di Lorenzo Mei Siamo nel 2020, l’anno più del cazzo della nostra vita. Per ora. È la mattina di Pasqua. Siamo confinati nel recinto dei nostri condomìni o, per chi ha culo, nel parco delle nostre ville con piscina e campo da tennis. Io ho culo, ma non così tanto. Settantatré metri quadri già finiti di pagare, un giardino troppo piccolo per prenderlo sul serio, due terrazzi. È una bella giornata, è il 12 aprile, e su uno dei terrazzi batte il sole. Io e Gloria apparecchiamo fuori, su un minuscolo tavolinetto di legno. Pollo arrosto, vino rosso di Montalcino, e patate, sempre troppo poche. Ma prima di mangiare lo stereo è acceso. Normalmente non sarebbe una notizia, ma in questo tempo di pandemia sì. A marzo, mentre il numero dei morti cresceva in ogni bollettino serale, a un certo punto ho perso le due passioni che più amo nella vita: la musica e i libri. Non sono riuscito per settimane a leggere niente, né ad ascoltare i miei dischi. Per leggere mi mancava la concentrazione, la capaci