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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Mad Season - Above (1995)

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La morte di Cobain fu lo spartiacque del movimento grunge. Per alcuni ne sancì la tragica fine. Nonostante l’evento colossale, era impossibile fermare l’onda musicale che si portava appresso, e se proprio vogliamo cercare un evento o degli eventi simbolo che ne sanciscono la fine, dobbiamo forse arrivare al 1996, quando i Soundgarden si sciolgono dopo il non eccezionale Down On The Upside, gli Alice In Chains suonano acustici all’MTV Unplugged e i Pearl Jam con No Code vogliono ormai far vedere che quell’etichetta grunge sta a loro stretta. Rimane un anno, il 1995, in cui escono due grandi album che per me sono l’estrema variante del Seattle sound: uno è un disco formidabile, uno dei più belli degli anni ‘90, ed è Mellon Collie And The Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins (addirittura doppio, che esce nell’ottobre del 1995) e il disco di oggi, di un nuovo supergruppo, che nasce a Seattle con un preciso intento: evitare che qualcun altro faccia la fine di Cobain. Mike McCready, il f

Life Uncommon - Jewel (1998)

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Nascere con una predestinazione, con i nomi della vita cuciti addosso. Jewel, ovvero il gioiello, il talismano per una storia di valore, il passaporto per il domani. Entra nel mondo per la vita più fredda, l'Alaska. La cittadina natale di poche anime stretta tra i ghiacci si chiama Homer, un altro nome importante perché evoca viaggi omerici ricerche, odissee, magari anche solo per poter ritornare un giorno a Itaca e a raccontare di fortune lontane. C'è genialità e follia (il cui confine è spesso invisibile) nel sangue di famiglia.   (M. Cotto - da Rock Therapy)  

28 settembre

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Alla domanda “Signor Davis, lei cosa ha fatto della sua vita?”, rispose serafico: “Beh, ho cambiato la storia della musica. 5 o 6 volte”. Il 28 Settembre di trenta anni fa si spegneva  la luce di uno dei personaggi culturalmente più influenti del ‘900: Miles Davis. Uno che non ha mai avuto paura di cambiare, fulcro di ogni rivoluzione del jazz. Uomo scontroso, carismatico come nessuno mai, dallo sguardo magnetico, dalla voce roca e dalla pronuncia a volte incomprensibile. Rockstar prima di ogni rockstar. La sua tromba è stata l’estensione della sua magia musicale, che sia il be-bop, il cool jazz, la rivoluzione modale, la fusion, il jazz rock. Lui c’è stato sempre.  Diceva:” Devi imparare alla perfezione le 400 note che puoi suonare, e trovare le 4 che ti fanno suonare bene”. Un Mito, poco altro da aggiungere. Ciao Miles 

Crosby, Still, Nash & Young - 4 Way Street (1971)

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di Silvano Bottaro Non è mai stato un disco vero e proprio, ma una sorta di esame collettivo: una seduta di psicanalisi di gruppo alla quale ogni ascoltatore (milioni e milioni) ha dato il suo contributo di "sangue, sudore e lacrime" percorrendo migliaia di volte i solchi del suo vinile, come se lungo il tragitto, spigolando tra " Triad " e " Ohio ", Cowgirl in the sand " e " On the way home ", avesse perso le chiavi di casa. All'interno di 4 Way Street si poteva sfogliare il libro delle speranze. Ma letto nel maggio del '71 (il disco uscì il 12 del mese, a un anno esatto da Dèja vu ), quel libro sembrava già il libro delle illusioni: dalla persuasione allo sconforto la " Caravan of dreams " di Woodstock impiegò poco più di un anno e mezzo. Gli stessi argomenti, a obbiettivo mancato, suonavano decisamente più agghiaccianti. Ma probabilmente ancora più veri. Proprio per il fatto che non poteva più cambiare niente (e f

Lost in Transmission No. 79

AA.VV. - Singles (O.S.T.) (1992)

