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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

“Rattle that Lo-ck”: un David Gilmour un po’ pigro

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David Gilmour torna con un album tutto suo. Ma è un dischetto piccolo piccolo, per affermare testardamente di esserci ancora e per cercare di sfuggire al destino di essere ricordato solo come “il chitarrista dei Pink Floyd”... Parola di Riccardo Bertoncelli di Riccardo Bertoncelli  Hanno passato vent’anni a chiedergli di Syd Barrett e altri venti a chiedergli del suo rapporto con Roger Waters. La notizia con lui è sempre se i Pink Floyd si riformeranno, mai che progetti ha in testa o com’era bello quel suo album di tanti anni fa (come si chiamava? Ah, sì, About Face). Non mi stupisce che David Gilmour sia stressato, anzi meglio: frustrato, e faccia mosse inconsulte: come Endless River, inutile appendice a una storia fatta e finita, o come questo nuovo album “solo”, un dischetto piccolo piccolo per affermare testardamente di esserci ancora e per cercare di sfuggire al destino di essere ricordato solo come “il chitarrista dei Pink Floyd” (missione impossibile). In Rattle that Lo-ck ci so

Arcade Fire - Neon Bible (2007)

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di Silvano Bottaro Se il titolo “Neon Bible” e la copertina del Cd possono indirizzarci verso una strada di non facile percorrenza, in realtà la prima sensazione che si percepisce nell’ ascoltare questo nuovo disco dei Arcade Fire è quella di “freschezza”. Dove per freschezza si intende: una musica immediata e vivace. Neon Bible è il loro secondo disco. Il primo “Funeral” del 2004 riscosse parecchio successo, sia dalla critica sia dall’utenza musicale. E, come succede in questi casi la seconda prova viene sempre attesa al varco: bolla di sapone o reale novità sonora? Direi che è la seconda quella azzeccata. Gli A.F. hanno voluto prendersi tre anni di tempo, prima di incidere questo bell’album, che viene registrato quasi totalmente in una chiesetta sconsacrata vicino a Montreal (mi ricorda il primo disco dei Cowboy Junkies) mentre per una parte dei cori vanno incidere a Budapest. L’ambiente in cui si snoda questo capitolo musicale è carico di atmosfere cupe e apocalittiche. Le

Dead Can Dance - Aion (1990)

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La copertina del disco di oggi, della serie di lavori che riprendono capolavori del Rinascimento, è un particolare de Il Trittico Del Giardino Delle Delizie di Hieronymus Bosch, dipinto probabilmente tra il 1490 e il 1510 dal maestro nederlandese, conservato oggi al Museo Del Prado di Madrid. Il particolare è della sezione centrale, sulla Vita nel Giardino. A sceglierlo per quello che è il loro disco capolavoro sono stati un gruppo australiano, i Dead Can Dance. Si formano a Melbourne alla fine degli anni ‘70, e si ispirano alla new wave britannica di quei giorni e alle sonorità post-punk. Sono in quattro all’inizio: Paul Erikson al basso, Lisa Gerrard alla voce, Simon Monroe alla chitarra e alla batteria e Brendan Perry alla voce e alla seconda chitarra. Pubblicano un singolo, nell’agosto del 1981, The Fatal Impact, che esce in una compilation di una rivista specializzata, Fast Forward. Visto il successo scarso, decidono di andare a Londra. Passano mesi duri, fino a quando nel 1983 u

Family - Anyway... (1970)

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Il filo rosso delle storie di musica di Marzo nasce per puro caso, mentre stavo ripulendo il mio scaffale dei dischi. Sul tavolino erano allineate tre copertine, finite per caso lì, che avevano la strana coincidenza di essere accumunate da un particolare niente male, cioè usavano in tutto o in parte un famoso dipinto del Rinascimento come cover. Mi è partita quindi la curiosità di indagare un po’ più a fondo ed ecco le scelte marzoline. Iniziamo dalla prima, uno di quei tre dischi che accennavo prima. In copertina ha un particolare nientemeno che di un disegno di Leonardo da Vinci, conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che raffigura Mortai Con Proiettili Esplosivi, databile al 1485. Gli autori di questa scelta erano uno dei gruppi più interessanti del periodo, e sono una di quelle band che nella mia lista di quelle “fenomenali ma di poco successo” (almeno nella memoria rispetto ad altre) stanno nei primi posti. Tutto inizia al Leicester Art College quando si formano i Farina

Fred Buscaglione

Nato a Torino nel 1921, Ferdinando "Fred" Buscaglione si forma musicalmente al conservatorio Giuseppe Verdi e inizia poco adolescente a esibirsi come contrabbassista in svariate orchestrine jazz del capoluogo piemontese. Nel 1943, prigioniero degli americani a Cagliari. entra a far parte di una banda militare italoamericana di ispirazione jazzistica. Discografia e Wikipedia

Band on the Run - Wings (1973)

