It’s A Beautiful Day - It’s A Beautiful Day (1969)

Il mese scorso il viaggio musicale ha riguardato le fantastiche traiettorie della musica kosmik tedesca tra fine anni ‘60 e inizio anni ‘70. Per Ottobre, mi è venuto in mente di fare un viaggio simile che riguarda gli stessi anni, ma spostandoci di migliaia di km, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, precisamente sulla Bay Area di San Francisco. La città fu teatro di un’esplosione musicale francamente senza precedenti, che in una manciata di anni regalerà alla musica rock meraviglie stupefacenti. Rispetto all'avventura tedesca, qui la dimensione generale è decisamente maggiore, anche perchè San Francisco fu il centro nevralgico della controcultura americana degli anni ‘60, e fu così vasta che è possibile addirittura dividere i gruppi per zone della città (San Francisco Peninsula/North Bay, East Bay, South Bay). Alcuni nomi per la musica sono leggendari: Janis Joplin, Jimi Hendrix (che sebbene fosse di Seattle crebbe a Berkeley e suonò moltissimo in quei posti, che divennero leggendari anche grazie al suo successo), i Grateful Dead, i Jefferson Airplane, solo per citare i primi nomi che vengono alla mente. Come per altre panoramiche, anche stavolta però vorrei scovare anche delle storie secondarie, solo per fama, ma necessarie secondo me per capire a fondo uno dei momenti più interessanti della musica. Perchè anche quello fu un decisivo momento di rinnovamento, di commistione di nuove esigenze, che si trasferirono anche alla musica rock: una musica che univa le nuove esigenze espressive, che si apriva a dimensioni lontane (la fascinazione per le culture orientali, per il misticismo, le culture tradizionali), le mixa con i primi suoni elettronici, la creatività estrema, frutto anche dell’uso delle droghe, in una commistione anche di colori, scenografie, mode che diventerà l’apripista per la musica non solo come evento comunitario, ma creativo in tutto e per tutto. Inizio con la storia di una band che nasce nell’anno dell’Estate dell’Amore, il 1967. David LaFlamme è un violinista che ha studiato al conservatorio e addirittura ha suonato solista per la Utah Symphony Orchestra quando, a metà anni ‘60, parte per la California. Qui a San Francisco suona per la Electric Chamber Orkustra di Robert Kenneth “Bobby” Beausoleil, seminale gruppo della prima fase della musica della città, dimenticato da tutti poichè Beausoleil è tragicamente noto per essere complice degli omicidi di Charles Manson alla fine degli anni Sessanta. La Flamme incontra un produttore, Matthew Katz, che fu anche manager per i Jefferson Airplane e i Moby Grape, e uno dei produttori musicali artefici del “San Francisco Sound”. La Flamme mette su una band composta da Mitchell Holman (basso), Val Fuentes (batteria), Hal Wagenet (chitarra), Bruce Steinberg (armonica) e la particolarità di due donne, sua moglie Linda LaFlamme (organo, piano, celeste, harpsichord) e Pattie Santos (voce, tamburino, percussioni). Fu Katz a dargli come nome, di incoraggiamento, la bella espressione di It’s A Beautiful Day. Ma la “giornata” non inizia granché bene: il produttore infatti non li considera ancora pronti per suonare nei teatri di San Francisco, e li manda a vivere a Seattle, dove sono la resident band del suo locale, Encore Ballroom, a cui cambia nome in San Francisco Sound. Sono mesi difficili, stipati in tre camere in una soffitta, che fu però lo spunto per una delle loro canzoni simbolo. Stufi dei soprusi di Katz, decidono di andare a suonare contro la sua volontà ai primi festival musicali, e in una occasione, allo Sky River Rock Festival And Lighter Than Air Fair del 1968, dopo una meravigliosa performance, furono notati da alcuni produttori e invitati ad aprire il concerto dei Cream, al loro tour di addio, del 4 ottobre del 1968 all’Oakland Coliseum. È la svolta: abbandonano Katz e firmano un contratto per la Columbia. L’anno successivo esce il loro omonimo primo disco, It’s A Beautiful Day. Composto da 7 tracce, è uno dei dischi “dimenticati” più belli del periodo, espressione della capacità dei musicisti di muoversi con creatività tra i differenti generi, con echi di musica classica, jazz, folk, musica indiana e prog, con arrangiamenti fantasiosi e affascinanti, come un colorato caleidoscopio. Si apre con la loro canzone più famosa, White Bird, composta ai tempi di Seattle: scritta quando si sentivano come “uccelli in gabbia” è quasi un inno di speranza e liberazione (White Bird must fly/ Or she will die), dominato dal violino di David LaFlamme e la voce armoniosa e grintosa di Pattie Santos. Hot Summer Day è sognante e delicata, ma c’è subito spazio ad un cambio repentino di stile; distorsioni, suoni duri e acidi aprono la strada a Wasted Union Blues, brano che esprime quel suono “hard rock” che sarà uno dei semi che getterà l’intero movimento nel vasto campo della musica rock. Girl With No-Eyes è un classico esempio di quello che verrà ricordato come il suono californiano, anche in questo caso con l’aggiunta sorprendente del clavicembalo di Linda LaFlamme. La seconda facciata del disco si apre con una canzone strumentale, Bombay Calling, che all’ascolto lascia subito un’impressione: infatti, fu ispirazione (per molti addirittura plagio) per Child In Time dei Deep Purple (da Deep Purple In Rock, del 1970); c’è da dire che la band californiana fu entusiasta di quello strano omaggio, e prenderà a prestito Wring That Neck, da The Book of Taliesyn del 1968, per farne una nuova versione, chiamata Don And Dewey che apparirà nel loro secondo album, Marrying Maiden del 1970. Bulgaria è un altro brano in cui psichedelia e influenze classiche si fondono nella lenta progressione circolare del brano, nel testo più mistico del disco: Set free all the love within you tonight/ Open up your mind / Go sleep on the moment you were born / And open up your mind / Go sleep on the moment time was born; il disco si chiude con la meravigliosa Time Is, oltre nove minuti di jam, assolo di batteria, giri di basso ipnotico, accelerazioni e repentini rallentamenti. Non si può dimenticare la meravigliosa copertina: disegnata da George Hunter e dipinta da Kent Hollister, riprende un quadro americano del 1912, Woman On The Top Of A Mountain di Charles Courtney Curran. Vi sono altre due piccole particolarità: il logo dell’etichetta discografica Columbia non era quello canonico ma una versione vecchia, e il retro del disco aveva una copertina di un gabbiano bianco in volo, in ricordo dell'ispirazione per White Bird ai tempi di Seattle. La rivista Rolling Stone la considera, in un articolo dedicato, una delle più belle copertine discografiche di tutti i tempi. La loro carriera continuerà con il già citato Marrying Maiden, con Fred Webb che sostituì Linda LaFlamme, e la partecipazione di Richard Olsen dei Charlatans, altra band della Bay Area, e del mitico Jerry Garcia dei Grateful Dead. Durano altri due dischi, senza grande successo, poi si sciolgono, e molti di loro intrapresero una carriera solista. Rimane questo disco, interessantissimo, a testimonianza della ricchezza creativa di quegli anni anche negli episodi commercialmente minori. Un piccolo gioiello da riscoprire.

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