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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

Bob Marley

Sovrano incontrastato della musica reggae ed eroe nazionale della Giamaica, Bob Marley (1945 - 1981) inizia la carriera discografia nel 1962 a diciassette anni, quando Jimmy Cliff fa da tramite col produttore Leslie Kong per la realizzazione di Judge Not, primo di una nutrita serie di singoli pubblicati per piccole etichette giamaicane. Discografia e Wikipedia

John Hiatt - Same Old Man (2008)

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di Silvano Bottaro Diciamolo… non mi convince molto questo "Same Old Man" ultimo disco di John Hiatt, songwriters tra i miei preferiti da sempre. Non riesce questo lavoro a far premere continuamente il tasto play del riproduttore musicale. Poco a che vedere con l’ultimo e buono “Master of Disaster”, niente con l’ottimo “Crossing Muddy Waters” o con “Slow Turning”, anni luce dal capolavoro “ Bring the Family ”. L’unica cosa che ancora riesce a convincermi è la sua voce, grande e affascinante, nonostante gli anni ne consumino il timbro, rimane sempre unica e profonda. Ma la voce da sola a volte non basta a far apprezzare un disco o almeno non in questo caso. Le undici canzoni che compongono l’album sono essenzialmente semplici, povere, acustiche, il suono è orientato verso il folk, il country e il blues, niente di particolarmente nuovo anzi, il disco suona da “già sentito”. "E' un disco tutto mio anche perchè si parla fondamentalmente di me; diciamo che non

Gogol Bordello - Wonderlust King

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The Jimi Hendrix Experience - Electric Ladyland (1968)

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Parto da una cosa interessante: la copertina che Jimi Hendrix scelse per questo doppio album, uno dei più bei dischi di sempre, fu ritenuta scandalosa dalla sua casa discografica; nel 2019 l’algoritmo di controllo di Tumblr ritiene il leggendario scatto di David Montgomery, che ritrae Jimi circondato da uno stuolo di donne nude in cui si vede pochissimo, alla stessa maniera, quindi come 51 anni fa pubblico la cover alternativa, che per essere proprio precisi è altrettanto suggestiva come significati erotico (per i più curiosi una riproduzione favolosa di quello scatto sta qui). Nel 1968 Hendrix e la sua Experience sono all’apice del successo: i primi, sensazionali due dischi (Are You Experienced? e Axis: Bold As Love, entrambi del 1967) portano il trio ad una sorta di tour senza soluzioni di continuità: Hendrix è febbrile, abusa di droghe ma vuole ritagliarsi del tempo e dello spazio per sperimentare la sua idea musicale, quell’idea di musica a colori che partendo dal blues, contami

Bruce Springsteen: il sogno americano

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Bruce Springsteen rivela la sua grandezza cantando Dream baby dream dei Suicide, un pezzo di un gruppo semisconosciuto che viene reinterpretato con l’umiltà che si riserva ai classici Non soffro di particolare sudditanza culturale nei confronti degli americani. Ma ci deve essere un motivo per cui, insieme agli inglesi, da cinquantanni a questa parte sono i migliori nel campo delle arti visive e sonore. Il motivo lo si può ricercare nei percorsi formativi, nell’ambiente culturale, nei sogni e negli incubi che riescono a concretizzare. Lo si può ricercare nei fondi che mettono a disposizione, nell amore e nel rispetto delle loro tradizioni, ovunque. Lo si può ricercare ovunque, ma il dato di fatto è che ci sfugge la ragione vera di tale superiorità. La possiamo ritrovare parzialmente nel finale di “Kill Bill”, o meglio ancora in quello di “Jackie Brown”, oppure nelle musiche che i Tuxedomoon hanno composto per un balletto di Maurice Bejart. Oppure nei titoli di testa di “Twi

Lambchop – This (Is What I Wanted To Tell You) (2019)

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di Gianni Gardon Kurt Wagner con i suoi Lambchop continua sulla strada impervia tracciata dal precedente “Flotus” e ci consegna a distanza di tre anni “This (Is What I Wanted to Tell You)”, un disco quanto mai lontano dalle atmosfere soft country degli inizi. Tuttavia, se l’ascoltatore era uscito indenne dall’esperimento di “Flotus”, invero oltremodo spiazzante, adesso se non altro si ha la consapevolezza che quello fu tutt’altro che un bisogno di evasione dalla confort zone in cui il gruppo si era ritrovato, ma l’inizio di un “Piano B”, dove poter trasmettere con nuove vesti il proprio mondo interiore. Rimane intatto il senso di intimità profondo che Wagner riesce a elargire a ogni singolo brano; il calore che ne viene emanato risulta quasi in antitesi, teoricamente parlando, con la “freddezza” di basi sintetiche, drum machine e lenti beat ad accompagnare melodie intermittenti. Eppure va da sè che basta lasciarsi trasportare dal ritmo ondivago di “The New Isn’t so You

