Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2020

Neil Young & Crazy Horse – Return To Greendale (2020)

Immagine
di Mario Turco Inarrestabile Neil Young. Alla vigilia dei settantacinque anni d’età che compirà il 12 Novembre il cantautore oramai statunitense – naturalizzato soltanto nel 2020 – ha usato l’anno in cui questa pandemia di Covid-19 ha imperversato sul pianeta per fare ordine nella sua immensa carriera. Dopo la pubblicazione a Giugno di uno degli album più desiderati della storia del rock – quell’Homegrown registrato nel 1975 e tenuto nascosto per quattro decenni perché ritenuto troppo personale dato che verteva sulla dolorosa rottura con l’attrice Carrie Snodgress – dopo aver fatto causa all’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per l’utilizzo delle sue canzoni nei suoi comizi, il musicista ha infine reso disponibile nei negozi di tutto il mondo Return to Greendale, testimonianza live di Greendale, venticinquesimo album in studio del rocker. Registrato all’Air Canada Center di Toronto il 4 settembre 2003, Return to Greendale è disponibile come cofanetto in due dischi o in edizio

Poco

Tra i più importanti gruppi del country rock californiano, i Poco nascono nell'estate 1968 dalle ceneri dei Buffalo Springfield. L'iniziativa parte da Richie Furay e Jim Messina che dopo aver completato l'ultimo album del gruppo, progettano una nuova band insieme a Rusty Young, specializzato nell'uso della pedal steel guitar. Discografia e Wikipedia

Latino America

Immagine
Il viaggio multiforme di Gato Barbieri tra terre e ritmi lontani fra loro Negli anni 70, per tutti noi che ascoltavamo rock ma avevamo le orecchie aperte a tutto, Leandro “Gato” Barbieri è stata una figura affascinante e amata: un pampero, argentino di origine che aveva girato il mondo, fermandosi in Italia di frequente – sposando anche una donna italo-argentina, la adorata Michelle – e che portava dentro di sé un fuoco sacro, un ruggito dentro quel sax che poteva travolgere come ammaliare. Sedurre come strapazzare. Era jazz? Sì, lo chiamavano jazz, ma era una musica talmente ricca, e lui un performer così caldo, che la domanda era inutile (come quasi sempre, del resto…). Il Gato era il Gato, era la sua capacità di portare il fiato a essere davvero respiro, cultura, Sud e Nord America ed Europa, eccitazione e malinconia, pensiero e azione. E soprattutto, espressività totalmente emotiva. Totalmente. Come non amarlo? Ci sono due cose che colpiscono, quando si parla di Gato

Joe Cocker - With A Little Help From My Friends (1969)

Immagine
In ogni edizione di talent musicale, tutti i partecipanti si cimentano con le cover, cioè con la reinterpretazione di un classico della musica. Il loro successo inizia proprio così, con le canzoni degli altri. 51 anni fa la stessa cosa, sebbene senza talent, successe ad un benzinaio di Sheffield, che fin dall’adolescenza amava cantare nel tempo libero. Joe Cocker oltre la passione poteva contare su uno strumento vocale, la sua voce, particolare e soul, energica e ruvida, ed una presenza scenica davvero prorompente. A 19 anni esordì a nome Vance Arnold con gli Avengers, nel 1963. Nel 1964 la prima grande occasione: la Decca gli affida I’ll Cry Instead, nientemeno di Lennon-McCartney, ma fu un fiasco, seguito da un tour fallimentare come spalla dei Manfred Mann. Ritorna a fare il benzinaio, finchè il richiamo del palco non è così forte da riunire, sotto la sigla Grease Band, Kenny Slade (batteria), Alan Spenner e Henry McCullough (chitarre), Tommy Eyre (tastiere) e Chris Stainton (bas

