Popol Vuh - Hosianna Mantra (1973)

La stupenda copertina opera di Ingo Trauer e Richard J. Rudow, che furono gli artefici di famose copertine per i gruppi tedeschi del cosiddetto kraut-rock, tra l’icona e l’ex voto, è il biglietto da visita di uno dei più grandiosi dischi della musica del ‘900. Tutto nasce dal talento di un ragazzo tedesco, Florian Fricke, che dopo studi classici a metà anni ‘60 è uno dei primi a comprarsi un Moog. Collabora con il primo nucleo di quello che sarà uno dei gruppi più importanti della musica elettronica europea, gli Amon Düül II, ma ha già in mente di crearsi una propria compagine. La possibilità gliela dà la Pilz, etichetta della BASF tedesca, che fu molto aperta verso i nuovi musicisti. Fricke sceglie come nome del suo gruppo Popol Vuh, il libro sacro degli Indiani Quiché, uno dei regni maya del Guatemala. Fricke che suona piano e moog chiama a sè Holger Trülzsch alle percussioni e Frank Fielder al sintetizzatore. L’esordio è del 1971: Affenstunde è divisa in due lunghissime composizioni, Ich Mache Einen Spiegel e la stupenda Affenstunde (L’ora della scimmia, da uno dei miti raccontati nel libro sacro degli indiani) che è il seme da cui nascerà tutta la musica elettronica tedesca, che ebbe un ruolo fondamentale nella musica europea degli anni ‘70. Nel 1972 il primo grande capolavoro: In Den Gärten Pharaos è anch’esso diviso in due lunghi brani, uno per facciata dell’Lp. Ma se la title track è la massima espressione del trio elettronico, la seconda, Vuh, è l’inizio del cambiamento. Fricke la registra da solo con organo e moog dal vivo nella Chiesa Diocesana di Bamberg in Baviera: la musica è un’ondata emozionante di sensazioni che lo segnano così tanto che alla fine delle registrazioni Fricke scioglie il gruppo, abbandona la musica elettronica e rifonda i Popol Vuh. La formazione acustica comprende Robert Eliscu all’oboe, Klause Wiese alla tamboura, uno strumento indiano simile al sitar, la chitarra elettrica (e magica) di Conny Viet e la voce del soprano coreano Djong Yun. Fricke ha in mente un concetto di musica che unisca Occidente ed Oriente, e lo fa partendo dalla Musica Sacra: Hosianna Mantra esce nel 1973 e vuole, parole di Fricke “davvero toccare il vostro cuore. E’ una messa per il cuore. È amore che si fa musica”. Si parte con Ah! meraviglioso gioco di rincorrersi tra il piano e la chitarra, uno strumentale dalla dolcezza infinita; poi la sacralità di Kyrie, che rielabora il Kyrie Eleison ed è toccante e magnifica. Ma il pezzo forte è Hosianna Mantra: i 10 minuti sono un percorso mistico e sentimentale alla ricerca di quell’amore, basato sia sulla gioia (l’osanna cristiano) che sulla ripetizione dell’esercizio (il mantra appunto). La seconda parte non è da meno, e si basa sulla musicazione di testi sacri presi dal V Libro di Mosè: Abschied e Segnung sono un viaggio nel suono, prima che la dolce Andacht sia spezzata dagli oltre 6 minuti intensissimi di Nicht Hoch Im Himmel, brano misterioso e febbrile. In tutto il disco non c’è traccia di percussioni, e il magico suono del piano di Fricke gioca e si ricorre con il suono fluido, quasi “liquido”, della chitarra di Viet, per una musica eterea e magica che sarà fondamentale per la new age che si sperimenterà di lì a qualche anno. La loro carriera godrà di altri lavori stupendi, tipo Seligpreisung (dello stesso anno, con nuova formazione, e che ha un suono già più “corposo”) e anche grazie alle colonne sonore dei film di Werner Herzog, amico di Fricke sin da giovanissimi: le magiche musiche di Aguirre, Cuore di Vetro, Nosferatu (addirittura due dischi!) e Fitzcarraldo. Questo disco è di una potenza emotiva sbalorditiva, e richiede un’ascolto libero ma attento per regalarvi un’esperienza musicale unica.

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