Deep Purple - Burn (1974)

Tra i dischi che compiono 50 anni quest'anno, la scelta della domenica dell'Immacolata scalderà il cuore degli amanti dell'hard rock. Fu questo disco la seconda rinascita di una formazione che come poche altre ha segnato l'immaginario musicale, sia per la storia lunga e travagliata, ma soprattutto per la musica, dirompente e davvero una delle poche che ha, quasi da sola, designato un genere. ma andiamo con ordine.

I Deep Purple nel 1972 sono tra le band più famose del mondo, e vengono da una serie di dischi capolavoro incredibile: In Rock (1970), Fireball (1971), e nell'anno magico del '72, Machine Head e quello che è probabilmente uno dei dischi più famosi della storia del rock, Made In Japan. Erano all'epoca alla seconda formazione, quando nel 1970 il cantante Ian Gillian e il bassista Roger Glover subentrano a Rod Evans e Nick Simper e si associano a Jon Lord alle tastiere, Ian Paice alla batteria e alla chitarra di Ritchie Blackmore. Eppure nel momento di massima popolarità, Gillian, attratto dalle sirene di una carriera solista, si chiama fuori, e così fa Glover. Non se ne vanno subito, perchè per motivi contrattuali devono pubblicare un nuovo disco, tra l'altro il primo per la propria casa discografica Purple (che sarà distribuito poi dalla Harvest). È uno stillicidio: si acuiscono i dissidi interni, soprattutto tra Gillian e Blackmore, e il disco che ne viene fuori, Who Do You Think We Are?, esce nel 1973 tra polemiche infinite, e mostra un gruppo stanco e dilaniato che firma solo un brano all'altezza della fama, Woman From Tokyo.

C'è però un lato positivo: quelli che restano hanno tutto il tempo di decidere i sostituti. La scelta è all'inizio su un giovane e pirotecnico bassista, che fa faville con i Trapeze, si chiama Glenn Hughes. Ed è quasi deciso che il posto di Gillian verrà preso da Paul Rodgers in uscita dei Free. Tuttavia Rodgers glissa, fondando i Bad Company, e la band fa un unico provino, dopo un annunio sul Melody Maker, ad un ragazzo di 21 anni, sconosciuto, David Coverdale. Come dirà Paice nelle interviste future, il repertorio che il ragazzo presentò era scarsissimo, ma aveva un che in quella voce dai tratti molto soul e calda, quindi completamente diversa dalla potenza acuta di quella di Gillian, che era l'obiettivo che la band voleva.

Nascono, o meglio, rinascono così i Deep Purple, Mark III (che fa presagire, come nomenclatura, le ulteriori future formazioni), che nel 1974 pubblicano un 33 giri che riporta dove merita la band. Burn esce il 15 Febbraio 1974 e ha nel pezzo di attacco il segnale che la classe è tornata: Burn è uno dei loro brani classici, uno dei riff degni della leggenda dei Deep Purple, che diventerà il brano di apertura di tutti i concerti dei successivi due anni. Vibrante, con la chitarra di Blackmore a giganteggiare, è uno dei brani degli anni '70. Ma è l'intero disco che ammalia: Hughes è fine musicista e compositore, e solo per problemi contrattuali non è citato nei crediti delle canzoni della prima edizione (problema che verrà "risolto" nella edizioni successive, dove nei crediti delle canzoni comprare il suo nome), il suono seppur rimane potente acquista delle inflessioni soul, più blues, e canzoni come Might Just Take Your Life, Lay Down, Stay Down e You Fool No One sono magistrali esempi di quell'hard rock che furono loro, e pochi altri, a costruire a fine anni '60. Il disco è pieno di cavalcate strumentali, non solo di Blackmore alla chitarra (come dimenticare l'assolo alle tastiere di Lord in Burn!), di intrecci vocali e melodici e va ricordato, tra gli altri, quello strepitoso hard blues che è Mistreated, canzone che Blackmore aveva nel cassetto da anni, ma che solo con la voce di Coverdale, che all'esordio fa una figura da veterano, riesce a sviluppare appieno.

La copertina, iconica, ritrae il volto dei musicisti come candele accese, sul retro le stesse candele sono quasi del tutto consumate e sullo sfondo ci sono i veri volti dei musicisti: è opera di Fin Costello. Il disco arriverà in cima alle classifiche di 13 paesi, e il successivo tour avrà grande successo.

La Mark III durerà un altro disco, Stormbringer, dove sono ancora più accentuati il lato funk e soul della nuova formazione, e che regala alcuni brani fortunati (Lady Double Dealer o la stupenda Soldier Of Fortune, che esalta il timbro di Coverdale). Poi nel 1975 Blackmore se ne va a fondare i Rainbow, e la band arriva alla Mark IV con Tommy Bolin, proveniente dagli Zephyr e Bill Bruford: Come Taste The Band è un disco particolare, dove si esalta anche Hughes che duetta spesso con Coverdale e c'è un accenno marcato al funk rock.

La band si scioglie nel 1977, non senza polemica, ma l'affetto dei fan continuerà a lungo, tanto che la leggendaria Mark II, con di nuovo Blackmore e Gillian, si riunì nel 1984 con un album tanto dimenticato quanto bello: Perfect Strangers. E non finirà qui, tra litigi, reunion e un nome significativo e potente come pochi della Storia del rock. Proprio come la loro musica.

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