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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Guido Toffoletti

Tra i chitarristi blues italiani più importanti - e conosciuti - di sempre. Guido Toffoletti nasce a Venezia nel 1951. Visto l'interesse relativamente scarso che il genere gode in Italia, ben presto Toffoletti incomincia a girare l'Europa, stringendo collaborazioni con musicisti di fama internazionale. Il suo primo lavoro, l'autoprodotto Born in London , testimonianza di un soggiorno nella capitale inglese. Discografia e Wikipedia

Paranoid - Black Sabbath (1970)

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 Il problema, con certe rockstar, è quando i discografici ti fissano le interviste di mattina e loro hanno passato tutta la notte a fare festa. Ero a Dublino per incontrare i Black Sabbath. Ceniamo insieme, poi ci salutiamo. Io mi avvio verso l'ascensore, loro escono nella notte. L'appuntamento è per l'indomani a mezzogiorno. Arrivano che non sembrano nemmeno loro. Barcollano. Mi guardano e non mi riconoscono. «Sono qui per l'intervista». «Ah, già». «Com'è andata ieri sera?», chiedo timido. Ozzy Osbourne: «Vorrei risponderti, ma non ricordo nulla di quello che ho fatto». Tony Iommi: «Nemmeno io. L'unica cosa di cui sono certo è che devo chiedere scusa a qualcuno». Risate. Silenzio. Poi Iommi dice: «Ti spiace se prima di iniziare beviamo qualcosa?». Io voglio morire. Per la cronaca, l'intervista fu bellissima. Come bellissima è stata la loro avventura. Onore al Sabba Nero, che è arrivato al capolinea. Paranoid fu scritta da Tony Iommi mentre gli altri sabbath...

Sting - The Dream Of The Blue Turtles (1985)

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I dischi di Luglio racconteranno storie di musicisti che, usciti dal proprio gruppo musicale (in maniera temporanea, permanente o occasionale) hanno pubblicato dischi solisti. La prima storia riguarda uno dei più famosi cantanti e musicisti del mondo che, finita la sua straordinaria avventura di gruppo, inizia una lunga e convincente carriera solista. Gordon Sumner, per tutto il mondo del rock Sting, ha appena lasciato i mitici Police, il trio che con Stewart Copeland e Andy Summers aveva scompaginato la musica internazionale con i loro suono eclettici, le contaminazioni reggae bianche e una lunga serie di dischi e canzoni straordinarie. Alla fine del tour di Syncronicity, album del 1983 e uno dei capolavori della musica, crescenti dissapori e tensioni portarono i tre ad una pausa. Scrivo così perchè non ci fu mai una "ufficialità" dello scioglimento, tanto che dopo che Sting pubblicò nel 1985 il disco che vi sto per raccontare, e dopo una serie di concerti per Amnesty Intern...

Massimo Bubola - Amore e Guerra (1996)

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di Silvano Bottaro In Amore e Guerra , Massimo Bubola unisce passato e futuro, infatti, reinterpreta alcuni brani che ha scritto per altri con rinnovata energia ed intensità e dà a queste canzoni una veste completamente rinnovata. Bubola mostra le sue qualità di interprete, la sua rilettura è infatti lucida e piena di forza e le canzoni, che vengono da diciotto anni (dal 1978) di scrittura conto terzi, ne escono rivestite a nuovo: un disco come questo copre un buco nella discografia italiana. La musica è sana, americana nello spirito, italiana nel corpo; non c’è, in queste canzoni, la solita italietta canora, la solita tiritera melodica, bensì un suono robusto e vibrante, che ci scuote e ci porta a gustare il disco, a risentirlo ed a risentirlo in continuità. Chitarre elettriche, batteria dura, basso pulsante, ogni tanto una fisarmonica o un violino al servizio di qualche aria folkeggiante. Musica dolce e forte al tempo stesso: Bubola è un cavallo di razza che sa dosare ...

Ivan della Mea

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La nave dei folli Ivan Della Mea ha cominciato a scrivere versi e musiche nel 1959, con La grande e la piccola violenza , che terminò solo tre anni dopo. Nel giugno del 1966 ha inciso un disco, Io so che un giorno , che rimane probabilmente la cosa migliore mai scritta in Italia nel campo del canto politico. Ci si trova dentro, genialmente, quella componente del fare politica che è la memoria storica e di classe e c'è la rilettura - dopo 20 anni - di una fase cruciale della storia operaia italiana, fatta dal di dentro delle cose e delle esperienze; ci sono gli anni '50 con le loro storie private e pubbliche, coi loro drammi individuali e collettivi. Le ballate in questo disco sono tra i più riusciti tentativi, nella cultura italiana contemporanea, di fare storia di classe ed espressività popolare insieme. Dopo un lungo silenzio, nel '70 Ivan Della Mea ritorna con il disco Il rosso è diventato giallo . Molte cose sono cambiate nella sua storia privata e politica e...

