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Visualizzazione dei post da agosto, 2022

Editors - The Weight Of Your Love (2013)

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di Silvano Bottaro Abbandonando una strada per certi aspetti sperimentale e originale, gli Editors con questo quarto album ne imboccano una più facile e meno rischiosa. La band britannica all'attivo da una decade, più che arrampicarsi, preferiscono discendere in sonorità già conosciute e di facile presa, non a caso, i riferimenti musicali a gruppi come i Depeche Mode e gli U2 non mancano. Probabilmente il gruppo sta vivendo un periodo un po' confuso dove ancora non ha chiarito il suo percorso artistico, è da sperare solo che non imbocchi questa strada, potrebbe essere uno dei tanti modi per scomparire. "Io spero che mi sbaglio". In virtù di questo fatto, le undici canzoni che compongono il disco sono orecchiabili e di facile presa, strizzando così l'occhio ad un pubblico nuovo e più vasto. Molto piacevole ma privo di veri spunti eccitanti o degni di nota, le composizioni risultano tutt'altro che banali, con soluzioni armoniche raramente scontate ma, di

Lost in Transmission No. 75

Tedeschi Trucks Band – I Am The Moon: II. Ascension (2022)

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 di Matteo Fratti I Am The Moon – È di poco più di un anno fa la testimonianza su disco del “Live At Lock’n” della Tedeschi Trucks Band, in cui l’ensemble allargato di Derek Trucks e Susan Tedeschi riproponeva musicalmente al festival di Arrington (Virginia) 2019, l’affinità elettiva per il celebre doppio del 1970 “Layla And Other Assorted Love Songs”, col loro omaggio dal vivo “Layla Revisited”. In quel set riproposero in ordine di traccia le canzoni dell’ormai classico long playing, che mal celava dietro all’identità di Derek And The Dominos la vicenda americana di sua maestà Eric Clapton, con la partecipazione di Duane Allman. Basti solo pensare che Trucks deve il suo nome a quel 33 giri e Susan ne festeggia assieme il compleanno, per cogliere appena superficialmente la profonda relazione di questi musicisti alle radici che ne hanno contraddistinto, intrecciandole, le loro vite (non solo professionali). Ecco perché, prima ancora che lo sapessero, stava già prendendo forma al concert

Tangerine Dream

Certamente il gruppo di maggior successo del rock elettronico tedesco, i Tangerine Dream nascono alla fine degli anni '60 a Berlino, Edgar Froese (1944) intorno al 1965 forma i Demis e gli Ones, entrambe formazioni di rock tradizionale. Nel 1966 gli Ones suonano in Spagna, dove Forese conosce e frequenta salvador Dalì. Nel settembre 1967 nasce il primo nucleo dei Tangerine Dream, (nome si dice, ispirato dal Sgt.Pepper dei Beatles). Discografia e Wikipedia

Neil Young & Crazy Horse – Toast (2022)

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 di Edoardo Siliquini Meglio tardi che mai, è il caso di dire. Dopo vent’anni e più il “disco perduto” di Neil Young & Crazy Horse viene alla luce. Sarà valsa la pena di aspettare? Che il rock sia pieno di aneddoti e storie da raccontare è un dato di fatto. Non è la prima volta, tra l’altro, che il buon vecchio Neil Young è riuscito a deliziarci con improvvisi ripensamenti e cambi di direzione. Ne è un esempio Toast, album registrato insieme ai fedelissimi Crazy Horse (Frank Sampedro, Billy Talbot e Ralph Molina) nel 2001 presso i Toast Studios di San Francisco e pubblicato ventuno anni dopo, l’8 luglio 2022, per l’etichetta Reprise. Una storia semplice, comune a molti artisti, ma che nel corso degli anni ha generato aspettative e curiosità nei fan, alimentate dai numerosi rumors sulla presunta uscita dell’album e da una miriade di dichiarazioni rilasciate proprio dal suo autore. Tormenti e jam session finite male Più che una sessione di registrazione in uno studio frequentato in p

Pocahontas - Neil Young (1979)

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Neil Young, canadese errante, ha sempre tenuto fede al proprio cognome solo con il movimento; fermarsi avrebbe significato perdersi, straniarsi, introdurre punti interrogativi in frasi affermative, in una sola parola: invecchiare. Per questo è sempre stato in strada, diretto in avanti, oppure à rebours , all'indietro, ma senza nostalgie o ricerche di un tempo perduto. Ogni suo disco mostra l'atto di far cadere dalla tasca i sassolini della fiaba, piccole canzoni lasciate come tracce del passaggio. Sempre senza curarsi della moda, perché il percorso di Young è costruito sulla roccia della coerenza e della qualità, non sulla sabbia del trend. (M. Cotto - da Rock Therapy)

