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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

Laurie Anderson

Lou ed io suonavamo insieme, diventammo migliori amici, e poi compagni, abbiamo viaggiato, ascoltato e criticato il lavoro dell’altro, studiato cose insieme (la caccia alle farfalle, la meditazione, andare in kayak). Facevamo battute ridicole; smesso di fumare 20 volte; combattuto; imparato a trattenere il fiato sott’acqua; andati in Africa; abbiamo cantato arie d’opera in ascensore; fatto amicizia con persone improbabili; ci siamo seguiti in tour quando è stato possibile; abbiamo avuto una dolcissima cagnolina che suonava il piano; condiviso una casa che era diversa dai nostri rispettivi appartamenti; abbiamo protetto e amato l’altro. Andavamo spesso a vedere arte, musica, spettacoli, teatro e ho osservato come amava e apprezzava altri artisti e musicisti. Era sempre così generoso. Sapeva come fosse difficile l’ambiente. Amavamo la nostra vita nel West Village e i nostri amici; e, in tutto ciò, abbiamo sempre fatto tutto nel miglior modo che ci riuscisse. Come molte coppie, ognun

Piero Ciampi, il randagio della musica italiana

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di Francesco Agrelli Chissà se Piero Ciampi se lo sarebbe mai immaginato, mentre moriva in un letto d’ospedale a soli 46 anni, o mentre beveva sull’ennesimo fallimento discografico, che un giorno sarebbe stato idolatrato o che avrebbero creato un Premio musicale proprio con il suo stesso nome. Lui che tra i cantautori era quello più bistrattato, lui che i canoni classici del cantautorato li aveva sempre bistrattati per rimanere fedele a se stesso e libero come un randagio. Ciampi nacque nel ’34 a Livorno, in un’abitazione dirimpetto a quella di un altro famoso livornese, Amedeo Modigliani. Nel 1957, così come il suo vicino di casa Amedeo, subisce il fascino di Parigi e vi si trasferisce. Lì conosce Céline e per sbarcare il lunario inizia a cantare le parole che scrive, è sempre in quel periodo che intraprende uno stile di vita da bohémien, stile di vita che non abbandonerà mai. Infatti Ciampi, forse è stato l’unico cantautore di quegli anni a vivere davvero l’esistenza

Husker Du. Ti ricordi? Storia e curiosità della band norvegese

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di Vittorio Un piccolo viaggio nella discografia degli Husker Du il cui significato del nome del gruppo norvegese è “ti ricordi”. Soprannominati la “band più veloce del pianeta”, gli Husker Du hanno pubblicato, tra gli altri, il concept album Zen Arcade Certo che vi ricordate degli Husker Du. Quel trio di Minneapolis, Minnesota, formato nel 1978 e, che a seguito dei buoni uffici dei Minutemen, incisero i loro primi lavori agli albori degli anni 80, per poi firmare con la SST di Greg Ginn dei Black Flag. Ma come fate a non ricordarli? Il loro stesso nome in lingua norvegese significa “ti ricordi” e in occasione del loro primo Ep, registrato dal vivo Land Speed Record, su label New Alliance, i tre si guadagnarono l’appellativo di “band più veloce del pianeta”. Si! Quei tre che in una loro intervista ebbero a dire che si stupivano che tutti quanti quando parlavano di hardcore mettessero l’accento sul lato violento (hard) mentre loro preferivano senza dubbio esaltare il lato emoziona

C. S. N. & Y.

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Se c'è un gruppo che rappresenta magnificamente il passaggio tra gli anni Sessanta e Settanta è quello che mette insieme David Crosby , reduce dall'avventura dei Byrds, Stephen Stills e Neil Young , che erano assieme nei Buffalo Springfield, e Graham Nash , inglese arrivato negli Usa dopo la sbornia beat vissuta in prima fila con gli Hollies. L'avventura iniziò nel 1968, con Crosby, Stills e Nash pronti a mettere insieme quelle straordinarie armonie vocali di cui diventano maestri (perfino i Grateful sostengono di aver imparato da loro quando incidono l'acustico Workingman's Dead ), la tradizione della canzone folk-rock, l'esperienza psichedelica, la lezione californiana delle "famiglie" dei Grateful Dead e dei Jefferson Airplane, con i quali erano particolarmente legati, un gusto pop assolutamente inedito, per produrre un disco d'esordio, nel 1969, che fu un capolavoro, una magnifica fotografia del sentimento dell'epoca, dolcemente in bili