Linkin Park - Hybrid Theory (2000)

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Tutto inizia ne l1996 quando Mike Shinoda e il cantante Mark Wakefield, entrambi ex-studenti di liceo di Agoura Hills, formarono gli Xero, incidendo i primi demo agli inizi dell'anno seguente. L'anno seguente, 1997, entrarono in formazione anche il chitarrista Brad Delson, il batterista Rob Bourdon e il bassista Dave Garrett, tutti componenti dei Relative Degree (gruppo attivo nel 1995 e di cui fece parte anche Wakefield). All'università Delson divenne amico del bassista Phoenix, membro dei Tasty Snax insieme a Mark Fiore (futuro curatore della videografia dei Linkin Park), mentre all'Art Center College of Design di Pasadena, Shinoda incontrò Joe Hahn. Con l'ingresso in formazione di Phoenix (al posto di Garrett) e Hahn, nel 1997 gli Xero incisero ulteriori demo, senza tuttavia incontrare il favore delle etichette discografiche (leggenda vuole che furono ben 43 le volte che le etichette si rifiutarono di scritturare il gruppo).  Nel dicembre 1998 Wakefield abbandonò...

Tiromancino

Rappresentanti di punta della nuova scena pop-rock romana, la stessa dalla quale sono usciti i vari Daniele Silvestri, Niccolò Fabi e Max Gazzè, i Tiromancino sono di fatto la creatura del cantante e chitarrista Federico Zampaglione. Un percorso musicale all'insegna della varietà, il loro, ma anche dei passi falsi. Come l'ancora acerbo disco di esordio, intitolato Tiromancino. Discografia e Wikipedia

Spanish Stroll - Mink DeVille (1977)

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 Willy DeVille (che nei primi anni offriva come biglietto da visita il nome Mink DeVille) è stato il più grande chicano del rock. Magnetico, look che era un misto tra un protettore, D'Artagnan e un sacerdote voodoo di New Orleans, voce che aveva l'urgenza della new wave e la rabbia di chi non aveva mai avuto nulla, ma reclamava tutto. Si fece notare al Cbgb's, tempio del punk e della new wave newyorkese, e fu subito chiaro a tutti che lui era diverso, in suoni e sostanza, perché schiumava rabbia, ma non trascurava il soul (era innamorato del doo-wop e delle ballate anni cinquanta firmate da Doc Pomus), cantava l'amore di strada ma mostrava di conoscere i demoni blues di Robert Johnson (sono sicuro che abbia viaggiato con lui a bordo di quel Greyhound che conduce alle paludi del Delta). Era angelo e assassino (nessuno ha saputo cantare Hey Joe come lui, vestendo i panni del killer con abilità pari a quella di Hendrix), il più vero e credibile rappresentante della cultura...

Blondie - Parallel Lines (1978)

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La storia del sestetto rock di oggi è di quelle famose. Nasce infatti dall'incontro artistico e sentimentale tra Deborah Harry, di lì a poco per tutti Debbie, e Chris Stein. Tutti e due hanno esperienze musicali precedenti: Harry ha cantato nei First National Unaphrenic Church And The Bank (che nome!) e poi nel gruppo folk rock dei Wind In The Willows, fino al 1968. Stein nel 1967 con il suo gruppo dei First Crow To The Moon fa da spalla nientemeno ai mitici Velvet Underground al Gymanasium di New York. Nel 1973, dopo vari tentativi, mettono su una band con Billy O'Connor alla batteria, Fred Smith al basso e due coriste bionde. Il primo nome che scelgono è The Stilettos, poi trasformato in Blondie in chiaro riferimento all'aspetto e al carattere della cantante. Dopo un po' si aggiunge Ivan Kral alla chitarra, ma dopo pochi mesi Kral va a formare il Patti Smith Group e Smith entra stabilmente nei Television. Nel 1975 la formazione cambia: alla batteria Clem Burke, alle t...

