Donna The Buffalo – Dance In The Street (2018)

di Remo Ricaldone

“Dance In The Street” segna il ritorno, a cinque anni di distanza dal precedente “Tonight, Tomorrow And Yesterday”, di Donna The Buffalo, eccellente band originaria di Trumansburg, New York che ha fatto dell’alternative-country la propria missione, proponendolo con grande personalità e gusto. Dalla fine degli anni ottanta Jeb Puryear e Tara Nevins hanno unito le loro capacità compositive ed interpretative miscelando country music, folk-rock ma anche cajun, bluegrass, rock e reggae attingendo si alla tradizione ma restituendoci un sound coeso e brillante con forti tendenze jam, avvicinandosi talvolta ai Grateful Dead. I Donna The Buffalo sono così volati ad El Paso, Texas e negli studi Sonic Ranch, sotto la produzione del famoso Rob Fraboni (che il suo posticino nella storia del rock se l’è ritagliato lavorando con Bob Dylan, Eric Clapton, i Rolling Stones e la Band) hanno dato vita ad una lavoro nuovamente intenso e pregnante. Jeb e Tara hanno ripreso il filo di quel discorso mai definitivamente tralasciato e ci intrattengono con quella freschezza e quel suono caleidoscopico e colorato che è sempre stato il loro marchio di fabbrica. E se l’iniziale title-track ci stupisce un po’ per quel ‘mood’ che ricorda i Talking Heads e l’approccio particolare di un David Byrne, già con la seguente “Motor” cantata con trasporto da Tara Nevins si rientra nel mondo musicale tipico di Donna The Buffalo, con la chitarra elettrica a disegnare traiettorie che rimandano all’indimenticato Jerry Garcia. “Heaven and Earth” annerisce i toni e si avvicina come spirito alla Tedeschi Trucks Band, con un ritmica pulsante e vagamente caraibica, “Look Both Ways” sempre con il fresco contributo vocale di Miss Nevins, ha il sapore dei sixties in un contesto tra rock e radici. Tra i migliori momenti dell’album. “Across The Way” è un altro gioiellino, più acustico e virato verso la country music, con il fiddle a caratterizzare la melodia, “Top Shelf” non aggiunge altro se non la consueta pulizia di suoni e intrecci strumentali che rimandano ancora ai Dead più vicini alla tradizione, “The Good Stuff” è quasi funky e appare come un momento di pausa e suona leggermente meno immediata, riprendendosi subito con la eccellente “Holding On To Nothing”, cadenzata country song che conquista per grazia e delicatezza. “If You Want To Live” ci porta verso l’ultima parte del disco con un rock anni sessanta che ricorda qualcosa della band di Doug Sahm o i primissimi Los Lobos in un momento decisamente trascinante. Il trittico finale è poi costituito da una “I Won’t Be Looking Back” dove emergono ancora suoni country, da “Killing A Man” più composita e particolare con blues e country ad incrociarsi e da “I Believe” che è una splendida ballata acustica interpretata con il cuore da Tara Nevins. Disco questo che affronta i vari suoni della musica americana con carattere e passione. Una band che ha ancora molto da dare agli appassionati, motivo in più per conoscerli ed apprezzarli.

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