Lost in Transmission No. 29

Muddy Waters - Folk Singer (1964)

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di Silvano Bottaro Folk Singer è stato uno dei momenti più intensi della straordinaria e imponente storia artistica di Muddy Waters. Fu un disco "unplugged" quando questo termine non era certo in voga. Fu un'esperienza che permise all'uomo dalle grandi mani, dalla voce tonante e dal sorriso contagioso di ritrovare e trasmettere la forza libera e impetuosa del blues. Un viaggio attraverso le radici, giù nel delta del Mississipi, dove era nato e dove aveva incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua musica. All'inizio Waters non era per niente convinto, fu infatti la sua casa discografica; la Chess, ad avvalorare il progetto, l'esito fu sbalorditivo. La Chess voleva ampliare il pubblico di Waters, e legarlo al termine "folk" (che in quel periodo riscuoteva grande successo in America). Fu così che Waters lasciò a casa le chitarre elettriche, gli amplificatori e soprattutto i musicisti del suo gruppo. E, anche se non venne

Marillion

Formazione inglese di rock sinfonico, i Marillion sono tra i più pedissequi emuli dei Genesis. Il gruppo nasce a Ayesbury, nel 1979, quando ai Silmarillion (il nome è tratto dal titolo di un libro di Tolkien) si unisce il cantante scozzese Derek William Dick in arte Fish. Discografia e Wikipedia

Mark Lanegan – Somebody’s Knocking (2019)

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di Fabio Marco Ferragatta Mark Lanegan ha 54 anni, è in pratica una leggenda vivente e anche se forse lui stesso non apprezzerebbe questa definizione di fatto lo è. Ovunque abbiate volto lo sguardo, dalla musica alt a quella tradizionale, lui era lì. Ovunque ci fosse da prestare una voce tanto riconoscibile ed immobile quanto intensa e caparbia o indebolita dagli eccessi, resa impervia come una montagna aguzza, lui era lì. Poco ha sbagliato, forse nulla, e se l’ha fatto è solo la nostra percezione di quel che ha fatto a non aver apprezzato qualcosa di suo. A 54 anni cambiare non è nemmeno un’opzione considerabile, è qualcosa di già fatto, e nel caso di Lanegan molte più volte di quanto ci si aspetterebbe. Oggi fa quel che sa fare meglio, interpolando il suo amore per ciò che in tutti questi anni ha tenuto nel suo stereo e sui suoi dischi cambiando la prospettiva – generata più da noi ascoltatori che da lui in persona – di bluesman polveroso. Da “Blues Funeral” a “Gargoyle” ciò

Sufjan Stevens, Bryce Dessner, Nico Muhly, James McAlister - Mercury

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Nick Cave And The Bad Seeds – Ghosteen (2019)

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di Luca Montesi La rassegnazione è il senso ultimo di Ghosteen. “Everybody’s losing someone”, pronuncia con la gola quasi chiusa, Nick Cave, in Hollywood, ultimo brano del disco e scioglimento del sogno. La rassegnazione di una perdita estrema; la rassegnazione che non è possibile superare quel dolore, e forse neanche conviverci, “It’s a long way to find peace of mind, peace of mind”. Rassegnarsi che alla fine perdere un figlio è un avvenimento possibile, un qualcosa che può accadere e che accade a chiunque. Ma a che serve pensarci? A che serve cercare sollievo in una parabola buddhista su una linea di basso tribale? A niente, semplicemente. Nessun conforto. Come i cavalli incendiari di Bright Horses, meravigliosi animali luccicanti, simboli galoppanti di speranza, che si rivelano essere, al contrario, delle mere illusioni (“And horses are just horses”). Il percorso di Ghosteen è fatto proprio così: di costruzioni e distruzioni. Costruzioni sottilissime e trasparenti, fortement

La storia di Creuza De Ma di Fabrizio De Andrè: un capolavoro assoluto della musica italiana

