di Stefano Solventi Ogni nuovo album dei Califone conferma che loro, più o meno, ci sono sempre stati pur essendoci in modalità riposta, o se preferite elusiva. Ci sono fin da quando iniziarono a muoversi nella fine dei 90s, rimanendo affare per pochi fino al sussulto di notorietà raggiunto col passaggio a Thrill Jockey, in coincidenza di quello strano meraviglioso album che era Quicksand / Cradlesnakes, anno 2003. Ne scrivevo all’epoca, mi rendo conto, in una sorta di trance agonistica dovuta alle prospettive che molti dischi coevi e affini (simili cioè per quanto concerneva lo spirito liminare e radiante, così come per il senso di steccati che si sbriciolavano grazie a tutto quel triturare e riassemblare forme, col cuore intimorito però anche acceso da una speranza inafferrabile negli sviluppi a medio e lungo termine, eccetera) squadernavano con una certa regolarità e convinzione. Ero irragionevolmente ottimista, d’accordo, tuttavia quei punti di vista non se ne sono mai davvero anda...