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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

Pere Ubu – The Long Goodbye (2019)

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Per lungo tempo i Pere Ubu sono stati la mia ossessione. Il motivo è da addebitarsi al fatto che non riuscivo a trovare nulla dei loro dischi, per la precisione dei loro primi cinque album, quelli del periodo classico, che li fecero diventare una leggenda del post-punk nonché uno dei complessi più rivoluzionari del rock alternativo. La mia voglia di ascoltarli fu finalmente esaudita nel momento in cui, nel 1996, venne dato alle stampe il cofanetto “Datapanik in the Year Zero”, che raccoglie i primi cinque lavori dei nostri. Sono trascorsi due anni dal loro ultimo disco, ma ne sembrano passati molti di più a causa delle vicissitudini che hanno colpito David Thomas, da sempre il membro di riferimento della formazione. Il tour di “20 years in a Montana missile silo” fu costretto a subire uno stop a causa dei problemi di salute di Thomas nel novembre del 2017. David ha subito un paio di ricoveri, è un uomo ormai vecchio e malato. Forse “The long goodbye” rappresenta il loro canto del

Nick Lowe

Nick Lowe (1949) passa alla storia degli anni '70 come solista, produttore e agitatore rock in generale. La sua musica dotata di un garbo classico e moderno, si può definire, con il titolo dell'edizione americana di "Jesus of Cool", "Pure pop for now people". Discografia e Wikipedia

Rickie Lee Jones – Kicks (2019)

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Ancora oggi, e sono ormai trascorsi trentasette anni, non mi do pace al pensiero di aver mancato il concerto di Rickie Lee Jones a Correggio la sera della finale mondiale del 1982 tra Italia e Germania. La nostra aveva, fino ad allora, pubblicato due album, l’omonimo e “Pirates”, che considero i più belli della sua discografia. Sono sempre stato attento alle uscite discografiche della compagna di bagordi al Tropicana Motel di Tom Waits e Chuck E. Weiss. Con l’avvento del nuovo secolo la mia attenzione è sicuramente calata di intensità e, solo saltuariamente, le ho prestato ascolto. “Kicks” è un album eclettico di 10 cover – da “Mack The Knife” scritta nel 1928 per un musical tedesco (conosciuto negli States come “The Threepenny Opera”) e che divenne uno standard jazz, a “Bad Company”, nota anche per la versione dell’omonima rock band inglese Bad Company. Gli arrangiamenti e il suono del nuovo disco sono stati curati dal produttore Michael Napolitano (Ani DiFranco), che ha dato a

Bruce Springsteen & The E-Street Band - Live/1975-85 (1986)

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In una delle più belle interviste musicali che conservo gelosamente, uno dei miei cantanti preferiti racconta delle emozioni che il palco dà ad un cantante: c’è chi ne è quasi intimorito, e la storia della musica è piena di geniali artisti da studio ma timidi e impacciati dal vivo; c’è invece chi in studio non riusciva ad esprimere al massimo il suo impegno, ma che dal vivo veniva liberato da ogni vincolo per scatenarsi senza freni. In uno dei più celebri libri sulla musica rock di tutti i tempi, Il Rock é Finito, Simon Frith descriveva le performance dal vivo di Bruce Springsteen come “un atto di esaurimento”, cioè l’artista non era davvero contento fin quando, esausto, sudato e stravolto, non si inchinava per l’applauso finale, fino a quando non avesse esaurito tutto ciò che aveva.  Bruce Springsteen fu la scommessa, ad inizio anni ‘70, della Columbia e dei grande Tom Wilson, di trovare un nuovo Dylan (Wilson fu colui il quale davvero scoprì e produsse il gigante di Duluth). Spr

Ritchie Valens

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Ritchie Valens (born Richard Valenzuela, 13 May 1941 – 3 February 1959)

Jeff Buckley - Grace (1994)

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di Silvano Bottaro Grace è l’unico disco completo che Jeff Buckley ci ha lasciato in sua memoria, prima che un destino dannato lo prendesse con se. Morì infatti, annegato nel maggio del 1997. Dal padre Tim , uno dei più grandi cantautori del secolo scorso, oltre alla morte prematura, ha preso in eredità la grandissima dote vocale. Il disco è composto da dieci brani di forte impatto, non solo vocale ma anche spirituale. La canzone d’apertura “ Mojo Pin ” è un’alternanza variegata che va dai sussurri alle grida, senza violenza e con sentimento Buckleyiano . "Grace" ci fa sentire le doti musicali di cui il nostro è in possesso. E lo si percepisce soprattuto dalle sue performance vocali. “ Last Goodbye ” è l’esempio di come un brano “leggero”, cantato da Jeff diventi di spessore. “ Lilac Wine ” è tra i brani più spirituali del disco, la malinconia e la dolcezza dell’interpretazione lo fa avvicinare allo stile del padre. “So Real” ci porta agli antipodi rispetto al