The National - Trouble Will Find Me (2013)

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di Silvano Bottaro Dopo l'ottimo Hight Violet e lasciati per il momento i loro progetti personali, ritorna una delle mie band preferite: The National.  Attivi dal 2001 con il disco Omonimo e successivamente con Sad Songs for Dirty Lovers, è con Alligator che cominciano la scalata verso la notorietà. Con i successivi Boxer e il sopra citato Hight Violet e grazie ai consensi di critica e pubblico, i The National vengono definitivamente consacrati nell'olimpo della musica degli anni duemila. Le due coppie di gemelli: Dessner & Devendorf, la voce bellissima e inconfondibile di Matt Berninger, riescono ancora una volta a farsi apprezzare con i tredici brani che compongono l'album. Per paradossale che vi possa apparire, gruppi come questo sono i più difficili da 'inquadrare' e 'giudicare' (ahi, che parolaccie). Perchè? Perché sono più scivolosi delle saponette, quando credi di esserti lavato davvero la schiuma dalle mani ti trovi sul palmo un segno p

Lost in Transmission No. 74

Mama’s Broke - Narrow Line (2022)

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 di Fabio Cerbone  Canzoni come spettri, un suono primitivo che arriva da un altro mondo, ma un’urgenza comunicativa che parla al nostro presente: la ricetta folk delle Mama’s Broke, duo canadese al femminile tra le migliori sorprese offerte di recente nel genere, è il frutto di un amore viscerale e di una conoscenza approfondita delle dinamiche dell’old time music, ma che nella parte lirica sembra tenersi agganciata alla società che la circonda. L’effetto non è museale, nonostante Narrow Line, loro secondo album e debutto in casa Free Dirt, abbia tutte le caratteristiche di un manufatto artistico sbucato dal baule impolverato della tradizione. Ballate dall’anima ancestrale, vecchi fiddle tune, canto a cappella, dialoghi acustici tra chitarre, banjo e violino, i brani di Narrow Line appaiono come vecchi standard recuperati da una bancarella di un rigattiere musicale, mentre portano la firma di Lisa Maria e Amy Lou Keeler, amiche e spiriti affini che si sono incontrate un giorno di dive

Talking Heads

Il primo nucleo dei Talking Heads, un terzetto composto da David Byrne (1952), Martina Weymouth (1950) e Chris Frantz (1951), si forma a New York nel gennaio del 1975. In precedenza, i tre avevano partecipato a iniziative varie e talvolta bizzarre: Franz suonava con un gruppo di Pittsburgh, i Beans, seguendo versioni dei classici dell'epoca, mentre Byrne si esibiva in coppia con il fisarmonicista Mark Kehoe, suonando il violino e l'ukulele nel duo Bizadi. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #12

Il rock blues di fine anni ‘60 Non tutto quello che viene prodotto in America (e in Inghilterra) nella seconda metà degli anni ’60 ha necessariamente a che fare con il movimento psichedelico: su entrambe le coste dell’Atlantico il filone “apparentemente” più tradizionale del rock, quello che deriva più direttamente dalle matrici blues e rhythm’n’blues delle origini, è più florido che mai ed va arricchendosi di sfumature sempre nuove, in un costante processo di fusione ed ibridazione. Proprio in tal senso opera il Blues Project di quell’Al Kooper che ha già contribuito, col suo organo, all’elettrificazione di Dylan: se già in “Projections” (1966) a pezzi più tradizionalmente blues-rock se ne affiancano altri influenzati da jazz e folk, la ricerca di Kooper prosegue poi in territorio pop con i Blood Sweat & Tears di “Child Is Father to the Man” (1968), dove il gioco all’eclettismo diviene ancora più spinto, in una sorprendente miscela di blues, soul, jazz e classica. Più legati alla 

Sharon Van Etten - We've Been Going About This All Wrong (2022)

