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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

Algiers - Dispossession

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Francesco De Gregori - De Gregori (1978)

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Nel 1976 ad uno dei più grandi cantautori del mondo (e non esagero) capitano due cose: con un disco, magnifico, Buffalo Bill, incanta ancora centinaia di migliaia di persone con i suoi ritratti di personaggi, più o meno grandi, e almeno due canzoni capolavoro come Atlantide e Festival; la seconda, poteva far finire la carriera musicale di Francesco De Gregori. MIlano, 1976. Al Palalido c’è un suo concerto in programma. L’atmosfera è tesissima perchè qualche settimana prima un gruppo di contestatori interruppe un concerto di Lou Reed, per i prezzi troppo alti dei biglietti. Gli organizzatori scelsero di far scorrere il concerto con le luci accese e fecero entrare anche molti senza biglietto. Ma non bastò. Un gruppo di giovani della sinistra extra parlamentare (su questo ci sono state mille rivendicazioni, ma non è tanto importante dire a quale sigla appartenessero o si dichiarassero appartenenti) ferma il concerto una prima volta. De Gregori li lascia parlare, poi riprende. Viene def

Fabrizio De Andrè e il Cantico dei Drogati

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Il Cantico dei Drogati di Fabrizio de Andrè è un brano tratto dall’album Tutti morimmo a stento del 1968. Qui vi proponiamo una rilettura attuale del testo di Silvia Il 2015 è stato il 75° anniversario della nascita di Fabrizio De André. Nel 1968 pubblicava l’album Tutti morimmo a stento dove una delle canzoni più significative era il Cantico dei Drogati. In questi giorni le cronache sono dominate dalle assurde morti di ragazzi di 17-18 anni non sarebbe male andare a rileggere il testo di quella canzone dove accanto al dolore c’è anche la condanna esplicita della droga e soprattutto dei suoi effetti. Fabrizio De André non può essere certo considerato un moralista, né un predicatore. Ha provato su di sé gli effetti dell’alcol e della dipendenza e quindi parla per esperienza vissuta. Ecco la droga è questo, la disperazione, “un sordo lamento” e soprattutto la fuga dalle responsabilità e dalla realtà. La canzone Cantico dei Drogati si conclude con una richiesta d’aiuto: &qu

Ivano Fossati - Musica Moderna (2008)

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di Silvano Bottaro A due anni dall’ottimo “L’Arcangelo” arriva un’ennesima bella, autentica, opera “Musica Moderna”. Lo stile inconfondibile di Ivano Fossati è ancora una volta messo in evidenza in questo disco che è in grado di parlare d’amore (e non solo) in un modo unico. Fossati è in grado di usare le parole come carezze, parole che arrivano al cuore senza sentimentalismi, senza sdolcinature. Il cinquantasettenne musicista ligure, stanco di essere considerato solo per i suoi testi, già da diversi dischi ha cominciato a dar importanza anche ai suoni, questo naturalmente gioca a suo favore in quanto l’approccio risulta facile a un pubblico maggiore. Il suo è un viaggio introspettivo all’interno dell’essere umano. E’ grande Fossati nel riuscire a “trasportare” quelli che sono i sentimenti “personali” nel “sociale”. E’ facile farsi “prendere” dalle sue melodie, dalle sue parole, perché ascoltandolo bene è impossibile non trovare nei suoi testi qualcosa di noi. “Like motif” del di

Lost in Transmission No. 45

Humble Pie - Performance: Rockin’ The Fillmore (1971)

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Una delle componenti decisive della magia della musica rock è senza dubbio la sua componente dal vivo. Le esibizioni sui palchi spesso liberano energie e qualità che in studio, nei meccanismi di registrazione, non sempre sono così evidenti. E anche il luogo dove si tiene un concerto è ulteriore dose di energie. Uno dei templi della musica rock è stato il teatro Fillmore. In realtà i Fillmore erano due, due figli di quel talento sconfinato che fu Bill Graham, il promoter più grande della storia del Rock. Il Fillmore era a San Francisco, poi nacque il Fillmore East a New York, e infine il Fillmore West sempre a San Francisco. Su quel palcoscenico sono capitate cose strabilianti, e la lista dei concerti registrati e pubblicati ai Fillmore è infinita e comprende alcuni tra i più grandi dischi live della storia del rock: Hendrix, la Allman Brothers Band, Miles Davis, i Grateful Dead, Crosby Stills Nash & Young ci registrarono 4 Way Street, John Lennoin, Zappa, Jefferson Airplane. Tra

