John Cougar Mellencamp - The Lonesome Jubilee (1987)

di Silvano Bottaro

Il ribelle, questo è l’aggettivo che più si addice a J. M. che passa l’adolescenza tra moto, bar, ragazze e gruppi rock, per poi sposarsi a diciannove anni. Dopo vari dischi, più o meno di valore, è con “scarecrow” del ’85, disco antecedente a questo, che Cougar, così si fa chiamare all’epoca, arriva al vero successo.
I testi rilevano una sincera presa di posizione per i temi d’impegno sociale, soprattutto a favore degli agricoltori in crisi (sarà lui stesso ad organizzare il “Farm Aid”. Ma non solo al sociale sono rivolte le sue liriche, sono una miscela di riflessioni, commenti e descrizioni sulla sua condizione di vita presente e un po’ nostalgica, quando ricorda il suo esser stato più giovane.
Con questo “the lonesome jubilee” J. C. si affina soprattutto anche sul piano musicale evolvendosi con elementi soul, tex mex e musica latina e con l’arricchimento di strumenti come il violino, la fisarmonica e il banjo. L'album è di "presa" immediata, si fa amare fin dal primo ascolto, ma non per questo cade nella banalità.
Nel complesso un buonissimo disco questo, del nostro. Musicalità e testi degni di un songwriter alla pari, certe volte, di musicisti di calibro internazionale assai più famosi, ma che nulla hanno da insegnare al nostro “puma”. 

"La mia vita è una contraddizione di desiderio e dispiacere
trascino il mio cuore attraverso le ceneri per gettarlo nel cuore.
Forse c'è una ragione e potrebbe esserci un disegno,
oppure siamo solo degli sciocchi a credere che un giorno capiremo.
E tutto diventa vero, si tutto diventa vero.
Come una ruota dentro un'altra che gira dentro di te.
E pensi cosa ho fatto? Cosa posso fare?
Quello che credi di te stesso diventa tutto vero."

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E T I C H E T T E

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