Paul Simon - Graceland (1986)
Il disco di oggi è un opera che ha segnato la musica e il suo autore. Nel 1984, Paul Simon era in crisi di ispirazione e personale: il suo ritorno ai dischi con Heart And Bones (1983, disco sfortunato nelle vendita ma interessante dal punto di vista musicale) non aveva affatto dato i frutti che si sperava, e nel frattempo era naufragato il suo matrimonio con Carrie Fisher, la famosa attrice statunitense interprete della Principessa Lela nella saga di Star Wars. Heidi Berg, musicista e produttore di alcuni suoi lavori, gli regala una musicassetta bootleg, dal titolo misterioso di Gumboots: Accordion Jive Hits, Volume II. Su quei nastri c’erano le registrazioni di una rock band sudafricana che Simon apprezzò moltissimo, accendendo nella sua mente da cantautore una nuova idea: fondere la tradizione folk americana, di cui Simon è stato uno degli interpreti più colti e raffinati, con la musica tradizionale sudafricana. L’idea fu subito messa in pratica partendo per il Sudafrica e registrando lì buona parte del materiale, coinvolgendo musicisti e artisti locali. L’idea iniziale inizia a crescere di intensità, perchè Simon rimane incantato soprattutto dalle basi ritmiche e dagli intrecci vocali sudafricani, a cui poi aggiunge nelle successive sessioni di registrazione fatte negli Stati Uniti, elementi di tex mex, bluegrass, zydeco, cioè musical tradizionale americana. Quando uscirà nel 1986, Graceland è, insieme a So di Peter Gabriel (che uscirà poche settimane prima) il disco che rende popolare la world music. The Boy In the Bubble che apre il disco è già una dichiarazione di intenti: gioiosa, con la ritmica a “fisarmonica”, diviene uno dei brani più famosi del disco; Graceland sarà premiata come miglior singolo ai Grammy Award del 1987 e fu ispirata durante un viaggio a Graceland, la dimora museo di Elvis Presley, dopo il fallimento del suo matrimonio con Carrie Fisher: è un classico folk a cui danno una mano i famosi The Everly Brothers. L’ecclettismo sonoro e l’uso di armonie gospel sono al centro di altri due brani determinanti come Diamonds On the Soles of Her Shoes, davvero emozionante e Homeless nei quali è fondamentale e unico il ruolo delle voci dei Ladysmith Black Mambazo guidati da Joseph Shabalala, uno dei gruppi sudafricani che Simon volle come accompagnamento e ispirazione musicale. Simon coinvolge nella creazioni dei brani questa schiera di musicisti formidabili, come dimostrano le belle Gumboots e I Know What I Know. Il lato b dell’Lp è più concentrato sull’anima americana del viaggio musicale, con That Was Your Mother che sa di zydeco con l’aiuto dei Good Rockin' Dopsie And The Twisters e i Los Lobos, che da qui inizieranno un luminoso percorso di crescita e di successo crescente di critica e pubblico, nella bellissima All Around The World. Questo disco farà conoscere al mondo i fraseggi i del chitarrista Ray Phiri e del bassista Bakithi Kumalo, ovviamente africani, in Graceland e un giovane cantante senegalese, Youssou N'Dour, che di lì a pochi anni diventerà famoso con il singolo 7 Seconds cantato con Neneh Cherry. Il brano più famoso del disco è You Can Call Me Al, di immenso successo, e divenuta tale anche per il video musicale molto bello con l’attore americano Chevy Chase, molto conosciuto negli USA grazie al programma Saturday Night Live, che gioca con la sua mimica sulle parole di Simon. Un brano accese polemiche: la splendida voce delicata di Linda Ronstadt canta Under African Skies, romantica e languida, divenne oggetto di critiche politiche: la Ronstadt qualche tempo prima accettò di esibirsi per un concerto privato in Sudafrica proprio quando la Comunità Artistica Internazionale lottava e protestava contro la politica segregazionista dei governi sudafricani, l’apartheid, e chiedeva la liberazione dei leader dell’opposizione, tra cui Nelson Mandela: lo stesso Simon fu accusato di “collaborazionismo”. In realtà la fascinazione di Simon era solo ed esclusivamente musicale. Graceland diventerà un grande successo internazionale, vendendo oltre 16 milione di copie nel mondo ed aprendo agli ascoltatori i ritmi e le armonie della musica africana. Vincerà 2 Grammy Awards. Farà di Paul Simon un artista completo, non solo la metà del meraviglioso duo con Art Garfunkel che segnò la musica pop negli anni ‘60. Sarà il trampolino per un nuovo furore creativo, che anni dopo porterà Simon a intraprendere un altro viaggio musicale, questa volta in Sudamerica, in particolare in Brasile, con The Rhythm Of The Saints (1990) affascinato dal samba e dalle percussioni brasiliane.
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