Alanis Morissette

Alanis Morissette (1974) è protagonista di uno degli exploit più significativi degli anni '90: il suo terzo disco ufficiale, Jagged Little Pill, datato 1995, diventa con una rapidità impressionante l'esordio per una major più venduto di sempre nella storia discografica (si parla di oltre ventotto milioni di copie). Discografia e Wikipedia

Drive-By Truckers - Armageddon's Back in Town

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Asgeir – Bury The Moon (2020)

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di Gianfranco Marmoro Non deve essere stato facile per Ásgeir Trausti Einarsson vestire i panni della next big thing della musica pop, soprattutto per la natura algida e crepuscolare della terra natia, l'Islanda, che poco si sposa con l'irruenza dello star system discografico. Il successo dell'esordio "Dýrð I Dauðaþögn" è stato però talmente dirompente da convincere John Grant a varcare i confini linguistici per mettere mano ai testi della versione inglese del progetto, ribattezzato "In The Silence". Alla fine la natura poetica di Ásgeir ha avuto la meglio: il cantautore islandese, accantonate le tentazioni elettroniche del successivo "Afterglow", ha recuperato la matrice folk delle proprie composizioni, con un album elegante e intimista. La fine di una relazione e un lungo periodo trascorso in solitudine in una residenza estiva, in pieno inverno, hanno incoraggiato il versante lirico più romantico dell'autore, alle prese co

Patti Smith, la sacerdotessa: da Horses a Banga

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Patti Smith da Horses a Banga. Ripercorriamo la storia e la carriera di Patricia Lee Smith indiscussa sacerdotessa del punk, amica e compagna dei Ramones e di Bruce Springsteen… a cura di Vittorio In viaggio Non invocando alcun perdono, sarebbe inutile vista l’assenza di un mio benchè minimo pentimento, torno a scrivere proprio nella settimana dedicata alle donne e desidero scrivere di una donna che tante coscienze ha scosso. Patti Smith, un tempo chiamata sacerdotessa del punk, ben conscia del ruolo ricoperto in tutta la sua carriera. «Non ho mai pensato di essere una politica – ha detto – ma ho sempre voluto comunicare qualcosa. Sono americana e amo i principi su cui si fonda il mio Paese. Abbiamo la libertà, ma sento di avere una grande responsabilità per questo verso il resto del mondo”. Per poi aggiungere “Ho avuto il privilegio di crescere in un periodo di rivoluzione culturale. E la musica ne è stata una componente. Forse non sono stata altro che una pedina, ma so

Stormy Six – Un biglietto del tram (1975)

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di Silvano Bottaro Anni caldi questi. Siamo a metà degli anni settanta ed esattamente nel ’75 esce questo disco che è il più bell’esempio di “musica politica” mai prodotto in Italia. L'album “Un biglietto del tram” è il primo vero album decisamente originale e con forti contenuti politici degli Stormy Six . Forse è storia o forse è leggenda che a Milano alcune frange del “movimento” abbiano accusato gli Stormy Six di deviazionismo, la colpa: incidere dischi e, soprattutto, venderli! Questo è stato lo scotto di una notorietà costruita concerto dopo concerto, piazza dopo piazza. La grandezza di questo “progetto” è stata nella capacità di saper raccontare attraverso le “immagini”, un’Italia in guerra. Il disco apre con quello che diventerà uno dei loro portabandiera, la bellissima “Stalingrado” (…sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa d'ora in poi troverà Stalingrado in ogni città) canzone di forte spessore che rievoca l’omonimo assedio. “La fabbrica” (…e c