Tom Waits – Rain Dogs (1985)

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di Silvano Bottaro "Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizione altrui." Tom Waits è tra i miei songwriter preferiti e Rain Dogs è un capolavoro che non può mancare tra gli album preferiti della nostra collezione discografica. "I cani che vagano per le strade alla ricerca della propria casa, dopo che la pioggia ha annullato gli odori” sembrano uomini che cercano il senso vero della vita, dopo che il destino ha cambiato di colpo tutto quello in cui credevano. Rain Dogs è l'atto centrale della "trilogia" di Frank", la logica conseguenza di "Swordfishtrombones" del 1983 che proseguirà poi con "Frank Wild Years" nel 1987. In questo disco si concentrano tutti gli elementi della mirabolante foga da 'intrattenitore' di Waits. Tom non è solo 'song-writing' mutuato al jazz notturno, ma è "suono & significato", un 'estratto' direttamente dalle fogne di New Yor...

Janis Joplin

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Janis Joplin è nata nella piccola città di Port Arthur, in Texas, dove scopre fin da piccola la cultura degli afroamericani, il jazz e soprattutto il blues, cercando di copiare gli stili di Bessie Smith, Odetta, Leadbelly. Iniziò a cantare nelle coffe-houses delle piccole città del Texas, per approdare quindi in California, innamorata della poesia beat e pronta a sperimentare tutto in prima persona, compresi alcol e droghe. Un suo amico texano tale Chet Helms, le offre un'audizione per una band poco conosciuta, Big Brother & The Holding Company . E' l'inizio di un percorso che porta la band prima a registrare un primo album, poi a salire sul palco di Monterey e quindi a ottenere un contratto con la Columbia per la registrazione del vero album d'esordio, Chip Thrills , nel '68. Il successo fu immediato e travolgente ma non servì a modificare lo stile di vita eccessivo della cantante. La droga e le forti tensioni portarono allo scioglimento della band pochi me...

Jefferson Airplane - Live At The Fillmore East (1998)

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Martyn Balin era un artista creativo nella San Francisco di prima metà anni '60, che era sul punto di diventare, come l'intera California, nella nuova terra promessa americana. Era pittore  oltre che musicista, ma dopo aver ascoltato Mr Tambourine Man di Bob Dylan decide di mettere su un gruppo musicale. Lo fa pescando tra i suoi amici musicisti, e sceglie un cantante e chitarrista, Paul Kantner, il bassista Bob Harvey, il batterista Alexander "Skip" Spence, che diventerà un personaggio e una cantante di chiara cultura folk, Signe Toly Anderson. Dopo un po' viene ingaggiato un ragazzo di Seattle, come chitarrista, Jorma Ludwik Kaukonen. Con questa formazione, Balin ha un'idea: fare un posto dove la band possa esibirsi liberamente. Il 13 Agosto 1965 inaugura The Matrix, e quella sera si esibisce con il suo gruppo, i Jefferson Airplane, e tutti e due, sia la band sia il locale, diventeranno due leggende della musica di quel tempo. Lo strano nome si vuole, second...

Timoria

Originari di Brescia, i Timoria si formano nel 1985 con il nome di Precious Time. Modificata la ragione sociale e passata dai testi in inglese a quelli in italiano, la band vince l'edizione 1987 del concorso Rock targato Italia. Un'affermazione che le apre le porte alla carriera discografica vera dal singolo autoprodotto Signornò e dall'Ep Timoria. Discografia e Wikipedia

I'll Be Your Mirror - The Velvet Underground (1967)

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 Secondo leggenda, Nico si avvicinò a Lou Reed e gli disse: «Oh, Lou, I'll be your mirror». E lui ci scrisse sopra una canzone che lei non riusciva a cantare nel modo giusto. Scoppiò a piangere disperata. Le chiedevano di essere dolce e suadente e lei cantava da regina ariana dei ghiacci. Lou disse: «Prova un'ultima volta e poi, se non va, lasciamo perdere». Nico smise di piangere, cantò un'ultima volta e fu capolavoro. Non sapeva, Nico, che Lou aveva scritto quel brano pensando non a lei, ma al suo primo amore Shelley Albin. Andy Warhol suggerì che il brano prevedesse una piccola crepa, «che facesse saltare il solco ripetendo le parole I'Il Be Your Mirror in eterno». L'idea fu poi giudicata irrealizzabile in fase di registrazione. Non avrebbe aggiunto niente a un brano così superbo e immacolato da rasentare la perfezione. «Ill be your mirror / Reflect what you are, in case you don't know / I'll be the wind, the rain and the sunset / The light on your door t...

