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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Tony Esposito

Tra i più fantasiosi ed estroversi percussionisti della musica leggera italiana, Tony Esposito (1950) è riuscito a conquistare nel corso degli anni '80 un notevole successo commerciale, dopo che nel decennio precedente aveva contribuito a vivacizzare la scena alternativa dell'epoca con una proposta a metà tra sperimentazione ritmica, jazz, funky e suggestioni etniche. Discografia e Wikipedia

I Ain't Superstitious - Willie Dixon (1961)

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Pochi come lui. Giusto Muddy Waters, con il quale divide il titolo di padre del blues di Chicago. Willie Dixon è stato il songwriter blues più significativo dei suoi tempi, sia da un punto di vista quantitativo (ha scritto oltre cinquecento canzoni, per se stesso e per una miriade di colleghi), che qualitativo. I suoi testi possiedono caratteristiche inusuali per l'epoca, hanno rime serrate ed efficaci, le immagini sono forti, il taglio originale, l'umorismo incalzante che mette al servizio di momenti di puro divertimento. Willie Dixon è stato, oltre che pugile (grande peso massimo, vincitore del Golden Gloves) e carcerato (dieci mesi di galera per aver rifiutato di partire per la seconda guerra mondiale), anche poeta laureato del blues e figura pivotale nel passaggio dal vecchio blues a quello moderno. (M. Cotto - da Rock Therapy)

Laurie Anderson - Amelia (2024)

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 di Gianfranco Marmoro La carriera artistica di Laurie Anderson è da tempo divisa su due fronti differenti eppur paralleli: un primo più affine al lessico rock, inaugurato da "Big Science" e tenuto flebilmente in vita dall'album "Homeland"; un secondo fronte più sperimentale, visionario, multimediale, un ambito decisamente più congeniale alla complessa statura artistica della musicista americana. Ho avuto il privilegio di intercettare l'artista su entrambi i fronti in due diversi eventi live. La prima volta nel 1990 durante il tour di "Strange Angels" (il suo album forse più "pop"), concerto reso unico dall'utilizzo della lingua italiana da parte di Laurie, scelta spiazzante di cui si è avvalsa in tutti i paesi toccati dalla tournée, concentrando l'attenzione anche sui contenuti lirici oltreché musicali. Il secondo appuntamento live è legato allo spettacolo multimediale "Moby Dick", un sorprendente mix di visual art, mus

Diaframma - Siberia (1984)

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Nella scatola ritrovata in soffitta, questo disco stava sotto un altro, con la copertina leggermente rovinata dall'umidità (e che sarà protagonista di una prossima Storia di Musica). All'interno c'era il bigliettino da visita di un negozio di dischi, Data Records 93, Via dei Neri, Firenze. Il disco di oggi è l'inizio di una delle più intense e importanti storie musicali italiane degli ultimi 40 anni nel nostro paese. Tutto inizia a Firenze, fine anni '70, quando l'onda punk in Europa è al massimo livello: in un liceo si formano i CFS, con Federico Fiumani alla chitarra e due suoi amici, Gianni Cicchi (batterista) e Salvatore Susini (bassista). Suonano cover delle band punk rock britanniche, nel 1980 Susini se ne va e viene sostituito dal fratello di Cicchi, Leandro, e nascono così i Diaframma, nome scelto per la comune passione dei tre per la fotografia (il diaframma fotografico è il meccanismo usato in ottica per regolare la quantità di luce che deve attraversa

Santana - Abraxas (1970)

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di Silvano Bottaro Quando il "veggente" risalì la costa occidentale del continente americano, trovò un clima più temperato, gente meno aperta e un appartamento che per un paio di mesi gli fece rimpiangere la sistemazione messicana. A San Francisco incontrò il jazz e il rhythm'n'blues e dopo i quattro storici concerti al Fillmore West e l'apparizione a Woodstock, i Santana entrarono in studio e in pochi mesi uscirono prima con "Santana" e poi con "Abraxas". Abraxas in linea con il nome ricavato da un passo di Demian di Herman Hesse è una grande opera di contaminazione di culture musicali differenti formalmente, come il blues e la musica latino-americana, sotto l'impronta comune del rock. Quello che prima degli altri e, alla luce di quanto è accaduto in seguito, meglio di altri, Santana ha individuato uno spazio vuoto nel mondo della musica di protesta, un luogo vergine in cui poter osare oltre i confini. Lavorando, quasi senza saperlo, i

Francesco De Gregori - Titanic (1982)

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Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel,  Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).  Decide quindi di concentrarsi su

Steve Wynn - Make It Right (2024)