Lost in Transmission No. 44

John McLaughlin – Is That So (2020)

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Ci sono voluti sei anni per partorire questo disco e come dichiara John sul sito: “L’idea di questo album mi è venuta in mente all’inizio del 2013. Shankar e io eravamo stati in tournée con Shakti e mi sono costantemente ispirato alla sua voce superba e al suo talento gigantesco”. Il chitarrista inglese che esordì, alla fine degli anni ’60, nelle formazioni elettriche di Tony Williams (Lifetime) e Miles Davis (a partire da “In a Silent Way”, 1969) è sempre stato protagonista di una fusione fra le costruzioni ritmico-melodiche della musica classica indiana, le armonie del jazz e i suoni acidi del rock. La ricerca sull’integrazione fra la matrice jazz e quella indiana all’insegna dell’improvvisazione ha caratterizzato il suo stile di chitarrista improntato su frasi ritmicamente complesse e veloci che riproducono i movimenti delle tabla su strumenti a corda elettrici, acustici ed elettronici occidentali, spesso confuso con per mero virtuosismo. Prima nell’esperimento post-h

Morphine

Dopo lo scioglimento dei Treat Her Right, autori di tre album a carattere blues che alternano brani originali e cover di maestri del genere, il bassista Mark Sandman (1952 - 1999) si ritrova a dover formulare un nuovo progetto musicale. Chiama due amici e fonda appunto i Morphine, che si rilevano molto particolari fin dall'impostazione strumentale. Discografia e Wikipedia

Chris Isaak - Wicked Game

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In tanti ci hanno provato a fare videoclip ad alto tasso erotico. Nessuno ci è riuscito più di Chris Isaak. O forse sarebbe meglio dire, più di Helena Christiansen

Amos Lee - Amos Lee (2005)

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A metà degli anni 2000 il mercato discografico viveva uno dei suoi momenti più terribili. Erano gli anni di Napster e di Winamp, dell’esplosione degli Ipod e dei lettori Mp3. Si era alla ricerca di nuove modalità di comunicazione: molti discografici pensarono di sfruttare le serie Tv che mai come in quegli anni stavano diventando fenomeni globali. CSI nelle sue varie versioni, Veronica Mars, The O.C., One Tree Hill furono usate per lanciare addirittura nuove canzoni sia da gruppi emergenti sia dai grandi del rock, sfruttando l’affezione globale dei telespettatori in tutti il mondo e il loro successo. Proprio così ho conosciuto l’artista di oggi: in una puntata della leggendaria serie House M.D. alla fine dell’episodio parte un dolce attacco di chitarra, con una voce maschile che candida e vellutata canta di una relazione tormentata, dove “tutti i colori scompaiono”. Quella voce era di Amos Lee. Giovane di belle speranze di Philadelphia, si approccia alla musica sin da giovanissimo,

Elvis Presley: un sogno che diventa mito

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39 anni fa ci lasciava Elvis Presley che rappresentò l’American Dream e diventò un mito. My Music Video ci traccia un percorso della sua carriera… a cura di Maida Cappelletto Elvis Presley e l’American Dream 60 anni fa usciva il primo album di un ragazzo americano destinato a diventare la prima star mediatica della storia della musica. Il suo nome era Elvis Presley, faceva il camionista ma aveva il pallino della musica fin da piccolo. La storia del giovane Elvis, cresciuto in una famiglia povera, rappresentò la metafora dell’American dream che si tramutava in realtà. La televisione, che negli anni ’50 era ormai l’apparecchio più diffuso nelle case degli americani, contribuì a realizzare il sogno di Elvis e lo consacrò a star già fin dalla sua prima performance mediatica. La musica non era più un’esclusiva della radio, ma si poteva finalmente fruire attraverso la televisione. Tutto questo grazie a Elvis che, con la sua presenza scenica corredata da movenze audaci e ammi

Okkervil River – The Stand Ins (2008)

