Israel Nash – Topaz (2021)
di Gianfranco Marmoro Le immagini monocromatiche delle copertine dei due album che hanno svelato al mondo l’arte di Israel Nash, “Barn Doors And Concrete Floor” e “Israel Nash's Silver Season”, hanno fatto posto ai colori e alle intense tonalità di “Lifted” e del nuovo disco “Topaz”, anticipando così il lieve cambio di rotta del musicista di Austin. Vibrazioni cosmic-country hanno preso definitivamente il posto delle atmosfere più roots, in stile Band per intenderci. La spiritualità della musica di Israel è ora più marcata, ormai centrale nell’economia di uno stile che, alla maniera del Jonathan Wilson di “Fanfare”, si arricchisce di un'enfasi prog-r&b-psichedelia che sembra discendere dai Pink Floyd, spiazzando istantaneamente, con i primi vagiti di “Dividing Lines”, chi sperava in un ritorno alle radici. Pur germogliato e cresciuto durante il forzato lockdown causato dalla pandemia, “Topaz” non accenna alcun ripensamento progettuale o stilistico: Israel Nash ha trasform