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 di Fabio Baietti Una capacità di scrittura che ha pochi uguali nella storia del rock contemporaneo. Il pregio di aver rivestito le sue liriche con arrangiamenti che, sia nella dimensione del Syndacato che in quella solista, hanno acuito la loro visionarietà. Steve Wynn, per una folta schiera di musicisti e fans, è, da più di 40 anni, una sorta di eroe musicale, un saldo punto di riferimento. Dopo aver ridato linfa vitale ai Dream Syndicate, gruppo faro di un certo modo di fare rock, ora il Nostro “riporta tutto a casa”! Alla soglia dei 65 anni, il rocker californiano fa il punto della sua carriera e, più in generale, della sua vita, tramite la contemporanea uscita di un libro di memorie (I Wouldn’t Say It If It Wasn’t True: A Memoir Of Life, Music, And The Dream Syndicate) e di un nuovo disco a suo nome, dopo 14 lunghi anni. Make It Right non fa sconti, meglio chiarirlo subito. Non è un disco rilassante, pur non scevro di momenti di quiete, non induce al compiacimento ma stimola rifle

Equipe 84

Il più famoso gruppo della storia del beat italiano nasce intorno al 1963 a Modena, dalla fusione di vari complessini locali con nomi improbabili quali Hurricanes, Marinos, Giovani Leoni, I Gatti. In questi ultimi suona un giovane Francesco Guccini, insieme al bassista Victor Sogliano e al batterista Alfio Cantarella. Discografia e Wikipedia

My Generation - The Who (1965)

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Eviterò di raccontarvi per l'ennesima volta la genesi di My Generation, inno che è diventato prima manifesto degli Who e poi specchio di più generazioni. Mi limito a commentare quel famoso verso: "I hope I die before I get old" ("spero di morire prima di diventare vecchio"). Per tutta la vita, Pete Townshend si è sentito rivolgere la stessa domanda che, con piccole variazioni sul tema, suona più o meno così: "Come si sente a cantare sul palco quel verso, oggi che non è più giovane?". Stessa categoria di chi chiede a Mick Jagger: "Lei una volta ha detto che non si vedeva a cantare sul palco Satisfaction a 40 anni. E adesso che li ha superati da un bel po', come si sente a rifarla ogni sera sul palco?" (M. Cotto - da Rock Therapy)

Nick Cave & The Bad Seeds - Wild God (2024)

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di Elena Raugei We’ve all had too much sorrow, now is the time for joy, afferma il “wild ghost”, il fantasmatico ragazzo dalle sneakers giganti, che agita il sonno di Nick Cave in “Joy”, il manifesto programmatico del nuovo album Wild God – registrato tra Provenza e Londra, pubblicato da Play It Again Sam – nonché il brano più esteso in scaletta, guidato da un enfatico corno francese. Il fantasma sarà ancora una volta quello di Arthur o dell’altro figlio perduto, Jethro?  I woke up this morning with the blues all around my head / I felt like someone in my family was dead. In ogni caso, Cave compie due step: dopo dischi che affrontavano più o meno coscientemente lo shock del lutto e la sua visionaria elaborazione, soprattutto nel capolavoro Ghosteen già pervaso da un immaginario fortemente biblico, cerca la grazia, cerca in maniera ricorrente mani che si intrecciano e slanci di felicità; dopo la reazione al lockdown pandemico del più crudo e materico CARNAGE, condiviso con il solo Warre

Gong - I See You (2014)

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di Matteo Meda Se un neofita del decennio d'oro del rock venisse a chiedere di una band del periodo alla quale avvicinarsi con estrema cautela, chi scrive nominerebbe immediatamente i Gong. Se lo stesso soggetto modificasse la domanda cercando informazioni sul gruppo più emblematico dell'intera decade seventies, la risposta sarebbe la medesima. I Gong sono l'hippie, il freak, Canterbury, la psichedelia, la follia e il genio riuniti sotto un unico, comun denominatore. I Gong sono una famiglia, una comune che ha vissuto la sua storia su un pianeta parallelo (Planet Gong, appunto), che come tutte ha il suo capo, la cui autorità è ciclicamente messa in discussione da altre personalità, fra le quali anche le più forti (cfr. Pierre Moerlen) hanno finito per dover abdicare. E ci troviamo così nel 2014 con Daevid Allen ancora al timone, arzillo e instancabile settantaseienne dalla presa saldissima, fresco di vittoria di una prima (e ci auguriamo anche ultima) battaglia contro il

Laura Mvula - Sing To The Moon (2013)