Nina Simone: l’anima e il soul

Immagine
di Paolo Giovanazzi Quando la sua esistenza terrena si è conclusa, il 21 aprile 2003, Nina Simone viveva appartata in Costa Azzurra: era malata da tempo di cancro e affetta da un disturbo bipolare diagnosticato dagli anni Ottanta che era progressivamente peggiorato. È uscita di scena in sordina, in contrasto con una storia artistica (e personale) tumultuosa, anomala e imprevedibile. Tanto per cominciare, Nina Simone non aveva affatto programmato di diventare Nina Simone. Eunice Waymon (è nata con questo nome il 21 febbraio 1933) era ragazzina prodigio dotata di orecchio assoluto che aveva dedicato tutta la sua adolescenza a studiare per diventare una pianista classica. Nel 1954 tentò la prova di ammissione al prestigioso Curtis Institute of Music di Philadelphia, ma fu respinta. La famiglia Waymon era sbigottita e Carroll, fratello maggiore di Eunice, aveva un'ipotesi: «il rifiuto non sarà per caso dovuto al colore della tua pelle?». Il dubbio di Carroll, mai provato con certezza,

Pere Ubu - The Tenement Year (1988)

Immagine
di Silvano Bottaro A dieci anni da The Modern Dance il loro primo album che pare suonato da una combriccola di marziani burloni e un po' storditi, una delle pietre miliari del suono avanguardistico e contemporaneo esce questo The Tenement Years - e toglietevi dalla testa immediatamente che il disco abbia delle ambizioni commerciali - fa tesoro delle esperienze passate, riprendendo suoni e sensazioni degli esordi, compiendo però uno sforzo ammirevole in direzione di una maggiore comprensibilità (che non vuol dire banalità) pur conservando un linguaggio musicale di estrema rottura. Fa un certo effetto risentire la voce strozzata di un David Thomas che canta, al solito, come se stesse camminando sui chiodi o Allen Ravenstine sbuffare con rinnovata violenza nel suo intasatissimo sax: tutto a prima vista pare immutato rispetto al passato, per entrambi dieci anni sembrano trascorsi come una ibernazione. Il disco nel complesso risulterà traumatico per chi non si è mai avventurato in

Lost in Transmission No. 64

Les Mystère Des Voix Bulgares - Omonimo (1986)

Immagine
La storia musicale di oggi nasce da appunti di un esame di etnomusicologia. Questa disciplina, molto giovane dal punto di vista degli studi etnologici comparati, attraverso lo studio della tradizione musicale orale, vuole affiancare la disciplina dei testi accademica ai canti popolari e tradizionali. Una delle figure più affascinanti di questa disciplina fu quella di Marcel Cellier. Svizzero, etnomusicologo, antropologo ma anche grande appassionato di musica per anni fu conduttore del programma radiofonico, della emittente Radio Suisse Normande, From The Black Sea To The Baltic. In esso Cellier faceva conoscere e scoprire le registrazioni, per la maggior parte da lui stesso registrate e prodotte, dei canti popolari e della tradizione folkoristica europea, soprattutto dei Balcani e dell’Est Europa. Due grandi scoperte della musica popolare folk si devono a Cellier: il flautista e compositore Gheorghe Zamfir, rumeno, virtuoso del flauto di pan (che si sente anche nella emozionante co

The Platters

Certamente il quintetto vocale più popolare degli anni '50 a livello internazionale, i Platters sono gli eredi dei gruppi soft tipo Ink Spots. Il loro stile e il loro repertorio - composto spesso di standard - sono in effetti poco legati alle radici della musica nera e più mirati al mercato bianco.  Discografia e Wikipedia

La rabbia e gli ormoni

Immagine
Alanis Morissette e i disastri emotivi della gioventù Negli anni 60 e soprattutto 70, una generazione di ragazze con (generalmente) una chitarra in mano e un’attitudine trasparente e rivelatoria dei propri stati d’animo, anche quelli più privati, aveva dato il via a uno stile definito “confessionale”: Joni, Laura, Carole, Carly, Sandy, Linda, Rickie Lee, detto così sembra l’elenco di una festa, ma chi le ha amate sa bene che dietro quell’esposizione dei propri traumi esistenziali c’era spesso – oltre all’ambizione di un posto in classifica – la ricerca di una terapia, di un modo per liberarsi di qualcosa che non era mai andato giù. Vent’anni dopo, lo stile intimista non esiste più. Quello che è successo nel frattempo, e ne sono successe di cose (il punk, il grunge, hip-hop, la nascita dell’indie), ha cambiato la comunicazione, innanzitutto. Non si piange più su un pianoforte o accompagnandosi a una chitarra acustica, ma si spingono al massimo i potenziometri. E quello che un