Astronomy Domine: come Syd Barrett inventò i Pink Floyd

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di Dario Giardi Capolavoro composto da Syd Barrett, inizialmente titolato Astronomy Domine (An Astral Chant), si apre con la voce del manager dei Pink Floyd dell’epoca, Peter Jenner, che recita i nomi di pianeti e satelliti (Giove, Saturno, Nettuno, Titano e Oberon), attraverso un megafono. Il brano è incentrato sull’immensità e la magnificenza dell’universo, temi cari a Barrett sin dalla più tenera età. Immagina un viaggio cosmico tanto che la voce di Jenner al megafono sembra quella di un astronauta che parla con la Terra e descrive le sue visioni. Musicalmente il basso pulsante e continuo rappresenta proprio la connessione radio con la Terra, mentre la chitarra onnipresente, insieme a un canto maestoso e solenne, si perdono in un panorama cosmico oscuro e tenebroso tessuto dalle tastiere e enfatizzato dal drumming forsennato di Mason. All’inizio proprio l’organo Farfisa di Rick Wright imita il codice morse, un messaggio in codice che è rimasto un mistero a dispetto dei num

Roy Orbison

Roy Kelton Orbison (1936 - 1988), originario del Texas, comincia a suonare le chitarra all'età di sei anni. Quando è alle scuole medie forma il suo primo gruppo, The Wink Westerners, col quale suona musica country in programmi regolari per le stazioni televisive Kosa di Odessa e Kmid di Midland. Discografia e Wikipedia

Folk Show: Episode 28

Andromeda - Andromeda (1969)

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Londra, fine anni ‘60: è il periodo giusto per fondare una rock band. Siamo al culmine della parabola che lega la musica alla vita giovanile. I ragazzi inglese, la prima generazione del baby boom nati dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è la prima che ha usufruito del sistema sanitario nazionale, di una istruzione pubblica fino ai 16 anni e i salari dei loro genitori erano al massimo potere d’acquisto. John Du Cann è un giovane chitarrista e cantante che ha in mente di mettere su una band come i Beatles. Allo stesso tempo è affascinato dal suono sporco, aggressivo, che arrivava distillato sull’isola dell’Atlantico dagli Stati Uniti, un modo caldo, ruvido, elettrico di plasmare la materia musicale. Inizia nel 1968 con un gruppo che si chiama Attack, che si rifà sfacciatamente alle atmosfere psichedeliche californiane. Dura pochissimo, ma ha il tempo di far amicizia con Richard Shelman, cantante: decidono di formare un nuovo gruppo, gli Andromeda, come la mitologica principesse

Folk Show: Episode 27

John Lee Hooker - The Healer (1989)

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di Silvano Bottaro "L'album blues più venduto in assoluto per uno dei più grandi bluesman ancor oggi in circolazione" , recitava la pubblicità del disco a fine anni novanta, poco prima della morte avvenuta nel 2001 a ottantaquattro anni. Il termine "blues" è probabilmente più abusato che usato in questo disco che, sinceramente ho ascoltato fino alla nausea, per la sua immediatezza, per la sua ascoltabilità ma non certamente per la sua sonorità marcatamente blues. Con questo disco , la chitarra più corteggiata del rock insieme a Muddy Waters e anche l'unico a uscire e imporsi dal ghetto di Detroit, ritorna con un album sensazionale che riassume e condensa tutte le indicazioni e i significati della sua arte e del suo modo di intendere il blues. Premiato con molti Grammy Awards, il primo brano omonimo del disco è " il miglior singolo del 1989 ", il canto caldo e profondo di Hooker accompagnato dalla chitarra di Carlos Santana e dal suo gru

Michelle Shocked

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"Non posso dirti dove ho intenzione di andare... ma posso dirti da dove vengo." Marie Johnston, classe 1963, originaria di Dallas nel Texas, folksinger per vocazione, ha esordito nella seconda metà degli anni ottanta. Ha fatto la musicista itinerante, nella più pura tradizione dei folksinger americani e, proprio come si usava nei tempi eroici della canzone d'autore, ha creato composizioni lucide e molto realiste, che descrivono le realtà sociali che ci circondano. Ha lasciato casa a sedici anni, staccandosi dall'educazione rigorosa impostale dalla madre, ed è andata vivere con il padre che le ha insegnato i primi rudimenti musicali. Il padre ("Dollar" Bill Johnston), che l'accompagnerà in diverse tournèe, è un appassionato di musica folk: suo tramite Michelle ha conosciuto Woody Guthrie, Doc Watson, Cisco Houston, Leadbelly e lo swing texano di Bob Wills. Michelle è cresciuta dritta come un virgulto, si è formata un carattere duro, ed il