Lost in Transmission No. 20

Dylan LeBlanc – Renegade (2019)

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di Nicola Chinellato Non abbiamo mai messo in dubbio le qualità di Dylan Leblanc come songwriter; tuttavia, è fuor di dubbio, che la scelta di un grande produttore, con cui lavorare in sintonia, ha finito per assecondare e tirare fuori il meglio da un artista che sembra aver trovato finalmente una decisa e più spiccata identità. Giunto al quarto disco in studio, il primo dopo tre anni di silenzio, Leblanc si affida alle sapienti mani di Dave Cobb, e il risultato si sente, eccome. Quel mood morbido e atmosferico che aveva connotato i lavori precedenti subisce con Renegade uno scossone, guadagnando in adrenalina, compattezza ed equilibrio. Basta la prima canzone, per rendersi conto che qualcosa è cambiato: la title track, tira via dritta, con un bel riff di chitarra, la ritmica tesa e umori che rimandano al grande Tom Petty. E’ una canzone splendida, anche se i fan della prima ora, probabilmente, si troveranno disorientati, perché inusuale. Certo, non tutto possiede il piglio

Cat Stevens - Tea For The Tillerman (1970)

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Un ragazzo, di padre greco e di madre svedese, cresce in un quartiere londinese ascoltando musica in una stanzetta proprio sopra il piccolo ristorante dei genitori, ascoltando le voci e la musica popolare greca che spesso veniva suonata al ristorante, rumori, sentendo gli odori della cucina e della strada. Sembra la trama di un romanzo di Dickens, ma è la storia di uno dei cantautori folk più famosi della musica inglese. Steven Georgiou a quella musica greca popolare aggiunge i suoni della scena inglese beat e dei dischi americani che inizia a comprare. Decide di provare a diventare un artista. Cambia nome in Cat Stevens dopo che una sua amica gli fa notare che ha gli occhi di un gatto. A metà degli anni 60 pubblica i primi lavori con la Deram, Matthew and Son e New Masters (entrambi 1967). C’è già un bagliore di ciò che sarà nella famosa Matthew and Son (che arriverà al numero 2 in classifica), I Love My Dog, I’m Gonna Get Me A Gun. Due brani dal primo disco, The First Cut Is The

Charlie Winston - Where Can I Buy Happiness?

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Lyle Lovett

Nonostante venga spesso indicato semplicemente come il marito (ex) dell'attrice Julia Roberts, Lyle Pearce Lovett (1957) vanta una carriera di notevole spessore artistico, che negli anni lo impone fra i più importanti cantautori americani. Discografia e Wikipedia

Blood, Sweat & Tears - Blood, Sweat & Tears (1968)

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Al Kooper è uno dei grandi maghi della musica rock. Se volete degli esempi a conferma della mia affermazione, vi dico solo di ricordare l’organo Hammond di Like A Rolling Stone di Dylan e altre meraviglie sparse in quelle leggende che furono Highway 61 Revisited (1965) e Blonde On Blonde (1966). Kooper aveva da tempo una sua idea in testa, cioè creare una rock band che partisse dal blues ma avesse, cosa all’epoca ancora inesplorata, una sezione fiati. Eppure Kooper dopo l’esperienza con Dylan (di cui va detto diventerà fido e ciclico collaboratore fino agli anni ‘90) nel 1966 si unisce ai The Blues Project, uno dei primi grandi gruppi americani di blues elettrico, insieme a Danny Kalb (chitarra), Steve Katz (chitarra), Tommy Flanders (voce), Andy Kulberg (basso e flauto) e Roy Blumenfeld (batteria). Il gruppo grazie anche alla bravura dei musicisti e alla azzeccata scelta di unire vertiginose versioni dei classici blues a piccoli momenti delicati con i primi due dischi, Live At The

Bedouine - Bird Songs Of A Killjoy (2019)

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di Riccardo Cavrioli Quanta dolcezza e quanta sensibilità in queste nuove canzoni di Bedouine. La fanciulla (vero nome Azniv Korkejian) si era distinta per un folk-retrò, magnificamente dispiegato con pochi, ma accortissimi, mezzi, nel suo esordio e ora la ritroviamo qui, a distanza di un paio d’anni, pronta a riconquistarci con la sua fragilità e la sua immediata cordialità. Questo mi evoca la musica di Bedouine, un sorriso che si disvela timidamente sulle labbra, ma che conquista all’istante, in virtù di un approccio genuino e senza fronzoli. Intendiamoci, questa volta la nostra fanciulla lavora maggiormente sugli arrangiamenti (sopratutto gli archi), curati splendidamente da Trey Pollard (un brano come “Dizzy”, ad esempio, è davvero coinvolgente sia nella ritmica incalzante sia in questi suoni di contorno, che creano atmosfere oniriche che si sovrappongono ma che nello stesso tempo danno un forte senso di vivacità), ma è l’approccio quello di cui parlo, è quella misura e quel ga