Paul Simon - Graceland (1986)

Immagine
Il disco di oggi è un opera che ha segnato la musica e il suo autore. Nel 1984, Paul Simon era in crisi di ispirazione e personale: il suo ritorno ai dischi con Heart And Bones (1983, disco sfortunato nelle vendita ma interessante dal punto di vista musicale) non aveva affatto dato i frutti che si sperava, e nel frattempo era naufragato il suo matrimonio con Carrie Fisher, la famosa attrice statunitense interprete della Principessa Lela nella saga di Star Wars. Heidi Berg, musicista e produttore di alcuni suoi lavori, gli regala una musicassetta bootleg, dal titolo misterioso di Gumboots: Accordion Jive Hits, Volume II. Su quei nastri c’erano le registrazioni di una rock band sudafricana che Simon apprezzò moltissimo, accendendo nella sua mente da cantautore una nuova idea: fondere la tradizione folk americana, di cui Simon è stato uno degli interpreti più colti e raffinati, con la musica tradizionale sudafricana. L’idea fu subito messa in pratica partendo per il Sudafrica e regist

Tutte le volte in cui Miles Davis ha rivoluzionato la storia del Jazz

Immagine
È sempre difficile parlare dei miti. Soprattutto di quelli che i mass media hanno insensibilmente modificato, come fanno le onde del mare con gli scogli. Chi è davvero Miles Davis, il trombettista più celebre dopo Louis Armstrong? Per il mondo è stato un ineffabile jazzista che sposava una musica molto raffinata con le sirene pop di brani celebri. Per la comunità afroamericana è stato il nero che ha saputo cantarla chiara ai bianchi con i suoi atteggiamenti spregiudicati, spesso arroganti, e una musica sempre un po’ più in là del confine conosciuto. Per chi ama la musica (di ogni genere) è stato l’inventore di una voce strumentale inedita, non più associata alle fanfare di stampo militaresco ma a un mondo notturno, intimo, nel quale trova spazio anche una componente femminile che equilibra l’aggressività maschile ancora ben presente nel suo modo di suonare: yin e yang, insomma. E per il jazz? Qui il discorso si amplia, perché Davis, nato nel 1926 e scomparso nel 1991, si è imposto giov

Eric Clapton - Slowhand (1977)

Immagine
di Silvano Bottaro I settanta furono anni drammatici ma importanti per Clapton. Egli vinse la propria battaglia contro l'eroina e risorse a nuova vita con un album come "461 Ocean Boulevard", scoprendosi, poi, un redditizio hitmaker ed autore di ellepi che - minimo - divennero d'oro, per non dire di platino. "Slowhand" è uno di questi. Il titolo coincide con il nomignolo che gli avevano affibbiato i fans. Da tempo Clapton nutriva una passione speciale per JJ Cale. Almeno dal periodo di “After midnight”, che egli aveva portato in classifica nel ’70. Ed è proprio dall’ascolto della musica di quello schivo e solitario eroe dell’Oklahoma che egli si decide a dare una sterzata alla sua produzione incidendo “461 Ocean Boulevard”. Lo stile diventa leggermente più commerciale, ma mantiene sempre il feeling del blues, pur facendo a meno – talvolta – della sua struttura. Il gruppo che accompagna Clapton è collaudato e sa riservare al leader gli spazi n

Lost in Transmission No. 63

The Beatles - The Beatles (1968)

Immagine
Il ‘68 del rock i Beatles lo fecero nel 1967: Sgt. Pepper’s And Lonely Hearts Club Band cambia le regole del gioco, usando i colori e la frenesia della psichedelia del tempo, sin dalla copertina. Poi venne il Magical Mystery Tour (un mezzo disastro, ma tant’è) e il ritiro in India di Rishikesh, sotto la guida del guru Maharishi. Quando tornarono ad Abbey Road per le nuove registrazioni, la creatività e la tensione erano alle stelle: i fab four volevano a tutti i costi fare un album doppio, il fido George Martin invece spingeva per raccogliere le idee e sfornare una quindicina di pezzi memorabili. Paul McCartney e John Lennon, che si presentava agli studi sempre accompagnata da Yoko Ono, erano ormai ai ferri corti, George Harrison si sentiva sempre più oscurato dall'ingombrante talento degli altri due. Persino Ringo Starr viveva tensioni e risentimenti. In pratica litigarono tutti: Martin abbandonò persino le sessioni di registrazioni, e lo stesso fece Ringo che portò la sua fami

