Bill Evans - You Must Believe In Spring (1981)
Distrutto, tossicodipendente, con pochissimi soldi (tanto che finì per farsi togliere tutti i denti in Gran Bretagna da un dentista del Servizio Sanitario Nazionale per non doverne pagare uno negli Stati Uniti) registra nel 1977 i brani per un disco tributo a Ellain con l'etichetta Warner Bros., un cambio non da poco per uno notoriamente associato a Riverside e Verve. Il risultato, probabilmente per una serie di incomprensioni con il management della WB e probabilmente anche per questioni di anticipi monetari pretesi da Evans, fu accantonato. Ma la morte del grande pianista nel 1980, a soli 51 anni, spinse la casa discografica a pubblicarlo, nel 1981.
You Must Believe In Spring ha in copertina un quadro di un pittore americano, Charles Burchfield, dal titolo Yearning; insieme a lui in studio il fido bassista Eddie Gómez, con lui per tutti gli anni '70, e il batterista Eliot Zigmund. È un album di sorprendente bellezza, con un'esecuzione esemplare ed elegante nella purezza di un trio e una scelta impeccabile del materiale.
B Minor Waltz è un brano originale scritto da Bill Evans. Apre l'album con un basso rimbombante e un pianoforte squillante, preciso e meditativo di Evans. Accompagnato dal dolce luccichio delle spazzole del batterista Eliot Zigmund, Evans si fa strada attraverso il brano come un uccello acquatico su una spiaggia scintillante. Evans è rimasto profondamente affascinato dalla musica di Michel Legrand, il cui talento per la melodia lo ha profondamente influenzato, lasciando il segno su questa e altre composizioni. La deliziosa You Must Believe In Spring è dello stesso Michel Legrand e trae spunto dal meraviglioso film di Jacques Demy Les Demoiselles de Rochefort (in italiano Josephine, del 1967), dove era intitolata Chanson de Maxence. Evans dimostra il suo affetto e la sua ammirazione per Legrand ed è bello notare come Eddie Gomez passi al basso elettrico in questo brano contribuendo in modo notevole a riprodurre la linea vocale del brano originale. Il tema di Gary, che Evans chiamava sempre Gary's Waltz, è di Gary McFarland, un'altra figura tragica del jazz (vibrafonista, compositore e arrangiatore di enorme talento, avvelenato con una dose di metadone in un bar di New York, non si è mai capito se per incidente, se per suicidio o addirittura omicidio). Evans lo interpreta con una lenta e sapiente malinconia, riportando alla luce sia il dolore che la bellezza. Gomez e Zigmund lo seguono e lo sostengono, muovendosi attraverso il terreno perduto della memoria. Il tema cupamente allegro di MASH (Suicide is Painless) è stato un notevole successo del compositore Johnny Mandel ed è diventato una sorta di standard jazz grazie a una cover di Ahmad Jamal. Dato che MASH era il programma televisivo preferito di Bill Evans (era solito guardarne le repliche tra un concerto e l'altro nel suo camerino al Ronnie Scott's, il jazz club di Londra dove suonò per mesi alla fine degli anni '70), fu una scelta di cuore e di piacere. Evans suona un pianoforte lirico e meditativo, mentre il basso di Gomez entra in gioco per dargli un ritmo propulsivo. L'atmosfera rimane impressionistica mentre Evans smantella il brano, ma in larga misura rimane il pezzo di Gomez. Queste sessioni furono l'ultimo lavoro che Eddie Gomez fece con Evans – la fine di un sodalizio durato undici anni – e si percepisce che il bassista stia dando il massimo per offrire il suo miglior lavoro al suo collaboratore di lunga data. Ma c'è ancora meraviglia: The Peacocks è un brano di Jimmy Rowles, uno dei suoi più famosi, come Sometime Ago, altra cover dal repertorio del grande pianista di jazz argentino Sergio Mihanovich, per una scaletta formidabile con un'ultima, e nuovamente tragica, perla: We Will Meet Again (For Harry) è un brano per Harry Evans, fratello di Bill e figura inconsapevolmente mitica del jazz, poichè padre di Debby, nipote alla quale Bill Evans dedicò uno dei brani più famosi della Storia del Jazz, Waltz For Debby: la storia sarebbe stupenda se non fosse che nel 1979, in circostanze tragiche, Harry si suicidò, pochi mesi prima della morte di Bill, e il titolo e l'atmosfera malinconica del brano sembrano un oscuro presagio.
Ripubblicato nel 2003 in una nuova versione con tre brani aggiuntivi: una cover di Freddie Freeloader, l'unico brano di Kind Of Blue dove lui non suona il piano, Without A Song di Vincent Youmans che diventerà il tema centrale del musical The Great Day del 1929 e una cover spettacolare dell'altrettanto leggendario All Of You di Cole Porter, questo album è un gioiello perduto e un toccante promemoria, qualora ce ne fosse bisogno, dell'immensità della nostra perdita quando Bill Evans se ne andò.

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