The Rolling Stones - Beggars Banquet (1968)

In fondo nel 1968 i Rolling Stones sono una vecchia band, hanno visto e fatto di tutto; dietro l'angolo stanno gli echi del rhythm'n'blues londinese in bianco e nero, remoto è l'esordio al Marquee nel sessantadue e il sessantotto per Richard e soci inizia in realtà nell'estate sessantacinque, con la finitura del riff di Satisfaction. Il maggio sessantotto, insieme al vento e a tutto il resto, porta anche un altro riff stonesiano; si ritrova la vecchia via, Richard apre l'accordatura e crea l'intro di Jumpin' Jack Flash, intimamente vicina allo spirito del sessantacinque, al tempo stesso lontana anni luce. I Rolling Stones sono la più grande rock'n'roll band del pianeta e stanno fervendo le registrazioni di un album storico, pubblicato in dicembre. Beggars Banquet sarebbe autosufficiente anche solo come singolo contenente Simpathy For The Devil: non un brano, non una canzone rock'n'roll, molto di più, un documentario, colonna sonora di quell'anno, di quel decennio e di tutti gli altri a venire. Jagger e compagni sono consapevoli, consapevoli dell'intro di No Expectations, consapevoli delle condizioni di Brian Jones, il cui contributo al disco sarà minimo, del rock'n'roll di Street Fighting Man, più efficace di un bollettino di guerriglia, della durezza di Stray Cat Blues, della loro bravura in Dear Doctor e Prodigal Son, della concessione alla melodia e alla coralità di Salt Of The Earth. Consapevoli dell'importanza dello stellare Jimmy Miller e di non aver mai smentito le radici, nel sessantotto gli Stones sono già antologia e futuro del rock'n'roll; ascoltando Beggars Banquet "capisci che staranno in giro ancora per quaranta o cinquant'anni"!  (Mia valutazione:  Distinto)

(Roberto Giuli)

Commenti

  1. Album fantastico, definitivo forse di un periodo intero per il gruppo; Stray Cat Blues è strepitosa con quella coda strumentale che ritorna sul sabbah di SFTD; e poi un grande Nicky Hopkins, che risolve tante situazioni con un pianoforte come solo lui sapeva fare: E poi la foto nella copertina interna: decadenza e "grandi abbuffate" allo stato puro!
    Grazie x l'articolo

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