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di Silvano Bottaro The Stand Ins, quinto album del gruppo Texano, è la continuazione ideale di “The Stage Names”, disco uscito esattamente un anno fa. E’ come il precedente ne ripercorre più o meno la stessa strada. A cominciare dalla copertina che, non deve prendere in inganno, non appartiene a un gruppo heavymetal, ma ad un gruppo che suona rock, folk, country. Le canzoni come nel disco precedente (avevano, infatti, preso in considerazione l’ipotesi di un doppio cd), sono dirette e gradevoli, bene arrangiate, ben suonate e mai banali. “The Stand Ins” è composto da undici brani che regalano alcuni momenti di forte spessore, portandoci su atmosfere a volte fresche, allegre e luminose, a volte tristi e scure, sempre comunque confermate dalla sensibilità e dalla bravura di questi musicisti americani. Gli Okkervil River con questo disco confermano il fascino per il “classic rock” degli anni ’60 e ’70, i loro brani sono un atto d’amore verso la musica di quegli anni e se qualcuno

Lost in Transmission No. 43

Rush - 2112 (1976)

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Il rock progressive è stato il primo esperimento di musica rock europeo, ideato e messo in pratica, in varie forme, nel lustro che va dal 1968 al 1973 (il periodo d’elezione del genere) da una generazione di giovani europei nata pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, educata nelle scuole superiori, desiderosa di staccarsi dal rock importato dall’America e dai suoi simboli, creando una musica dal carattere sperimentale, influenzata dalla letteratura, l’arte e la mitologia classica e neogotica. C’è però una formazione, tra le più longeve del panorama rock internazionale, che prese spunto dal progressive proprio nel momento in cui quello europeo stava scemando, intorno alla prima metà degli anni ‘70. Il gruppo in questione nasce a Toronto nel settembre del 1968 per iniziativa di due amici, Alex Lifeson e Geddy Lee che muovono i primi passi in una high school insieme al batterista John Rutsey e al tastierista John Lindsey. La band si chiama Rush, anche se per un periodo

The Moody Blues

Nativi di Birmingham come i Move, i Moody Blues spartiscono con quella formazione le origini: il batterista Graeme Edge proviene da Gerry Levene & The Avengers e il chitarrista Danny Laine ha suonato con Bev Bevan nei Diplomats. Gli altri membri originali, Ray Thomas e Mike Pinder, hanno militato in formazioni skiffle. Discografia e Wikipoedia

Bjork - All is full of love

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Se chiedete ai suoi colleghi, quasi tutti vi diranno che Cunningham è il migliore fra loro. Magari lo dicono perché sono dei paraculi, visto che Cunningham ha avuto molto meno successo rispetto a quello che avrebbe meritato. Di sicuro, il video di All is full of love fa venire qualche dubbio che abbiano ragione...

Stevie Ray Vaughan & The Double Trouble - Texas Flood (1983)

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Uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi ha la sua personale folgorazione per la chitarra a 10 anni, quando a Dallas, nel Texas, gliene fu regalata una. E in poco tempo da autodidatta è abbastanza abile da esibirsi nei locali della città. Stevie Ray Vaughan nel 1972 si trasferisce a Austin dove il fratello Jimmie si esibiva. Lì Stevie inizia a conoscere i grandi dischi del blues, a modellare il suo suono a quello di giganti come Hubert Sumlin, Albert King e Jimi Hendrix, che diventerà il suo preferito. Nel 1975, a vent’anni, si unisce all’ex bassista di Johnny Winter, altro immenso chitarrista texano, Tommy Shannon e forma i Cobras, con cui inizia piccoli tour nello stato americano. 5 anni più tardi forma la sua band, i Double Trouble, con Tommy Shannon e il batterista Chris Layton. Con questo trio l’intesa è formidabile, nonostante la non eccelsa vena da cantante di Vaughan, ma la reputazione sale tanto che nel 1982 hanno la possibilità di suonare alla serata blues del legge

