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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

Stevie Wonder e la canzone scritta per Martin Luther King

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  di Luca Divelti A parlare è Coretta Scott King, vedova del reverendo Martin Luther King, ucciso a Memphis nell’aprile del 1968 assieme al sogno di integrazione di tanti afroamericani. A telefonarle era un uomo che le aveva detto di aver sognato una grande festa nazionale in onore di suo marito: per convincere le istituzioni a celebrare il giorno del compleanno del leader dei diritti civili, che aveva ispirato migliaia di persone a lottare per una società migliore, la voce le aveva anche detto di aver pensato a una canzone. In quell’estate del 1979 era difficile immaginare che gli Stati Uniti fossero concretamente disposti a commemorare suo marito, ma Coretta, per quanto scettica e stanca di aver visto passare gli anni senza ottenere nulla, voleva davvero credere che ci fossero delle possibilità, soprattutto perché a parlare del sogno dall’altra parte della cornetta era Stevie Wonder. Stevie Wonder era legato da sempre alla figura del reverendo King, di cui aveva sentito parlare per l

Anaïs Mitchell – Anaïs Mitchell (2022)

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 di Alberto Campo Nel settembre 2020 “Time” aveva incluso Anaïs Mitchell nell’elenco delle cento persone più influenti dell’anno: merito del trionfo inatteso del musical Hadestown, evoluzione dell’omonimo album uscito nel 2010 (una sorta di aggiornamento del mito di Orfeo ed Euridice all’epoca della Grande Depressione), che al culmine dell’ascesa era sbarcato nel 2019 a Broadway conquistando poi ben otto Tony Awards, gli Oscar del settore. Alla fine – ha confessato Mitchell qualche settimana fa a “The Guardian” – si è sentita addirittura “intrappolata” da quel successo. La pandemia ha fatto il resto: incinta di nove mesi della secondogenita, ha deciso di lasciare New York, dirigendosi insieme alla famiglia verso il natio Vermont. Il disco nuovo comincia da lì, con una lettera d’addio: “Brooklyn Bridge”. L’eco di una slide guitar, un pianoforte dolente, la morbidezza dei fiati e una voce confidenziale: ingredienti essenziali di una ballata squisita. Dopo di che prendono il sopravvento i

Folk Show: Episode 103

Sam & Dave - Soul Men (1967)

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Il duo della storia di oggi è uno dei pilastri della musica afro-americana. Samuel David Moore e Dave Prater avevano classe, vocalità e anima che instillavano nella loro musica, esplosiva, tanto che il duo che formarono, Sam & Dave, era soprannominato Duo Dynamite. Si incontrano a Miami a fine anni ‘50, con alle spalle esperienze r&b e soprattutto nel gospel. La carriera discografica inizia con un incisione del 1962 per una piccola casa editrice, la Roulette, senza successo, ma vengono notati da un produttore talent scount, Jerry Wexler, della Atlantic, che li ingaggia e li porta negli studi della Stax. La Stax in quegli anni stava diventando la protagonista della musica soul. Fondata nel 1959 da una coppia piuttosto bizzarra, un banchiere e musicista semi-professionista, Jim Steward, e da sua sorella Estell Axton: prima fondarono la Satellite, con cui Steward voleva intraprendere la carriera di musicista country, ma visto l’insuccesso, Estelle ipotecò la propria casa per compr

Bruce Springsteen

Bruce Springsteen nasce a Freehold, New Jersey, nel settembre del 1949, da una famiglia con origini irlandesi e italiane. Ancora bambino scopre il r'n'r in Tv, vedendo Elvis Presley all'"Ed Sullivan Show", e verso i quattordici anni impara i primi accordi alla chitarra. Discografia e Wikipedia