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Nel 1992 il grunge era il genere musicale ed estetico imperante nell’universo della musica pop. Qualcuno dall’occhio lungo se ne accorse per tempo e proprio a metà del 1992 mandò nelle sale cinematografiche un film girato a Seattle in cui non solo il mondo delle band della città è lo sfondo alle dinamiche dei protagonisti, ma addirittura alcuni dei nuovi eroi fanno dei piccoli cameo. Cameron Crowe è stato prima che un grande regista un giornalista musicale prodigio: a 15 anni scrive recensioni per riviste come Creem e Playboy, a 16 diviene firma del magazine Rolling Stone, che lo manda ad intervistare gente del calibro di Dylan o Neil Young. È anche appassionato di scrittura e il suo primo romanzo Fast Times At Ridgemont High (in italiano Fuori Di Testa e che vede il debutto di tre futuri premi Oscar, Sean Penn, Nicholas Cage e Forest Whitaker) si trasforma in un film scritto e diretto da Crowe. Arriveranno poi alcuni titoli fortunatissimi, come Non Per soldi… Ma Per Amore (titolo orig

The Temptations

Uno dei migliori gruppi vocali di sempre, probabilmente il più grande dalla metà degli anni '60 ai primi '70. Due amici Eddie Kendricks (1939 - 1992) e Paul Williams (1939 - 1973) già nei Primes, vanno a Detroit e si mettono insieme a tre ex Distants: Otis Williams (1941) - vero nome Otis Miles, Melvin Franklin (1942 - 1995) vero nome David English e Richard Street (1942) sostituito da Elbridge Bryant poco dopo. Discografia e Wikipedia

Rick Wakeman - The Six Wives Of Henry VIII (1973)

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Il nome Rick Wakeman è adrenalina per gli amanti del rock progressive. Le sue tastiere e il suo stile hanno reso celebre il suono prima degli The Strawbs (gruppo formidabile della prima scena folk rock britannica) e poi quello magniloquente e leggendario degli Yes, una delle formazioni regine di quel periodo. Già quando era membro degli Yes, a Wakeman fu chiesto di registrare dischi solisti: la sua abilità alle tastiere, al piano, all’organo erano momenti spettacolari che valeva la pena isolare dal contesto delle canzoni del gruppo. Il primo esperimento del genere è del 1971, con la John Schroeder Orchestra, dal titolo Piano Vibrations: un pastiche di pop e classica che non piacque allo stesso Wakeman; i brani erano una serie di cover di canzoni di artisti all’epoca di grande fama (Elton John, Leon Russell, James Taylor, Randy Newman) e Wakeman in pratica si limita a suonare il pianoforte. Discorso ben diverso avviene nel 1972: la casa discografica A&M gli propone un contratto per

Coney Island Baby - Lou Reed (1976)

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Le ombre si allungano sulla spiaggia di Coney Island. I fantasmi di Patti Smith e Robert Mapplethorpe (che passeggiavano avanti e indietro, mano nella mano, sulla promenade per placare i morsi della fame), Lou Reed e David Bowie (che hanno cantato questi luoghi con la grandezza di un pittore impressionista) danzano sulla promenade. Ogni volta che ascolto Coney Island Baby smetto di essere un uomo "diversamente giovane" che vive ad Asti e divento, per un paio d'ore, un ragazzo che abita qui, al fondo di una linea della metropolitana, dove i Warriors del film I guerrieri della notte avevano il quartier generale, dove finisce New York e inizia l'oceano.   (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Van Morrison - Born To Sing: No Plan B (2012)

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di Silvano Bottaro A quattro anni da Keep it Simple ultimo suo disco in studio, esce Born To Sing: No Plan B, album registrato interamente in presa diretta nel castello di Culloden in Irlanda e precisamente a Belfast sua città natale. Per questo lavoro, Morrison ha scelto e non a caso, l'etichetta jazz Blue Note. Il "suono" infatti, è prevalentemente influenzato di jazz, oltre che di soul e blues "toni" a lui sempre cari. Nel sottotitolo dell'album Born To Sing: No piano B, è indicato il potere che la musica ancora possiede per questa leggenda vivente chiamato "The Man". Nessun Piano B infatti, è la prova concreta che non esistono secondi piani, l'assoluta convinzione per questo quasi settantenne musicista con cinquanta anni di carriera alle spalle e trentacinque dischi pubblicati, che, la musica con l'"M" maiuscola ha ancora un valore assoluto, supremo, e che, se esistono mode e modi che in qualche modo vogliono distogliere

