Spark -Tori Amos (1998)

Per molti anni i suoi album hanno sanguinato come ferite aperte, sono stati pugni nello stomaco o piccoli terremoti, come annunciava il titotlo del primo album, Little Earthquakes. Tori Amos (capelli rossi e occhi grigio blu, una voce composta da in terzo di Kate Bush, un terzo di Joni Mitchell e il restante terzo di rabbia rappresa) usa tinte forti perché costretta, più che per passione. Dalle cantautrici degli anni sessanta e settanta ha ereditato la convinzione che ogni canzone può essere la pagina di un diario strappata a fatica, ma necessaria per calmare il dolore.
A vent'anni il primo trauma (lo stupro vissuto, pistola alla testa, dopo un suo concerto a Los Angeles e raccontato in Me and a Gun, nel suo disco d'esordio), poi, anni dopo, un altro dramma: l'aborto obbligato, "lei è convinta di poter tenere fermo un ghiacciaio, ma non è riuscita a tenere un bambino", canta parlando di se stessa in Spark, il cui video è un vero choc: Tori legata e imbavagliata, lacera e sanguinante, in fuga da un uomo in nero. La voce, poco ortodossa, fa paura anche al silenzio, ma non è mai autocommiserante.

(M. Cotto - da Rock Therapy)

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