Storia della musica #7

Il Garage rock Se il folk-rock di metà anni ’60 costituisce la risposta ufficiale del pop-rock americano alle “nuove” sonorità inglesi, il garage-rock può essere visto come la sua controparte underground, nel senso più puro e letterale del termine, trattandosi di una scena spontanea e frammentaria animata da un’infinità di gruppi dal suono amatoriale e crudo che tritano e riducono all’osso i riff di Kinks, Stones e Yardbirds, facendoli risuonare all’interno dei garage di casa, (da cui il genere prende il nome), cominciando e spesso terminando lì l’intera “carriera” musicale, tra le quattro mura del box di casa. Talvolta alcuni di loro emergono all’improvviso, con hit improvvise e inaspettate, come la “Louie Louie” dei Kingsmen, da molti considerata il primo pezzo garage della storia o la “Psychotic Reaction” dei Count Five che ispirerà a Lester Bangs il celebre “Psychotic Reaction and Carburetor Dung”, per poi tornare ad immergersi nell’underground con la stessa rapidità con cui ne era

Keb' Mo'  - Good To Be (2022)

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L'album "Good to Be" è una sorta di ‘ritorno a casa’ per Keb' Mo', l'artista insignito da cinque Grammy® Award (il più recente conquistato grazie al precedente "Oklahoma", sempre inciso per Rounder Records nel 2019). Un recente ritorno ai luoghi della sua infanzia in California, a Compton, ha fornito l’ispirazione per questo album, dove quel mondo e le atmosfere della sua città adottiva Nashville (dove risiede da molti anni) convivono. C’è – e non poteva essere diversamente – un impianto di fondo radicato nel blues, ma la visione musicale si fa più allargata, in una direzione già presente negli ultimi lavori del noto bluesman. Così che alla fine si approda al miglior stile ‘americana’ – complici anche la produzione affidata a due star del country: un veterano come Vince Gill nel ruolo di produttore, e l’amico Darius Rucker come ospite in 'Good Strong Woman'.  Keb' Mo' è tornato a casa, nel luogo (Compton, California) dove ha vissuto l

Una sfida contro il razzismo: Ray Charles e la sua Georgiad

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 di Luca Divelti Mr. Robinson, meglio conosciuto dal grande pubblico solo come Ray Charles, soppesò la cosa, spalancò il suo sorriso e tornò a cantare: si, dopotutto Georgia on my mind non avrebbe stonato nel suo nuovo album, un concept che raccoglieva canzoni dedicate a diversi luoghi degli Stati Uniti. Lui stesso veniva dalla Georgia, dove era nato nel 1930 e che aveva lasciato presto per la Florida. Dopo che il padre abbandonò la famiglia fu cresciuto tra mille difficoltà dalla madre, spesso costretta dai lunghi turni di lavoro a lasciarlo solo con il fratellino George, annegato di fronte a lui mentre Ray urlava disperatamente per un aiuto che non arrivava. Poi a soli sette anni era diventato non vedente per un glaucoma o per una infezione mal curata: quello che aveva visto fino a quel momento non era stato il meglio che si potesse offrire a un bambino, tra la dura segregazione del sud e l’indigenza di una situazione familiare precaria. La cecità lo spinse in un mondo privo di luce,

Folk Show: Episode 102

Eliza Gilkyson – Songs From the River Wind (2022)

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Due volte nominata ai Grammy, la cantautrice e attivista Eliza Gilkyson è una delle artiste più rispettate nella cerchia della musica folk, roots e Americana. Dei suoi brani hanno realizzato cover Joan Baez, Bob Geldof, The Conspirare Choir, Tom Rush e Rosanne Cash, ha vinto svariati premi di prestigio (tra cui innumerevoli Folk Alliance Awards e Austin Music Awards) ed è stata introdotta nella Austin Music Hall of Fame e nella Austin Songwriter Hall of Fame. Il suo ultimo disco, Songs From the River Wind, è da lei stessa definito una lettera d’amore all’Ovest. Tra brani originali e cover, folk, country e Americana, evoca infatti un tempo più semplice e una vita plasmata dalla natura, raccontando di personaggi del suo passato e delle vite e degli amori perduti e trovati nel corso di ben quarant’anni trascorsi a percorrere in lungo e in largo l’Ovest degli Stati Uniti. E', nelle parole della sua autrice, "una lettera d'amore al Vecchio West" il nuovo album di Eliza Gil

Spirit

Tra le migliori formazioni rock americane, gli Spirit si formano a Los Angeles nel 1967. Tutti i membri hanno precedenti esperienze. Ed "Cass" Cassidy, vanta una lunga carriera di batterista jazz con Thelonius Monk, Art Pepper, Gerry Mulligan e Cannonbal Adderly nei '50 e un proprio gruppo, il New jazz Trio, nei '60. Discografia e Wikipedia