Lost in Transmission No. 78

The Turtles - The Turtles Present The Battle Of The Bands (1968)

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Il disco concept di oggi è uno dei dischi più originali degli anni ‘60, ad opera di una band che ha centrato il successo, clamoroso, in un paio di occasioni, con almeno un paio di canzoni immortali. Tutto inizia a Westchester, in California, nel 1963, dove tre ragazzi amanti del surf, Howard Kaylan, voce, Chuck Portz al basso e Al Nichol alla chitarra formano un gruppo, i Nightriders. In poco tempo mettono in formazione un altro cantante, Mark Volman, un altro chitarrista, Jim Tucker e la batteria di Donald Ray Murray. Diventano i Crossfires e l’unico “successo” è una cantilena nonsense, One Potato Two Potato, che arriva nelle prime 50 canzoni della classifica delle vendite. Erano quasi sul punto di sciogliersi dopo anni di concerti nei club di Los Angeles, quando firmano per una nuova etichetta discografica, la White Whale Records, e cambiano nome prima in The Tyrtles, in omaggio ai The Byrds (che con la y storpiano birds) ma alla fine si firmeranno semplicemente The Turtles. La prima

Television

Padrini, insieme al Patti Smith Group, del punk americano della seconda metà degli anni '70, i Television nascono a New York intorno al 1973. Tom Verlaine (1949) si trasferisce dal natio New Jersey alla Grande Mela nel 1967. Nei primi '70 conosce Billy Ficca e Richard Myers e con loro forma i Neon Boys. La leggendaria formazione, che si ispira alla psichechedelia dei '60 riesce a incidere un solo singolo "Love Come In Spurts", pubblicato postumo. Discografia e Wikipedia

Alphataurus - Alphataurus (1973)

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Il mese delle gemme del prog italiano volge al termine, ma è un arrivederci, dato che l’entusiasmo e la bellezza del riscoprire il progressive italiano mi lascia la voglia di ritornarci, anche perché il periodo è così ricco di storie di musica da essere ancora preziosa fonte per la rubrica. Per concludere questa piccola carrellata il disco di oggi ci porta in uno degli anni cruciali del progressive, il 1973. Il gruppo di oggi prende il nome dalla prima stella della costellazione del Toro, Alphataurus. Si formano a Milano e la formazione comprende il tastierista Pietro Pellegrini, il cantante Michele Bavaro, il chitarrista Guido Wasserman, il bassista Alfonso Oliva e Giorgio Santandrea alla batteria. All’inizio erano specializzati in cover di famosi gruppi prog europei, poi la svolta e la decisione di creare materiale originale. Vengono notati da Vittorio De Scalzi dei New Trolls, il quale aveva appena fondato la Magma Records insieme al fratello Aldo ed era in cerca di gruppi da inseri

Victor Jara's Hands - Calexico (2008)

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Il sogno post-Giant sand di Joey Burn e John Convertino è una cavalcata superba nelle praterie bordline, dove gli zoccoli del rock alternativo sollevano la polvere dorata del Messico e del South Western, mangiando spaghetti alla Morricone e bevendo il vino della Francia ribelle di Serge Gainsbourg. Insomma, Messico e nuvole per gli uomini della frontiera. In questa canzone si evocano le mani di Victor Jara, esponente della Nuova Canciòn Chilena, militante del Partido Comunista de Chile (lo stesso di Pablo Neruda) e sostenitore di Salvador Allende, ucciso dagli uomini del generale Pinochet dopo terribili torture. (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Sigur Rós - Kveikur (2013)

