The Smile – A Light For Attracting Attention (2022)
In realtà, le canzoni scritte da Yorke e Greenwood di rimandi ai Radiohead ne ospitano parecchi, impossibile non sia così. Si potrebbe tracciare un parallelo con i Grinderman vs i Bad Seeds, sebbene ‘A Light For Attracting Attention‘, debutto solo sulla carta, segua una traccia meno definita dei dischi della band ‘ridotta’ di Nick Cave. La sensazione è che i 13 brani in scaletta avrebbero potuto finire su ciascuno degli album più recenti dei Radiohead, magari con un arrangiamento più elaborato o con più spazio per la componente elettronica. A tal proposito, il primo estratto ‘You Will Never Work In Television Again‘, che aveva fatto pensare al ritorno ai suoni cari ai nostalgici di ‘The Bends‘, si rivela (insieme a ‘We Don’t Know What Tomorrow Brings‘) quasi un unicum sebbene, anche per la maggior esiguità della band, le chitarre si sentano spesso. Tra gli aspetti più interessanti di questo LP c’è il frequente passaggio di strumentazione tra i due colleghi di lunga data, che si scambiano sei corde, bassi e tastiere. Altra caratteristica peculiare è la varietà di generi musicali esplorati, dall’art-rock al post-punk, dal math-rock all’afro-beat, con passaggi jazzati, sintetici e orchestrali.
‘A Light For Attracting Attention‘ ha l’aria di quei dischi per i quali il jamming in studio ha pesato parecchio sul processo compositivo. Alterna picchi altissimi (la succitata ‘You Will Never Work In Television Again‘, ‘Free In The Knowledge‘, ‘Skrting On The Surface‘) a rindondanze un po’ troppo prolisse (‘The Smoke‘, ‘A Hairdryer‘, ‘Waving A White Flag‘); non prende mai una direzione precisa, la modifica spesso e volentieri, rendendosi assimilabile compiutamente solo dopo diversi ascolti. Una maggiore selezione, come avvenuto per altre recenti corpose opere post-pandemia di grandi band (Big Thief, Beach House) avrebbe giovato, pur risultando difficile indicare cosa si sarebbe dovuto escludere. Il giudizio è, coerentemente, analogo: quando si ha a che fare con i fuoriclasse, il livello è alto a prescindere da qualsiasi ipotetica eccezione formale, sebbene vada anche ammesso – e concesso – di non trovarsi al cospetto della più incisiva tra le loro pubblicazioni. Concorrere con ‘OK Computer‘ o ‘Kid A‘, del resto, sarebbe chiedere troppo a quello che, al netto dei lockdown, è pur sempre un side-project.
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