Family - Anyway... (1970)

Il filo rosso delle storie di musica di Marzo nasce per puro caso, mentre stavo ripulendo il mio scaffale dei dischi. Sul tavolino erano allineate tre copertine, finite per caso lì, che avevano la strana coincidenza di essere accumunate da un particolare niente male, cioè usavano in tutto o in parte un famoso dipinto del Rinascimento come cover. Mi è partita quindi la curiosità di indagare un po’ più a fondo ed ecco le scelte marzoline. Iniziamo dalla prima, uno di quei tre dischi che accennavo prima. In copertina ha un particolare nientemeno che di un disegno di Leonardo da Vinci, conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che raffigura Mortai Con Proiettili Esplosivi, databile al 1485. Gli autori di questa scelta erano uno dei gruppi più interessanti del periodo, e sono una di quelle band che nella mia lista di quelle “fenomenali ma di poco successo” (almeno nella memoria rispetto ad altre) stanno nei primi posti. Tutto inizia al Leicester Art College quando si formano i Farinas, nel 1962: lo compongono Charlie Whitney alla chitarra, Jim King, che suona il sassofono e anche il flauto, Harry Overnall alla batteria, Tim Kirchin alle tastiere e soprattutto Roger “Chappo” Chapman, vocalist furioso e struggente. Poco dopo Kirchin se ne va sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo nel 1964, poi cambiano nome in Roaring Sixties, e nel 1966 con l’ingresso di Rob Townsend al posto di Overnall cambiano definitivamente in Family. Diventano in breve una delle band più acclamate del circuito dei locali di Londra, dove si sono trasferiti, soprattutto grazie alla ruvida e magnifica voce di Chapman. Registrano il primo singolo Through The Eye Of A Lens nel 1967, firmano per la Reprise che gli mette a disposizione come produttore Dave Mason dei Traffic, con cui nel 1968 pubblicano un disco capolavoro: Music In A Doll’s House. Il disco è un culto per due motivi: uno contingente, perchè anticipò di poche settimane con il suo titolo, ispirato al famoso testo teatrale di Ibsen, la stessa idea che aveva John Lennon per l’album dei Beatles, che per quel motivo diventerà il White Album del 1968, che si intitola ufficialmente The Beatles; il secondo è perchè dal punto di vista musicale il disco anticipa quello che diventerà il progressive più bello e spettacolare, mischiando in modo magnifico blues e canto gregoriano (Old Songs New Songs) , r&b da manuale (Hey Mr. Policeman), epica barocca (Me My Friend), meraviglioso folk rock (Peace Of Mind) il tutto con echi di oriente e l’utilizzo di strumenti inusuali (oltre al sassofono di King, sitar, archi e così via). Anche nel primo disco, spicca la voce animalesca di Chappo, che influenzerà una intera generazione. Nel 1969 Family Entertainment e l’anno successivo A Song For Me consolidano il successo, con quest’ultimo in Top Five, tanto che la band chiede alla Reprise di pubblicare un doppio album. La casa discografica nicchia, e ci fu anche un avvicendamento in formazione, con Ric Grech che va ai Blind Faith di Ginger Baker e Eric Clapton sostituito da John Weider. Si arrivò al compromesso di un disco singolo di inediti metà in studio e metà dal vivo, che esce nel 1970 prodotto dalla stessa band. Anyway... fu registrato per metà al Fairfield Halls di Croydon, un teatro usato dalla BBC per spettacoli, registrazioni di programmi e concerti per la Radio, e per metà agli Olympic Studios di Londra. La parte live parte con la forza magnetica di Good News, Bad News, belluina e con uno spiazzante assolo di vibrafono, poi si smorza nelle delicate Willow Tree e Holding The Compass, davvero bellissima, per poi finire con i fuochi d’artificio di Strange Band. L’avvicendamento di Weider al posto di Grech portò ad un suono più rock e meno “esoterico”, e anche ad un sapore musicale più “americano”, con echi country e della The Band. La parte in studio dedica alla vita on the road la quasi funk Part Of The Load, continua cone la complessa e misteriosa Anyway, con echi psichedelici, c’è uno strumentale, Normans, che era un nomignolo che la band ebbe e che vuol dire “scemi”, ma soprattutto c’è la splendida Lives And Ladies, scelta dal leggendario dj John Peel una delle più belle canzoni contro la guerra, che nell’ultima strofa dice: He loves his lady and baby\And he's sure that you love yours\So don't go pulling your switches\They don't need your wars. Il disco venderà molto bene, e il periodo stupendo continuerà con il bellissimo disco Fearless del 1971, che sbalordisce per l’audacia nel mescolare stili, timbri e sfumature, con quel tocco, unico, di coniugare eleganza e aggressività, il loro marchio di fabbrica (da ascoltare la bellissima Between Blue And Me, uno dei gioielli della riserva Family). La band resisterà fino al 1973, quando finita la verve creativa si scioglie, sebbene le pubblicazioni di rarità e live continuerà per decenni, anche fino ai giorni nostri; lasciando però un segno in tutti coloro che li hanno ascoltati, sia dal vivo che sul disco, come una band dal successo mai del tutto espresso, e colpevolmente dimenticata.

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