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di Silvano Bottaro Dopo il non troppo brillante Valtari, album in certi momenti soporifero, i Sigur Ròs ritornano con una veste rinnovata e questa volta convincono. Kveikur, il settimo album in studio della band islandese attiva dal 1994, si muove su strade più dinamiche ed effervescenti, evidenziando subito la diversità dai lavori precedenti, infatti, Kveikur è forse l'album più avventuroso dei Sigur Rós e può davvero essere visto come un nuovo inizio per la band. Kveikur è un album coraggioso con suoni a volte aggressivi, a volte dolci malinconici,  ma che, in entrambi i casi, fa respirare un'aria di innovazione. Questo è da attribuirsi soprattutto alla partenza del membro fondatore Kjartan Sveinsson, il tastierista e polistrumentista di formazione classica che ha "fornito" quel suono particolarmente concentrato e profondo che gli ha finora caratterizzati. E' difficile comprendere dove porti questo "spostamento" repentino, capire quindi quale d

Lost in Transmission No. 77

Lynyrd Skynyrd - (Pronounced ‘Lĕh-'nérd 'Skin-'nérd) (1973)

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Per contrastare l’aria novembrina dei primi freddi, della pioggia, delle giornate corte, il viaggio musicale per quattro domenica si trasferisce nel Sud degli Stati Uniti d’America: per raccontare di una musica calda, potente, verace, che dalle paludi remote della Florida, della Carolina del Sud o della Georgia ha finito per ammaliare una intera generazione. Southern Rock definisce il mix selvaggio e riuscito di blues, rhythm and blues, country, gospel in parziale risposta ma anche in parziale continuamento del power blues che arrivava dall’Europa nei tardi anni sessanta, a cui a volte si aggiungevano stili prettamente di quelle zone, come l'honky tonk o il bluegrass e spesso anche improvvisazioni tipiche del jazz, creando di fatto una musica profondamente americana ma innovativa nelle strutture musicali, dal sapore concreto, potente e dalle tematiche distintive che si contrapponeva alle forme free del rock della costa occidentale, molto più cerebrale e mistico. A ciò si aggiungeva

Tears for Fears

Benché nel corso degli anni '80 abbiano inciso tre soli album, i Tears for Fears rappresentano un elemento di rilievo nel pop inglese del decennio. Il leader Roland Orzaball (1961) non fa mistero di puntare al controllo totale della direzione artistica della band, cosa che gli riuscirà solo nel 1991, quando il collega Curt Smith (1961) sarà con le buone o con le cattive, allontanato dal gruppo. Discografia e Wikipedia

George Harrison - All Things Must Pass (1970)

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Il disco di oggi l’ho scelto anche in senso simbolico, sin dal titolo, per un’uscita da quest’anno particolarmente significativo. Questo è un disco che ha parecchi primati tra l’altro, ed frutto di una esigenza: dare alla luce tutto quello che si era tenuto dentro i cassetti George Harrison. Il chitarrista dei Beatles ha sempre vissuto nell’ombra del due Lennon\McCartney, anche frenato dalle personalità dei due nel proporre i suoi brani, un po’ anche per il suo carattere schivo e riservato. Fatto sta che quando un suo brano era approvato dagli altri due, ne sono usciti capolavori (pensate a Something da Abbey Road, o While My Guitar Gently Weeps). Harrison abbastanza stranamente fu però il primo Beatle a firmare un disco solista, Wonderwall Music nel 1968, una colonna sonora di un film registrato in India, dove era in viaggio spirituale per abbracciare le religioni orientali (e che fu ispirazione per una delle canzoni più belle degli Oasis) ripetuto nel 1969 da Electronic Sounds, un es

6Th Avenue Heartache - The Wallflowers (1996)

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I Wallflowers sono stati la creatura di Jakob Dylan, figlio di Robert Zimmerman e di Sara Lownds. Una band dietro la quale nascondere il proprio ingombrante cognome (ma, allora, perché non chiamarsi Jakob Zimmerman, essendo Dylan un nome d'arte?) e illudersi di sentire meno pressione. Fatica sprecata, perché essere figlio del Vate, scrivere canzoni e fare musica, è compito improbo come scalare l'Everest con le infradito. I Wallflowers portavano avanti l'idea di un alternative country dai testi interessanti, dove gli occhi fascinosi di Jakob coprivano a tratti la debolezza vocale. (M. Cotto - da Rock Therapy)  

Deep Purple - Made in Japan (1972)

