Stanley Clarke - School Days (1976)
Il basso è sempre passato per il fratello sfigatello della chitarra elettrica. Eppure Leo Fender ben 15 anni prima di creare la chitarra solid body elettrificata mise la spina prima al basso, il leggendario Precision, che si chiama così anche perchè riportava i tasti sul manico, come le chitarre acustiche, per una maggiore precisione nel suonare. La lista di bassisti leggendari è immensa, da Paul McCartney a Sting, da John Paul Jones a Jon Entwistle, da Phil Lesh a Jack Bruce, ma potrei continuare a lungo. Uno dei geni assoluti dello strumento è stato l’artista di oggi, Stanley Clarke. Nato a Philadelphia nel 1951, cresceva molto in fretta fisicamente, e quando la mamma lo spinse a studiare il violino, il giovane Stanley lo trovava troppo piccolo per le sue mani già grandi. Per questo passò al contrabbasso, di cui divenne in breve un portentoso esecutore: dopo la laurea, a 20 anni suona con leggende come Joe Henderson e Pharoah Sanders, a 21 è musicista con Stan Getz, Dexter Gordon e Art Blakey, collaborando anche con un mito come Gil Evans. Con una gavetta così, il salto è presto fatto: passa al basso elettrico ed è nel 1973 che insieme a Chick Corea fonda, sulla scia della rivoluzione che fu introdotta da Miles Davis con Bitches Brew, i Return To Forever, che insieme ai Weather Report segneranno la strada formidabile e personalmente graditissima del jazz-rock. L’omonimo Return To Forever è uno dei dischi di jazz più belli degli anni ‘70, e il contributo del basso elettrico di Clarke è entusiasmante. Stesso capolavoro l’anno successivo con Light As A Feather, la cui canzone omonima è opera dello stesso Clarke. In questo momento Clarke è richiestissimo, ma rimarrà con il gruppo fino al 1977. Nel frattempo grazie anche all’amicizia con Ken Scott, uno degli ingegneri del suono degli Abbey Road Studios e curatore del suono dei dischi dei Beatles, inizia una parallela carriera solista. Nel 1973 debutta come solista con Children Of Forever: lo aiutano Corea e Lenny White dai RTF, Dee Dee Bridgewater e Andy Bay ai canti. Nel 1974 Stanley Clarke è dominato dalla sua tecnica favolosa al basso ed è registrato agli Electric Ladyland Studios dove Hendrix registrò Electric Ladyland. Nel 1975, già famosissimo per il suono RTF, tenta la strada orchestrale con Journey To Love. Alla sua corte arrivano in tantissimi, tra cui John McClaughlin, George Duke e Jeff Beck, che nel suo tour di quell’anno suonerà sempre Journey To Love (e a cui lo stesso Clarke dedicherà nell’album l’allegra Hello Jeff), cosa che contribuirà a far conoscere ancora di più le qualità tecniche ed interpretative di Clarke nel mondo. Il quale non dovrà attendere ancora per l’atteso capolavoro: School Days esce nel 1976, con la produzione di Ken Scott. La title track, che miscela in modo favoloso jazz, rock, funky, diventerà iconica, una delle canzoni più belle del jazz rock mondiale. Clarke fa tutto: oltre che il basso (elettrico, acustico, contrabbasso, è un fenomeno con tutti e tre), suona il piano, dirige l’orchestra e canta pure in Life Is Just A Game. Quiet Afternoon è il brano più jazz, con il suo ondeggiare ritmico e delicato, un’altra malia. Poi arriva The Dancer, un funk orchestrale che sembra un Duke Ellington catapultato negli anni ‘70, Hot Fun sono due minuti e 55 di prodigiosa tecnica, un divertissement per uno che come nessuno sa rendere vivo ed eccitante lo strumento sfigatello di cui sopra. Vanno ricordate due cose: che in quel periodo un’altra genio del basso si affacciava sulla scena jazz, Jaco Pastorius, proprio nel gruppo rivale dei Weather Report e tra gli estimatori nacquero schiere di devoti dell’uno e dell’altro. Clarke abbandonerà il jazz per scrivere soprattutto funk e musica black, e in questo sono da ricordare i suoi dischi in un meraviglioso duo con George Duke. Ascoltatene la maestria favolosa e purissima, di uno che ancora adesso sentirlo suonare fa davvero emozionare.
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