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di Gabriele Antonucci È ancora possibile nel 2013 proporre una musica che, pur debitrice della grande tradizione del soul, suoni fresca e originale? Dopo aver ascoltato Sing It To The Moon di Laura Mvula,ventiseienne di Birmingham con un diploma in composizione, la risposta non può che essere affermativa. In Inghilterra è già scattato il gioco dei paragoni: c’è chi vede in lei l’erede di Amy Winehouse, chi la nuova Adele, altri ancora accostano la sua voce a quella di Emeli Sandé. Paragoni poco adatti a cogliere la musica della Mvula che, ricca e stratificata com’è, sfugge alle facili etichette. Adele ed Emili Sandè si muovono in territori più vicini al pop patinato che al soul, Amy Winehouse aveva una drammaticità e uno struggimento che non ritroviamo in Sing I t To The moon. I colori tenui, i chiaroscuri, i sentimenti genuini, le emozioni delicate ma persistenti caratterizzano questo album, uno dei più interessanti del 2013. Il soulgospel di Laura Mvula è sospeso, meditativo, quas

Van Morrison - Keep it Simple (2008)

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di Silvano Bottaro Anche ai morrisiani di fede come il sottoscritto, l’uscita di un nuovo disco, non crea più molta trepidazione. Questo è dovuto al fatto che ormai il nostro ci ha abituato ad un trend sonoro che, ad onor del vero, si rivela a volte un po’ stantio. Non è il caso o almeno in parte di questo suo ultimo lavoro "Keep it Simple". KiS è un buon disco, buona è la media, infatti, una metà dei brani (soprattutto nella prima parte) è ottima, mentre i restanti sono sufficienti e annoiano un po’. E’ nel titolo di questo 35° disco il significato dell’opera: semplicità. I suoni, infatti, sono lineari e semplici. Il rosso irlandese passa in rassegna i generi a lui più congeniali: il rock, folk, country, blues, gospel e soul, le sue radici insomma, il Morrison di sempre. Non c’è abbondanza di strumenti, non ci sono archi e i fiati sono minimi, Van usa soprattutto chitarre, tastiere e naturalmente al voce. La voce è ormai l’elemento fondamentale dei suoi ultimi dis

Phish - Niagara Falls (2013)

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di Luca Salmini E’ il 7 dicembre del 1995 quando i Phish giungono per la prima e finora unica volta nella città di Niagara Falls nello stato di New York, per un concerto che riflette all’interno dell’arena del locale Convention Centre la spettacolarità dello scenario naturale che fa da sfondo alla località famosa in tutto il mondo. “...Metti i piedi sul palco ed ecco chi sei veramente...” avrebbe dichiarato di lì a poco il batterista Jon Fishman, ed infatti la band si è ormai trasformata in una creatura da concerti assolutamente straordinaria ed esuberante. Il ‘95 è infatti un’anno cruciale per l’attività concertistica del gruppo, consacrata in via ufficiale dal doppio A Live One pubblicato in quel periodo, considerando il salto di qualità espresso da una aumentata capienza degli spazi (oltre i 10.000 posti) in cui abitualmente si esibisce e dal debutto allo storico Madison Square Garden avvenuto al termine di quella stagione: una crescita non solo in termini numerici, ma anche music

Ray LaMontagne - Long Way Home (2024)

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 di Enzo Curelli Ma che film la vita In una recente intervista Ray Lamontagne parlando di 'I Wouldn' t Change A Thing', canzone contenuta in questo bellissimo disco, che in qualche modo si e ci chiede "se siamo felici di dove siamo in questo momento" confessa che qualche anno fa ebbe la fortuna di chiacchierare con Bob Dylan: lo ringraziò e gli confessò che attraverso la sua musica aveva trovato un posto dove stare, un mondo che pensava non esistesse. Da allora trovò la sua strada di musicista. Se c'è un artista che in questi ultimi vent'anni è riuscito a farmi fare  un giro intorno alla musica che amo quello è certamente Ray Lamontagne. Un antidivo che per continuare a mantenersi e mantenere la famiglia con la quale vive in una fattoria del Massachusetts (famiglia composta da sua moglie conosciuta quando entrambi avevano otto anni e i  due figli nati dalla relazione) ha lavorato duro dentro e fuori la musica. Fece pure il falegname per qualche anno. Long

Elisa

Tra le non moltissime musiciste italiane in grado di farsi valere sul mercato internazionale, Elisa Toffoli spicca per la forte personalità di interprete e la maturità della scrittura musicale, sempre in aggraziato equilibrio tra pop radiofonico e soluzioni più ricercate. Qualità tanto più sorprendenti vista l'età giovanissima con cui si presenta alla ribalta nella seconda metà degli anni '90. Discografia e Wikipedia

E T I C H E T T E

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