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di Silvano Bottaro Mai su un disco dal vivo sono state scritte così tante parole d’elogio. Anch’io allora, per non essere da meno, spenderò qualche frase. D'altronde se in questi quasi cinquant’anni dalla sua uscita se ne parla ancora un motivo ci sarà. Made in Japan, definito a ragione l’album-manifesto dell’hard rock è il ritratto in movimento di una band dalle qualità tecniche eccezionali, sospesa fra barocchismo classicheggiante (Jon Lord), le urla lancinanti di Ian Gillan (in assoluto, il vocalist più potente di tutti i tempi, non solo nell’ambito specifico) e le supersoniche scale cromatiche di Ritchie Blackmore. Questa formazione vive il suo massimo splendore proprio in questi anni, dal vivo le loro esibizioni sono travolgenti e questo Made in Japan ne è la prova. I sette brani che compongono il disco sono stati registrati il 15, 16 e 17 agosto 1972 ad Osaka e Tokyo, in Giappone. Sono canzoni che predilogono il blues e le sue trasfigurazioni, lunghe jam in cui,

Lost in Transmission No. 76

Led Zeppelin - Led Zeppelin IV (1971)

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Quando uscì l’8 Novembre del 1971 sul disco non c’era scritto né il nome della band e nemmeno il titolo (che sarà il filo rosso che legherà le scelte degli album di Gennaio), tanto che l’Atlantic, la casa discografica che lo editò, era sicura che fosse un fiasco colossale, anche perchè la gestazione di questo lavoro fu travagliata e molto più lunga del previsto. La Storia poi dirà che il quarto disco dei Led Zeppelin, che propriamente non ha nessun titolo ma nei cataloghi, considerata la titolazione precedente, è segnato come IV o Four Symbols (ci arriveremo tra poco) diventerà uno dei dischi più venduti di tutti i tempi, anche grazie ad una qualità musicale che ne fa, unanimemente, uno dei più grandi dischi della storia rock. La decisione che i quattro inglesi, Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones, John Bonham, all’apice del successo dopo tre dischi già leggendari (Led Zeppelin I e II, del 1969, e il III del 1970), cioè non firmare i loro ultimo lavoro, fu una presa di posizione

James Taylor

James Taylor (1948) uno dei più noti e caratteristici cantautori americani, viene da un'agiata famiglia di Boston con l'hobby della musica: la madre cantava da soprano e altri tre fratelli (Alex, Kate e Livingston) proveranno la carriera discografica. Taylor cresce fra Boston e Chappel Hill, nel North Carolina, dove il padre insegna alla Scuola di Medicina Universitaria. Discografia e Wikipedia

Florist - Florist (2022)

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 di Fabio Ferrara “Perché la vita ci mostra la vita quando guardiamo il cielo?”, si chiede Emily Sprangue in “Dandelion”, uno dei brani più poetici dell’album omonimo dei Florist. Avevamo lasciato la cantante americana malinconica e affranta in un’opera in cui provava a fare i conti con il dolore della perdita e della separazione. A quel tempo, Sprangue aveva stabilito la sua sede a Los Angeles, lontana migliaia di chilometri dal resto della band, e componeva i brani di un album che rievocava la solitudine anche nel titolo. La ritroviamo riconciliata con l’esistenza e riconnessa con il resto dei Florist con i quali ha trascorso una parte dell’estate in una casa nella valle dell’Hudson dove sono state registrate le 19 tracce che compongono l’ultimo loro scintillante sforzo creativo. Il risultato finale è un album delicato e intimo di rara bellezza che contiene alcune delle migliori canzoni che i quattro di New York abbiano mai scritto. La dinamica del gruppo non è mai risultata così con

Angie - The Rolling Stones (1973)

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Io adoro questa canzone, me la porterei su quella terribile isola deserta dove dovremmo ammucchiare tutto quello che ha riempito le nostre vite, anche se, così facendo, renderemmo ancora più invivibile e drammatica la nostra permanenza, perché ci ricorderebbe quello che abbiamo lasciato quando avevamo una vita normale. Angie racconta la fine di una storia (ma non di un amore), quello tra Mick Jagger e Marianne Faithfull, la donna che ha attraversato tutti gli inferni e ne è uscita viva. Malconcia, ma viva.   (M. Cotto - da Rock Therapy)

E T I C H E T T E

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