Storia della musica #29

 Il punk inglese

Lungo una tortuosa traiettoria che dal nichilismo auto-distruttivo dei Velvet Underground porta al garage-rock primordiale degli Stooges, passa per il proto-punk stradaiolo delle New York Dolls e per il punk-pop dei Ramones, il punk arriva finalmente in Inghilterra: e qui esplode.

Se in America rimarrà fenomeno parzialmente underground e limitato a pochi gruppi, in Inghilterra il successo è immediato e travolgente, in parte per l’entusiasmo ormai storicamente provato con cui il Regno Unito fa sue ed espande le idee importate dall’altra parte dell’Atlantico in parte perché l’ideologia (o meglio anti-ideologia) punk attecchisce bene nella società Inglese sconquassata e smantellata dalle politiche ultra liberali del governo Thatcher.

L’adesione degli inglesi al fenomeno punk non è puramente legata all’aspetto esteriore del fenomeno, (anche se gli inglesi riusciranno comunque ancora una volta a costruirvi una moda intorno), ma è massiccia e totale: saranno centinaia i gruppi e le etichette indie che si formeranno sull’onda lunga del fenomeno Sex Pistols.

Creati da Malcolm McLaren, proprietario di una Boutique londinese alternativa intorno a cui gravitavano tutti i futuri membri della band, i Pistols si rivelano centrali nella storia del punk non solo e non tanto sotto il profilo musicale, quanto per l’impatto che hanno sul rock inglese. La figura trainante del gruppo è il vocalist John Lydon, (poi Johnny Rotten): se il look lo crea McLaren prendendo spunto da quello di Richard Hell e la musica è una rielaborazione (comunque originale) del suono dei Ramones, è coi testi provocatori di Rotten che i Sex Pistols fanno la differenza da “Anarchy in the Uk” (singolo uscito nel 1976 per la EMI che suscita abbastanza polemiche da convincerne i capi recidere il contratto) all’LP d’esordio “Never mind The Bollocks” (1977): canzoni che parlano d’anarchia, fascismo, che si scagliano contro la regina (celebre la commemorazione del giubileo con il giro in battello sul Tamigi). Nessuno ha mai osato tanto e con tanto successo e pochi avranno il loro impatto nella storia della musica. Chi però pensa che i Pistols sia stato il primo gruppo punk inglese ad essere registrato su disco sbaglia: il primato spetta ai Damned col disco “Damned Damned Damned” del 1977.

Se i Sex Pistols sono i catalizzatori del fenomeno, i Clash ne sono i grandi innovatori: primi a portare i temi sociali all’interno dell’ultra individualista universo punk, da subito il gruppo di Strummer, Jones, Levene e Simonon si colloca un gradino sopra gli altri: l’omonimo esordio del 1977 esce per la Columbia e la pubblicazione del disco da parte di una major viene vista da molti fan come un tradimento verso lo spirito idealista del gruppo ma si rivela fondamentale per la diffusione e l’evoluzione del genere; è invece del 1979 “London Calling”, disco così ricco di contaminazioni (reggae, dub, ska, pop, R&b) da far si che già si possa parlare di post-punk.

È difficile tenere il conto di tutti i gruppi che, ispirati dai Ramones, da Sex Pistols e Clash, cominciano a suonare un punk prima fedele allo stile dei loro modelli, poi, gradualmente, sempre più personale, staccandosene e creandone di nuovi: fondamentali per lo sviluppo del pop-punk gruppi come i Buzzcocks di “Singles Going Steady” (1979) e gli Stiff Little Fingers di “Inflammable Material” (1979); meno pop ma dotati di una vena melodica fuori dal comune gli Adverts di “Crossing the Red Sea With …” (1978), più morbidi (almeno per i canoni del genere) gli  irlandesi Undertones   dell’omonimo esordio del 1979 il cui singolo “Teenage Kicks” verrà definito “pezzo preferito di tutti i tempi” da John Peel, DJ che ancora una volta si rivela fondamentale per la diffusione radiofonica del nuovo genere (come lo era stato dieci anni prima per la psichedelia con la trasmissione Perfumed Garden); la gradazione pop è elevatissima nel debutto omonimo del 1978 dei Generation X di Billy Idol.

Prime esponenti femminili (almeno in ambito inglese) di un genere che si rivelerà frequentatissimo dal gentil sesso, rompendo lo stereotipo ultradecennale che associa al rock la presenza di testosterone, le “X-ray Spex” che con “Germ Free Adolescents” (1978) inventano uno stile che sarà poi ripreso ed espanso dalle riot grrrls, le ragazze riottose degli anni ’90, prime fra tutte le Bikini Kill; altro elemento di rilievo è il suono del sax, la cui presenza in area punk diventerà un tema ricorrente nei suoni del post-punk, dalla no-wave al p-funk.

Due sottoprodotti del primo punk inglese sono l’oi! ed il revival del movimento Mod.
Il primo fenomeno, che prende il nome dal pezzo “Oi! Oi! Oi!” dei Cockney Rejects, sale alla ribalta nel 1978 coi dischi degli Sham 69 e viene portato avanti da gruppi come Angelic Upstarts, Cockney Rejects, U.K. Subs e 4 Skins: espressione musicale delle classi proletarie Cockney dell’east-London, sono gruppi che cercano di contrapporsi alle spinte progressiste del post-punk mantenendo il suono ancorato a quello dei Pistols e dei primi Clash: lo spirito purista attira verso questa corrente numerose critiche , destinate a moltiplicarsi esponenzialmente quando i concerti dei gruppi oi! cominciano ad essere bazzicati prevalentemente dagli skins del famigerato Fronte Nazionale.

Il mod revival, inaugurato nel 1977 da “In The City” dei Jam è invece fenomeno solo parzialmente legato al Punk: l’influenza degli Who e degli Small Faces, gruppi musicali simbolo dell’era mod originale si fa sentire abbondantemente nell’esordio del gruppo di Paul Weller ma è fortemente inasprita, risentendo nei tempi e nei suoni del contemporaneo fenomeno punk; più fedeli agli originali i gruppi minori del moviment, come Jags, Lambrettas e Purple Hearts. Il revival è comunque un fenomeno effimero destinato a svanire nel momento stesso in cui Paul Weller scioglierà i ranghi dei Jam per fondare gli Style Council.

Se il suono originale del punk inglese del ‘77 è destinato a restare puro e incontaminato per poco, nonostante il tentativo conservatore del movimento Oi!, le sue asperità sonore verranno riprese dal movimento punk di Los Angeles che, attraverso che attraverso un’ulteriore aumento dei ritmi e un inasprimento dei suoni già mette le basi per il movimento hardcore dei primi anni’80 che porterà il suono punk alle estreme conseguenze. Diversa la direzione intrapresa dai cosiddetti gruppi post-punk, che partiranno dalle intuizioni del punk e dalla tabula rasa da esso operata, per avventurarsi in nuovi, eccitanti territori sonori…

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