Storia della musica #43
La techno di Detroit
Nei primi anni ‘80 nella città di Detroit si forma un collettivo di musicisti elettronici che prende il nome di Deep Space Soundworks: ne fanno parte Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson, vale a dire coloro che vengono comunemente indicati dalle cronache musicali come gli inventori della techno..
I tre, ex compagni di college, erano stati folgorati sulla via di Damasco da un programma radiofonico che viaggiava sulle onde radio di Detroit a tarda notte sul finire degli anni ’70: lo show di DJ Charles "The Electrifying Mojo" Johnson che diffondeva via etere pezzi di George Clinton e di artisti come Kraftwerk e Tangerine Dream.
Il primo progetto di Atkins, sotto la sigla Cybotron, si ricollega all’electro newyorchese nel definire un suono che tenta di fondere la tradizione nera del funky con il synth-pop dei Kraftwerk: il suono di un pezzo come "Clear" è spettrale e minimale, in parte riflettendo il clima depresso della città (che nei tardi anni ’70 viveva una pesante crisi economica), in parte derivando della limitatezza degli strumenti elettronici di allora. Ma è un altro pezzo a nome Cybotron, del 1981, “Alleys of Your Mind”, ad essere considerato, insieme a “Sharevari” degli A Number Of Names (sempre di Detroit) primo pezzo techno della storia.
Se il suono dei Cybotron è ancora electro (o meglio, techno-electro) col successivo progetto Model 500, inaugurato dal singolo del 1985 “No UFO's”, il suono si velocizza, la ritmica funky diviene più elaborata, il suono meno pionieristico e più coinvolgente, a segnalare la rapida evoluzione del genere.
Mentre Atkins pionierizza il suono della techno, creando sonorità futuristiche ed algide, Derrick May, dal canto suo, comincia un’attività di Dj che lo mette in contato con il suono della house che si sta formando contemporaneamente al Warehouse di Chicago: fin da subito l’incontro tra le due scene innesca un gioco frenetico di reciproche influenze. Della house May riprende la ritmica in 4/4 e molte sonorità caratteristiche, a partire dai celebri archi sintetici, tanto che i pezzi da lui prodotti tra il 1987 e il 1989 sotto lo pseudonimo di Rhythm Is Rhythm come “Nude Photo” e “Strings of Life” verranno, a causa di un suono meticcio difficile da incasellare e ancora in evoluzione, considerati indifferentemente capolavori della house come della techno.
Kevin Saunderson, dal canto suo, dopo una lunga serie di progetti sotto diversi pseudonimi, tra cui Tronik House, Reese, E-Dancer ed Essaray, lungo i quali prende forma una techno dalla ritmica pesante e ossessiva (anch’essa comunque fortemente influenzata dal suono di Chicago), trova il successo con il progetto Inner City, basato su una collaborazione con la vocalist house Paris Grey: il singolo ”Big Fun” verrà inserito nella seminale compilation del 1988 “Techno: The New Dance Sound of Detroit”che darà un nome al fenomeno e lo lancerà in Inghilterra, tanto da far balzare il singolo in questione in cima alle classifiche.
Nel momento in cui la techno perde il suo carattere underground ed entra nel mainstream si frammenta in una miriade di stili diversi, accomunati da una tendenza ad allontanarsi dai suoni della house a cui si era accostata e sovrapposta coi lavori di May e Saunderson.
In pratica è proprio nel momento in cui la techno afferma la sua identità che comincia anche a frammentarsi: da una parte c’è chi, come Jeff Mills, si dedicherà a preservare e mantenere vivo il suono minimale della techno Detroitiana, dall’altra ci saranno artisti come Moby ed Orbital che porteranno gli album techno nelle classifiche pop.
Più in generale si innescherà una lunga serie di evoluzioni e rotture col passato, (una su tutte quella che porterà dalla techno hardcore alla jungle e da questa al 2 step), in una giungla di stili e sottostili che rifletteranno la generale tendenza della musica elettronica a subire continue metamorfosi e ibridazioni, divenendo uno dei campi di gioco più eccitanti della musica degli ani ’90.
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