Spoon - Lucifer On The Sofa (2022)

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di Francesca Garattoni Ci sono le band da caratteri cubitali nei cartelloni dei festival e ci sono le band da seconda linea; ci sono gruppi che fanno tanto rumore per nulla quando escono con un nuovo album, magari privo di sostanza, e ci sono gruppi che senza fanfare fanno il loro sporco lavoro, creando piccoli gioielli astratti dallo spazio-tempo. Gli Spoon fanno parte della seconda categoria. Ormai alla soglia dei trent’anni di onorata carriera, la band di veterani dell’indie di Austin, TX, ha dato alle stampe il suo decimo album Lucifer on the Sofa, un disco degno di nota perché riporta nelle nostre orecchie quel sound tipico di Britt Daniel & Co. Dopo un paio di uscite non particolarmente memorabili – l’ultima, Hot Thoughts del 2017, piacevole ma algida – gli Spoon tornano alle radici, tornano in studio nel loro Texas, ritrovano il loro sound e creano il loro disco più rock ad oggi. Lucifer on the Sofa è un disco che sa di deserto e polvere, di luce dorata e chitarra suonata st

(Sittin’ on) The dock of the bay: la canzone perfetta di Otis Redding

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  di Luca Divelti Per Otis Redding la pace e la tranquillità di quei giorni sembravano irreali dopo le fatiche al Monterey Pop Festival, in cui aveva messo in mostra la sua grande carica dal vivo e fatto ondeggiare tutti i presenti: affittare una casa galleggiante a Sausalito, in quell’estate così speciale del 1967, lo aveva però rimesso al mondo. Il sole vivido della California, la luce intensa e i colori di quel mare che lo cullava dolcemente e le voci dei pescatori che gli facevano compagnia mentre raggiungevano il molo scortati da stormi di gabbiani indolenti, resero quel suo breve soggiorno sulla costa occidentale indimenticabile. Dall’inizio del 1966 non si era mai fermato, rapito da una tournée infinita che gli aveva fatto toccare tutti gli angoli degli Stati Uniti, non disdegnando anche l’Europa, dove si era esibito in Francia e Gran Bretagna. Tutto lo stress di quegli ultimi mesi frenetici abbandonò la presa: d’un tratto non c’erano più interviste, lanci promozionali, tour man

Van Morrison - Too Long In Exile (1993)

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di Silvano Bottaro Se Van Morrison partecipasse al premio Oscar sicuramente gli dovrebbe essere assegnato quello alla carriera 1963-2013 ovvero 50 anni di musica ad alto livello, con una produzione discografica sterminata nella quale c'è questo meraviglioso album. Too Long In Exile è un disco interamente blues e di ottima fattura. Un altro lavoro che conferma la bravura dell'irlandese che può risultare personaggio schivo ma che sicuramente è un compositore di gran talento nonché leggenda della musica rock. I 14 brani di Too Long In Exile evidenziano la capacità di penetrare il blues nella sua essenza non disdegnando però di esplorare sonorità più jazzate. L'anima nera del musicista esplode così come la sua voce, la più nera tra le bianche in "Bigtime Operators". Il disco vede l'illuminante partecipazione di John Lee Hooker e sembra di sentire in sottofondo il Mississsipi scorrere mentre duettano in "Wasted Years" o mentre insieme scandiscono il

Folk Show: Episode 101

The Weather Station - How Is It That I Should Look At The Stars (2022)

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di Antonio Paolo Zucchelli Dopo l’eccellente “Ignorance”, uscito a febbraio dello scorso anno per Fat Possum Records, Tamara Lindeman è già tornata con questo suo sesto LP. Definito come il compagno proprio di “Ignorance”, “How Is It That I Should Look At The Stars”, è stato scritto nello stesso periodo del suo predecessore (intorno al 2018), in un momento di intensa creatività per la musicista e attrice di Toronto. Registrato live in appena tre giorni, il disco contiene dieci brani dai toni vulnerabili e sensibili che preferiscono gestire le loro emozioni attraverso una strumentazione molto minimalista e delicata al leggero tocco del piano, infatti, si aggiungono, di tanto in tanto, il sax e qualche altro elemento orchestrale, in modo da dare una visione ancora più raffinata ai pezzi. Proprio questa sua improvvisazione dona al disco una maggiore forza sotto il profilo dei sentimenti come si puo’ sentire per esempio già in “Endless Time”, che – nella sua semplicità – ci ricorda da vici

