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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

The Mothers Of Invention - Freak Out! (1966)

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di Silvano Bottaro Frank Zappa — di chiare origini italiane, suo padre è di Partinico, Sicilia — ha fatto qualche soldo come compositore di colonne sonore, ma è finito in galera dopo aver registrato un nastro Sexy-goliardico per un agente della buoncostume in incognito. Ha dovuto vendere lo studio, da lui ribattezzato Z: lo salvano dalla bancarotta chiedendogli di entrare nei Soul Giants, che poco alla volta modella a sua immagine e somiglianza. Erano un gruppo di rhythm and blues, con lui diventano una stranissima entità che prende i generi mainstream, dal rhythm and blues, appunto, al pop piú banale, li smonta e li rimonta in maniera tanto calligrafica da diventare inquietanti. I testi sono spesso allusivi e feroci, quasi sempre ironici. Sulle qualità musicali della band non sono ammesse discussioni: si ribattezzano Mothers il giorno della Festa della mamma del 1965, ma l'ambiguità sessuale c'entra poco o niente. Nell'ambiente dei musicisti Mother è l'abbreviazione ...

Olafur Arnalds & Talos - A Dawning (2025)

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A Dawning, un commovente omaggio alla vita e all’arte In un mondo musicale spesso contraddistinto da collaborazioni effimere e produzioni di routine, A Dawning si distingue come un tributo toccante e senza tempo alla memoria di un artista scomparso troppo presto. Questa straordinaria collaborazione tra il compositore islandese Ólafur Arnalds e il musicista irlandese Eoin French, alias Talos, nasce da un incontro tra anime affini in un momento di creatività condivisa, ma si trasforma in un commovente omaggio alla vita e all’arte. Completato da Arnalds dopo la tragica scomparsa di French lo scorso Agosto, l’album rappresenta un dialogo intimo tra delicati paesaggi sonori, pianoforti evocativi e un’elettronica struggente, senza mai scadere nel sentimentalismo sdolcinato. Un ascolto devastante, ma allo stesso tempo un inno alla memoria e alla resilienza, che celebra la vita di un artista scomparso e il potere della musica di unire anime oltre la perdita. In apertura, il brano che dà il tit...

Led Zeppelin - Led Zeppelin III (1970)

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Ammetto che il legame tra i dischi di Marzo non è dei più audaci né complicati, ma intorno al numero tre, come il terzo mese dell'anno, si può costruire molto in termini di agganci storico-musicali. Iniziamo quindi da terzo disco di una delle band più leggendarie del rock. Una band che in poco più di un anno era passata dall'anonimato al successo più grande, con un inizio da favola: Jimmy Page voleva continuare a suonare come Yardbirds, di cui fu l'ultimo testimone, ma mette su una nuova band che prende il nome, suggerito da Keith Moon degli Who, di Lead Zeppelin, poi ristilizzato in Led Zeppelin. 1969, due dischi leggendari: Led Zeppelin I e Led Zeppelin II, due pietre miliari della musica rock, che aprono al mondo la potenza sonora del suono che Jimmy Page, John Paul Jones, John Bonham e la voce, inimitabile, di Robert Plant mettono in questa avventura, partendo dal blues ma ammantandolo di potenza, di erotismo, di struggimento. Il successo è clamoroso: basta solo dire ch...

Quelli

Esponenti di seconda linea della scena beat milanese, quella da cui emersero anche Dik Dik, Camaleonti e New Dada, i Quelli si caratterizzano subito per la tendenza, controcorrente rispetto alle mode di allora, di privilegiare la parte strumentale rispetto a quella cantata, tanto che ben presto incominciarono a essere ricercatissimi anche come sessionmen. Discografia e Wikipedia

Walk On The Wild Side - Lou Reed (1972)

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L'ultima volta aveva la faccia scavata, come se le troppe camminate sul lato selvaggio avessero lasciato segni sul viso e non sulle gambe, occhialini neri e giubbotto di pelle. Arrivò con la sua Laurie e fu subito chiaro che, almeno lì, niente era cambiato: davano sempre l'impressione di bastarsi, di non volere altro al di fuori di se stessi, come se dopo tanto vagare Lou fosse giunto a una meta, come se la gloria dell'amore, come cantava in Coney Island Baby, fosse arrivata davvero, a splendere. Erano passati molti anni dal nostro primo incontro, a casa di Doc Pomus, sulla Settantaduesima, a New York. Rispetto ad allora, aveva meno voglia di parlare di musica e più di arte e bellezza. Tra le sue tante frasi illuminanti, ne ricordo qui solo una. Quando gli chiesi di sintetizzare le ragioni della grandezza dei Velvet Underground e di Andy Warhol, lui rispose: «Avevamo la realtà in una mano e una visione nell'altra. E cra verità in entrambe». Simple as that. Love, Lou. (M...