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 di Tommaso Benelli Erano tredici anni che un album di Sharon Van Etten non cominciava così – con una chitarra arpeggiata. Più che di un ritorno, si tratta di un nuovo inizio. Tra quel primo "Because I Was In Love" e questo nuovo "We’ve Been Going About This All Wrong", abbiamo ascoltato Sharon confessarsi infinite volte, riversando emozioni in canzoni tra le più oneste e struggenti che si potessero ascoltare. In un certo senso, la sua musica è stata e continua a essere un’educazione al dolore e al desiderio. Ecco perché, oggi, iniziare un disco con un arpeggio di chitarra acustica e un canzone che si chiama “Darkness Fades” significa qualcosa in più: perché noi quell’oscurità l’abbiamo attraversata, assieme a lei, e ascoltarla cantare così, nuda dai densi strati di suono del precedente “Remind Me Tomorrow”, trasmette un senso di libertà e leggerezza quasi purificatorio. Non che “We’ve Been Going About This All Wrong” sia un disco di arrangiamenti minimali. Eppure,

Purple Rain - Prince (1984)

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Mi piace portare Pessoa sulla maglietta. Il suo Libro dell'inquietudine è un compagno prezioso delle mie giornate. Avrei voluto scrivere io: "Dobbiamo fare dell'interruzione un nuovo cammino, dalla caduta un passo di danza, dalla paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro". Prince, il geniale folletto di Minneapolis, ha seguito il percorso del poeta portoghese, facendo dell'inquietudine la sua spinta. tra cadute e resurrezioni, provocazioni e follie, ha cambiato per sempre il destino della musica nera, Purple Rain è anomalia, in quanto ballata che schizza l'occhio tanto a Jimi Hendrix che a Carlos Santana. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Porcupine Tree - Closure/Continuation (2022)

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di Massimo Garofolo Dopo una dozzina di anni d’assenza, sono tornati i Porcupine Tree e Closure / Continuation è il loro – attesissimo – ultimo disco (uscito in Hi-Res Audio, BluRay, CD e Vinile). Ottobre 2010: i Porcupine Tree suonano in una Royal Albert Hall esaurita in ogni ordine di posti il loro ultimo concerto. Steven Wilson è deciso a mandare avanti la sua carriera solista, alternata alla sempre più richiesta attività di tecnico del suono sia per nuove registrazioni e sia per operazioni di remastering multi-canale. I Porcupine Tree vanno a finire nel congelatore, c’è chi dice sciolti per sempre, c’è chi si augura solo in pausa. E invece Steven Wilson e il batterista Gavin Harrison occasionalmente continuano a registrare, con calma. Molta calma. Per dieci anni. Questi materiali vengono poi dati in pasto a Richard Barbieri, che ci mette il suo e aggiunge nuovi spunti che vengono poi ulteriormente rielaborati in studio. Il tutto viene portato a compimento durante i vari lockdown e

Lost in Transmission No. 73

Angelique Kidjo & Ibrahim Maalouf – Queen Of Sheba (2022)

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 di Alessio Surian “Sheba” in italiano è Saba, regina vissuta nel X secolo A.C., forse tra il sud della penisola arabica (oggi Yemen) e il Corno d’Africa (Somalia e Etiopia), nota anche come Makeda (in etiope), Nicaula (secondo Flavio Giuseppe, storico ebreo con cittadinanza romana del I sec. D. C.) e Bilquis (araba). Ne parla Boccaccio (“De mulieribus claris”), ma prima di lui il Talmud, la Bibbia (nel Primo libro dei Re, e nel Secondo libro delle Cronache, poi nei Vangeli di Matteo 12:42 e Luca 11:31), Kebra Nagast, ovvero La Gloria dei Re etiope (fra i testi sacri del Rastafarianesimo), la ventisettesima sura del Corano. Se il racconto biblico descrive la regina che si reca a Gerusalemme da Salomone per metterne alla prova la saggezza con una serie di indovinelli, il Corano vede Salomone mettere alla prova la regina. Quattro anni fa, Ibrahim Maalouf e Angélique Kidjo ne hanno parlato e ne è nata una collaborazione che è sfociata in una suite in sette parti con i testi (in yoruba) af

Tre giorni di pace e musica

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Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra il 15 agosto l'anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura. Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batt

Regina Spektor – Home, Before And After (2022)

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  di Maria Balsamo Lontana da casa, nel gelido buio della solitudine, la femminilità diventa un abito a doppio strato. Regina Spektor ha realizzato il suo nuovo album “Home, Before And After” a distanza, appunto. Rintanata in una capanna nello stato di New York, si è messa a registrare tutto da sola all’interno di una chiesa convertita. Per poi inviare  successivamente il suo lavoro al coproduttore della Warner John Congleton.  Per viverci nella tua casa c’è bisogno di un prima e un dopo, di nuovi primi ingressi. Le rinascite non sono legate soltanto a periodi di dissociazione, quei momenti in cui ci sembra di esser lontani da tutti, con i piedi che non toccano la terra che calpestiamo. I numerosi primi ingressi nella propria alcova sono strettamente associati alla maturazione, ai cambiamenti che solo chi ci conosce davvero sa scoprire attraverso le mutazioni delll’intensità della luce dei nostri occhi.  42 anni, nata a Mosca ma naturalizzata statunitense, Regina è pianista e cantautri

