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Visualizzazione dei post da gennaio, 2020

Bill Fay – Countless Branches (2020)

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di Ricardo Martillos C’è sempre una cortina di mistero intorno alla figura del grande Bill Fay, se cercate in rete trovate soltanto che è nato a Londra nel 1943 e poco di più. Non che la cosa ci faccia perdere il sonno, piuttosto alimenta la curiosità e il gusto di scoprire e decifrare meglio il personaggio. Quello che ci interessa di più però sono le tante meraviglie disseminate sul suo cammino musicale iniziate nel lontano 1970 col bel disco omonimo che lo ritraeva come un Gesù Cristo che camminava sulle acque, anche se in realtà era un laghetto di Hyde Park e lui era in piedi su un piccolo promontorio. Il disco seguente, “Time Of The Last Persecution” era addirittura migliore, anzi si può considerare il suo capolavoro ed una delle vette più alte dei songwriters della terra d’Albione, al pari di conclamati capolavori come i tre album di Nick Drake e “Solid Air” e “Inside Out” di John Martyn. Bill Fay non ha avuto la fortuna, si fa per dire, dei due sopracitati che quantomeno ha

Storia del rock: il fascino sublime dei Led Zeppelin

Le origini della specie: Led Zeppelin e Led Zeppelin II (1969) Quando, nel gennaio 1969, l’americana Atlantic Records pubblicò l’omonimo esordio di un gruppo inglese chiamato Led Zeppelin, quasi nessuno ne aveva già sentito parlare. Eppure l’etichetta di Ahmet Ertegun non aveva esitato, pochi mesi prima, a metterli sotto contratto per l’inaudita somma di 200.000 dollari. Ritiratasi in uno studio preso in affitto a Londra a spese del chitarrista Jimmy Page, la band aveva registrato in 36 ore il primo album, il cui nastro aveva convinto i discografici americani a non lasciarsela sfuggire. Che cosa aveva colpito la Atlantic al punto da farla agire in un modo così inconsueto nel music business? Il primo fattore era Peter Grant, il vulcanico produttore esecutivo (in realtà molto di più: mentore, amico, protettore, promoter, …) della band nata nella mente di Jimmy Page. Il secondo era senz’altro quest’ultimo, già turnista in centinaia se non migliaia di registrazioni negli studi dis

Francesco De Gregori - Rimmel (1975)

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di Silvano Bottaro Alla metà degli anni settanta, la nuova canzone italiana, e non solo quella, stava cercando un’identità appropriata alle nuove forme di espressione della realtà. Francesco De Gregori con Rimmel disse la sua, in maniera splendida, in un disco che rimane ancora oggi avvincente. Fu il risultato di uno “stato di grazia”, di un momento di irripetibile ispirazione creativa e soprattutto un attestato di amore nei confronti delle possibilità offerte dallo “strumento canzone”. La cosa che più colpisce è la ricchezza delle idee, ogni canzone di quel disco è un capitolo a sé. Pablo, uno slogan politico con una bella estensione vocale, Buonanotte fiorellino, classico ermetismo “De Gregoriano”, Rimmel, relazione amorosa in forma letteraria, Piano bar, svagata e pungente (la leggenda vuole dedicata a A. Venditti), Quattro cani, brano di lunare solitudine, Piccola mela, classico “italianfolk”, Pezzi di vetro, se fosse un film sarebbe “il mistero fuggente”. Molte di queste ca

Lost in Transmission No. 41

Algiers – There Is No Year (2020)

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di Fabio Marco Ferragatta Atlanta è stata, negli anni, epicentro di diverse rivoluzioni culturali riguardanti la black music. Oggi che la rivoluzione, per un motivo o per l’altro, non si può più fare agli Algiers tocca dibattersi nei bassifondi della musica, oggi che il mondo è così liquido da non mostrare più limiti precisi tra main e under. Parrebbe più semplice di 10 anni fa, ma così non è. Il loro universo è in continua espansione, tanto veloce quanto più immobile è ciò che li (ci) circonda. È una capacità che non tutti possiedono e, cosa ancor più stupefacente, non tutti riescono a trattare di temi delicati, socialmente pesanti, ora che tutti possono parlare di tutto. Mette la testa fuori chi lo fa in maniera intelligente e non raffazzonata, spostandosi continuamente su una curva che va crescendo, di album in album. “There Is No Year” è per Franklin James Fisher, Ryan Mahan, Lee Tesche e Matt Tong la terza tappa di un viaggio verso quella “expanse” di cui sopra, all