Brainchild - Healing Of The Lunatic Owl (1970)

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Scovare le copertine con un gufo è stato divertente, soprattutto perchè ne conoscevo pochissime. È stata quindi un'esperienza interessante che mi ha fatto conoscere musica nuova. Fuori classifica metto la copertina più suggestiva, della band di death metal A Flock Named Murder, An Appointed Time, del 2018, con un tetro e magnifico quadro di un barbagianni appollaiato su un palo di una sinistra landa. Quella di oggi invece dal punto di vista estetico è un po' naif, ma musicalmente è stata una sorpresa niente male. Quasi per caso, nelle stesse settimane nacquero due band che si chiamavano Brainchild, una in Inghilterra, l'altra in Ohio, all'insaputa l'una dell'altra. Quella in Ohio era una sorta di supergruppo, attivo dal 1970 al 1972 e senza nessuna registrazione ufficiale, il cui cantante Joe Pizzullo ebbe una grande notorietà all'inizio degli anni '80 come voce di due singoli di successo di Sérgio Mendes, Never Gonna Let You Go (che è una cover di un br...

The Beatles - Revolver (1966)

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di Silvano Bottaro Non hanno ancora chiuso con i concerti dal vivo, ma stanno per farlo. L'anno prima, in Norwegian Wood, hanno introdotto il sitar, un tocco di India dentro al pop piú occidentale che c'è. Qualcosa va stretto, al gruppo piú venerato del pianeta. Sempre nel '65, Bob Dylan è diventato elettrico, e ha reso ancora piú evidente l'esigenza, condivisa da un'intera generazione, di raccontare qualcosa di piú autentico delle solite storie di ragazzi che si amano e che vogliono tenersi per mano. I Beatles sentono forte l'esigenza di trattare l'unico processo che li interessa davvero, quello della registrazione delle canzoni come un atto creativo in sé concluso, di sperimentare con tecnologie del tutto nuove e molto promettenti. L'orchestra, i nastri fatti girare al contrario, tecniche innovative che permettono di sovrapporre due parti vocali sulla medesima traccia: Revolver è il volume due, il lato B «elettrico» e orchestrale del folleggiante Rub...

Deftones - Diamond Eyes (2010)

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Il barbagianni in copertina, nella sua bellezza candida, ha una sua storia da raccontare: il suo nome scientifico è Tyto Alba (da τυτώ, la parola greca che traduce gufo, e dal latino alba perchè è bianco), il nome comune barbagianni, che usiamo solo noi in Italia, potrebbe derivare dal fatto che le piccole piume ricce attorno agli occhi possono sembrare una barba, oppure in maniera molto più fantasiosa, da barba, che in molte regioni soprattutto settentrionali vale "zio", e Gianni, ipocoristico di Giovanni, quindi "zio Giovanni", un nome parentale dovuto alla credenza che questo uccello abbia una funzione tutelare (è una versione che non mi convince, perchè anche al Sud si chiama solo barbagianni, la approfondirò).  La storia invece della band di oggi inizia quasi per caso nella seconda metà degli anni '80 con un incidente stradale: Stephen Carperter, mentre faceva skateboard, è investito da un'auto. Per questo, è costretto per un po' su una sedia a rote...

Prozac +

Probabilmente il gruppo pop-punk più importante, almeno in termini di popolarità, degli ultimi anni, i Prozac + nascono nel 1995 a Pordenone dall'incontro di Eva Poles, Elisabetta Imalio e GianMaria Accursani, quest'ultimo ben noto nella scena musicale cittadina per aver fatto parte da giovanissimo di alcuni gruppi del giro del Great Complotto, sorta di collettivo di ambito punk-wave. Discografia e Wikipedia

Ziggy Stardust - David Bowie (1972)

