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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

The Beach Boys - Pet Sounds (1966)

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di Silvano Bottaro Da mesi Brian Wilson ha rinunciato a suonare e cantare dal vivo con il gruppo. Se ne sta a casa, in California, a scrivere e a meditare. L'uscita di Rubber Soul, dei Beatles, alla fine del 1965, gli dà la spinta finale. Torna in azione. I tempi sono maturi per scrivere, suonare e registrare album interi, non semplici raccolte di canzoni: opere complesse che si sviluppino come un racconto e che non abbiano un singolo momento di debolezza. L'hanno fatto i Beatles, lo possono fare anche i Beach Boys, ora che sono grandi (lui ha quasi 23 anni), hanno successo, un pubblico che accoglie con attenzione ogni loro novità. Quando gli altri - i suoi fratelli Carl e Dennis, il cugino Mike Love, l'ex compagno di scuola Al Jardine, ai quali si aggiungerà un nuovo cantante, Bruce Johnston - tornano da un tour in Giappone e alle Hawaii, Brian gli sottopone l'idea. Basta con le canzoni sulle spiagge, le ragazze in bikini, il surf, che poi nessuno di loro pratica: è ...

Matt Berninger - Get Sunk (2025)

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di Marco Denti Pur essendo frutto di una stringente necessità di Matt Berninger e di un suo travagliato momento personale, Get Sunk è un disco dei National senza i National. A differenza di Serpentine Prison dove la differenza era molto più accentuata, il nuovo e secondo episodio solista di Matt Berninger riporta da vicino all’esperienza dei National, in particolare quelli sperimentati dal vivo nell’ultimo tour, come non potrebbe essere altrimenti visto che sono stati protagonisti di uno spettacolo davvero imponente e senza un attimo di respiro. In modo diverso, ma con la stessa insistenza, Get Sunk ti si incolla addosso pur non contenendo niente di particolarmente memorabile. È un disco al limite, che resta a metà strada, reggendosi su un equilibrio fatto di chiaroscuri, tra riflessi pop e tensioni più vicine allo spirito di un songwriter. Rimane indefinito, un po’ come la logica sottintesa da No Love, una delle tante situazioni ambigue che trovano nella voce di Matt Berninger l’eleme...

Massimo Priviero

"Ho visto il futuro del rock italiano e il suo nome è Massimo Priviero". Questo lo slogan - parafrasi della celebre frase di Jon Landau riferita a Bruce Springsteen - scelto per lanciare la carriera dell'artista veneziano. Una definizione impegnativa, a cui Priviero non riuscirà se non in piccola parte a mantenere fede, ma che, se non altro, ha il merito di collocarlo all'interno di una tradizione sonora e di un immaginario ben precisi: quelli del più classico rock metropolitano. Discografia e Wikipedia

New Years Day - U2 (1983)

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La linea di basso di Adam Clayton era venuta fuori durante un soundcheck, poi The Edge aveva sviluppato l'idea al pianoforte. Insomma, il brano era quasi completo. Mancava un testo e Bono non riusciva a farsi venire un'idea. Era stanco per le registrazioni di War che andavano a rilento e distratto dalla televisione, che non trasmetteva altro che notizie di guerra, conflitti e rivolte. Stufo di quella situazione, distrutto dalla pressione, Bono decise che la cosa migliore sarebbe stata quella di improvvisare le parole mentre la band suonava. Il primo verso, memorabile, arrivò di getto: «All is quiet on New Year's Day», a ribadire la voglia di amore e silenzio in un contesto sociale difficile. Più complicato fu continuare. Bono costrinse gli U2 a giornate estenuanti, a tentativi presto abortiti, a immaginare ripensamenti, tanto che la band di Dublino si convinse a estromettere il brano dall'album. Alla fine, per fortuna loro e nostra, ci ripensarono. Ancora oggi, New Year...

Van Morrison - Remembering Now (2025)

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di Marco Denti Per quanto uniforme, più di molti altri episodi della personale saga di Van Morrison, Remembering Now è un disco che contiene un’inquietudine di fondo. È tutto fondato sulle emozioni, sui “ricordi e visioni” e su sentimenti che capitano una volta nella vita, compresa la nostalgia che, nel ricordare tempi appena più nobili, ha il sapore di una terapia indolore. Restare aggrappati alla meraviglia e allo stupore come succede in Haven’t Lost My Sense Of Wonder è l’imperativo principale per la sopravvivenza. La canzone è una specie di riassunto strategico delle forme amate di Van Morrison: sentite l’intreccio dell’organo e del pianoforte che l’accompagna e poi quella voce che si inerpica in un rosario di invocazioni da grande soulman. Il richiamo plateale a A Sense of Wonder, bellissimo album di un altro secolo dove trovava posto l’omaggio a Ray Charles, pare il seguito implicito della celebrazione definitiva di If It Wasn’t For Ray, dove Van Morrison confessa senza pudore l’...

Bob Dylan - Blonde On Blonde (1966)

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di Silvano Bottaro Probabilmente nella sua testa tutto è chiaro. Ma nella realtà suonare come vuole Bob Dylan, il nuovo Bob Dylan, non è per niente facile. Ci provano The Hawks, quelli che poi diventeranno The Band, e ci riescono solo in parte. Dylan allora se ne va a Nashville, la capitale della musica country, dove i professionisti abituata a non fare troppe domande, non mancano di certo. Ne arruola un po', a tempo pieno (lavorare a piú d'un album contemporaneamente non è insolito per loro), e piazza Al Kooper come ufficiale di collegamento tra lui e la truppa. Lui sta chiuso in albergo per ore, poi esce con i testi e va in studio a improvvisare. Tiene le distanze, ama sorprenderli: quando attaccano Sad Eyed Lady Of The Lovlands, tutti pensano di dover suonare un pezzo normale, di tre, quattro minuti al massimo. Ma a ogni strofa, dopo ogni crescendo, Dylan riattacca a cantare e alla fine i minuti saranno piú di undici, una cosa mai vista, a Nashville e altrove. La canzone o...