Uno slancio enorme dal punto di vista letterario: è stato questo il carattere fondamentale del grande periodo dei cantautori italiani, secondo uno che se ne intende, Paolo Conte. Ma è un altro dei grandi protagonisti di quella stagione ad averci regalato un album straordinario che di quello slancio, forse, è il frutto più appariscente: Crêuza de mä di Fabrizio De André e Mauro Pagani. In occasione di questo video, in cui Hello! World ha intervistato Sean White, giovane ambasciatore della canzone italiana in Cina e autore del libro Creuza de Mao, abbiamo deciso di concentrarci proprio su questo disco. Uscito 35 anni fa, è ancora oggi una delle più grandi testimonianze della musica e del pensiero di De André. Uno dei suoi dischi più amati, nato dalla reciproca contaminazione di “colto” e “popolare” nel segno della musica e della poesia. Fabrizio De André, che da Nuvole barocche a Smisurata preghiera ha reso “adulta” la nostra musica leggera, ha sempre seguito molte strade, ispir

Modern Nature – How To Live (2019)

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di Fabrizio Siliquini Un album davvero interessante quello realizzato dai Modern Nature , supergruppo composto da Jack Cooper degli Ultimate Painting e Mazes, Will Young dei Beak> e Aaron Nevau dei Woods, ai quali si aggiungono Rupert Gillett al violoncello e poi Jeff Tobias al sassofono (Sunwatchers). Il lavoro che nella press release viene accostato ai Caravan e ai Talk Talk, ma , senza sembrare esagerati, si può benissimo accostare anche ai Pink Floyd, magari togliendo un po’ di chitarra e ai secondi Radiohead, magari togliendo un pò di autocompiacimento, è indubbiamente piacevole e per certi versi sorprendente. In realtà la prima sorpresa l’ho avuto quando ho letto che il nome della band deriva da un libro di Derek Jarman ,”Modern Nature – Diario 1989-1990″. Per quanto a molti il suo nome dica poco, in realtà è stato un artista poliedrico, regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, scenografo, scrittore e pittore, morto prematuramente di aids, e c

Lost in Transmission No. 28

Wilco – Ode To Joy (2019)

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di Stefano Solventi Venticinque anni di Wilco: un buon pretesto per fare bilancio. Ode To Joy, il loro undicesimo album, in effetti lo fa, ma le somme che tira riguardano tanto le cose della vita che la parabola musicale. Anzi, più che tirare le somme è un raccogliere detriti, macinare le scorie. La fragilità e la tenacia dei sentimenti, l’incomunicabilità al tempo della comunicazione impazzita, la consapevolezza di come il tempo ci renda inermi, in balia dei rimpianti, l’illusione del solipsismo come via di fuga, la vulnerabilità come chiave per decifrare la bellezza che comunque pervade tutto, come l’amore: temi che abitano queste nuove canzoni della band di Chicago, tre anni dopo il non riuscitissimo Schmilco, nel mezzo i due dischi solisti di Jeff Tweedy che si è pure permesso di scrivere un libro autobiografico, Let’s Go (So We Can Get Back), appena pubblicato anche in Italia da Sur. Il leader vive quindi, a 52 anni e con alle spalle non poche disavventure emotive, una fas

Phil Manzanera

Chitarrista inglese fra i più intelligenti e creativi, Phil Manzanera è soprattutto ricordato per la lunga appartenenza ai Roxy Music, gruppo col quale ha raggiunto grande successo mondiale. Agli inizi del 1970 Manzanera forma i Quiet Sun, ultima di una nutrita serie di band della zona di Dulwich ispirate ai Soft Machine. Discografia e Wikipedia

Penguin Cafe – Handfuls Of Night (2019)

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di Marco Boscolo In principio era la Parola, e la Parola era presso Simone Jeffes. Poi una malattia se l’è portato via, allora la Parola ha trovato ospitalità presso il figlio, Arthur. Era così che l’orchestra del “caffé pinguino” diventava semplicemente Penguin Café e licenziava il primo disco nella nuova incarnazione, un Imperfet Sea che ha convinto, ma senza riuscire a colmare davvero la scomparsa di Simon. Tutto sommato, però, meglio che una totale estinzione dei pinguini… Cosa che i pinguini, quelli veri che popolano l’Antartide e altri territori ghiacciati, rischiano davvero. Così, Greenpeace ci fa un documentario, e quale band migliore si poteva trovare per la storia dei pinguini che rischiano di scomparire dalla faccia della terra? Beh, non c’era quel gruppo strambo che aveva sempre di pinguini in copertina? Nasce così il nucleo iniziale di questo secondo album completamente guidato e composto da Arthur Jeffes, accompagnato come di consueto da una formazione da camera,

Fleet Foxes - Fool’s Errand

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John Coltrane – Blue World (2019)