Toto - IV (1982)

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C'è stato un momento in cui la band di oggi sembrava un moderno musicale Re Mida: ogni cosa a cui mettevano mano diventava oro. Nel primo lustro degli anni '80 il suono di questo gruppo americano divenne una sorta di icona dei tempi, e per questo oggi nelle storie delle band a 6 elementi entrano anche loro. Tutto nasce dalla passione di due fratelli Porcaro, Jeff, batterista, e Steve, tastierista per la musica, presa dal padre Joe, famoso percussionista. Ventenni mettono su una band, e nel 1978 scelgono David Paich, pianista e anch'egli figlio d'arte, il chitarrista Steve Lukater, il bassista David Hungate e il cantante Bobby Kimball. Sono tutti musicisti con notevoli esperienze musicali, e alcuni di loro hanno suonato già con grandi nomi: Hungate e Lukater con i Boz Scaggs, i fratelli Porcaro sono già gettonatissimi sessionisti (e manterranno la loro disponibilità a suonare per altri per tutta la loro carriera, suoneranno accreditati in migliaia di dischi). Appena arri...

Van Morrison - Days Like This (1995)

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[...] L'irlandese autore di capolavori come "Astral Weeks" o "Into the Music", dopo una parentesi autocelebrativa ("A night in San Francisco" è sostanzialmente una celebrazione quasi maniacale di sè stesso e della propria musica), ritorna in sala d'incisione con idee scintillanti e qualche tocco di mestiere. Ne esce "Days Like This", un disco molto interessante, piacevolmente godibile, a cui però manca il vero colpo di genio, quello che trasforma un buon album in un capolavoro. "Days Like This" appare da subito meno genuino ed effervescente rispetto a dischi, non perfetti ma migliori, come "Beautiful Vision", e il tutto sembra una discreta lezioncina su come si debba concepire la musica nell'epoca del computerismo sofisticato e dell'arte a buon mercato. Insomma, quasi un lavoro di routine, se non fosse per un pugno di brani incisivi e coi fiocchi: "Perfect Fit", "Songwriter", "Rain...

Van Morrison - A Night in San Francisco (1994)

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A night in San Francisco è un piccolo gioiello, registrato dal vivo al Masonic Auditorium di San Francisco. Un piccolo gioiello perchè Van Morrison con questo disco raccoglie tutta la sua arte e la mette in scena con un energia, ed una creatività, che pochissimi altri artisti al giorno d'oggi sono in grado di esprimere. E lo fa in maniera tranquilla, senza troppe tecnologie e trucchi, solamente cantando alcune delle sue più belle canzoni ed un pugno di classici senza tempo della musica popolare, scelte dal suo infinito canzoniere dell'anima. Sì, perchè di musica dell'anima si tratta, di soul music nell'accezione più ampia del termine, una soul music che mescola blues, rock, gospel, tradizioni irlandesi ed americane, in un unico, grande insieme musicale, che sfugge alle categorizzazioni più semplici dei generi. A night in San Francisco è la fedele riproduzione su disco di due straordinari concerti, registrati il 12 ed il 18 dicembre 1993, da Morrison e dalla sua ban...

Police – Reggatta de Blanc (1979)

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di Silvano Bottaro Ci sono dei dischi che più di altri rimangono nella mente perché legati a forti emozioni. Questo è uno di quelli, un disco legato soprattutto a ricordi… pensate; vent’anni e un nuovo amore… ho detto tutto, no? Restiamo negli anniversari con questo disco trentenne (che porta bene i suoi anni) Reggatta de Blanc, probabilmente il loro capolavoro uscito nel '79 d opo “Outlandos d’amour” del ’77. All’inizio c’è il punk, anche se per sottrazione: ” Il punk mi interessa come fatto di costume, la musica invece mi fa veramente schifo ”, osserva Sting mentre sfrutta lo stesso circuito di club utilizzato da Clash, Stranglers e Sex Pistol. E’ il 1977, e il fenomeno Police esplode in Inghilterra. Sting avverte che è giunto il momento per esprimere cose originali, per superare il guado in cui s’è cacciato il movimento punk, cui per altro non appartiene. Sente di avere un mucchio di cose nuove da dire. Ci crede, e con lui Stewart Copeland. Ha anche dato un calcio alla sua carri...