Pixies

Gruppo dell'area di Boston, i Pixies nascono nel 1986 con la sigla Pixies In Panoply, con Black Francis, Joe Santiago, David Lovering e la bassista Kim Deal. Abbreviato il nome in Pixies, i quattro incidono un demo che inviano a diverse case discografiche, trovando infine ingaggio presso l'etichetta inglese 4AD. Discografia e Wikipedia

Shuffle lenitivo

Immagine
“Yellow Moon” dei Neville Brothers è musica che guarisce, innalza lo spirito e libera la mente New Orleans è una città speciale. La capitale della Louisiana, fondata dai francesi nel 1718, arrivata ad essere la terza città più popolosa degli USA, è una città dalla storia travagliata ma anche straordinaria da un punto di vista artistico. Era il principale porto d’arrivo della tratta degli schiavi (ma anche il luogo con la maggior percentuali di neri ‘liberi’), il punto di partenza per il grande traffico commerciale sul Mississipi, e le dominazioni che la città ha avuto nei secoli (francese, spagnola e inglese, prima di essere conquistata dagli statunitensi nel 1815 nella celebrata Battle of New Orleans) hanno creato il più potente melting pot di tutti gli Stati Uniti. È stata la culla del jazz, a poca distanza c’è il Delta del Mississipi, patria del blues, e altre forme di musica, come lo zydeco, il cajun, il rock’n’roll (Larry Williams e soprattutto Fats Domino sono bandiere

Fleet Foxes - Shore (2020)

Immagine
di Alessandro Montefameglio “Sum­mer all over”, ma forse non c’è oc­ca­sio­ne mi­glio­re che l’e­qui­no­zio d’au­tun­no per un re­ga­lo come quel­lo che ci hanno fatto i Fleet Foxes. Ogni volta che si muo­vo­no passa una ge­ne­ra­zio­ne, ma i for­tu­na­ti che li sen­ti­ro­no na­sce­re, come il sot­to­scrit­to, ri­cor­da­no con af­fet­to il se­stet­to di­stil­la­to da un di­pin­to dai toni set­tem­bri­ni e bu­co­li­ci di Bosch o di Brue­gel, come quel­lo che nel lon­ta­no 2008 era di­ven­ta­to il simbolo della band che negli anni della co­sid­det­ta nu new wave – tra le pa­ro­le più in­spie­ga­bi­li che sono state con­ce­pi­te da bi­pe­di sen­zien­ti – spaz­za­va­no via vari Franz Fer­di­nand e Stro­kes con brani co­ra­li e pasto­ra­li che sem­bra­va­no ese­gui­ti in mezzo a una bru­ghie­ra in­gle­se. Forse di­scu­te­re di que­sto album in base al più re­cen­te la­vo­ro, Crack-Up (2017) – ed è una ra­ri­tà poter dire che Shore esce a tre anni di di­stan­za, dati i tempi mi­ne­ra­lo­gi­c

Fu un periodo magico

Immagine
Con Fabrizio De André, ci siamo conosciuti al Folkstudio dove lo portò una sera mio fratello Luigi e ci trovammo subito simpatici. Tanto che, qualche tempo dopo, mi invitò da lui in Sardegna, a Portobello di Gallura, per provare a fare delle cose insieme: «Belìn, lui diceva sempre belìn, perché non vieni da me? Devo scrivere e non c’ho idee!». «Vengo di corsa». Non c'era nessuno. Era inverno. Faceva un freddo della Madonna. Mi invitò, secondo me, perché era curioso: gli piaceva vedere come scrivevano gli altri. E, poi, stranamente, era anche un po’ insicuro. Di me, gli interessava il versante angloamericano che lui non conosceva bene, perché si era formato sugli chansonnier francesi. Rimasi quasi un mese a casa sua. Facemmo molte canzoni come "La cattiva strada", "Oceano", "Dolce luna", "Canzone per l’estate", "Amico fragile", scritta solo da lui, e "Le storie di ieri" che avevo scritto io e di cui lui si era innamorato. E