Kentucky Avenue - Tom Waits (1978)

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E' stata la sigla del mio primo programma radiofonico, e già questo basterebbe a inchiodarla al muro della memoria e, dunque, alle pagine di questo libro. Ma c'è di più, perché Kentucky Avenue è un album intero di ricordi, non solo miei, anche dell'autore. La canzone prende il nome dalla strada dove Waits è cresciuto, a Whittier ed è, contrariamente, un invito a perdersi e fuggire non dietro a una donna, due bottiglie, tre sogni e quattromila sigarette, ma verso l'autunno di New Orleans, con l'amico di sempre, Kipper, costretto dalla nascita su una sedia a rotelle. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Sirom - The Liquified Throne Of Simplicity (2022)

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  di Gianfranco Marmoro Anche la follia, la libertà sessuale, la ribellione, la desacralizzazione della fede e la destabilizzazione della famiglia sono entrate a far parte della cultura dominante. L’umanità scimmiotta termini pregnanti e di alto valore simbolico come democrazia, spiritualità e natura, affidandone le sorti filosofiche a improvvisatori delle note e della parola, mesti poeti e altezzosi musicisti, il cui unico merito è quello di tenere in vita un patrimonio storico e culturale, che ancora attende la definitiva consacrazione dalla storia. In questo pur piacevole e a tratti stimolante groviglio di realtà e rappresentazione, si può ancora udire il richiamo selvaggio dell’illuminazione e dell’ascesi creativa, e ha un nome: Širom. Slovenia, ultima frontiera di un incontaminato avant-free-folk, che solo per spocchia del recensore in cerca di assonanze plausibili può essere assimilato a esperienze pregresse. Intensa e vivida proiezione di un mondo interiore eppur immaginario, “T

Lost in Transmission No. 72

Tedeschi Trucks Band – I Am The Moon: I. Crescent (2022)

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di Matteo Fratti I Am The Moon – È di poco più di un anno fa la testimonianza su disco del “Live At Lock’n” della Tedeschi Trucks Band, in cui l’ensemble allargato di Derek Trucks e Susan Tedeschi riproponeva musicalmente al festival di Arrington (Virginia) 2019, l’affinità elettiva per il celebre doppio del 1970 “Layla And Other Assorted Love Songs”, col loro omaggio dal vivo “Layla Revisited”. In quel set riproposero in ordine di traccia le canzoni dell’ormai classico long playing, che mal celava dietro all’identità di Derek And The Dominos la vicenda americana di sua maestà Eric Clapton, con la partecipazione di Duane Allman. Basti solo pensare che Trucks deve il suo nome a quel 33 giri e Susan ne festeggia assieme il compleanno, per cogliere appena superficialmente la profonda relazione di questi musicisti alle radici che ne hanno contraddistinto, intrecciandole, le loro vite (non solo professionali). Ecco perché, prima ancora che lo sapessero, stava già prendendo forma al concerto

T. Rex / Marc Bolan

Marc Feld (1947 - 1977) assume il nome d'arte di Marc Bowland e poi di Marc Bolan con due singoli per la Decca alla metà dei '60 che passano inosservati. Dopo un terzo 45 giri per la Columbia, Bolan entra a far parte dei leggendari John's Children e con loro vive una breve ma felice stagione psichedelica, lasciando traccia nei due singoli di maggior successo della formazione, Desdemona, Go Go Girls. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #11

I Velvet Underground Non è solo per l’importanza rivestita nella storia del rock che i Velvet Underground si guadagnano sul campo un capitolo a sé, ma anche per l’impossibilità di inserire la loro musica in un qualsiasi filone musicale degli anni ’60: con un po’ di sforzo si può stabilire un nesso con la psichedelia, solo che qui le derive psichedeliche sono legate all’assunzione di eroina, non di Lsd, e i luoghi non sono le spiagge assolate dalla California ma le strade pulsanti di New York: e lo stesso pulsare ossessivo e frenetico, ricorre come un mantra in pezzi come “Heroin” e “Run Run Run” lungo i solchi dell’esordio “Velvet Underground & Nico” (1967) alternandosi però con nonchalance alla dolce decadenza pop di “Sunday Morning” e “I’ll be Your Mirror” o alle oscure atmosfere di “All Tomorrow Parties”. Questo accostamento d’opposti inedito, tra pop ed avanguardia, rock americano ed espressionismo europeo weilliano è il frutto dell’incontro tra due soggetti altrettanti diversi

