Rosali - Bite Down (2024)

di Lino Brunetti

Anche se già autrice di tre album prima di Bite Down, non mi pare che, quantomeno dalle nostre parti, la cantautrice di Philadelphia Rosali Middleman abbia raccolto consensi quanto altre sue colleghe, pur senza essere inferiore sia dal punto di vista musicale che del songwriting. Alcuni di voi potrebbero averla incrociata in apertura dei concerti della Rose City Band l'anno scorso, in una serie di show nei quali il gruppo di Ripley Johnson le faceva da backing band. lo ero venuto a conoscenza della sua musica col suo secondo album, che già la segnalava musicista dal piglio mediamente più rock, rispetto a quanto fatto dalla maggior parte delle cantautrici contemporanee. La cosa è confermata da Bite Down, esordio per un'etichetta più in vista delle precedenti quale Merge, cosa che potrebbe finalmente farla conoscere di più, che arriva dopo il trasferimento dalla natia Philadelphia al North Carolina e consolida la collaborazione con i Mowed Sound - David Nance (basso, chitarra), James Shroeder (chitarra, synth), Kevin Donahue (batteria), a cui poi si aggiungono il pianista e tastierista dei Destroyer Ted Bois, Colin Duckworth a dobro e pedal steel e Megan Siebe al violoncello - già alle sue spalle nel precedente No Medium di tre anni fa.

Bypassando la copertina brutta assai, Bite Down è un ottimo disco di cantautorato rock dagli echi roots e country, con liriche che parlano a cuore aperto di relazioni complicate, raccontate dal punto di vista di una persona affamata di vita in tutte le sue sfaccettature, belle o brutte in tutte e caratterizzato non poco dal fatto di avere una vera e propria rock'n'roll band a suonarlo. Lo si sente persino nelle ballate, contrassegnate comunque da un sound ruspante, ritmi incisivi, stringati assoli di chitarra dalla vibrante sporcizia elettrica. Sentitevi a tal proposito pezzi come Slow Pain, una Is It To Late country rock non priva di fumiganti fiammate, l'ascensionale e stupenda Rewind, degna di un'autrice celebrata quale Weyes Blood e progressivamente sempre più piena. Rosali è bravissima a donare ai suoi pezzi una qualità melodica sempre degna di nota, supportata da una voce capace di dare la giusta tonalità al dispiegarsi pop di On Tonight, al mood avvolgente di una Hills On Fire attraversata da una languida chitarra, all'atmosferica ma ritmicamente puntuta titletrack. I Mowed Sound diventano determinanti nel dare opportuna spinta alla rockata Hopeless o a mimare i più rugginosi Crazy Horse nella bellissima Change is In The Form, ma sono bravissimi anche ad asciugarsi per lasciare più spazio alle parole nella conclusiva May It Be On Offer, intima meditazione che si chiude con queste frasi: And Ill sit for hours/gazing at the light/And Ido wonder/and waste my life/No, I don't won-derifl waste my life. 
Ottimo disco, da sentire.



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