Led Zeppelin - Led Zeppelin II (1969)
Nel leggendario 1969, il mondo della musica vide librarsi in cielo un dirigibile rock. Che in poco meno di 10 mesi, dal gennaio all’ottobre del 1969 irruppe fragorosamente nei cieli della musica popolare. La storia di quel dirigibile è ormai leggendaria, dato che i Led Zeppelin in questi 50 anni passati sono diventati una delle più grandi, imitate, leggendarie (e discusse) band del rock. Dopo il clamoroso debutto con Led Zeppelin (registrato in 2 settimane e con 1700 sterline) la Atlantic cavalcò l’onda di quel successo con un tour forsennato, sia in Europa che negli Stati Uniti. Il successo crescente spinse la stessa etichetta a chiedere a Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham (l’unica e formidabile line-up) di registrare un nuovo disco. Il tempo è poco ma la pressione è tanta. Page pesca dalla sua cantina del blues numerosi riff, li rielabora, li rende caldi e irresistibili, li veste di questa nuova armatura hard rock, che tanto fece rumore. L’idea, che accompagnerà tutta la parabola zeppeliana, fece storcere a molti il naso, e dopo il clamoroso successo fioccheranno denunce e cause per diritti. Sia come sia nelle pause del tour il gruppo registra materiale nuovo, in ben 10 studi di registrazione (da Londra a Los Angeles, passando per Memphis, New York e Vancouver). Se le premesse non sono incoraggianti, quando uscirà nell’ottobre del 1969 l’album è sensazionale: basta il riff leggendario e torrido di Whole Lotta Love (preso da Page in prestito da Willie Dixon, a cui dopo decenni verseranno delle royalties) a scaldare l’atmosfera, con il canto di Plant, inarrivabile, a simulare l’orgasmo rock più famoso della storia (tra l’altro, nella versione del disco Plant canta un Love da record di ben 7 secondi). Poi una ballad stupenda come What Is And What Should Never Be, per passare al blues mellifluo di The Lemon Song (altra allusione, lemon in slang è l’organo sessuale maschile), che anche in questo caso è un “prestito” dalla storica Killin’ Floor di Howlin’ Wolf, tanto che persino la Atlantic nella prima ristampa mise tra i crediti della canzone Chester Burnett, vero nome di Howlin’ Wolf, credendola una cover (anche in questo caso, nel 1972 i Led Zeppelin versano un bel po’ di quattrini ai detentori dei diritti di Howlin’ Wolf e la storia finì lì). La quarta traccia è l’ennesima perla del disco: scritta per la prima volta dal solo Plant nel testo, Thank You è una ballata rock suadente e pastorale (che anticiperà i toni e le idee del successivo III) ed è dedicata a Maureen, sua moglie. Ma i ritmi ed i toni subito riacquistano giri: Heartbreaker è un altro di quei brani che hanno scolpito la fama del gruppo, un rock blues fenomenale, dal magico riff di Page, che divenne prova di bravura e infinita fonte di rimandi e richiami (Eddie Van Halen inventò il tapping proprio perchè non riusciva a suonare questo brano…). Living Loving (She’s Just A Woman) è un altro brano veloce e spettacolare, forse il più pop del disco, che apre alla triade finale, altrettanto mitica: Ramble On è il prototipo della ballata Led Zeppelin (che avrà epigoni iconici, tipo Stairway To Heaven, solo per dirne una), dai toni tolkeniani e magici, davvero meravigliosa, che lascia poi il posto al potente ed unico drumming di Bonham nella sua Moby Dick, un assolo di batteria che durate i live arriverà spesso ai venti minuti. Il viaggio alle radici dell’hard rock finisce con Bring It On Home, ennesimo saccheggio a Willie Dixon, ma che ha il sapore del ritorno al blues dopo un viaggio stellare che apre di fatto la stagione dell’hard rock. Tutti i membri della band diventeranno idoli e quelli da imitare, soprattutto Page, ma era il tutto che funzionava alla grande: la voce potente e unica di Plant, il ricamo sonoro di John Paul Jones (che diventerà anche un grande produttore per altri artisti) e il brutale drumming di “Bonzo” Bonham. Un’ultima curiosità sulla copertina: David Juniper prese una foto che ritraeva un altro asso dell’aviazione tedesca ai tempi dello Zeppelin, cioè la Divisione Jagdstaffel 11 della Luftstreitkräfte durante la prima guerra mondiale, la famosa squadriglia volante capitanata dal celebre Barone Rosso. Sostituì i volti dei militari con quelli dei nostri, da un manifesto di un concerto, aggiunse quello dell’attrice Glynis John, in onore a Glyn Johns (tecnico del suono), Peter Grant, il produttore del disco e una misteriosa bionda che molti ritengono Mary Woronov, che faceva parte della Factory di Warhol. C’è anche un uomo di colore, Blind Willie Nelson, altro gigante e divinità del blues, a rimarcare quell’amore viscerale e redditizio (mi permetto di dire) verso la musica del Delta, che nello loro mani rinacque e divenne famosa in tutto il mondo.
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