Van Morrison - Poetic Champions Compose (1987)

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Un'espressione dura, tagliente, tremendamente essenziale rivela - già a partire dalla copertina - un uomo fisicamente maturo ma ancora in preda a infiniti dubbi esistenziali. Il volto di Van, in bella mostra in quasi tutte le 'sleeves' della sua produzione, non può che esserci familiare: a partire dall'estasi mistico-psichedelica di "Astral Weeks", passando per lo sguardo intenso di "Moondance", il rapimento di "St. Dominic's Preview", la struggente nostalgia di "Veedon Fleece", il taglio deciso e perfetto di "Into The Music" - ogni tassello melodico di questo grande cuore irlandese è sempre stato accostato, suggellato, completato da immagini di incredibile comunicatività. Sembra quasi di sapere in anticipo cosa ci attende, di intuire con un solo sguardo quale fase della interminata ricerca interiore del Nostro stiamo per approcciare. Motivo per cui un certo timore accompagna il primo contatto con questo disco p...

Pearl Jam

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E’ una bella storia, quella dei Pearl Jam , una storia che si è fatta ancora più interessante nel corso degli anni. Ammetto di non averla compresa fin da principio. Quando avevo messo le mani su Ten, alla fine del 1992, infatuato di quella musica fantastica che le riviste specializzate chiamavano grunge. Delle varie bands che hanno fatto la storia della scena di Seattle nei primi anni Novanta, i Pearl Jam restano l’unica ancora in attività. Una ragione c’è. I Pearl Jam hanno un carattere completamente diverso dalle altre formazioni: musicalmente classificabili come un tentativo di rileggere l’antico, il “classic rock”, in particolare nelle varianti folk e hard core, si distinguono per aver un rapporto aperto con il proprio pubblico, cercando un’alleanza profonda, fondata su lealtà, onestà, rispetto e passione, per molti versi simile a quella che caratterizza gli irlandesi U2. I Pearl Jam non evitano sguardi introspettivi, ma non si piangono addosso come la spirale autodistruttiva ...

Faust - j US t (2014)

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di Gaspare Caliri È un pezzo che i Faust sono faustiani. Che non ci stupiscono. Probabilmente, dopo You Know Faust – dove c’era il beneficio del dubbio – niente è stato davvero memorabile, con qualche eccezione, evidentemente (Kundalini Tremolos nel peraltro evitabile C’est Com Com Complique, per esempio). In j US t – leggasi Just Us – lo fanno, ossia tornano a stupirci, per almeno due motivi. Anzitutto non travestono la siccità di idee con la leggerezza del semi-serio (atteggiamento che Peron e Diermaier condividono, meno l’ex collega Irmler). Just Us appare subito per quello che è: un disco duro, molto introverso. I Faust sono chiusi nel loro mondo, che cita le forme libere ma meccanizzate dei This Heat (80hz). Secondariamente, in tutto j US t si dà ampio spazio all’improvvisazione, alla forma metamorfica. Non manca di certo, come del resto in tutti gli ultimi dischi, la grande, maestosa e ingombrante persona/personalità di Zappi, che domina il disco con le percussioni. ...

Lynyrd Skynyrd - Second Helping (1974)

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Nel continuare i dischi che hanno un legame con il numero 3, oggi l'aggancio me lo dà questo disco, che nacque da un esigenza pratica: un bassista fondatore della band si deve assentare, viene sostituito da un altro, quando torna il bassista titolare il secondo, quasi per caso, viene spostato alla terza chitarra, e nasce così uno dei motivi più famosi del suono unico ed emozionante dei Lynyrd Skynyrd. La grande band del southern rock deve il suo fantasioso nome alla storpiatura di Leonard Skinner, il professore di ginnastica del loro liceo di Jacksonville, Florida, che non amava tanto i capelloni scalmanati. La band inizia a suonare insieme in un posto nelle campagne di Jacksonville, chiamato Hell House per il caldo infernale nelle giornate estive. Furono notati dal mitico Al Kooper, che li vide suonare in un locale di Atlante dal nome Funocchio's, e li presentò alla MCA, producendo il loro primo leggendario disco: (Pronounced 'Lĕh-'nérd 'Skin-'nérd) del 1973. È...