Garybaldi - Nuda (1972)

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Il mese dei dischi gioielli dimenticati si conclude con un disco italiano. Partiamo subito dalla sua copertina: Guido Crepax disegnò per i Garybaldi una sensualissima Bianca (nelle cui fattezze si può riconoscere la più famosa Valentina) distesa in una giungla come una sensuale Gulliver con i Lillipuziani: il disegno si apriva in tre parti creando un sensazionale poster 30X90 cm, con le nuvole che formavano il titolo di questo disco, piuttosto provocatorio: Nuda. I Garybaldi erano agli inizi degli anni ‘70 una delle più promettenti e famose band del progressive italiano. Nascono a Genova come Gleemen nel 1965, quando Pier Niccolo “Bambi” Fossati fonda il gruppo con Maurizio Cassinelli (batteria e voce), Lio Marchi (tastiere) e Angelo Traverso (basso). Suonavano il beat, cioè un rock leggero che si rifaceva ai primi Beatles e ad altri gruppi del cosiddetto Mersey Sound (dal nome del fiume che attraversa Liverpool) e come Gleemen ebbero discreto successo incidendo una cover di Lady Ma

Mike Oldfield

Uno dei ragazzi prodogio del rock, Mike Oldfield (1953) esordisce nel 1967 in duo con la sorella Sally per un album di folk acustico. Suona quindi nei Barefeet e nel 1970 entra nei Whole Word di Kevin Ayers. Lì inizia una proficua collaborazione con David Bedford, prima come arrangiantore per Ayers e poi come esecutore per lo stesso Bedford. Discografia e Wikipedia

Folk Show: Episode 26

Phoebe Bridgers - Punisher (2020)

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di Luigi Ippoliti Phoebe Bridgers aveva già impressionato tre anni fa con l’esordio Stranger in the Alps. Non passava inosservata la sua scrittura minimalista, quegli squarci di disperazione: qualcosa che somigliasse a un ibrido tra il primo Bon Iver e Joni Mitchell. Una cosa del genere ti fa esplodere il cervello, detta così. Era possibile? Certo, in alcuni aspetti il suo primo lavoro era limitato, ma di sostanza ce n’era eccome. E quei due riferimenti altissimi non erano inverosimili se accostati a lei. Ci ha pensato oggi a perfezionarsi: Punisher, il suo secondo album, è un netto passo in avanti. Parallelamente alla sua carriera solista, però, pensiamo sempre alle sue collaborazioni, dove ha potuto spaziare e crescere: il roots rock con Better Oblivion Community Center, il grunge con Boygenius (Julien Baker e Lucy Dacus), l’alt rock insieme ai The National. Insomma, Phoebe Bridgers è un’artista che è all’inizio, classe ’94, ma ha già molta esperienza. Punisher, dicevam

Jesus and Mary Chain. 30 anni dopo

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di Vittorio Psichocandy, dei Jesus and Mary Chain è uno dei dischi più belli e importanti della musica contemporanea di fine millennio scorso. Per celebrarlo il gruppo si è ricostituito e ha deciso di portarlo in tour… Uno dei dischi più belli e più importanti della musica contemporanea della fine del millennio scorso è Psichocandy, dei Jesus and Mary Chain. Per celebrarlo il gruppo si è ricostituito e ha deciso di portarlo in tour, la cui unica data italiana è a Ferrara, il 19 luglio, nell’ambito della sempre più gloriosa rassegna Ferrara sotto le stelle. La band prende vita a Glasgow, in Scozia, nel 1984 attorno alle figure dei fratelli Jim e William Reid, affiancati dal bassista Douglas Hart e da una girandola di batteristi che vede una prima stabilizzazione quando prende in mano le bacchette un certo Bobbie Gillespie (si proprio lui, ne parleremo in futuro) che di lì a poco cederà il posto ad una batteria elettronica e quindi a John Moore. In pochi mesi realizzano una

R.E.M. - Out Of Time (1991)