Deep Purple Live 1972: Made in Japan

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Il vinile dei Deep Purple Made in Japan Live, 1972 Made in Japan, un viaggio musicale con i Deep Purple, alla scoperta del live del 1972 a Tokyo e Osaka dove registrarono uno dei loro capolavori… a cura di Simone Forti Era l’estate del 1972, più precisamente il mese di agosto, quando cinque ragazzi londinesi dalle grandi aspettative sbarcarono in Giappone per far ascoltare al popolo nipponico la loro arte musicale. Ian Gillan, Ritchie Blackmore, John Lord, Ian Paice e Roger Glover formavano la Mark due dei Deep Purple e i primi giorni di agosto diedero inizio al loro tour in Giappone probabilmente inconsapevoli del fatto che sarebbe poi diventato il più grande tour live dal punto di vista musicale di ogni tempo. Le tappe registrate e riportate nel vinile Made in Japan furono quelle di Tokyo e Osaka, la registrazione su un mix rudimentale con solo 8 piste rende ancora più epica l’opera dei cinque geni dello spartito. Made in Japan Deep Purple live, 1972 Il disco

Willie Nelson & Wynton Marsalis - Two Men with the Blues (2008)

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di Silvano Bottaro Chi conosce le caratteristiche musicali di questi due musicisti; Willie Nelson e Wynton Marsalis, sa che, sono due dei più grandi musicisti nel loro settore. L’uscita di questo album ha suscitato a molti la domanda: “Che improbabile disco possono incidere due persone così diverse musicalmente parlando”, la risposta è semplice: la loro comune passione e amore per il blues e il jazz ’standard’. Willie Nelson countryman e Wynton Marsalis jazzman, si incontrano per due serate, il 12 e 13 gennaio 2007, al Jazz Lincoln Center di New York ed eseguono due concerti splendidi. Il paese, l’uomo semplice di campagna (W. Nelson) incontra la città, l’uomo colto metropolitano (W. Marsalis), titolano i critici musicali nelle loro testate giornalistiche. E se questa è la realtà della loro vita quotidiana, l’altra realtà è che ne esce fuori un disco bello, unico, godibile. L’abbinamento, Willie (voce) e Mickey Raphael (armonica) e la band di Marsalis (tromba e voce), Walte

Lost in Transmission No. 42

Drive-By Truckers – The Unraveling (2020)

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di Pie Cantoni Quasi quattro anni dal precedente American Band, per un gruppo come i Drive-By Truckers sono un’infinità. Su tutte le riviste di settore questo è stato catalogato sotto la voce “blocco dello scrittore”, ma una spiegazione più semplice l’ha data il cofondatore Patterson Hood, dopo la fiducia positiva del disco precedente e la situazione negli USA, dove si prospettava un Presidente donna dem alla Casa Bianca, e invece è successo il finimondo. E mettere in parole il caos che è capitato in America dopo le elezioni del 2016 non è stato per niente facile. E allora è di questo mondo in sfacelo, fra guerre, sparatorie a scuola, capitani impazziti che assomigliano più a delle scimmie al timone, che i DBT ne dipingono la loro personale visione, fra gioia e disperazione, depressione e rinascita. Non è un disco allegro, nemmeno positivo, gli stessi Hood e Cooley lo descrivono come il loro lavoro più cupo e pesante, una invettiva diretta all’amministrazione Trump e a tutte le

Moby

Richard Melville Hall (1965) ama citare il romanziere Herman Melville come suo antenato, e non a caso prende il proprio nome d'arte da Moby Dick . Cresciuto in una comune hippy del Connecticut, Moby inizia a studiare chitarra classica verso i dieci anni, ascolta ogni genere di musica, e incomincia a suonare la chitarra a soli quindici anni. Discografia e Wikipedia

Foo Fighters - Everlong

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Quando uscì il videoclip di Everlong, Michel Gondry era già Michel Gondry e i Foo Fighter erano già i Foo Fighters. Ma tutti pensarono che nessuno dei due avrebbe potuto fare meglio di così. Un viaggio nel mondo onirico che cita - e non fa rimpiangere - Luis Bunuel

E T I C H E T T E

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