Joni Mitchell

Roberta Joan Anderson nasce a Fort McLeod nello stato di Alberta, Canada il 7 novembre 1943. Trascorre gli anni della scuola a Saskatoon, si iscrive all'Alberta College Of Arts di Calgary e si interessa di musica folk, esibendosi sporadicamente con un ukulele al Depression, un piccolo bar universitario. Discografia e Wikipedia

Sigur Ros - Vidrar Vel Til Loftarasa

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Una partita di calcio in Islanda, un gol, due ragazzini si abbracciano e una volta a terra iniziano a baciarsi teneramente. Una storia di amore e di omofobia, delicata, violenta, bellissima.

Led Zeppelin - Led Zeppelin II (1969)

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Nel leggendario 1969, il mondo della musica vide librarsi in cielo un dirigibile rock. Che in poco meno di 10 mesi, dal gennaio all’ottobre del 1969 irruppe fragorosamente nei cieli della musica popolare. La storia di quel dirigibile è ormai leggendaria, dato che i Led Zeppelin in questi 50 anni passati sono diventati una delle più grandi, imitate, leggendarie (e discusse) band del rock. Dopo il clamoroso debutto con Led Zeppelin (registrato in 2 settimane e con 1700 sterline) la Atlantic cavalcò l’onda di quel successo con un tour forsennato, sia in Europa che negli Stati Uniti. Il successo crescente spinse la stessa etichetta a chiedere a Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham (l’unica e formidabile line-up) di registrare un nuovo disco. Il tempo è poco ma la pressione è tanta. Page pesca dalla sua cantina del blues numerosi riff, li rielabora, li rende caldi e irresistibili, li veste di questa nuova armatura hard rock, che tanto fece rumore. L’idea, che accompagn

I mille volti di David Bowie

I primi passi sulla scena musicale di David Robert Jones Prima di essere Bowie, David Robert Jones (1947 – 2016) pubblica canzoni e suona in concerti come membro dei Kon-rads, dei King Bees, dei Manish Boys e dei Lower Third a nome Davy Jones. Ribattezzatosi David Bowie, pubblica col suo nuovo gruppo – The Buzz -, il singolo Can’t Help Thinking About Me/And I Say To Myself, per poi iniziare una vera e propria carriera solista, che lo porta ad incidere il primo della serie di grandi pezzi che costellelleranno la sua carriera: Space Oddity. Apparsa poi sul secondo album eponimo, quello uscito nel 1969, rimane forse la sua canzone più nota, e sicuramente è stata quella di maggior successo commerciale nel Regno Unito. Bowie entra quindi negli anni Settanta con The Man Who Sold The World, un album notevole da svariati punti di vista, a partire dalla copertina. Su questa appare infatti un Bowie dai boccoli preraffaeliteggianti che, languidamente adagiato su un divano, indossa u

Artisti Vari - No Nukes (1979)

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di Silvano Bottaro La storica "cinque giorni" di New York contro il nucleare, tenutasi nel settembre del '79, divenne un triplo album live con straordinarie esibizioni. La festa al Madison Square Garden dal 19 al 23 settembre, fu una festa di suoni di canzoni senza frontiere, di jam sessions e di speranza per un futuro in cui, come disse Stephen Stills, " sia possibile costruire un'industria sulla forza benefica del sole. E per far questo partiamo da una chitarra". La cinque giorni di No Nukes fu una Woodstock "per una causa", per l'altra generazione, quella dell'impegno degli anni Settanta, meno ottimista, ma altrettanto carica di motivazioni. La organizzarono quelli del Muse (Musicians United for Safe Energy), un gruppo di musicisti animati dal sano desiderio di cambiare prima l'America e poi il mondo. Capeggiati da Jackson Browne e Graham Nash, allestirono la più grande festa musicale dei nostri anni (e anche l'ultima di

