Mark Pritchard & Thom Yorke – Tall Tales (2025)

di Stefano Grossi 

Si intitola “Tall Tales” ed è stato rilasciato il nove maggio su Warp Records l’atteso album nato dalla collaborazione tra Thom Yorke e Mark Pritchard. “Tall Tales” non è il loro primo approccio collaborativo tra i due artisti e la loro personale sperimentazione musicale. 

L’eclettico produttore inglese e il frontman dei Radiohead, infatti, hanno rilasciato nel 2016 il singolo Beautiful People estratto dall’album ”Under the Sun“ di Pritchard, per poi nel corso degli anni regalarsi qualche remix o collaborazione reciproca. Rimasti in contatto per quasi dieci anni, ci regalano oggi un album che rinnova la devastante intesa creativa tra i due; sottolineando visioni distopiche e sovrapposizioni sonore che non possono essere catalogate in nessun genere se non, molto diplomaticamente, stigmatizzate come elettronica sperimentale. 

Pritchard, precursore di musica sperimentale inglese fin dagli anni ’90, fa approdare per la prima volta Thom Yorke sull’etichetta Warp Records di Steve Beckett, Rob Mitchell e Robert Gordon, a conferma che l’evoluzione artistica di Yorke si è spostata sempre di più verso l’elettronica, ai confini della creatività. Dall’album solista “The Eraser” fino agli Atom For Peace, la sua inclinazione musicale ha deviato inequivocabilmente verso un’anomalia elettronicamente empirica, sfociando alla fine appunto in “Tall Tales”. Album stratificato che incanala molteplici narrazioni e chiavi di lettura, mettendo in ostentazione la maestria di Pritchard nell’uso di macchine obsolete snidate in archivi di sintetizzatori, unita alla collaborazione di Thom Yorke che offre, come appunto negli ultimi progetti, una performance vocale inquietante e onirica, spingendoci dentro un’esposizione buia e introspettiva, come lui adora fare.

L’album è totalmente anticonformista, bizzarro e a tratti simbolicamente infantile. I suoni in alcuni loop sono da videogioco anni ’90, da elettronica primordiale. Volutamente. Ragion per cui l’assemblaggio artistico ha dato origine ad una sorta di edificazione fiabesca. Un sogno dentro il quale vivono personaggi inquieti e storie fantastiche. Tutte immagini distorte che abitato i pensieri dei loro creatori. Rappresentati esattamente come nei video rilasciati prima dell’uscita dell’album (The Spirit da qualche giorno e Gangster prima). Proprio The Spirit forse ne esce la traccia che più rappresenta l’intera opera, questo navigatore dentro un mare di coscienze senza logica alla ricerca di risposte. Nel video sono rappresentati entrambi gli artisti: salvati dentro una barca da una morte a fare da traghettatrice di idee, per poi svanire come anime libere e salve. 

A rendere questo progetto ancora più devastante infatti è la partecipazione come visual creator di Jonathan Zawada, artista multidisciplinare, designer e regista di video musicali il cui lavoro spazia dalla pittura, alla creazione di immagini digitali.

In tutte le tracce di “Tall Tales” viene stabilizzato un groove montato appositamente per essere volutamente di nicchia. Semplici eleganze melodiche attraversano tutto l’album, ricreando una emblematica esistenzialità che si espande come il processo di vita e di morte. Un dualismo intimo dentro le anime di entrambi ed esternata in modo completamente agli antipodi: discordanti ma funzionali. Esattamente come gran parte delle produzioni di Yorke senza l’ombra dei Radiohead. Come già accaduto in Beautiful People, anche in “Tall Tales” la sua voce viene condizionata digitalmente, utilizzando un H910 Harmonizer, uno dei primi processori digitali mai realizzati, che conferisce alla sua timbrica quel suono fluido e distorto che diventa indispensabile e protagonista, anima alleata nell’architettura del design sonoro di Mark Pritchard per questo progetto.

Questa collaborazione insolitamente eterogenea illustra bene le tendenze peripatetiche del duo. Nelle dodici tracce di “Tall Tales” tutto sembra ovattato, come se avessero composto per non disturbare o, paradossalmente per farlo. Ogni traccia suona e recita di anima propria, con una palpitazione digitale quasi religiosa, risultando un’invocazione o un invito a scrollarsi di dosso tutto, rilassarsi, sedersi e ascoltare.

“Tall Tales” è infinito, amore e odio, vita e morte, mente e corpo, onda e particella. 

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