Song To The Siren - Tim Buckley (1970)

«Ho galleggiato a lungo su un oceano senza navi / ho fatto del mio meglio per sorridere / fino a che i tuoi occhi e le tue dita, cantando / mi hanno attirato alla tua isola. / [...] Sono confuso come un neonato / agitato come la marea. / Dovrei restare tra i flutti / o giacere con la Morte mia sposa?». Song to the Siren è una delle più straordinarie canzoni di ogni tempo. Era il 1970, quando Tim Buckley metteva in mare Starsailor, album che aveva nel canto alla sirena il suo albero maestro. L'espressione più completa dell'attrazione fatale di Buckley per il confitto Eros/Thánatos, per l'amore autodistruttivo, il fascino dell'abisso, la voglia di arrivare a un passo dalla fine e chiedersi se valga la pena salvarsi o precipitare. Eppure, all'inizio, quel brano non piaceva a Buckley, tanto che rimase nel cassetto per tre anni. Fu infatti scritto nel 1967, dopo che il suo amico compositore Larry Beckett gli fece leggere un abbozzo di testo ispirato alle sirene tentatrici dell'Odissea. Tim, che stava facendo colazione, prese la chitarra e improvvisò testo e musica in cinque minuti. Beckett rimase abbagliato dalla struggente, lacerante bellezza del brano e invitò Tim a inciderlo immediatamente, per non lasciar scappare la magia di quell'attimo. Buckley disse che non era convinto e preferì attendere. La voce, comunque, si sparse e nell'ambiente tutti cominciarono a parlare di un bellissimo brano che Buckley non voleva pubblicare. Si fece avanti Pat Boone, che chiese di poterlo cantare. Buckley disse che non c'erano problemi (avete letto bene: il primo a pubblicare Song to the Siren fu Pat Boone!). Tre anni dopo, Tim Buckley riascoltò casualmente Song to the Siren e fu costretto ad ammettere, che sì, meritava una chance. Negli anni, sarà riletta da un numero infinito di persone. 

(M. Cotto - da Rock Therapy)

 

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