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Con Ziggy Stardust David Bowie realizza il suo capolavoro. Non solo perché arriva a confezionare uno dei riff più importanti nella storia del rock, non solo perché musicalmente lucida una gemma di superbo splendore, ma anche perché racconta la parabola del Messia che sale in alto e poi scende in un arco di tempo molto ridotto. È, in sintesi, un modo come un altro per portare in scena il concetto di Andy Warhol: «Ognuno ha diritto a un quarto d'ora di celebrità». Bowie esorcizza così una paranoia, quella che lui possa essere il Messia che balla per una sola stagione. Anche in questo è geniale: sceglie di essere quello che non vorrebbe mai diventare, una meteora. Alieno sì, ma capace di durare. Poi, con la stessa velocità con cui l'ha messo al mondo, gli confeziona la bara: Bowie si allontana da Ziggy e vola verso un nuovo travestimento, un altro personaggio, Aladdin Sane. Sulla faccia si disegna un fulmine, una scarica elettrica. Invece di essere illuminato da una luce, ecco il ...

Dead Messenger - The Owl In Daylight (2016)

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Il bellissimo gufo della copertina, che mostra con fierezza le sue "orecchie", che in verità sono solo ciuffetti di penne ma non hanno nessuna valenza con l'organo sensoriale uditivo, ci porta in Canada, a Montreal. Qui nel 2005 un quartetto di ragazzi forma una band: Roger White (chitarra e voce) Ted Yates (chitarra solista) Sebastien Marin (basso) e Charlton Snow (batteria). Scelgono come nome il tetro Dead Messenger, in pieno stile goth metal, ma in verità sin da subito fanno una musica di tutt'altro genere: eclettica, parte dal punk per spaziare al power pop, alla psichedelia, al country rock con evidenti spruzzate di energia e divertimento. In poco tempo diventano una sorta di cult dei club musicali della città, facendosi un certa reputazione. Registrano il primo disco, Dead Messenger, nel 2006. L'anno successivo Marin si chiama fuori e dopo un periodo di pausa scelgono un nuovo bassista, Alex Chavel, con cui registrano nuovo materiale, che diventerà un nuovo...

The Beach Boys - Pet Sounds (1966)

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di Silvano Bottaro Da mesi Brian Wilson ha rinunciato a suonare e cantare dal vivo con il gruppo. Se ne sta a casa, in California, a scrivere e a meditare. L'uscita di Rubber Soul, dei Beatles, alla fine del 1965, gli dà la spinta finale. Torna in azione. I tempi sono maturi per scrivere, suonare e registrare album interi, non semplici raccolte di canzoni: opere complesse che si sviluppino come un racconto e che non abbiano un singolo momento di debolezza. L'hanno fatto i Beatles, lo possono fare anche i Beach Boys, ora che sono grandi (lui ha quasi 23 anni), hanno successo, un pubblico che accoglie con attenzione ogni loro novità. Quando gli altri - i suoi fratelli Carl e Dennis, il cugino Mike Love, l'ex compagno di scuola Al Jardine, ai quali si aggiungerà un nuovo cantante, Bruce Johnston - tornano da un tour in Giappone e alle Hawaii, Brian gli sottopone l'idea. Basta con le canzoni sulle spiagge, le ragazze in bikini, il surf, che poi nessuno di loro pratica: è ...

Matt Berninger - Get Sunk (2025)

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di Marco Denti Pur essendo frutto di una stringente necessità di Matt Berninger e di un suo travagliato momento personale, Get Sunk è un disco dei National senza i National. A differenza di Serpentine Prison dove la differenza era molto più accentuata, il nuovo e secondo episodio solista di Matt Berninger riporta da vicino all’esperienza dei National, in particolare quelli sperimentati dal vivo nell’ultimo tour, come non potrebbe essere altrimenti visto che sono stati protagonisti di uno spettacolo davvero imponente e senza un attimo di respiro. In modo diverso, ma con la stessa insistenza, Get Sunk ti si incolla addosso pur non contenendo niente di particolarmente memorabile. È un disco al limite, che resta a metà strada, reggendosi su un equilibrio fatto di chiaroscuri, tra riflessi pop e tensioni più vicine allo spirito di un songwriter. Rimane indefinito, un po’ come la logica sottintesa da No Love, una delle tante situazioni ambigue che trovano nella voce di Matt Berninger l’eleme...

