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Napoli Centrale

Nella seconda metà degli anni '60, una band chiamata Showmen importa il rhythm'n'blues in Italia. Pilotata dal cantante Mario Musella e spinta dal sax di James Senese e dalla batteria di Franco del Prete, la navicella degli Showmen approda nel 1968 al Cantagiro , portandosi via il primo premio con U n'ora sola ti vorrei , e ottiene buoni risultati l'anno successivo anche al Festival di Sanremo. Discografia e Wikipedia

The Boxer - Simon & Garfunkel (1970)

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Il vento gelido frustava le strade di New York con una forza che non avevo mai conosciuto. Vivevo in un hotel a due stelle sulla Quarantaduesima strada, e la notte mettevo l'armadio contro la porta perché avevo paura che entrasse qualcuno. Era la New York sporca e violenta prima della ripulitura del sindaco Giuliani. Per raggiungere il Cbgb's sulla Bowery dovevi superare sbarramenti di barboni che ti tiravano il giaccone e supplicavano con occhi febbrili. Se volevi andare ad Harlem a comprare dischi o a mangiare da Sylvia's, dovevi trovare un tassista nero, altrimenti ti portava al deposito sulla Novantesima e ti consegnava a un collega di colore. Le mie giornate erano albe che non tramontavano mai. Frequentavo Ginsberg, Burroughs, John Giorno e gli altri alfieri della beat generation; uscivo con Melanie Ciccone, sorella di Madonna e moglie di un ottimo songwriter come Joe Henry, che lavorava in Warner e mi permetteva di incontrare tutte le rockstar che arrivavano in città....

Mdou Moctar – Tears of Injustice (2025)

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  di Paolo Panzeri Con "Tears of injustice" il chitarrista del Niger Mahamadou Souleymane, in arte Mdou Moctar, giunge a pubblicare il suo ottavo album. Un album che altro non è che la versione uplugged del precedente "Funeral for Justice", uscito nel maggio dello scorso anno. Storia vuole che il musicista fosse in tour negli Stati Uniti con il suo gruppo - il chitarrista Ahmoudou Madassane, il batterista Souleymane Ibrahim e il bassista americano Mikey Coltun – a presentare dal vivo "Funeral for Justice", quando una giunta militare ha messo in scena l'ennesimo colpo di stato impedendogli di tornare a casa in Niger. La band ha quindi pensato di utilizzare questo periodo di esilio forzato per recarsi in uno studio di registrazione newyorkese ed incidere una versione acustica delle canzoni di "Funeral for Justice" (tutte tranne una, "Djallo #1"), nel nuovo disco i brani sono infatti contraddistinti dalla dicitura Injustice Version. E ...

Significato del termine musica #7/7

" Musica come tutto ciò che soddisfi desideri e aspirazioni :" secondo la derivazione del termine dal verbo greco μῶσθαι (desiderare, aspirare a...) dal quale Platone avrebbe fatto derivare il termine "musa". Il recupero di questo concetto di musica dalla etimologia del termine "musa" ipotizzata da Platone permette di distinguere la musica dal suono con il quale spesso viene confusa. L'idea comune infatti che la musica sia fatta di suoni rende difficoltoso comprendere perché non è sempre vero che il suono "fa" musica (ciò che è musica per qualcuno può non esserlo per altri). Perché il suono "faccia" musica occorre appunto che chi lo percepisce ne ricavi soddisfazione, che questa soddisfazione colmi un desiderio e che l'oggetto del desiderio coincida con uno stato fisico o mentale, reale o fantastico, a cui la persona aspira. Musica come mito nella cultura occidentale ; secondo Platone ("Fedro") un tempo esistevano u...

Ivano Fossati - Musica Moderna (2008)

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di Silvano Bottaro A due anni dall’ottimo “L’Arcangelo” arriva un’ennesima bella, autentica, opera “Musica Moderna”. Lo stile inconfondibile di Ivano Fossati è ancora una volta messo in evidenza in questo disco che è in grado di parlare d’amore (e non solo) in un modo unico. Fossati è in grado di usare le parole come carezze, parole che arrivano al cuore senza sentimentalismi, senza sdolcinature. Il cinquantasettenne musicista ligure, stanco di essere considerato solo per i suoi testi, già da diversi dischi ha cominciato a dar importanza anche ai suoni, questo naturalmente gioca a suo favore in quanto l’approccio risulta facile a un pubblico maggiore. Il suo è un viaggio introspettivo all’interno dell’essere umano. E’ grande Fossati nel riuscire a “trasportare” quelli che sono i sentimenti “personali” nel “sociale”. E’ facile farsi “prendere” dalle sue melodie, dalle sue parole, perché ascoltandolo bene è impossibile non trovare nei suoi testi qualcosa di noi. “Like motif” del di...