Phil Spector

Certamente il più osannato ma anche il più controverso produttore di musica pop, Harvey Phillip Spector (1939 - 2021) si tuffa nella musica ancora adolescente e nel 1958, con Marshall Leib e Annette Kleinbard, forma i Teddy Bears. Alla fine della loro carriera con To Know Him Is To Love Him, soffice ballata pop tipica dell'epoca. Discografia e Wikipedia

AA.VV. Summer Of Soul (...Or, When The Revolution Could Not Be Televised) OST (2022)

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di Francesco Pandini Ci vogliono meno di due minuti perché “Summer Of Soul” agganci anche lo scettico, il cinico e il distratto: è il tempo che serve a uno Stevie Wonder appena diciannovenne per lanciarsi in uno scatenato quanto inatteso drum solo, furente di gioia e rivoluzione. Con questa scelta - l’idea di mostrare un lato nascosto di un’icona della black music pronta a farsi adulta e spiccare il volo - Ahmir Khalib Thompson (aka Questlove, batterista dei Roots) mette subito in chiaro che la sua prima fatica da regista è ben più di un semplice documentario che recupera le memorie di un festival dimenticato. Sì, certo: per le due ore del film si respira un autentico senso di meraviglia e scoperta, alla maniera che gli appassionati di musica avranno imparato a conoscere con “Searching For Sugar Man”; per il cinefilo, invece, sarà automatico associare il salvataggio rocambolesco di materiale audiovisivo alle pellicole abbandonate sul fondo di una piscina ghiacciata alla base di “Dawson

Tutti i dischi dei Radiohead, dal peggiore al migliore

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di Fabio Zuffanti I Radiohead non si sono mai fermati. In quasi 30 anni di carriera non hanno smesso di sperimentare, non sono mai venuti meno all’essere la band perfetta per chi dal rock chiede qualcosa in più di sex and drugs. Veri topi da studio di registrazione, luogo ove lambiccano i suoni fino a spaccarsi la testa, i cinque hanno messo a punto una strategia che permette loro di stimolare chi li segue. Quale sarà la loro prossima mossa? Che musica conterranno i dischi a venire? Sono domande che nel loro caso è sempre lecito porsi. E riuscire a sortire questo effetto dopo tutto questo tempo non è cosa da poco. Sebbene sia presente sulla scena dai primi ’90, la band ha pubblicato solo nove album, tutti di un certo peso. Ci sono artisti che pagherebbero pur di avere lavori come quelli prodotti da Thom Yorke, Jonny Greenwood, Colin Greenwood, Ed O’Brien e Philip Selway. Certo, per puntare i fari sul loro talento hanno avuto bisogno dell’inno per eccellenza della generazione X, quella

Folk Show: Episode 100

The Delines – The Sea Drift (2022)

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 di Giovanni Davoli Benvenuti nel mondo di Willy Vlautin, musicista e scrittore. Già anima dei Richmond Fontaine, ora dei The Delines, nonché uno dei più importanti scrittori statunitensi contemporanei, autore di romanzi strazianti come “Motel Life”, “The Free”, “Verso Nord”. Il piccolo Earl sta guidando lungo la costa del Golfo / Seduto su un cuscino così può vedere la strada / Accanto a lui c’è un pacco di dodici birre / Tre pizze surgelate e due accendini come souvenir Comincia il disco e Vlautin ti porta subito nel pieno dell’azione, in un gioco di richiami discreti e impliciti: due fratelli in fuga con il bottino di una rapina balorda dalle conseguenze indesiderate. Il fratello del piccolo Earl sta sanguinando sul sedile posteriore / Hanno fatto venti miglia e non riesce a smettere di piangere / Passando le case su palafitte di Holly Beach / L’aria condizionata non funziona e Earl non sopporta la calura della costa del Golfo Il mondo di Vlautin è quello della nuova emarginazione s

E T I C H E T T E

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