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Quel giorno accadedero molte cose. L'aereo aveva iniziato la discesa a Heatrow nell'attimo esatto in cui su Londra si scatenava una tempesta spaventosa e per qualche minuto furono solo silenzio, paura e preghiere. Il primo appuntamento era con Bill Wyman, storico bassista delle Pietre Rotolanti. Pranzai con lui nel cuore di Chelsea, nel suo ristorante a cui aveva dato il bellissimo nome di "Sticky Fingers". Quando mi accompagnò alla porta e gli dissi che da li a poco avrei incontrato Paul McCartney, Wyman sorrise e replicò: "Senza i Beatles non saremmo mai diventati gli Stones". Già, la rivalità che diventa scorciatoia per il mito, come Coppi con Bartali. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Fabrizio De André - Non Al Denaro Non All’Amore Nè Al Cielo (1971)

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La piccola scelta di dischi ispirati a grandi romanzi non poteva che finire con questo disco. Senza dubbio è forse il primo che viene a mente riguardo al tema di un disco italiano che ha la caratteristica appena citata, e rimane uno degli episodi più significati della carriera, straordinaria, del suo autore. Fabrizio De André aveva appena pubblicato un disco che, in teoria, poteva benissimo rientrare nel tema principale di Febbraio: La Buona Novella (1970) infatti era un concept, tipologia molto cara all’autore genovese, che si ispirava ai Vangeli Apocrifi. Il Gesù di De André è profondamente umano, in una Palestina antica che in molti passaggi rimanda ai riflessi dell’Italia degli anni ‘70, in una sorta di porta incantata di quotidianità. Allora lo aiutarono Roberto Danè, produttore, paroliere, arrangiatore che proprio in quegli anni fondava la Produttori Associati (che pubblica il disco) e gli arrangiamenti di Giampiero Reverberi. Album toccante, ha una delle mie canzoni preferite di

Sedici sfumature di “Sticky Fingers” dei Rolling Stones

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Il mito della critica musicale Riccardo Bertoncelli ci racconta a modo suo un album mitico, "Sticky Fingers" dei Rolling Stones, che viene ripubblicato a 44 anni di distanza dall'uscita originale. Con l'aggiunta di alcune chicche di Riccardo Bertoncelli  Il 9 giugno viene ripubblicato Sticky Fingers, uno degli album mitici dei Rolling Stones (e più in generale della storia del rock): originariamente uscì nel 1971. Ecco un po’ di cose che so su quel disco… ➜ È il primo album degli Stones fuori dalla Decca, il debutto della Rolling Stone Records, l’etichetta fondata con l’aiuto di Marshall Chess, figlio del leggendario discografico Leonard. ➜ È il primo album senza nemmeno una nota suonata da Brian Jones e il debutto ufficiale in studio di Mick Taylor. ➜ Il brano più vecchio del repertorio è Sister Morphine, che risale alle sedute di Let It Bleed e prima della versione Stones uscì come lato B di un singolo di Marianne Faithfull. Marianne giura di avere scritto lei il te

Bright Eyes - Cassadaga (2007)

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di Silvano Bottaro Bright Eyes si chiama Conor Oberst e ha 27 anni (nel 2007). E’ sulla scena musicale da dieci anni, pubblicando vari EP e poi dal 2005 due dischi. Due album controversi, uno sperimentale “ Digital Ash In A Digital Urn , e uno tradizionale “I’m Wide Awake , It ’s Morning ”. Questa terza prova era attesa come una “verifica”. Come fosse a un bivio e dovesse scegliere quale strada intraprendere: ha scelto la seconda, quella meno scoscesa, più sicura e di facile percorrenza, la tradizionale. Gli aggettivi che vengono subito alla luce nell’ascolto di questo Cassadaga , sono tre: semplice, profondo e maturo. Cassadaga è la conferma che Conor Oberst è un cantautore completo, le sue composizioni lo confermano. Questa sua virata verso il “folk” ha fatto modo di confezionare brani melodici e arrangiati con cura nei minimi particolari, con una strumentazione ricca, con l’aggiunta oltre a suoni tipicamente acustici anche di cori, abbandonando così quei giochi

Neutral Milk Hotel - In The Aeroplane Over The Sea (1998)

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Tra le storie che ho raccolto sul tema dei dischi ispirati a libri, questa è sicuramente la più particolare, anche per il titolo che ispirò un geniale musicista della Louisiana a cimentarsi in una cosa del genere. Siamo a fine anni ‘80, il grunge è pronto ad esplodere e esaurirà la sua potenza in pochi anni con la tragica uscita di scena di Kurt Cobain. A Ruston, una cittadina di 22 mila abitanti, un gruppo di ragazzi fonda una comune artistica con annessa etichetta discografica, la Elephant 6 seguendo tutt’altra linea ideale: sono Robert Schneider, Will Cullen Hart, Bill Doss e Jeff Mangum. Condividono l'attenzione per le registrazioni “casalinghe”, soprattutto le registrazioni su cassette, che portarono pochi anni prima alla nascita del lo-fi, la musica colta, la psichedelia degli anni ‘60. Provano a suonare insieme, il punk (come Maggot), il pop (come Cranberry Lifecycle e Synthetic Flying Machine) e decidono di spostarsi a Athens, in Georgia, città famosa nel rock per essere la