Massimo Priviero

"Ho visto il futuro del rock italiano e il suo nome è Massimo Priviero". Questo lo slogan - parafrasi della celebre frase di Jon Landau riferita a Bruce Springsteen - scelto per lanciare la carriera dell'artista veneziano. Una definizione impegnativa, a cui Priviero non riuscirà se non in piccola parte a mantenere fede, ma che, se non altro, ha il merito di collocarlo all'interno di una tradizione sonora e di un immaginario ben precisi: quelli del più classico rock metropolitano. Discografia e Wikipedia

New Years Day - U2 (1983)

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La linea di basso di Adam Clayton era venuta fuori durante un soundcheck, poi The Edge aveva sviluppato l'idea al pianoforte. Insomma, il brano era quasi completo. Mancava un testo e Bono non riusciva a farsi venire un'idea. Era stanco per le registrazioni di War che andavano a rilento e distratto dalla televisione, che non trasmetteva altro che notizie di guerra, conflitti e rivolte. Stufo di quella situazione, distrutto dalla pressione, Bono decise che la cosa migliore sarebbe stata quella di improvvisare le parole mentre la band suonava. Il primo verso, memorabile, arrivò di getto: «All is quiet on New Year's Day», a ribadire la voglia di amore e silenzio in un contesto sociale difficile. Più complicato fu continuare. Bono costrinse gli U2 a giornate estenuanti, a tentativi presto abortiti, a immaginare ripensamenti, tanto che la band di Dublino si convinse a estromettere il brano dall'album. Alla fine, per fortuna loro e nostra, ci ripensarono. Ancora oggi, New Year...

Van Morrison - Remembering Now (2025)

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di Marco Denti Per quanto uniforme, più di molti altri episodi della personale saga di Van Morrison, Remembering Now è un disco che contiene un’inquietudine di fondo. È tutto fondato sulle emozioni, sui “ricordi e visioni” e su sentimenti che capitano una volta nella vita, compresa la nostalgia che, nel ricordare tempi appena più nobili, ha il sapore di una terapia indolore. Restare aggrappati alla meraviglia e allo stupore come succede in Haven’t Lost My Sense Of Wonder è l’imperativo principale per la sopravvivenza. La canzone è una specie di riassunto strategico delle forme amate di Van Morrison: sentite l’intreccio dell’organo e del pianoforte che l’accompagna e poi quella voce che si inerpica in un rosario di invocazioni da grande soulman. Il richiamo plateale a A Sense of Wonder, bellissimo album di un altro secolo dove trovava posto l’omaggio a Ray Charles, pare il seguito implicito della celebrazione definitiva di If It Wasn’t For Ray, dove Van Morrison confessa senza pudore l’...

Bob Dylan - Blonde On Blonde (1966)

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di Silvano Bottaro Probabilmente nella sua testa tutto è chiaro. Ma nella realtà suonare come vuole Bob Dylan, il nuovo Bob Dylan, non è per niente facile. Ci provano The Hawks, quelli che poi diventeranno The Band, e ci riescono solo in parte. Dylan allora se ne va a Nashville, la capitale della musica country, dove i professionisti abituata a non fare troppe domande, non mancano di certo. Ne arruola un po', a tempo pieno (lavorare a piú d'un album contemporaneamente non è insolito per loro), e piazza Al Kooper come ufficiale di collegamento tra lui e la truppa. Lui sta chiuso in albergo per ore, poi esce con i testi e va in studio a improvvisare. Tiene le distanze, ama sorprenderli: quando attaccano Sad Eyed Lady Of The Lovlands, tutti pensano di dover suonare un pezzo normale, di tre, quattro minuti al massimo. Ma a ogni strofa, dopo ogni crescendo, Dylan riattacca a cantare e alla fine i minuti saranno piú di undici, una cosa mai vista, a Nashville e altrove. La canzone o...

Ginevra Di Marco - Kaleidoscope (2025)

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di Luca Cremonesi Dopo cinque anni, Ginevra Di Marco torna in sala d’incisione per “Kaleidoscope”, un lavoro nato a seguito di un’importante campagna di crowdfunding, modalità con la quale l’artista ha già prodotto alcuni dei suoi ultimi progetti. Al suo fianco, il marito e compagno d’arte Francesco Magnelli (entrambi ex C.S.I.), e Andrea Salvadori, musicista raffinato che da anni collabora stabilmente con i progetti della cantautrice. “Kaleidoscope” è un lavoro di piena maturità che conferma un fatto: oggi più che mai si fanno album quando si ha davvero qualcosa da dire. Questo nuovo lavoro, che arriva dopo cinque anni dal precedente disco, opera dedicata a Luigi Tenco, conferma poi altri due fatti. Il primo, che Di Marco è nel pieno della sua maturità artistica. Per chi la segue con attenzione, come il sottoscritto, ulteriori conferme non servivano, ma trovarle in queste 13 nuove proposte (a cui si aggiunge una traccia fantasma) fa davvero piacere, anche perché “Kaleidoscope” è un la...