Lost in Transmission No. 40

Echo & The Bunnymen - Crocodiles (1980)

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Oltre che patria prima del Mersey Sound e poi universalmente capitale della musica come patria dei Beatles, Liverpool ha avuto un altro momento di luce musicale, verso la fine degli anni ‘70 appena dopo l’esplosione del punk. In quegli anni, un trio di personaggi niente male stava entrando nel mondo della musica: Julian Cope che fonderà i Teardrop Explodes, Pete Wylie che fonderà gli Wah! e Ian McCulloch che sarà il leader della band di cui scriverò oggi. In verità i tre per un brevissimo periodo suonarono addirittura insieme (come Crucial Three), poi Wylie se ne va, e rimangono Cope e McCulloch come Shallow Madness. Nell’ottobre del 1978 anche loro prendono strade diverse, e Ian insieme a Will Sergeant (chitarra) e Les Pattison (basso) formano i Bunnymen. Nell’impossibilità di trovare un batterista in tempi brevi, decidono di usare una batteria elettronica soprannonimata Echo e da questo cambiano il nome in Echo & The Bunnymen. L’esordio ufficiale avviene all’Eric’s storico loc

Steve Miller

Uno dei più famosi californiani, la Steve Miller Band ha saputo conservare il successo per quasi un ventennio, passando attraverso le più varie stagioni del rock. Leader del gruppo è Steve Miller (1943) cresciuto a Dallas, Texas, appassionato di musica fin dalla più tenera età. A dodici anni guida già un gruppo, i Marksmen Combo. Discografia e Wikipedia

Coldplay – The Scientist

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La canzone – The Scientist è un singolo del gruppo musicale britannico Coldplay, il secondo estratto dal secondo album in studio A Rush of Blood to the Head e pubblicato il 4 novembre 2002. Il video – Il videoclip è stato girato completamente al contrario, Martin infatti, per le riprese, dovette imparare a cantare la canzone al contrario, e gli ci volle circa un mese. Chris si trova con una sua presunta fidanzata (interpretata dall’attrice Elaine Cassidy) in macchina; quando avviene un incidente e la ragazza muore.

Patti Smith Group - Easter (1978)

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La poetessa del rock arriva alla musica relativamente tardi: ha infatti già 28 anni quando, grazie a John Cale, uno dei miti musicali del ‘900 con i suoi Velvet Underground, la ragazza di Chicago irrompe nella storia rock con Horses (1975), uno dei dischi simbolo degli anni ‘70. A New York divide la stanza con Robert Mapplethorpe che spesso la fotograferà nella sua bellezza da bohemien, negli anni in cui la giovane Patti partecipava a reading di poesia, ad iniziative politiche e respirava l’aria decadente e creativa della New York dell’epoca. L’album di oggi però è un grande atto di riappacificazione con il mondo: durante il tour di Radio Ethopia (il suo secondo disco del 1976) una caduta dal palco le procura una ferita al collo. La Smith è sicura di rimanere paralizzata: ma ciò non accade, e inizia un percorso di profonda ricerca spirituale che culmina nel disco di oggi. Easter è la trascrizione in musica del suo viaggio di avvicinamento alla religione, soprattutto cattolica. Ad ac

Piero Ciampi: paghiamo pegno al grande cantautore

Bisogna pagare pegno a Piero Ciampi, una dello voci più autentiche del cantautorato italiano Uno che di canzone d’autore se ne intendeva, Fabrizio De Andrè, a proposito del cantautore nato a Livorno, ebbe modo di dire: bisogna pagar pegno a Piero Ciampi Una dichiarazione che la dice lunga sull’influenza e sulla considerazione che l’autore di Adius ha esercitato e continua esercitare nel mondo cantautoriale italiano. Un’influenza profonda che va dal già citato De Andrè a Zucchero, che cita esplicitamente i versi di Ciampi nella canzone “il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna”, passando per Gino Paoli, Mauro Ermanno Giovanardi, gli Afterhours, Cristina Donà, e tanti altri. Nonostante questo credito, la figura e l’opera di Piero Ciampi, tra le più intense ed originali della scena musicale nazionale, restano confinate all’interno del culto di pochi appassionati estimatori e rimangono pressoché sconosciute al grande pubblico. Le ragioni di tale incongruenza vanno ricerca