Drive by Truckers  - Welcome 2 Club XIII  (2022)

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Il viaggio on the road è un classico della cultura, ma - forse perché hanno trascorso così tanti anni a macinare chilometri in tour - non vorrete perdervi l'interpretazione dei Drive-By Truckers (DBT), contenuta nel loro 14° album in studio: Welcome 2 Club XIII (3 giugno 2022; ATO Records).     La band southern country/post-punk rock ha dato seguito al suo trittico politico di grande impatto - American Band (2016), The Unraveling (2020) e The New OK (2020) - con una revisione intensamente intima del proprio viaggio. "Tutti i nostri dischi sono in qualche misura politici, ma dopo aver fatto tre dischi di fila apertamente politici, volevamo fare qualcosa di molto più personale", ha detto il co-fondatore dei DBT Patterson Hood, che ha contribuito alle canzoni chiave dell'album.    Il Club XIII è stato il luogo in cui lui e l'altro cofondatore, Mike Cooley, hanno iniziato la loro carriera, e la title track evoca quegli anni di brutte luci e talvolta di ricevimenti anc

Hellhound on my trail - Robert Johnson (1937)

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Una delle ventinove magiche canzoni di  Robert Johnson, le sole che abbia lasciato in testamento prima di restituire, come da leggenda, l'anima al demonio. Partendo da una frase, quella del titolo, che molti bluesmen prima di lui avevano utilizzato in altre composizioni, Johnson costruisce un percorso di terrore e buoi, paura e tormento. Rispetto ai predecessori, Johnson non si limita a cantare una possibilità, quella che i cerberi, i feroci mastini posti a guardia delle porte dell'inferno, siano sulle sue tracce. Quello che canta Johnson è la certezza che ciò stia accadendo, per ammonirlo che il momento è vicino, la fine prossima. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Mavis Staples e Levon Helm - Carry Me Home (2022)

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di Gianni Del Savio  2011, Woodstock, NY. Là dove abitava e aveva i suoi studios (The Barn) Levon Helm, con tanto di locale e palco per prove, concerti e reunions. Forti della loro amicizia, scattata durante la collaborazione per The Last Waltz, l'addio della Band (al gioiello filmico, a cui contribuirono anche i leggendari Staple Singers, ci pensò Martin Scorsese nel '78), Levon e Mavis, poco più che settantenni, s'incontrano per celebrare anche la momentanea, ritrovata salute del grande batterista e cantante – da tempo operato per un tumore diagnosticato una dozzina d'anni prima -, purtroppo scomparso l'anno dopo di queste registrazioni. Con loro, uno stuolo di strumentisti e coristi delle rispettive band: undici componenti per quella di Helm, tra cui la figlia Amy ai cori; sette quelli della Staples, che tra le voci di supporto annovera la sorella Yvonne, di due anni più anziana (nata nel '37). Il tutto porta alla realizzazione di questo brillante album, riev

Lost in Transmission No. 71

Van Morrison - What's it Gonna Take (2022)

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 di Giuseppe Loris Ienco Van Morrison. Togli il nome leggendario, togli i grandi capolavori pubblicati in passato e ti resta l’uomo. Van the Man: un arzillo settantaseienne di Belfast che, nonostante gli innumerevoli impegni tra studio e concerti, riesce sempre a ritagliarsi un po’ di tempo libero da dedicare a una passione tanto particolare quanto ormai diffusa (ahinoi) in tutti i luoghi, in tutti i laghi e in tutto il mondo: lo studio approfondito delle tante (troppe) teorie del complotto che ammorbano le nostre esistenze. Per carità, ognuno è libero di pensare ciò che vuole. Spiace però sapere che un personaggio così importante per la musica abbia deciso di sprofondare negli anfratti più oscuri della peggiore informazione, abboccando a tutte le fesserie e le fake news che spopolano sulla rete. Falsità che troviamo anche in buona parte dei testi delle quindici tracce contenute nel nuovo “What’s It Gonna Take?”, un disco che si trascina per la bellezza di ottanta minuti tra sproloqui

E T I C H E T T E

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