattutto, chitarra elettrica. Il giovane Mark Isham passa sempre più dalla tromba al sintetizzatore ed acquista un ruolo di primo piano, anche come arrangiatore e, verosimilmente, come contagiatore nei confronti del leader. Il brano "Scandinavia", in coda all'album, è il primo pezzo strumentale della carriera di Van, che nell'occasione si cimenta al pianoforte. I testi sono estremamente semplici, con descrizioni di scale che salgono i

B.B. King (I tre King #1)

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Si può dire che per molti, bianchi o neri che siano, rappresenta ancora oggi il blues . Nove chitarristi blues americani di colore su dieci oggi suonano come lui, senza contare tutti i cantanti che cercano inutilmente di imitarlo. A fine anni Cinquanta era già una piccola stella nel mercato dei neri ma l’esplosione della soul music (“ per me non era altro che una continuazione del rhythm and blues, cioè black music popolare con una forte base di gospel e di blues ”) lo mise bruscamente in secondo piano. L’arrivo di Marvin Gaye, Jackie Wilson, Sam Cooke lo fece diventare un outsider. Nessuno pareva più interessato a un bluesman un po’ impacciato, quando sul palco c’era un Jackie Wilson esplosivo che cantava Doggin’ Around . La gente impazziva e a poco serviva suonare Rock Me Baby con un bel “solo” pulito di chitarra. Insomma suonava molto ma faceva più o meno la fame. La cosa cambiò verso la fine degli anni Sessanta quando molti chitarristi sia bianchi che neri iniziarono

Rose City Band - Garden Party (2023)

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 di Maria Macchia  Quali sono gli ingredienti necessari per la riuscita di una festa in giardino? Sicuramente una bella giornata di sole, dalla temperatura mite; cibi gustosi e bevande fresche, per rifocillarsi; qualche libro o gioco di società per rilassarsi; indispensabile, poi, tanta voglia di divertirsi e, last but not least, della buona musica di sottofondo, meglio se suonata dal vivo. Perché, allora, non invitare un ensemble di musicisti americani di talento per intrattenere i nostri ospiti con canzoni che allarghino gli orizzonti ed espandano la coscienza? Se saranno brillanti quanto promettenti, magari essi sapranno trasformare il nostro “garden party” in un’esperienza psichedelica. Così un arcobaleno multicolore farà da spartiacque tra un azzurro cielo terso e una volta stellata; un limpido ruscello garantirà un po’ di freschezza; sullo sfondo, poi, si intravvederà qualche rilievo montuoso, sorvolato da una colomba che assicura serenità agli animi… Ma siamo sicuri che questo s

E T I C H E T T E

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