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The Cure – Songs of a Lost World (2024)

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di Maurizio Ermisino   “This is the end of every song that we sing” “Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo”. Inizia così Alone, e inizia così Songs Of A Lost World, il nuovo, attesissimo album dei Cure, il primo dopo un silenzio (discografico) di 16 anni. Sembrano parole di commiato, quelle di un possibile addio, quelle di un ultimo disco. Ma non crediamo sia così. I Cure di Robert Smith sono vivi e vegeti, sono una band che ha fatto la storia del rock, ma che oggi non profuma solo di passato e di ricordi, ma dimostra di saper stare alla grande nel mondo musicale contemporaneo. Certo, alla maniera loro. I Cure tornano con un album di otto canzoni, alcune di sette minuti, e con un pezzo finale da 10 minuti, in un’era in cui Tik Tok e Spotify chiedono canzoni da 3. Mentre oggi in ogni brano il ritornello deve arrivare entro 30 secondi, la voce di Robert Smith entra dopo 3 minuti, nel pezzo finale addirittura dopo 6. Le nuove canzoni dei Cure non hanno fretta di essere ascoltate,

Rino Gaetano

Cantautore estroso e beffardo, Rino Gaetano (1950 - 1981) è stato una delle personalità più originali nel panorama musicale degli ultimi anni '70, epoca contraddittoria che in pochi hanno saputo tratteggiare nelle canzoni con medesimo spirito caustico e freschezza di linguaggio. Nato a Crotone ma trasferitosi nell'infanzia a Roma, al seguito dei genitori in cerca di lavoro. Discografia e Wikipedia

I Wanna Be Your Dog - Iggy Pop (1978)

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Vi racconto la storia di Dee Dee Lewis, che ancora oggi è magra e bella, ha gli occhi blu e i capelli biondo rame, leggermente tinti. Se la incontri per strada, può succedere che gli uomini si voltino a guardarla, come succedeva regolarmente negli anni settanta, quando era poco più che una ragazzina ma già si era conquistata, meglio non dire come, l'ambito posto di manager del Whisky a Go Go, uno dei locali storici della Città degli Angeli. Il Whisky a Go Go era, e sotto certi punti di vista è ancora, un tempio di West Hollywood, California, situato al numero 8901 di Sunset Boulevard, proprio nel cuore del Sunset Strip, fondato l'11 gennaio 1964 sulle basi di un'ex centrale di polizia. Tutti hanno suonato lì, tutti quelli che hanno fatto la storia del rock. Qualche nome? Aerosmith, Byrds, Alice Cooper, Buffalo Springfield, Doors, Jimi Hendrix, Black Sabbath, Who, Cream, Led Zeppelin, Roxy Music, Oasis, Mötley Crüe, Van Halen, Ramones.  (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Pixies - The Night the Zombies Came (2024)

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 di Imma I Ma perché crescere, maturare, (e diciamolo) invecchiare dovrebbero far male se si riescono a mantenere integri la creatività, il talento, l’arte? Dopo l’ascolto di questo album a me sembra che almeno per i cantori di Boston proceda tutto veramente bene. Interpretare la musica alternative rock in chiave moderna, in un periodo in cui persino l’aggettivo ‘alternativo’ sembra essere desueto è oltre il coraggioso, più vicino all’eroico, all’epico, di classe. Ed è tutto ciò che scatena l’ascolto di questo nuovo album in studio dei Pixies, “The Night The Zombies Came”, che arriva a distanza di due anni dal precedente “Doggerel”. Si inizia con Primrose e si procede con le altre canzoni, fino alla sesta traccia ci si chiede: – “Ma insomma dov’è la beffa? La ripetizione? L’inganno? Datemi qualcosa che non mi piaccia, qualcosa per poter dire mmm… già sentito…” E invece no, fino alla fine delle tredici canzoni ogni attacco è uno stupore, nulla si ripete e tutto sembra perfettamente amal

John Craigie with TK & The Holy Know-Nothings - Pagan Church (2024)

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di Fabio Cerbone  La chiesa pagana della quale ci invita idealmente a varcare la soglia il buon John Craigie è di quelle che ti lusingano con ritmi e musiche che coinvolgono corpo e anima, e tu rimani fregato. Molto più concretamente, quella stessa chiesa si indentifica con la Laurelthirst Public House, locale di Portland davanti al quale Craigie è ritratto insieme alla band in copertina, sancendo una sorta di legame comunitario con un luogo che risulta una piccola oasi di salvezza per i musicisti e la scena roots cittadina. Il gruppo che affianca questo interessante songwriter di origini californiene, già messosi in evidenza da queste parti nel 2020 con Asterisk the Universe, è quello dei TK & The Holy Know-Nothings, piccola istituzione di Portland in fatto di sonorità country d’annata e contaminazioni tra honky tonk, soul e rock. L’incontro, avvenuto negli studi di questi ultimi, un vecchio complesso scolastico convertito in sala di incisione, è una sorta di reazione opposta all’