Jackson Browne – Late for the sky (1974)

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di Silvano Bottaro Con una splendida immagine di copertina esplicitamente dedicata a Magritte, l’album spinse al top la cosiddetta arte del riflusso. Il canzoniere dei disillusi della contestazione trova in Jackson Browne un interprete perfetto, che racconta la fatica di vivere con malinconica credibile vitalità. 'Late for the sky' esce nel dicembre del 1974. Non è un momento particolarmente fortunato. Jackson ha appena passato qualche guaio con “Redneck friend”, una canzone tratta dal suo precedente lavoro, 'For everyman', in cui si parla di masturbazione. Sua moglie però aspetta un figlio. E, infatti, nel retro della copertina di 'Late for the sky', Jackson dedica il disco a quell’Ethan (“che sta per arrivare”). Il disco riceve i complimenti della critica, ma commercialmente è un piccolo disastro. Il suono morbido che viene offerto, le ballate profonde, il senso di vaga ma cosciente disperazione sociale attraggono e respingono allo stesso tempo. Di si

Lost in Transmission No. 39

Stanley Clarke - School Days (1976)

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Il basso è sempre passato per il fratello sfigatello della chitarra elettrica. Eppure Leo Fender ben 15 anni prima di creare la chitarra solid body elettrificata mise la spina prima al basso, il leggendario Precision, che si chiama così anche perchè riportava i tasti sul manico, come le chitarre acustiche, per una maggiore precisione nel suonare. La lista di bassisti leggendari è immensa, da Paul McCartney a Sting, da John Paul Jones a Jon Entwistle, da Phil Lesh a Jack Bruce, ma potrei continuare a lungo. Uno dei geni assoluti dello strumento è stato l’artista di oggi, Stanley Clarke. Nato a Philadelphia nel 1951, cresceva molto in fretta fisicamente, e quando la mamma lo spinse a studiare il violino, il giovane Stanley lo trovava troppo piccolo per le sue mani già grandi. Per questo passò al contrabbasso, di cui divenne in breve un portentoso esecutore: dopo la laurea, a 20 anni suona con leggende come Joe Henderson e Pharoah Sanders, a 21 è musicista con Stan Getz, Dexter Gordon

Buddy Miles

Batterista dai molti trascorsi, Buddy Miles (1947) inizia a suonare a quindici anni accompagnando un gruppo vocale nero, Ink Spots. Nel 1967, membro del gruppo di Wilson Pickett, viene contattato da Mike Bloomfield per la formazione Electric Flag. Il suono blues del chitarrista e quello soul di Miles sono i caratteri predominanti della musica di quella celebre formazione. Discografia e Wikipedia

Bjork – Stonemilker

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La canzone – Stonemilker è un singolo promozionale estratto dall’album Vulnicura della cantautrice islandese Björk. La canzone è stata trasmessa dalle stazioni radiofoniche a partire dal 27 gennaio 2015[1]. Il brano è stato interamente scritto, composto e prodotto da Björk. Il video – Il video musicale di Stonemilker, diretto da Andrew Thomas Huang, è stato inizialmente presentato durante la mostra Björk al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, nel marzo 2015[4], e successivamente è stato pubblicato sul canale YouTube della cantante, il 6 giugno 2015[5]. Il videoclip è stato girato in Islanda e mostra l’artista cantare sulla riva del mare in un paesaggio brullo e cupo. La particolarità di questo video sta nella sua interattività: premendo sullo schermo, durante l’esecuzione del video, è possibile ruotare la telecamera a proprio piacimento, offrendo così una visione a 360° dello scenario. Con il proseguire della canzone, la figura della cantante si sdoppia diverse volte, e le

Lankum – The Livelong Day (2019)

