Ry Cooder

Interprete sopraffino della tradizione musicale americana, nei primi anni della sua avventura musicale si concentrava sul repertorio più vicino al blues e al tex-mex, ma già verso la fine degli anni Settanta l’eclettismo delle sue scelte ne fa un preziosissimo outsider, in grado di muoversi liberamente tra generi e stili mantenendo saldissima la propria ispirazione, la capacità di far diventare diverse dall’originale le composizioni sulle quali lavora con certosina precisione.
I suoi album degli anni Settanta sono un incredibile catalogo dei linguaggi della musica popolare americana: da “Ry Cooder” (1970), intriso di folk e di blues, a “Into the Purple Valley” (1972), da “Paradise and Lunch” (1974) a “Chicken Skin Music” (1976), Cooder esplora la musica folk e il tex-mex, il blues e il rhythm’n’blues, la canzone e il gospel, per approdare al jazz con "Jazz” (1978) e alle origini del rock’n’roll con “Bop Till You Drop” (1979), primo disco nella storia della musica ad essere stato registrato totalmente in digitale. Negli anni Ottanta dedicherà molto del suo lavoro alla realizzazione di colonne sonore, girerà per il mondo collaborando con musicisti di estrazione e cultura diversissime, africani, indiani, arabi, per approdare al successo planetario, negli anni Novanta, quando farà scoprire al mondo intero la magia della musica cubana con “Buena Vista Social Club”. Negli anni duemila sono da rilevare i suoi “ Chavez Ravine” (2005) e “My Name Is Buddy” (2007), ma soprattutto alla collaborazione con Mavis Staples in “Well Never Turn Back” (2007).
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