Primitives

Insieme ai Rokes di Shel Shapiro e a Rocky Roberts, Mal e i Primitives sono stati gli oriundi del "bitt" italiano, capaci di stregare il pubblico nostrano non soltanto con le loro canzoni, ma anche con quella patina di esotismo blasè garantita dai loro natali inglesi o americani, e sottolineata più di tutto dal fronte e inconfondibile accento inglese con cui scandivano le parole dei loro testi. Discografia a Wikipedia

London Calling - The Clash (1979)

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Ci sono due modi per valutare questo brano: il primo è considerarlo come episodio singolo, e in questo caso avremo un ottimo rock, di quelli duri e puri, con un bel testo punk che racconta la Londra che brucia, con i Clash che chiamano e il mondo che risponde, il secondo è inserirlo all'interno dell'album cui dà il nome. Perché London Calling porta con sé una svolta epocale nel punk, non solo nel percorso della band Joe Strummer. Lo si capisce chiaramente fin dalla copertina, anzi, dalle copertine. Sull'album c'è una foto di Pennie Smith, dove Paul Simonon spacca il basso sul palco del Palladium di New York (il 21 settembre 1979), in quello che tu probabilmente l'unico episodio di rottura volontaria di uno strumento da parte della band, al termine di White Riot. E se da un lato c'è la voglia di ribadire anche visivamente che la furia del punk non si arresta, dall'altro c è un nuovo elemento, perché la grafica cita in modo esplicito il primo album di Elvis Pr...

Art Farmer & Gigi Gryce - Art Farmer Quintet Featuring Gigi Gryce (1956)

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Jackie McLean, uno dei più grandi sassofonisti bianchi, che pubblicò con la Prestige 6 album, considerava Bob Weinstock solo un affarista. Altri non erano d'accordo (Miles Davis era uno tra questi) ma è indubbio che le modalità con cui Weinstock faceva funzionare la Prestige erano peculiari, tanto che divennero quasi un marchio di fabbrica. Innanzitutto, non pagava le prove ai musicisti, così buona parte del pur prestigioso catalogo è composto da standard e molto poco da brani originali, data l'impossibilità di provarli. D'altronde, lui spingeva moltissimo a registrare qualsiasi cosa: negli anni d'oro, a metà anni '50, riusciva a pubblicare 75 dischi all'anno, un'enormità. E persino i ritmi delle registrazioni erano quasi "industriali": agli studi Van Gelder c'erano sessioni anche per 18 ore al giorno e spulciando i cataloghi Prestige (ci sono superbi siti che ne raccolgono tutti i dati) non di rado grandi dischi furono registrati nello stesso ...

Bob Dylan - Highway 61 Revisited (1965)

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di Silvano Bottaro La Highway 61 corre da New Orleans al confine con il Canada e tocca Memphis, dove vive Elvis, e Duluth, la città in cui Bob Dylan è nato. Per una volta, l'unica volta trattandosi di Dylan, il significato sembra evidente: questo è l'album delle radici, biografiche e musicali, e insieme la mappa lungo la quale si muoverà (per sempre, ora lo sappiamo, e la consapevolezza fa impressione) il rifondatore del rock'n'roll, Su e giú per l'autostrada del blues, come la chiamano gli americani, nel bel mezzo di quel mondo immaginario mistico e carnale che al blues deve tutti i suoi miti fondanti. Lungo l'Highway 61 della quasi omonima canzone (Highway 61 Revisited) c'è Abramo invitato da Dio a sacrificargli il suo unico figlio (interessante, il vero padre di Bob si chiama Abram), personaggi bizzarri che si chiamano Georgia Sam, Mack il Dito e Louie il Re, e potrebbero essere bluesman oppure gangster. Lungo l'Highway 61 corre il rock'n'ro...

E T I C H E T T E

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