Quando Miles Davis fu percosso dalla polizia americana
di Luca Divelti “Lo vedi quel nome in alto? C’è scritto Miles Davis! E sono io!” Il poliziotto che gli intimava di allontanarsi dal marciapiede di fronte al Birdland, il locale a Broadway dove si stava esibendo con il suo gruppo, non sembrava particolarmente colpito da quella affermazione e neppure dall’insegna. O forse, più semplicemente, non gli importava affatto. Probabilmente vedere quel nero vestito di tutto punto che accompagnava a un taxi una ragazza bianca lo aveva indispettito: come si permetteva quell’ometto di atteggiarsi con così tanta confidenza con una del colore sbagliato? E poi perché non si limitava ad andarsene come gli era stato ordinato, come facevano tutti gli altri, consentendogli così di riprendere la ronda notturna e soprattutto di ristabilire il giusto senso delle cose? Ma Miles Davis lo fissava dritto negli occhi, con quello sguardo penetrante che non solo non sembrava affatto sottomesso, ma addirittura lo sfidava apertamente. La discussione intanto declinava