The Bevis Frond - Focus on Nature (2024)

di Paolo Baiotti 

The Bevis Frond è dal 1987 la creatura di Nick Saloman, uno di quei personaggi dell’underground musicale che fortunatamente ancora esistono e riescono a pubblicare con regolarità dei gioiellini artigianali composti e registrati con passione e capacità. Nick è davvero un personaggio poliedrico, una sorta di guida spirituale del rock inglese degli ultimi quarant’anni: musicista che ha collaborato a molteplici progetti paralleli, proprietario fino a poco tempo fa di un negozio di dischi usati nell’Essex, curatore del magazine Ptolemaic Terrascope e di una label indipendente, dj radiofonico, oggi ritorna a incidere su Fire, a tre anni di distanza da Little Eden, un altro doppio vinile e singolo cd.

In Focus On Nature si mischiano le sue svariate influenze a partire da Jimi Hendrix e dalla psichedelia britannica e californiana dei sixties, aggiungendo space rock, pop, hard rock, nomi come Wipers, Disosaur Jr, Big Star e Pavement, con quel fondo di malinconia nella voce e nelle melodie tipicamente british. Saloman è un ottimo chitarrista, ma nei suoi dischi è evidente la capacità di comporre e di inserire assoli che non esprimono puro esibizionismo, essendo funzionali alla logica e fluidità delle canzoni, che in questo caso sono ben 19 senza riempitivi, corredate da testi significativi sulle problematiche contemporanee.

A differenza di Little Eden, inciso da solo durante la pandemia, il disco è stato registrato nei Graffite Studios di Bexhille-On-Sea dell’amico Dave Palmer con i componenti della band Dave Pearce (batteria), Louis Wigett (basso) e Paul Simmons (chitarra). Il rock intenso di Heat è un’apertura potente e convincente con tratti psichedelici, tre assoli roventi e un testo rilevante sulla crisi climatica. La melodica title track, incisiva e pungente, interpretata con una voce nostalgica che ricorda come potrebbe essere questo mondo se rispettassimo la natura che ci circonda, l’accorata e bruciante God’s Gift d’impronta punk e l’elettroacustica Vitruvian Man dimostrano le doti di scrittura di Saloman e le sue multiformi influenze. Nel prosieguo citerei almeno il mid-tempo Here For The Other One dove si racconta l’esperienza di un concerto scelto per ascoltare la band di supporto e non i “merdosi” headliners, la malinconica Happy Wings sui danni del consumismo, il garage-rock Empty, la lunga Mr. Fred Disco caratterizzata da due magnifici assoli, la melodica Hairstreaks, una discreta riflessione sulla mortalità, il pop beatlesiano di Maybe We Got It Wrong, la scorrevole Big Black Sky e l’orgoglioso finale hendrixiano di Hang On A Wire.

Ad aprile The Bevis Frond suoneranno in Europa dopo otto anni; purtroppo il nostro paese sarà escluso per mancanza di promoter interessati… Un vero peccato! Inoltre, è in fase di completamento il documentario Little Eden che dovrebbe tracciare la storia di Nick e della band con una colonna sonora tratta dal loro vasto catalogo.

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