The Chieftains & Ry Cooder - San Patricio (2010)

Immagine
di Silvano Bottaro Per quanto riguarda la musica popolare, dal 1996 anno di uscita di quel meraviglioso disco che porta il nome di “Buena vista social club” niente è stato pubblicato di così bello e guarda caso anche in quel disco c’era la presenza di Cooder. In realtà non è un caso, nessuno meglio di lui sa raccogliere le radici storico musicali di un popolo. In questo disco il risultato è doppio visto che il suo collaboratore Paddy Moloney (leader dei Chieftains) è altresì un musicista sempre alla ricerca di perle sonore appartenenti al suo popolo d’Irlanda. Due mondi quindi, quello di Ry Cooder e una musica di base messicana e quello dei Chieftains con le loro ballate irlandesi, uniti per raccontare una storia che porta il nome di San Patricio, una guerra avvenuta nel 1846 tra messicani e americani alla quale parteciparono molti irlandesi. Il disco, che i due musicisti poco più che sessantenni hanno inciso, comprende diciannove brani. Tutte le canzoni sono ricche di sonorit

Lost in Transmission No. 62

Elvis Costello - Hey Clockface (2020)

Immagine
di Gianfranco Marmoro Protagonista in prima fila di quel tratto della storia del rock che va dai primi vagiti punk alla radicalizzazione indie dei tardi anni 90, Elvis Costello ha mostrato qualche lieve difficoltà a tenere il passo con l'avvento del nuovo millennio. Dai tempi di "When I Was Cruel" (2002) a "Wise Up Ghost", la produzione di Declan Patrick MacManus, pur baciata da sprazzi di genialità creativa ("The Delivery Man", 2004), ha smarrito quel fascino rituale che riusciva a concentrare l'attenzione del pubblico anche su opere minori ("Goodbye Cruel World", "Kojak Variety") e ardite collaborazioni ("The Juliet Letters", "Painted From Memory"). Questo fino al ritorno in scena del 2018 con "Look Now", album caratterizzato non solo dalle note peculiarità della scrittura e della poetica del compositore londinese, ma da una rinnovata passione e da una capacità di stare al passo coi tempi. Con &qu

Pink Floyd

Roger Waters (1944), Rick Wright (1945) e Nick Mason (1945) fondano nel 1964 una blues band che prende il nome di Sigma 6 e T-Set prima di trasformarsi in Abdabs. A loro si unisce Roger "Syd" Barrett (1946 - 2006), singolare figura di freak "ante litteram" dalla fragilissima personalità e l'intestazione del gruppo cambia in Pink Floyd. Discografia e Wikipedia

Sorpresi dalla gloria

Immagine
“Fire and Water” è il successo effimero dei Free reso immortale da una canzone senza tempo Londra, 1968, Nag’s Head Pub, Battersea. Una scena che in quei tempi è una costante: un gruppo di ragazzi che si incontra per suonare. Siamo in pieno blues boom, la maggior parte dei ragazzi inglesi si è gettata sulla grande tradizione oltreoceano, e decine di gruppi sono spuntati come funghi. I più famosi li conosciamo (Cream, John Mayall, Yardbirds, Spencer Davis Group, Fleetwood Mac, Chicken Shack, Ten Years After, etc etc), pensate quanti ce n’erano in giro di cui non sapremo mai il nome. Tre sono amici. Due diciottenni, Simon Kirke, batterista e Paul Rodgers, cantante, e un 17enne chitarrista, Paul Kossoff, figlio di un attore abbastanza conosciuto in Inghilterra. Aspettano un quarto. Gliel’ha consigliato “l’altro” padre del blues inglese (il primo essendo Mayall), ovvero Alexis Korner: un ragazzino di soli 15 anni (15!) che suona il basso. Credenziali: ha già suonato live con

E T I C H E T T E

Mostra di più