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di Silvano Bottaro Rapidi Movimenti Oculari, l'indice fisiologico che rivela lo svolgersi del sogno all'interno del sonno. La musica rock per i R.E.M. è appunto uno stato ipnotico da sogno, dove i musicisti analizzano le varie visioni musicali, quelle che hanno mosso la loro sensibilità creativa (Doors, Byrds, Velvet), sovrapponendole poi con innovazioni e ulteriori appendici. Abbandonata la neo-psichedelia del giro californiano, i R.E.M. realizzano l'opera più alta del nuovo sound metropolitano, dove la band vive queste composizioni in prima persona con una formula che si rivelerà imbattibile. Questi quattro protagonisti da Athens, Georgia, fanno il "salto" grazie a un album che parla d'amore. Ne parla alla maniera loro, senza nulla concedere al luogo comune e senza spiegare: più che di un'analisi o un racconto, si tratta di un'evocazione di sentimenti e stati d'animo, dalla solitudine all'euforia, senza dimenticare l'ossessione

Tim Buckley

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Nato a Washington nel 1947, vive a New York e, all'età di quindici anni, va sulla costa occidentale, con Woody Guthrie nella mente e la voglia di diventare un folk singer, vero. Dal '63 frequenta da musicista (chitarra - voce) i circuiti folk di Los Angels e della Bay Area. Nei testi, viene coadiuvato dall'ex compagno di scuola Larry Beckett. Al Troubador di Los Angels trova l'ambiente a lui ideale, stende i primi pezzi personali e poi i capolavori. Negli anni '70 partecipa a numerosi film, interpreta una commedia di Satre, No Exit e scrive il soggetto della pellicola Fully Airconditioned Inside, mai girata. Nel 1975 muore per una overdose di morfina ed eroina. Come ogni folk singer, egli penetra le cause della disfatta e le denuncia a piena voce, è il 1966 e Buckley strappa alla Elektra l'album d'esordio, smette di credere alla "rivoluzione psichedelica" sfruttata ed inglobata per intero. Si avverte aria di disillusione per la scena contempor

U2 - No Line On The Horizon (2009)

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La foto in copertina, del fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto intitolata Boden Sea, Uttwil, unisce cielo e mare in un invisibile punto, una linea mentale e sognante che unisce due mondi, due prospettive. Dopo 5 anni di attesa dal loro ultimo disco, How To Dismantle An Atomic Bomb (incentrato sul dolore e il ricordo del padre di Bono, Bob, morto qualche anno prima) No Line On The Horizon fu il nuovo tentativo nella carriera allora trentennale degli U2 di rinnovare la loro musica e il loro suono. Per farlo, richiamano i fidi Brian Eno e Daniel Lanois, già artefici dei loro dischi capolavoro (The Unforgettable Fire, The Joshua Tree e Achtung Baby!) e partono dall’idea di creare una musica che si rifaccia agli inni sacri delle civiltà del Mediterraneo. Si trasferiscono a Fez, in Marocco, e iniziano a registrare materiale. Le sessioni avvengono nel cortile di un albergo cittadino, e i suoni della città, della natura, del mercato diventeranno momenti presenti in tutto il disco. Uscito n

Sinéad O'Connor

Chioma rasata a zero su un viso dolcissimo, abiti mascolini e piglio aggressivo i contraddittori segni di Sinéad O'Connor (1966), personaggio originale prima ancora che giovane promessa della canzone femminile. La O'Connor è originaria di Dublimo, viene da una numerosa famiglia con la passione della musica. Discografia e Wlikipedia

Folk Show: Episode 25

Frank Zappa - The Best Band You Never Heard In Your Life (1995)

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Basta un esempio, a mio avviso, per spiegare la creatività senza limiti di Frank Zappa. Nel 1983 sfogliando il New Grove Dictionary Of Music And Musicians si accorse che il suo nome non c’era, ma esisteva un Francesco Zappa (nessuna parentela), musicista barocco di musica da camera, nato a Milano e attivo tra il 1763 e il 1788. Zappa trovò alcuni spartiti presso la Biblioteca di Stato dello Utah, di proprietà della comunità Mormone, e li pubblicò egli stesso come spartiti da suonare. Non contento, ne scelse un paio da suonare alla sua ultima diavoleria, un sintetizzatore chiamato Synclavier, con risultati a tratti spettrali ma che di fatto fanno di FZ un esperto anche di musica barocca (l’album si chiama Francesco Zappa ed esce nel 1984). Questo era il grande genio siculo-americano (i genitori erano nati a Partinico). Nella sua trentennale carriera, terminata anzitempo per via di un cancro nel 1993, Zappa ha sondato ogni ambito non solo musicale, ma culturale e sociale, con lo sguar