Ginevra Di Marco - Kaleidoscope (2025)

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di Luca Cremonesi Dopo cinque anni, Ginevra Di Marco torna in sala d’incisione per “Kaleidoscope”, un lavoro nato a seguito di un’importante campagna di crowdfunding, modalità con la quale l’artista ha già prodotto alcuni dei suoi ultimi progetti. Al suo fianco, il marito e compagno d’arte Francesco Magnelli (entrambi ex C.S.I.), e Andrea Salvadori, musicista raffinato che da anni collabora stabilmente con i progetti della cantautrice. “Kaleidoscope” è un lavoro di piena maturità che conferma un fatto: oggi più che mai si fanno album quando si ha davvero qualcosa da dire. Questo nuovo lavoro, che arriva dopo cinque anni dal precedente disco, opera dedicata a Luigi Tenco, conferma poi altri due fatti. Il primo, che Di Marco è nel pieno della sua maturità artistica. Per chi la segue con attenzione, come il sottoscritto, ulteriori conferme non servivano, ma trovarle in queste 13 nuove proposte (a cui si aggiunge una traccia fantasma) fa davvero piacere, anche perché “Kaleidoscope” è un la...

Primitives

Insieme ai Rokes di Shel Shapiro e a Rocky Roberts, Mal e i Primitives sono stati gli oriundi del "bitt" italiano, capaci di stregare il pubblico nostrano non soltanto con le loro canzoni, ma anche con quella patina di esotismo blasè garantita dai loro natali inglesi o americani, e sottolineata più di tutto dal fronte e inconfondibile accento inglese con cui scandivano le parole dei loro testi. Discografia a Wikipedia

London Calling - The Clash (1979)

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Ci sono due modi per valutare questo brano: il primo è considerarlo come episodio singolo, e in questo caso avremo un ottimo rock, di quelli duri e puri, con un bel testo punk che racconta la Londra che brucia, con i Clash che chiamano e il mondo che risponde, il secondo è inserirlo all'interno dell'album cui dà il nome. Perché London Calling porta con sé una svolta epocale nel punk, non solo nel percorso della band Joe Strummer. Lo si capisce chiaramente fin dalla copertina, anzi, dalle copertine. Sull'album c'è una foto di Pennie Smith, dove Paul Simonon spacca il basso sul palco del Palladium di New York (il 21 settembre 1979), in quello che tu probabilmente l'unico episodio di rottura volontaria di uno strumento da parte della band, al termine di White Riot. E se da un lato c'è la voglia di ribadire anche visivamente che la furia del punk non si arresta, dall'altro c è un nuovo elemento, perché la grafica cita in modo esplicito il primo album di Elvis Pr...

Art Farmer & Gigi Gryce - Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce (1956)

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Jackie McLean, uno dei più grandi sassofonisti bianchi, che pubblicò con la Prestige 6 album, considerava Bob Weinstock solo un affarista. Altri non erano d'accordo (Miles Davis era uno tra questi) ma è indubbio che le modalità con cui Weinstock faceva funzionare la Prestige erano peculiari, tanto che divennero quasi un marchio di fabbrica. Innanzitutto, non pagava le prove ai musicisti, così buona parte del pur prestigioso catalogo è composto da standard e molto poco da brani originali, data l'impossibilità di provarli. D'altronde, lui spingeva moltissimo a registrare qualsiasi cosa: negli anni d'oro, a metà anni '50, riusciva a pubblicare 75 dischi all'anno, un'enormità. E persino i ritmi delle registrazioni erano quasi "industriali": agli studi Van Gelder c'erano sessioni anche per 18 ore al giorno e spulciando i cataloghi Prestige (ci sono superbi siti che ne raccolgono tutti i dati) non di rado grandi dischi furono registrati nello stesso ...

Bob Dylan - Highway 61 Revisited (1965)

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di Silvano Bottaro La Highway 61 corre da New Orleans al confine con il Canada e tocca Memphis, dove vive Elvis, e Duluth, la città in cui Bob Dylan è nato. Per una volta, l'unica volta trattandosi di Dylan, il significato sembra evidente: questo è l'album delle radici, biografiche e musicali, e insieme la mappa lungo la quale si muoverà (per sempre, ora lo sappiamo, e la consapevolezza fa impressione) il rifondatore del rock'n'roll, Su e giú per l'autostrada del blues, come la chiamano gli americani, nel bel mezzo di quel mondo immaginario mistico e carnale che al blues deve tutti i suoi miti fondanti. Lungo l'Highway 61 della quasi omonima canzone (Highway 61 Revisited) c'è Abramo invitato da Dio a sacrificargli il suo unico figlio (interessante, il vero padre di Bob si chiama Abram), personaggi bizzarri che si chiamano Georgia Sam, Mack il Dito e Louie il Re, e potrebbero essere bluesman oppure gangster. Lungo l'Highway 61 corre il rock'n'ro...

E T I C H E T T E

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