Snow Patrol - The Forest Is the Path (2024)

 di  Angela Denise Laudato

Avevamo lasciato gli Snow Patrol sei anni fa, con l’album “Wildness” per ritrovarli oggi con un ottavo lavoro, “The Forest is the Path”, prodotto da Fraser T Smith (Adele/Dave/Stormzy): “Un album che affonda le sue radici nella riflessione, nell’introspezione e nell’interrogazione” – dichiara Gary Lightbody, frontman della band – e che sviscera “l’idea dell’amore a distanza di tempo”.

In tutta la loro carriera gli Snow Patrol (oggi il trio è composto da Gary Lightbody, Johnny McDaid e Nathan Connolly) hanno intrecciato in musica canzoni d’amore e perdita. Ma il nuovo album “The Forest is the Path” passerà sicuramente alla storia come il più onestamente vulnerabile e il più infelice. Difficile scrivere di una band che ritrova da circa trent’anni il favore del pubblico. Anche in questo nuovo lavoro risultano prosaici, seguono le stesse progressioni di accordi lenti e mutevoli, creando quella maestosa andatura da stadio arricchita da chitarre sbuffanti, tastiere scintillanti e motivi aerosi di pianoforte. Il tutto, come sempre, intriso da emozione pura e sincera espressione dei sentimenti, ma che, allo stesso tempo, stringe ugualmente il cuore e ti spinge ad ascoltare ancora e ancora.   

“The Forest In The Path” è un album malinconico, a tratti più umile dei precedenti, e straziantemente vulnerabile. Dal punto di vista testuale risulta più semplice e spietato, i versi si rincorrono e saltano fuori dai tappeti sonori quasi a tendere un’imboscata all’ascoltatore. La traccia di apertura, All, inizia con la dichiarazione “This is not a love song”, ma ovviamente lo è, come lo sono tutti i dodici brani che compongono il disco. In un modo o nell’altro. La voce di Lightbody suona drammatica, emotiva, insicura, mentre i synth stratificano intorno a lui, quasi a creare una fortezza, nella contraddizione di “So I guess this is a love song after all”.

Le successive cinque tracce, tra cui The Beginning ed Everything’s Here And Nothing’s Lost suonano ugualmente disperate e indifese, mentre la musica si solleva tutt’intorno alla voce di Gary, con un suono di batteria che sembra provenire direttamente dagli anni ’80: “Well, maybe I love you like the ocean / Like the ocean loves the sky / Never gonna find a way to reach you / No matter how I try /  Maybe I can love you like the mountain / Like the mountain loves the snow / I can let you fall on me forever / Till it’s all we know”.

Hold Me In The Fire ha tratti più rock, grazie al riff incalzante di chitarra, e sembra inseguire i passi della ben nota Chasing Cars, mentre Years That Fall si impone con più urgenza espressiva, ricordando a tratti il sound dei Police: “You remind me of a time that’s passed / And how much I’ve longed for it to last / But we left then so filled with pain / In the goddamn pouring rain / You remind me”. These Lies è sicuramente il momento più toccante e vulnerabile del disco: “’Cause, yes, I am fine and I’m finally clearer / To understand what it is to be nearer / And that love is just pain in reverse” – canta teneramente Gary Lightbody.

Le restanti tracce del disco, What If Nothing Breaks? e Talking About Hope, assumono le vesti di ballate guidate dal pianoforte e da un crescendo graduale nel ritmo che esplode in un’enorme magniloquenza sul finale, il tutto sorretto dalla voce spezzata in falsetto di Lightbody: “He says / “I don’t know how to make this right” / She says / “Well just stop trying to make this right / And what if nothing breaks / What were you bracing for?” / She says”. L’ultima traccia, che dà il titolo all’opera, sembra accelerare verso la fine di questo viaggio, come se gli Snow Patrol fossero prigionieri irrequieti protratti verso il mondo fuori. Traccia elettro-percussiva e corale, ben suonata: “Why does your love feel like heartbreak? / Why does your love finish every thought I have? / Every song sounds like an earthquake / Every word cuts through this endless forest like a path”.

“The Forest is the Path” dei Snow Patrol non parla di foreste o di creature fantastiche che le abitano, ma di un viaggio metaforico tra emozioni complesse e genuina espressione artistica. Amore, perdita, rimpianto, insicurezza, delusione vengono raccontati con vulnerabile e totale sincerità, diventando balsamo per chi si ferma ad ascoltare. 

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