Daughter - Not To Disappear (2016)

di Giuliano Delli Paoli

Sono trascorsi tre anni dall'acclamato "If You Leave" dei Daughter, trio inglese guidato dalla suadente cantante Elena Tonra. Un esordio intenso, evocativo e a suo modo sfuggente, ma soprattutto di rara catalogazione, visti i numerosi mutamenti sonori atti a delineare una formula "pop" dimessa, in perenne chiaroscuro, densa di parole trasudanti angoscia e una profonda inquietudine interiore, la stessa che accompagna la giovane Elena fin dalle sue prime apparizioni risalenti al 2010 mediante svariati demo autoprodotti ed Ep.

Leader e guida spirituale della band, la giovane e pacata autrice londinese continua a essere l'asse portante del gruppo anche in "No To Disappear", secondo disco della band (edito nuovamente per la benemerita 4AD), bilanciandosi con maestria e piena coscienza dei propri mezzi tra i vari costrutti armonici elaborati dalla chitarra morbida e fluttuante di Igor Haefeli, e dalle percussioni sghembe, all'occorrenza penetranti, di Remi Aguilella.
A dominare la scena è il consueto umore opaco segnalante personali drammi dell'anima, estratti puntualmente con parole che meritano spesso non poca attenzione, in un flusso emotivo costante, sorretto qua e là da graduali ascese melodiche ("Doing The Right Thing"), bassi celesti in piena formula post-rock posti in bella mostra coadiuvati da piccoli cambi di ritmo ("How").

Tornano a palesarsi anche gli improvvisi ipnotismi e le notturne sospensioni acustiche proprie dei coetanei The XX ("Mothers"), gli stessi che avevano delineato al meglio i momenti più nobili dell'esordio. E non è affatto un caso se il parallelo con Romy Madley Croft continui a presentarsi praticamente a ogni passaggio, nonostante la maggiore distensione della Tonra. Parimenti, il battito caldo e sognante di brani come "Alone / With You", così come l'interpretazione vocale vagamente graffiante e trattenuta, rimandano non poco alla primissima Lisa Germano, a conferma di una spiccata bontà canora.
Quella del trio Daughter è una formula ormai collaudata, a tratti ancora vibrante di passione, come accade nell'indomita e inaspettata "No Care". Tuttavia, ad affondare la tenuta complessiva dell'album è la presenza di tracce come "Fossa", le quali mettono in mostra solo un repeat incessante e ridondante di melodie eccessivamente statiche e scipite.

I Daughter proseguono dunque "spediti" nel loro personale magnetismo dream-pop, ora vagamente sussurrato, ora più acceso e mutevole, rimarcando un'attitudine acustica altamente introspettiva, a metà strada tra l'ipnotismo pop dei supremi The XX e il songwriter sofferto e autobiografico (per dirla in breve, "da cameretta") di alcune autrici statunitensi, come la già citata Lisa Germano, icona per eccellenza di certe produzioni targate 4AD nei mirabolanti anni Novanta, Mirah e la Tara Jane O'Neil meno "depressa" e "scarna" degli ultimi anni.
In conclusione, "Not To Disappear" è un disco capace di riempire il cuore solo in brevi e significativi episodi, mostrando una vaga piattezza e diverse zone d'ombra che lasciano tanto amaro in bocca. (Mia valutazione: Buono)

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