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di Ciro De Rosa Evitiamo preamboli e giri di parole: “The Livelong Day” è uno dei top album del 2019. Se l’esperienza dei dieci minuti di una scura e allucinata The Wild Rover”, folgorante apertura del terzo album del quartetto dublinese, non vi agguantano da capo a piedi, allora qualche domanda dovete porvela. Il classicone tradizionale, passato via Dubliners e Wolfe Tones per numerosi sing-a-long da pub e fino agli stadi di football, standard folk già in parte cartavetrato dai Pogues, diventa altro, come testimoniano anche le immagini del video visionario e post-apocalittico del regista Ellius Grace che ha accompagnato la pubblicazione del singolo. La voce di Radie Peat guida la melodia, su un ritmo di valzer lento portato dalla chitarra, su cui ostinati e droni di corde e bayan tagliano la trama fino al crescendo di armonizzazioni vocali e di pieno strumentale irruvidito nel finale, in cui la band ha inserito un verso ripreso da una versione seicentesca. Seguono i sette minuti

U2: Zoo Tv Tour. Uno dei tour più importanti della storia del rock

Zoo Tv Tour: Da The Joshua Tree ad Achtung Baby Per il loro primo tour targato anni Novanta, gli U2, considerati la più grande rock band al mondo avevano un semplice obiettivo: reinventare completamente le proprie performance dal vivo. Gli U2 venivano da un periodo di profonda evoluzione, presentando un sensibile stacco con i suoni e le atmosfere del passato più recente, evoluzione iniziata con l’uscita di Achtung Baby nel 1991, una fusione rivoluzionaria di rock, pop, dance groove elettronici e krautrock. La band aveva dunque bisogno di esprimersi in un tour che riflettesse la loro nuova musica, elegante e stimolante. “Siamo stati attratti da tutto ciò che ci avrebbe dato la possibilità di allontanarci dalla seriosità di Joshua Tree”, disse Edge, “che era diventata quasi soffocante”. La concezione degli U2 come eredi della missione sociale del rock, era stata fondamentale per il raggiungimento della celebrità negli anni Ottanta. Ma poiché tutti i componenti della band erano c

Ry Cooder - I, Flathead (2008)

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di Silvano Bottaro “In un mondo in cui è difficile mantenere la soglia dell’attenzione oltre i tre minuti di un videoclip o di una news, pensare in termini di trilogia è già un atto coraggioso, estremo e ammirevole”. Marco Denti Nonostante la sua non più tenera età, Ry Cooder è di nuovo in corsa per lanciarsi in una nuova avventura. La sua missione è: 'salvare quel che resta della musica tradizionale, il gioiello più prezioso della pietra verde' (Indiana Jones). Un gioiello che però sta rapidamente svanendo assieme ai suoni, ai modi di dire e di vivere delle comunità di cui è stata, e in certi casi è tutt’ora espressione. Non a caso la fama di questo eclettico chitarrista e compositore californiano resta legata a memorabili riscoperte come quella dei nonnetti cubani del “Buena Vista Social Club” o come l’album "Talking Timbuctu”, favoloso compendio della tradizione maliana, rappresentata dal grande bluesman Alì Fraka Tourè. Negli ultimi anni Cooder è tornato ad

Lost in Transmission No. 38

Hootie & The Blowfish - Cracked Rear View (1994)

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Più volte ho raccontato storie di successi discografici clamorosi, i quali seguono traiettorie imprevedibili, con pochissimi punti in comuni. il disco di oggi è, a tutt'oggi, uno dei più grandi successi discografici di una band americana e se avete la voglia scrivetemi per dirmi se li conoscevate. Mark Bryan, Dean Felber e Darius Rucker sono tre studenti dell’Università della California del Sud, una delle più prestigiose Università pubbliche degli Stati Uniti. A metà degli anni ‘80 formano un gruppo musicale, come nome scelgono i due soprannomi di amici comuni: Hootie e The Blowfish (il pesce palla). Siccome all’epoca non esistevano i cosiddetti talent (una mia personale idea li ritiene una delle cause della pochezza musicale attuale) decidono di fare gavetta suonando nei locali universitari attorno al campus, diventando la bar band dei Gamecocks, che prima che iniziate a sorridere è il nomignolo delle squadre sportive universitarie della USC, i galli combattenti. Dal punto di

E T I C H E T T E

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