Joe Cocker - With A Little Help From My Friends (1969)

In ogni edizione di talent musicale, tutti i partecipanti si cimentano con le cover, cioè con la reinterpretazione di un classico della musica. Il loro successo inizia proprio così, con le canzoni degli altri. 51 anni fa la stessa cosa, sebbene senza talent, successe ad un benzinaio di Sheffield, che fin dall’adolescenza amava cantare nel tempo libero. Joe Cocker oltre la passione poteva contare su uno strumento vocale, la sua voce, particolare e soul, energica e ruvida, ed una presenza scenica davvero prorompente. A 19 anni esordì a nome Vance Arnold con gli Avengers, nel 1963. Nel 1964 la prima grande occasione: la Decca gli affida I’ll Cry Instead, nientemeno di Lennon-McCartney, ma fu un fiasco, seguito da un tour fallimentare come spalla dei Manfred Mann. Ritorna a fare il benzinaio, finchè il richiamo del palco non è così forte da riunire, sotto la sigla Grease Band, Kenny Slade (batteria), Alan Spenner e Henry McCullough (chitarre), Tommy Eyre (tastiere) e Chris Stainton (basso) con cui inizierà a scrivere molte canzoni. Le esibizione sono relegate ai club piccoli del Nord Inghilterra, finchè Cocker va a Londra e registra il primo singolo di suo pugno Marjorine, che ha un discreto successo. Nel 1968 la AM gli mette a disposizione un set di musicisti favoloso, che lo aiutano nel suo esordio discografico. Che l’anno successivo prende il titolo With a Little Help From My Friends, sia per la cover del classico dei Beatles del 1967 (da Stg. Pepper’s) sia perchè lo aiutano dei futuri giganti della musica suoi amici. Il disco contiene favolose cover, una più sensazionale dell’altra: Feelin’ Alright, dal magico esordio dei Traffic, è vibrante e coinvolgente,(e verrà saccheggiata da numerose serie Tv moderne), Bye Bye Blackbird è uno standard jazz a cui persino John Coltrane mise mano per una rielaborazione; Just Like a Woman, così come la rispesa in chiave emozionale di I Shall Be Released, è un omaggio a Dylan; Don’t Let Me Be Misuderstood è una rilettura del classico scritto per Nina Simone e reso celebre dagli Animals; Do I Still Figure In Your Life?, l’unico grande successo successo di Pete Dello, qui è cantata magnificamente; la sua versione di With A Little Help From My Friends diviene iconica: Cocker puntella il disco con la ripresa di Marjorine, il rock soul di Change In Louise ma soprattutto con la calda e emozionante Sandparer Cadillac, anch’essa destinata a diventare un classico. Il disco arriva nelle prime posizioni della classifica inglese, e tra gli amici che suonano con lui ricordo Tony Visconti, Jimmy Page, Albert Lee, Steve Winwood all’organo, il resto della Grease Band e tra le coriste Merry Clayton, quella che canta Gimme Shelter con Mick Jagger in Let It Bleed. Nello stesso anno anche grazie ad una indimenticabile performance durante il Festival di Woodstock, il benzinaio di Sheffield prende il volo: l’omonimo Joe Cocker e il successivo Mad Dogs & The Englishmen, il doppio live dell’epopea di una sorta di super gruppo che gira in tour gli Usa, lo proiettano al successo. Che però dura poco, accusando gravi problemi di salute dovuti all’abuso di alcol e droghe. Tornerà solo nel 1972 e di lì a poco per oltre un decennio, sarà un continuo alti e bassi: alti come You Are So Beautiful del 1974, bassi come i continui ricoveri per disintossicarsi, oppure Up Where You Belong, tema colonna sonora di Ufficiale E Gentiluomo. Fu proprio una colonna sonora che lo riporterà alla ribalta: You Can Leave Your Hat On, scritta da Randy Newman, e tema di 9 settimane e ½ lo riporta alla ribalta che stavolta ha almeno la lungimiranza di riuscirla a conservare, con una figura da crooner vissuto, aiutato dalla sua caratteristica voce, un marchio di fabbrica come il suo falsettone. Rimane un personaggio importante e fragile, nonostante l’aria da combattente che ben dimostrava nelle sue furiose e incendiare esibizioni sul palco.

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