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di Danilo Di Termini Nonostante fosse ampiamente preannunciato, l’uscita di ‘nuovo’ album del quartetto ‘storico’ di John Coltrane non può che essere un piccolo avvenimento, benché finisca per contribuire alla sensazione che il jazz tenda più a vivere nel passato, piuttosto che nel presente (o nel futuro). Curiosamente anche all’epoca di questa seduta – siamo nel 1964 precisamente il 24 giugno, nello studio di Rudy Van Gelder – anche Coltrane preferì guardare indietro, scegliendo titoli provenienti quasi interamente dalle incisioni Atlantic di qualche anno prima. Nella decisione probabilmente influì il fatto che la musica fosse statacommissionata dal regista canadese (e fan) Gilles Groulx per il suo film Le Chat Dans Le Sac, una storia d'amore ‘Nouvelle Vague’ ambientata a Montreal, e che non ne fosse prevista la pubblicazione. Pur trovandoci cronologicamente esattamente tra “Crescent”, registrato ad aprile e “A Love Supreme” (dicembre), il quartetto decide così di rimanere ent

John Fogerty. Southern Proletarian

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John Fogerty e i Creedence Clearwater Revival rappresentarono l’eccezione “blue collar” del rock degli anni Sessanta. E in questo senso furono fedeli all’origine operaia del primo rock n’ roll, che nacque nel dopoguerra come conseguenza della mutata composizione etnica e culturale della classe operaia statunitense di Michele Dal Lago «Gli Stati Uniti, la più grande nazione capitalista al mondo, dal punto di vista della distribuzione della ricchezza è più vicina che mai all’ideale di prosperità per tutti in una società senza classi» affermava Richard Nixon, allora vice presidente degli Stati Uniti, il 24 luglio del 1959, nel suo discorso inaugurale alla American National Exhibition. L’esposizione, allestita all’interno del Sokolniki Park di Mosca, intendeva illustrare ai sovietici gli usi, i costumi e le condizioni di vita materiale del popolo statunitense, per promuovere la reciproca conoscenza e, allo stesso tempo, sottolineare i benefici che l’economia capitalista offriva

Robbie Robertson – Sinematic (2019)

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di Cico Casartelli La leggenda di uno dei più grandi gruppi del creato rock, naturalmente The Band; il concerto e il film-concerto ritenuti da molti i più belli di sempre, naturalmente The Last Waltz; le colonne sonore sempre perfettamente assemblate a partire da Toro scatenato fino al nuovissimo The Irishman, naturalmente al servizio di Martin Scorsese. Minimo comune denominatore di tutto ciò sempre lui, naturalmente Robbie Robertson – che oramai da decenni vive un’aristocratica esistenza che lo vede periodicamente rigenerare il mito del suo antico gruppo, frequentare amici altolocati come l’inseparabile David Geffen e fare da ascoltatissimo consultant per la Rock & Roll Hall Of Fame. E ogni tanto il canadese se ne esce con opere soliste che a volte hanno davvero rinverdito antichi fasti come l’omonimo debutto (1987) e lo straordinario concept album Storyville (1991); a volte sono rimasti un po’ in mezzo al guado, tipo i 2 album dedicati alle sue radici Pellerossa, Music For T

Bob Dylan [chronological catalogue and discography]

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L'intera discografia di Bob Dylan in ordine cronologico. Disco dopo disco, canzone dopo canzone, per un totale di 764 brani. Qui su Spotify

The Stone Roses - The Stone Roses (1989)

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La musica pop è anche una storia di luoghi, nella sua lunga antologia un luogo è diventato famoso anche per la musica che in esso è nata. È capitato con Manchester, che negli anni ‘80 non è che se la passasse tanto bene: crisi economiche, la dismissione delle grandi industrie, il tatcherismo in una zona operaia. Ma verso la fine del decennio la città divenne il palcoscenico per una delle ultime manifestazioni spettacolari musicali europee. In quegli anni, vari gruppi di giovani musicisti iniziò a integrare alle strutture del rock e della musica pop degli anni ‘60 le sonorità, soprattutto ritmiche, della nascente acid music e della dance. Ne vennero fuori due nomignoli, il Madchester sound e la subcultura baggy, che prende il nome dal portare jeans di varie misure più grandi, cappellini da baseball e le magliette delle squadre di calcio. Due gruppi divennero gli alfieri di questo nuovo suono: gli Happy Mondays e gli Stone Roses. Questi ultimi erano formati all’inizio da da Ian Brown

E T I C H E T T E

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