Rory Gallagher

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Dublin, 1992

Ginevra Di Marco & Cristina Donà (2019)

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di Marco Di Milia Vicine per anni, ma mai insieme come ora. Dopo i concerti a due della scorsa estate, la vicinanza artistica e umana di Ginevra Di Marco e Cristina Donà si è concretizzata in un disco congiunto di inediti e rivisitazioni, in cui il carattere raffinato e deciso delle cantautrici emerge in un flusso costante di equilibrata armonia. L’album, “Ginevra Di Marco & Cristina Donà”, stilizzato graficamente da un doppio sorriso ricavato dalla lettera iniziale dei rispettivi cognomi, è il punto di incontro di due forze espressive del tutto fuori dal comune, con tempi e modi piuttosto refrattari alle consuetudini odierne del music business. Unite da un’amicizia di lungo corso nata proprio sui tanti palchi calcati negli anni, Cristina e Ginevra si sono spesso “fiutate” nell’evoluzione del proprio stile musicale: la prima con una carriera ormai più che ventennale - l’album-raccolta “Tregua 1997-2017 Stelle Buone” ne ha celebrato la ricorrenza - che ha visto il sostegno d

Lost in Transmission No. 19

Thom Yorke – Anima (2019)

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di Cristiano Gruppi Potete togliere tutto a Thom Yorke, ma non Nigel Godrich. Vero e proprio sesto Radiohead, ma anche primo collaboratore delle escursioni soliste del frontman. In questo caso praticamente l’unico, ad eccezione del drumming di Phil Selway nel penultimo brano in scaletta (‘Impossible Knots’). ‘Anima’ è un disco concepito e composto da Yorke e Godrich come se fossero un duo, l’apporto di Nigel è stato indispensabile e decisivo nella creazione di questi brani, a cui successivamente è stato dato anche un corredo di immagini grazie al cortometraggio di Paul Thomas Anderson disponibile su Netflix. E’ stata l’infatuazione di Thom per la musica di Flying Lotus, in particolare nella sua versione live, che ha fatto in lui scoccare la scintilla dell’ispirazione. Lo ha spinto a comporre una serie di lunghe suite elettroniche senza capo né coda, girate poi all’amico fidato per una cernita. La complessa opera di cut ’n’ paste di Nigel ha prodotto le basi sulle quali Yorke ha

Television - Marquee Moon (1977)

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Il Country Blue Grass Blues and Other Music For Uplifting Gourmandizers, conosciuto comunemente come CBGB’S, aprì nel Lower East Side di Manhattan all'indirizzo 315 di Bowery Street a New York. In pochissimo tempo il locale di Hilly Kristal si trasforma nel palco dove le band underground della città vengono ad esibirsi. Tra le primissime a calcare le assi del palco c’è un gruppo trio, i Neon Boys, formato da un batterista, Billy Ficca, e da due chitarristi, Richard Myers e un ragazzo del New Jersey dal collo cignesco innamorato così tanto della poesia francese maledetta che si dette come d’arte il nome di Tom Verlaine. Questo è il primo passo di una delle più geniali rock band americani del periodo, il cui suono divenne seminale per un’intera generazione. Ispirandosi alla psichedelia degli anni ‘60, sono gli apripista per quello che solo sommariamente può essere considerato il punk americano, che piuttosto vedrà suonare su quello stesso palco del CBCG’s future leggende come il P

Patrick Watson - Amara Terra Mia

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Love

Gruppo californiano per troppo tempo sottovalutato, i Love nascono per impulso di Arthur Lee, chitarrista nero di Memphis, dotato di un personalissimo stile. Lee ha un cospicuo passato musicale: ha suonato con i L.A.G. e i VIP, ha formato gli American Four e i Grassroots e prodotto il primo 45 giri in cui è apparso Jimi Hendrix. Discografia e Wikipedia

Leonard Cohen - Songs From A Room (1969)

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Quando a 33 anni decise di avventurarsi nella musica, Leonard Cohen era già famoso per la sua qualità letteraria e poetica. Di famiglia benestante di Montreal, si appassiona negli anni scolastici ai grandi della letteratura, passione a cui si associa una particolare attenzione per la musica folk e country; il quindicenne Cohen, dopo gli anni della Guerra, inizia a suonare in qualche gruppo dilettantistico. Si laurea in letteratura alla McGill University, si trasferisce a New York. A 22 anni pubblica nel 1956 la sua prima raccolta di poesie, Let Us Compares Mythologies, poi si iscrive alla Columbia Graduate School. A New York resiste pochi anni: si trasferisce infatti in una isola dell’Egeo, Idra, dove inizia a comporre freneticamente poesie e il suo primo romanzo, Il gioco preferito (del 1963, pubblicato in italia da Longanesi solo nel 1975), profondamente autobiografico e che è considerato uno dei capolavori della letteratura canadese del ‘900. Ad Idra inizia a comporre durante per

E T I C H E T T E

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