Breve storia della musica rock #3/3

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di Federica Zanotti Gli Stati Uniti furono il regno incontrastato del rock fino alla metà degli anni Sessanta, quando dal Regno Unito emerse una nuova generazione di musicisti e band - Beatles, Rolling Stones, Who, solo per citarne alcuni - che influenzarono in maniera radicale sia la scena musicale britannica, sia quella oltreoceano, tanto che l'apice dell'epoca rock verrebbe fatto risalire al 1967 con la pubblicazione dell'album "Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, capolavoro assoluto di una discografia che non ha bisogno di presentazioni, in cui ogni dettaglio, a partire dalla copertina, farà scuola per gli anni a venire. "A Day in The Life" è il pezzo simbolo dell'album. Approdati negli Stati Uniti nel 1964 e accolti da una folla in delirio, sfondarono nella patria del rock'n'roll, tanto che questo fenomeno viene ancora oggi definito come Brit Invasion. L'evento che segna il culmine dell'epopea del rock n...

Brunori Sas – L’albero delle noci (2025)

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 di Claudio Lancia Di Sanremo 2025 abbiamo già diffusamente parlato, evidenziando quanto abbiano giovato al Festival le presenze di Lucio Corsi, Joan Thiele e Brunori Sas, utili a ribadire alla platea nazional-popolare l'importanza di ciò che accade nel sottobosco musicale di casa nostra, nonché la qualità di certo songwriting che continua a restare patrimonio di un pubblico troppo ristretto. Grazie al megafono del Teatro Ariston ogni tanto si riesce però a fare un minimo di giustizia, e "L'albero delle noci", la canzone portata in gara da Dario Brunori, ha raggranellato riconoscimenti di tutto rispetto: un insperato (alla vigilia) terzo posto, più l'ambito Premio Sergio Bardotti per il Miglior Testo. Si tratta di un brano che racconta l'incontenibile gioia della paternità, composto per la piccola Fiammetta, nata nell'ottobre del 2021. E poco importa se la modalità con la quale il cantautore cosentino imposta il registro vocale della strofa si approssima i...

Modena City Ramblers

I Modena City Ramblers nascono nel 1991 nella zona di Correggio (Reggio Emilia), come gruppo specializzato in un repertorio di folk irlandese. Nel 1993, la crescente popolarità dei loro concerti li convince a registrare e autoprodurre il primo demo Combat Folks , distribuito solo in musicassetta, nel quale sono contenute anche le versioni in chiave punk-folk di Contessa di Paolo Pietrangeli e Bella ciao , che diventano da subito i loro cavalli di battaglia. Discografia e Wikipedia

Johnny B. Goode - Chuck Berry (1958)

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Chi non ha mai cantato in coro, almeno una volta: «Go go / Go Johnny go! / Go / [...] / Johnny B. Goo-de!»? Johnny era un grande amico musicista di Chuck Berry (l'amicizia non gli impedirà di intentargli causa per ottenere un po' di soldi per i diritti d'autore), Johnny Johnson. Goode Avenue era il nome della via dov'era nato, a Saint Louis. Per dare un tocco di eccentricità, Berry aggiunse un middle name con iniziale puntata e il gioco era fatto. Era nato il personaggio, ora si trattava di dare il via alla storia. «Chuck», si gira. Johnny B. Goode è una delle canzoni memorabili del padre del rock 'n roll, con un riff che è entrato nella storia, anche se in pochi si accorsero che era stato rubato nota per nota da Ain't That Just Like a Woman di Louis Jordan. Chuck Berry, fiero della sua negritudine, ma ancora di più del suo conto in banca, decise di cambiare un verso che avrebbe potuto procurargli dei problemi con le emittenti radiofoniche bianche, così il «litt...

Califone - The Villager's Companion (2025)

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di Stefano Solventi Ogni nuovo album dei Califone conferma che loro, più o meno, ci sono sempre stati pur essendoci in modalità riposta, o se preferite elusiva. Ci sono fin da quando iniziarono a muoversi nella fine dei 90s, rimanendo affare per pochi fino al sussulto di notorietà raggiunto col passaggio a Thrill Jockey, in coincidenza di quello strano meraviglioso album che era Quicksand / Cradlesnakes, anno 2003. Ne scrivevo all’epoca, mi rendo conto, in una sorta di trance agonistica dovuta alle prospettive che molti dischi coevi e affini (simili cioè per quanto concerneva lo spirito liminare e radiante, così come per il senso di steccati che si sbriciolavano grazie a tutto quel triturare e riassemblare forme, col cuore intimorito però anche acceso da una speranza inafferrabile negli sviluppi a medio e lungo termine, eccetera) squadernavano con una certa regolarità e convinzione. Ero irragionevolmente ottimista, d’accordo, tuttavia quei punti di vista non se ne sono mai davvero anda...

E T I C H E T T E

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