Dave Matthews Band - Walk Around the Moon (2023)

 

di Fabio Ferrara

Il nuovo album della Dave Matthews Band, "Walk Around The Moon", ha un titolo che rimanda a passeggiate nello spazio e a paesaggi a gravità ridotta. Eppure, raramente la loro musica è mai suonata così corposa e radicata al suolo. Priva ormai della leggera spensieratezza del violino di Boyd Tinsley, la robusta sezione ritmica guidata da Beauford e Lessard si arricchisce di un nuovo componente, il tastierista di estrazione jazz Buddy Strong. L'aspetto positivo è che il mutato assetto strumentale si traduce in un coinvolgimento maggiormente bilanciato delle diverse anime della band.

Quando la vena di songwriter di Matthews prende il sopravvento e la band si limita ad accompagnarlo, i risultati sono abbastanza mediocri ("Singing From The Windows", "Something To Tell My Baby") o delle occasioni sprecate ("Looking For A Vein"). Di tutt'altro impatto sono, al contrario, brani come "The Ocean And The Butterfly" o "The Only Thing", che possono essere annoverati fra i migliori che il gruppo americano abbia registrato in questi ultimi anni. Il primo si apre con uno squillo di tromba accompagnato da un placido contrabbasso e dalla voce di Dave. Graffi di chitarra e un assolo di sassofono ci restituiscono una band che sembra tornata quella dei tempi migliori. "The Only Thing" ha, invece, un impatto molto più rock, con un incedere inesorabile delle chitarre elettriche e uno straordinario lavoro al piano elettrico e al Moog One di Buddy Strong. Il tastierista di Phoenix rivela qui più di qualche debito con l'arte di Herbie Hancock.

Risultano godibili anche i singoli che hanno preceduto l'uscita dell'album (anche se, come di consueto, una buona metà dei brani era stata già suonata durante alcune esibizioni dal vivo). "Madman's Eyes" è una violenta invettiva contro il proliferare delle armi e il crescente razzismo, impostata su un groove orientaleggiante; "Monsters" è una ballata dal testo struggente e da un ritornello molto coinvolgente. La title track è invece costruita attorno a pochi accordi di chitarra su cui si innestano a rotazione gli altri strumenti. Per come è concepita, si presta molto bene a lanciare le immancabili improvvisazioni della DMB nelle sue performance live.

Le altre tracce dell'album non regalano grosse soddisfazioni all'ascoltatore: "After Everything" è caotica, poco brillante e con un testo pessimo, "Break Free" non è terribile ma si amalgama poco con il resto dei brani, essendo stata composta in un periodo anteriore. Ad ogni modo, malgrado qualche imperfezione, "Walk Around The Moon" si può considerare un album abbastanza solido che si fa più ricordare per i momenti positivi e mostra una band ancora con la voglia di mettersi in gioco.

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