Outsiders


L’artista, quello vero, non dovrebbe preoccuparsi d’altro che essere se stesso, di cantare e suonare quel che vuole, in barba alle classifiche, alle mode e, estremizzando, persino al pubblico. Negli ultimi anni, di certo negli ultimi venti anni, la parola artista è stata usata spesso a sproposito, nel campo della musica popolare. Tutti quelli che cantano e registrano musica su dischi o mp3 vengono, indistintamente, chiamati artisti, al di la delle motivazioni che li spingono a cantare, suonare o registrare musica. E’ artista l’intrattenitore, è artista il cantante, è artista il musicista, che invece andrebbero chiamati con i loro nomi, intrattenitori, musicisti e cantanti, professioni meravigliose, stimabili, essenziali per la nostra vita, e che possono consentire a chi le pratica di trasformarsi in artisti. Artista è il conduttore televisivo, artista è la soubrette che balla seminuda, artista è il rapper che maltratta le donne a parole e nei fatti, artista è il rockettaro ultramiliardario che non concede a nessuno i diritti delle sue canzoni, artista è chiunque va in scena. No, essere artisti vuol dire qualcosa di più e di meglio. Vuole dire fare musica perchè non se ne può fare a meno, perchè si morirebbe senza. Vuol dire cantare perchè la voce esce dal cuore solo in quel modo e non c’è verso di fare altrimenti. Vuol dire scrivere canzoni o brani musicali perchè si ha il cuore e la mente piena di musica, che chiede di uscire, di arrivare su uno strumento musicale. Non vuol dire vendere, scalare classifiche, fare promozione, pensare al business, che invece era il mestiere dei discografici, dei promoter, dei manager, che svolgevano le loro funzioni lasciando agli artisti una sola responsabilità, quella di fare musica. Il che poteva, per esempio, non portare al successo.
La storia della musica è ricca di meravigliosi outsider, che non hanno preso in considerazione mai null’altro che la propria arte. Personaggi come Tim Buckley, del quale poche ore fa ho ascoltato casualmente questa canzone, trasmessa da Lifegate, mentre ero in macchina. E’ un brano di Starsailor, una delle meraviglie della produzione di Buckley, una canzone magica e meravigliosa, che mi ha dato lo spunto per questo post. E’ una canzone che mi sembra sia servita di lezione ad alcuni personaggi odierni, come Antony o lo stesso figlio di Tim, Jeff Buckley.

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E T I C H E T T E

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