Sting. Nella mente di una rockstar

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Cosa accade nel cervello di Sting mentre compone? Cosa accade nel cervello di Sting mentre compone? La musica può aumentare il quoziente intellettivo? La musica è emozione o esercizio razionale? Prova a rispondere il documentario Sting – Nella mente di una rockstar in cui l’ex frontman dei Police si è messo a disposizione del neuroscienziato Daniel Levitin della McGill University di Montreal prestandosi al ruolo di ‘cavia’ per il suo progetto di ricerca sul rapporto tra mente umana e capacità creativa. Da anni il Prof. Levitin studia la precocità del legame tra cervello e musica, di cui serbiamo addirittura una memoria pre-natale. Nel saggio This Is Your Brain In Music ha dimostrato come il legame tra musica ed emozioni può mantenersi inalterato anche nelle condizioni più estreme, per esempio nei malati di Alzheimer. Interessato allo studio e trovandosi a Montreal per un concerto, Sting ha deciso di cogliere l’occasione per incontrare il professor Levitin, il quale

Janis Joplin - Pearl (1971)

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di Silvano Bottaro Atto finale della più grande cantante blues bianco mai esistita poco prima della sua morte, avvenuta il 4 ottobre del 1970, a causa di un miscuglio di alcol e droga. Pearl è il canto del cigno di una donna sola, infelice, che canta la sua tristezza con rabbiosa determinazione. A due passi dall'autodistruzione Janis Joplin realizza a Los Angels il sogno di emulare la sua antica maestra nera, Bessie Smith . Ogni brano è un gemito, un pianto disperato dove il sesso e l'anima si uniscono per diventare emozione sconvolgente, viva, esplosiva. Non ci sono più le certezze di essere l'unica star di un gruppo di dilettanti come i Big Brothers  nè il dilemma e la paura del fallimento con la degenerazione sonora di Kozmic Blues, ma c'è un'artista che sente la fine un attimo prima e vuole dare il meglio di sè per esser ricordata. Uscito postumo, Pearl è un epitaffio alla Spoon River. Si possono rintracciare canzone dopo canzone, nascita, splendore, miseria

Pere Ubu: David Thomas

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Domiciliato in Inghilterra, dove i Pere Ubu vennero attratti da un vantaggioso contratto offerto loro dalla Rough Trade, David Thomas è quello "grasso" con la voce baritonale, tanto per intenderci. Le cronache ce lo raccontano difficile e scontroso, tanto litigioso da portare allo scioglimento una delle più belle bands anarchiche della nostra epoca. Da anni a capo dei Pere Ubu, una band "rumorista", cerca di abbandonare "il rock" come formalismo, scegliendo un'avventura musicale in bilico tra passione e tecnologia. Lontano dal music business e dalla pubblicità in generale, è tutt'altro che un'arrampicatore Thomas. Fare la musica che gli piace e lavorare solo per questo è il suo modo d'essere. " Nulla di essenziale accade ove non sia presente il rumore ", è in questa celebre frase di Jacques Attali l'essenza sonora che i Pere Ubu cercano di mettere in pratica. Una nuova tendenza verso "un rock" totalmente liberat

Bob Dylan – Rough And Rowdy Ways (2020)

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di Antonio Sebastianelli “I’m a man of contradictions / I’m a man of many moods / I Contain Multitudes” Bob Dylan Un uomo grande come una montagna giace a terra, soffocando sotto le ginocchia di un poliziotto. Lancia un’ultima invocazione disperata prima di rimettere l’anima a nostro Signore: mama. Un virus malevolo paralizza il mondo per mesi, costringendoci a rivedere le nostre abitudini e priorità. Nello stesso momento, un vecchio bluesmen e poeta fa risentire la sua voce, utilizzando il passato come filtro per comprendere un presente terrificante che sembra quasi germinato da uno dei brani. Il primo disco autografo dopo otto anni. Poco sembra mutato in questi anni e il nostro naviga sereno sul vecchio sughero di una musica che ormai non si muove più, non avanza ne retrocede; resta sospesa come fosse scolpita nell’aria, in un tempo che appartiene solo al suo autore. Titanica e inamovibile. Mitica e sottile come sabbia pronta a scivolarti tra le dita. Nonostante l’età, i

E T I C H E T T E

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