Judy Collins - Spellbound (2022)
Dopo avere fatto, per cinquanta e passa anni, sopratutto l'interprete, Judy Collins ci propone un album con composizioni sue. Un disco fatto ed inciso solo ed unicamente con materiale scritto di sua mano. Primo disco scritto e prodotto ( assieme al fido Alan Silverman ), completamente da lei. Registrato assieme ad Ari Hest, il cui disco fatto assieme a Judy (Silver Skies Blue) era stato nominato ai Grammys nel 2016, e con il multi-instrumentalist Thad DeBrock (Duncan Sheik, Nelly, Jonas Brothers), il bassista Zev Katz (Marc Anthony, Elton John, Billy Joel), ed il batterista Doug Yowell (Suzanne Vega, Joe Jackson, Duncan Sheik).
Nel corso della sua lunga carriera, Judy Collins ha sempre mostrato un gusto impeccabile. Nel suo storico album del 1967, Wildflowers, ha presentato una straordinaria collezione di pezzi originali insieme a quelli di nomi non ancora noti al pubblico dell’epoca come Joni Mitchell e Leonard Cohen, oltre a una coraggiosa selezione di canzoni di Jacques Brel e Francesco Landini. La sua ricca tavolozza sonora e il dono per la scrittura le hanno consentito di evolversi in una cantautrice poetica e votata alla narrazione. Adesso, nel suo sesto decennio come cantante e compositrice, Judy sta vivendo una stagione di rinnovata creatività.
Il suo ventinovesimo album in studio, Spellbound, la vede godersi una grande rinascita artistica: i tredici brani che compongono il lavoro meritano una menzione speciale nella sua carriera. Per la prima volta in assoluto è autrice di tutti i pezzi, dodici canzoni folk moderne, con l’aggiunta di uno dei suoi evergreen, The Blizzard, come bonus track. Spellbound è un album introspettivo e impressionista, e si dipana come se Judy fosse la curatrice di una mostra museale sulla sua vita, dandoci il benvenuto in una retrospettiva sui suoi momenti più formativi, alcuni noti e pubblici, altri intensamente personali e intimi.
Commenti
Posta un commento