Joni Mitchell - Hejira (1976)

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di Silvano Bottaro Colonna sonora di un viaggio dal piglio autobiografico che affronta il tema simbolico della strada intesa come la vita, le vicende e il suo distacco progressivo dagli affetti fino alla solitudine finale. Scritto veramente durante un viaggio in auto da New York a Los Angeles, Hejira è un diario intimo di proustiana memoria, un flashback nei ricordi che va alla ricerca del tempo perduto. Joni Mitchell canta ciò che legge nel suo cuore, con la sua voce in primo piano a sottolineare storie di donne che sono lo specchio della sua condizione personale. La realtà universale della strada rappresenta la vulnerabilità dell'uomo, la partenza e l'arrivo e l'incognita dei percorsi. Altero ed umanissimo, Hejira è un lavoro così perfetto liricamente da far sembrare la musica non sufficiente a contenere tutte le emozioni espresse. In Joni Mitchell c'è sempre un qualcosa di più: l'arte della pittura, della letteratura, ma soprattutto il dilemma di sempr

Bill Ryder Jones - Lechyd Da (2024)

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di Nicola Gervasini  I Coral sono da più di vent’anni una di quelle band che tutti in qualche modo apprezzano, anche se poi, chissà perché, non scatenano mai gli entusiasmi che meriterebbero, nonostante il recente Sea of Mirrors, ma soprattutto il corposo Coral Island del 2021, siano tra i dischi più interessanti usciti in questi anni Venti. Qualche vecchio fan però sostiene che qualcosa si fosse irrimediabilmente rotto nel 2008, quando il chitarrista Bill Ryder-Jones abbandonò il gruppo, che lui stesso aveva fondato, dopo solo cinque album. La storia dice che la sua carriera solista non ha avuto gli stessi onori di quella della band, la quale ha continuato senza di lui come nulla fosse, anche se A Bad Wind Blows in My Heart del 2013 andrebbe recuperato, ma forse una piccola svolta potrebbe arrivare da questo Iechyd Da. Che è un disco che si distingue più che altro perché, in un era di home-record e facili scappatoie nell’elettronica per ovviare all’impossibilità di una antica ma costo

Andrew Bird - Things Are Really Great Here, Sort Of... (2014)

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di Gabriele Benzing “La storia è una sola. La più vecchia di tutte”, mormora Rust Cohle nelle scene finali di “True Detective”. “La luce contro le tenebre”. A pensarci bene, è la stessa materia di cui sono fatte le canzoni degli Handsome Family. E forse è proprio per questo che la loro musica si è intrecciata così profondamente all’immaginario della serie ideata da Nic Pizzolatto, dando voce alle tinte spettrali di una sequenza d’apertura già diventata di culto. Ma non è certo per cavalcare qualche forma di hype che Andrew Bird ha deciso di dedicare un intero disco alla rilettura di brani degli Handsome Family (compresa quella “Far From Any Road (Be My Hand)” che ha conquistato la ribalta come sigla di “True Detective”). Il suo amore per la musica dei coniugi Brett e Rennie Sparks, Bird l’ha manifestato a più riprese in tempi non sospetti: prima includendo una cover di “Don't Be Scared” nel suo esordio solista “Weather Systems”, poi interpretando “The Giant Of Illinois” nella

Giorgio Gaber

Giorgio Gaber (1939 - 2003) è figura a sé nella storia della musica e della cultura italiana. Esempio originale di intellettuale capace di trasformare radicalmente la propria immagine e il proprio linguaggio artistico, passando dal pop a un'inedita forma di teatro-canzone, al ruolo di personaggio televisivo di successo a quello di lucida, spesso sarcastica, coscienza critica della società. Discografia e Wikipedia

Heartbreak Hotel - Elvis Presley (1956)

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Ci sono molte donne nella vita di Elvis. Quelle ufficiali, a partire dalla moglie Priscilla, e quelle clandestine. Sono attrici, modelle, cantanti o, più semplicemente, persone normali. Ce n'è una che, però, è stata più importante di altre, non solo per la sua felicità, anche per la sua carriera. Si chiamava Tura Luna Pascual Yamaguchi e sapeva che con quel nome non avrebbe fatto molta strada. E allora perché non chiamarsi Tura Satana? Quel cognome d'arte non l'avrebbe dimenticato nessuno. E nessuno voleva dimenticarla, Tura Satana, dopo averla vista nel ruolo di prostituta in Irma la dolce e, soprattutto, come protagonista di Faster, Pussycat! Kill! Kill!, film di culto che avrebbe incantato intere generazioni di spettatori e futuri registi come Quentin Tarantino.  (M. Cotto - da Rock Therapy)  

E T I C H E T T E

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