The Alan Parsons Project - Tales Of Mystery And Imagination Edgar Allan Poe (1976)

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C’è una storia di grande passione per la musica: a 16 anni, per un piccolo lavoro part-time, Alan Parsons lavora al magazzino duplicazione nastri della EMI a West London. Si mette subito in mostra per l’abilità e per la dedizione, tanto che già l’anno successivo è mandato agli studi di Abbey Road, dove cura i master di niente di meno che Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. George Martin, che era uno sveglio, lo nota e lo vuole a suo fianco come ingegnere del suono per le registrazioni di Let It Be e di Abbey Road: Parsons tra l’altro è l’assistente di studio del leggendario concerto improvvisato sul tetto degli studi di registrazione, ed è lì con i Fab Four nel loro “commiato” come gruppo. Diviene uno degli ingegneri capo degli Abbey Road Studios: lavora a capolavori come All Things Must Pass di George Harrison e McCartney di Paul, ed inizia una piccola collaborazione con i Pink Floyd, prima con alcune registrazioni di Ummagumma e Meddle, poi a dirigere le estenuanti e in

Massimo Bubola

Cantautore veronese nato il 15 marzo 1954, Massimo Bubola entra nella scuderia dell'etichetta milanese Produttori Associati nel 1975, come autore e assistente artistico. Nel 1976 pubblica il primo album, l'ancora acerbo Nastro Giallo , arrangiato da Giampiero Reverberi, caratterizzato da testi colti e riferimenti a certo folk rock americano, e nel 1977 Fabrizio De Andrè lo vuole con sé come co-autore per Rimini. Discografia e Wikipedia

Yesterday - Beatles (1965)

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Chiedi chi erano i Beatles. Sembra impossibile, ma c'è qualcuno che non li conosce. O che non conosce quello che hanno rappresentato. Perché c'è stato un tempo che non era come adesso. Me l'hanno raccontato. Mi hanno detto che non esistevano i negozi che vendevano dischi, e i 45 giri si compravano nei negozi che vendevano elettrodomestici, tra una lavatrice e un frigorifero. E non esistevano iPad e iPod, non c'erano i telefonini ma cabine del telefono, e quando ti servivano, i gettoni non li trovavi nemmeno a morire. E se volevi dire a qualcuno che gli volevi bene, lo dicevi scandendo bene ogni parola, senza usare strani  acronimi da cellulare. E le canzoni, le canzoni le registravi su cassetta, e si facevano i "pastoni", cioè quindici/venti canzoni di artisti diversi, che poi mettevi su magari alle feste e sembrava di toccare il cielo con un dito, anche se c'era più fruscio che in un vortice di vento. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Pink Floyd - Animals (1977)

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Le Storia Musicali di Febbraio, che iniziano eccezionalmente di sabato, avranno come matrice comune un aspetto che all’inizio della ricerca mi sembrava molto più presente, ma alla prova dei fatti non è affatto vero. Se infatti è molto facile trovare e ricordare canzoni che si ispirano ad un libro famoso, lo è molto più raro per gli album che prendono spunto da un libro. In effetti, se volessimo essere pignoli, pochissimi dischi sono strutturati come concept sulle vicende di un libro, qualcuno in più invece prende spunto, in molti casi in maniera decisiva, da un romanzo, un racconto o una raccolta per sviluppare dei temi simili a quelli del libro- fonte. E da questa seconda categoria che ho pescato le storie dei dischi di Febbraio. Che inizia con un gruppo che nel 1975 era probabilmente il più famoso (e ricco) del mondo. Reduci dall’accoppiata storica e leggendaria di The Dark Side Of the Moon e Wish You Were Here (due dei più grandiosi e leggendari dischi di tutti i tempi) i PInk Floyd

Addio a Cesare Monti, autore delle più famose copertine di Lucio Battisti, PFM e De André

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Riccardo Bertoncelli e Franz Di Cioccio tempo fa fecero una lunga intervista a Cesare Monti, che raccontò molte chicche sul suo metodo di lavoro rivelando numerosi aneddoti sui molti personaggi che incontrò, a cominciare da Lucio Battisti di Riccardo Bertoncelli È morto Cesare Monti, un tumore se l’è portato via un po’ per volta. È stato un grande fotografo, un gigante non solo per la mole in quel mondo piccolo piccolo che era, che è, la musica pop rock in Italia. L’ho frequentato poco ma quando ebbi bisogno di lui, anni fa, per una intervista sul suo lavoro con Lucio Battisti, lo trovai disponibile, appassionato, ferocemente schietto, com’era nella vita e nel lavoro. L’intervista che condussi con Franz Di Cioccio venne benissimo ed è uno dei momenti più alti di un libro che purtroppo ha volato basso, troppo basso, Sulle corde di Lucio – scritto a quattro mani (anzi due, avrebbe riso Kaiser – “perché, tu scrivi con due mani?”) appunto con Franz. Il libro è fuori catalogo, in Rete non c

E T I C H E T T E

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