Daniel Lanois - Flesh And Machine (2014)

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di Marco Boscolo Carne e macchina, fisico e astratto, analogico e digitale: queste le coppie di opposti entro cui si muove questo sesto disco in solo di Daniel Lanois. Per il producer e sound engineer reso celebre per le collaborazioni degli anni Ottanta con Peter Gabriel e U2, la forma canzone non è mai stata una casa, per cui in questo Flesh and Machine ha puntato tutto sull’atmosfera e il suono. Il risultato è un disco ambient, ma ambient come lo poteva pensare uno che ha lavorato con Brian Eno a Ambient 4: On Land (1982) e Apollo: Atmospheres And Soundtracks (1983): a partire da registrazioni sue, manipolazioni e continue trasformazioni/trasfigurazioni del suono, fino a ottenere scenari liquidi (The End, Aquatic), moti cinetico-cinematici (gli episodi probabilmente migliori Opera e Sioux Lookout), riflessioni spirituali (Rocco, Iceland). Non è un disco che segnerà la storia della musica, ma è certamente lo sforzo in solo migliore mai compiuto da Lanois che – guarda caso – a...

Luigi Tenco

Cantore di un male di vivere profondamente radicato nel proprio tempo e, insieme, talmente ampio da avere una valenza universale, ma anche attore, autore e interprete dotato di una certa ironia e dalle influenze più varie (dal jazz alla chanson francese), Luigi Tenco nasce a Cassine in provincia di Alessandria il 21 marzo 1938. Discografia e Wikipedia

Robert Wyatt - Different Every Time (2014)

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di Guido Festinese Ci sono musicisti che, spinti da una sorta di bulimia produttiva, inondano il mercato con decine di produzioni. Sparano nel mucchio, in pratica, sperando di cogliere qualche bersaglio grosso. A volte ci riescono. Ce ne sono altri che sembrano distillare le proprie creazioni, centellinando occasioni ed uscite. Poi però va a finire che, nella conta degli anni e dei decenni, anche i distillatori di note hanno lasciato attorno a sé tracce consistenti. Tutte utili, però. A volte utili e indispensabili. Altre ancora indispensabili e radiose. Come quelle dell'Angelo Rosso in catene sulla sua sedia a rotelle Robert Wyatt. Che è anziano e acciaccato, come la sua dolcissima compagna di sempre Alfreda Benge. Non va più sui palchi, ma quando fa uscire qualcosa è bene precipitarsi a procurarselo. Pena mancanza di iniezioni proteiche che possono continuare a confortare esistenze agre. Questo doppio è l’ultima idea del patafisico signor Wyatt. Un lavoro in cui ha raccolto i...

7 Seconds - Youssou N'Dour feat. Neneh Cherry (1994)

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 Youssou N'Dour è sempre stato, più che la voce dell'Africa lontana e profonda, il canto di un mondo più vicino e meno traumatico, la fusion nero-occidentale vista dall'altra parte: Dakar, Senegal, con la sua impronta francese e la voglia di aprirsi al mondo. Giovane esploratore di suoni nella caverna etnica, delizioso rabdomante, Youssou N'Dour è il «Piccolo Principe» (così veniva chiamato a 14 anni) che si è fatto re di una musica dove non tramonta mai il sole, perché è illuminata da mille raggi: rock, world, jazz, lingua francese, inglese e dialetto wolof. Un regno che un tempo si chiamava «mbalax», che in wolof indica il ritmo che proviene da un tamburo, ma che oggi è abitato da troppe culture per potersi limitare a una sola definizione. Impegnato politicamente e socialmente, testimone e testimonianza della sua terra («l'Africa non è solo sangue, ma continente che sa sorridere e che continua a battersi affinché cresca la democrazia»), Youssou ha avuto come grand...

Field Report – Marigolden (2014)

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di Gianni Zuretti Saremo sempre grati a Adam Duritz (Counting Crows) per aver segnalato a Buscadero, tra i suoi preferiti ascolti, quello dei Field Report. Comunemente si dice che per fare il primo disco serve una vita e per fare il secondo due anni e così è stato, tanto è il tempo che intercorre tra l’omonimo debutto della band di Milwaukee, Field Report (2012), e questo Marigolden. Il leader indiscusso del combo del Wisconsin, Chris Porterfield (il nome della band è l’anagramma del suo cognome), dopo aver attraversato un periodo in cui pareva non potesse trarre ispirazione se non devastandosi con l’alcool, riesce a trovare la forza di restare sobrio e passo dopo passo, si rende conto di avere molte frecce per il suo arco e che l’ispirazione per la scrittura non arriva dalla pericolosa molecola bensì dalla propria competenza musicale e dall’anima. Dopo aver scritto chitarra, voce e poco più tutti i pezzi prende armi bagagli e musicisti e si stiva, tra una bufera di neve e l’altra,...

E T I C H E T T E

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