U2 - Achtung Baby (1991)

La storia di oggi inizia il 25 Settembre del 1976. Quel giorno nella bacheca della Mount Temple School di Dublino, uno dei più progressisti licei della città, un giovane quindicenne affigge un annuncio che dice: Ho speso un po’ di soldi in una batteria e cerco persone interessate che hanno speso soldi in chitarre, etc. Ci vediamo a casa mia questo sabato. Quel ragazzo si chiama Larry Mullen Jr. E all'annuncio rispondono in 6: i fratelli Dick e Dave Evans, proprietari di una chitarra, Adam Clayton, che ha un basso ed un amplificatore, Peter Martin, Ivan McCormick e Paul Hewson. Strimpellando qualche classico, dopo varie settimane il gruppo si limita a 4 membri, ed appena arrivati ad una decente intesa, iniziano le prima esibizioni. Nel frattempo Dave Evans diventa The Edge, Paul Bono Vox e insieme a Larry ed Adam chiamano il gruppo The Feedback, per poi cambiare in The Hype. Qualche giorno prima del San Patrizio del 1977, Steve Averill (che diventerà un grande grafico) che era il leader della band Steve And The Radiators From Space (sic) suggerisce loro un nome corto, che si ricorda facilmente, misterioso: U2. Inizia così una storia leggendaria fatta di un suono unico e riconoscibile come pochi artisti hanno mai avuto nella storia, dischi capolavoro, tour incredibili suonati davanti a milioni di spettatori che hanno cambiato la concezione stessa della musica dal vivo, centinaia di milioni di dischi venduti, caterve di premi (tra cui 22 Grammy Awards, record di tutti i tempi per una band), ed un amore viscerale da parte dei fan che ha preso spesso le forme di un ardore quasi religioso. Il loro disco di oggi nasce però da uno dei più profondi momenti di crisi. Finito nel 1990 il Lovetown Tour seguito al successo incredibile di The Joshua Tree (1987) e Rattle And Hum (1988) la band chiede a quei due giganti della produzione che sono Brian Eno e Daniel Lanois di, parole di Bono, “cercare il suono di quelli che vogliono fare a pezzi il Joshua Tree”. Scelgono come sede Berlino, memori di quello che Eno fece con Robert Fripp per la trilogia berlinese di Bowie, che proprio in quei giorni viveva una straordinaria atmosfera per via della riunificazione (l’album fu generato in sostanza agli Hansa Ton Studios e poi finito nei leggendari studi di Windmill Lane a Dublino, che diventeranno meta di pellegrinaggio per tutti i giovani appassionati di musica che andavano a visitare la capitale irlandese). Bono e The Edge volevano sperimentare suoni dance ed elettronici, staccandosi dal suono americano precedente per sterzare molto di più in una dimensione musicale europea, Larry ed Adam erano più propensi ad un graduale cambiamento. La band era sul punto di sciogliersi quando il riff per una canzone indicò loro la strada. Di quella canzone parleremo dopo. Achtung Baby esce nel novembre 1991: è un capolavoro che riscrive le coordinate della musica rock. La copertina con le foto di Anton Corbijn e ideata dall’Averill di cui sopra è un omaggio a quella mitica di Exile On Main Street dei Rolling Stones (anch’esso album di rottura e registrato in esilio in Francia) tanto che uno dei possibili nomi del disco era Cruise On The Main Street; fu scelto invece Achtung Baby dall’espressione che l’ingegnere del suono Joe O'Herlihy usava ad ogni sessione, in ricordo di una celebre battuta nel film di Mel Brooks The Producers. Ma è la musica che spiazza ed ammalia: il pilastro ritmico basso batteria non è mai stato così fluido e dinamico, la chitarra di The Edge è distorta e lascia graffiate in tutti i brani, le incursioni elettroniche, la visione dei testi di Bono, sarcastici e profondissimi, per una volta tutti legati ad una dimensione personale della vita, la luce appare tra le nuvole dei suoi pensieri come le dorate vene luminose dei vasi kintsugi. The Fly, il primo singolo, fu una sorta di rivoluzione per la band, per l’uso dell’elettronica, un ritmo aggressivo e audace, e lo stesso fecero con Zoo Station (dal nome della stazione della metropolitana che delimitava Berlino Ovest da quella Est), Even Better Than The Real Thing, entrambi singoli e entrambi in classifica in tutto il mondo. Le loro ballate classiche vengono avvolte da una struttura elettronica e “ballabile” e diventano irresistibili, come Mysterious Ways o Who’s Gonna Ride Your Wild Horses. So Cruel, che nelle loro intenzioni doveva essere il centro emozionale del disco, è una magnetica ed ammaliante canzone moderna, Until The End Of The World fu scritta per l’omonimo film di Wim Wenders, grande amico della band, dello stesso anno con un cast stellare ma sfortunato sia per la critica che per il pubblico. Persino il momento più pop di Tryin’ To Throw Your Arms Around The World, dedicata ad una serata alcolica al The Flaming Colossus di Los Angeles, è dolce e coinvolgente. La triade finale è meravigliosa: la luminosa e stupenda Ultraviolet (Light My Way) ripresa con successo anche durante il 360° Tour del 2009-2011, la misteriosa e suggestiva Acrobat (per 25 anni mai suonata dal vivo e ripresa per Innocence + Experience Tour) e la dolente Love Is Blindness, uno dei brani più dark di tutto il repertorio (di cui c’è una bellissima cover di Jack White nella colonna sonora de Il Grande Gatsby di Buz Luhrmann con Leonardo Di Caprio). Rimane quella canzone che salvò la band. Quella canzone è forse l’esempio più bello e riuscito di mettere in musica le difficoltà dello stare insieme, a tutti i livelli, e del confronto, necessario ed inevitabile. One è una delle più grandi e famose canzoni di tutti i tempi, votata da un sondaggio di VH1 con la BBC il brano con il testo inglese più bello di sempre, “We’re One, but we’re not the same”, diventando uno dei simboli del rock nel mondo. L’eco delle scelte di questo album si percepisce ancora oggi in decine di band, nemmeno tanto sottotraccia. Il disco venderà decine di milioni di copie nel mondo e il successivo Zoo TV Tour sarà il primo che comprenderà un approccio multimediale all’evento live, con i primi maxischermo, momenti di cabaret, palchi giganteschi per accogliere le decine di migliaia di persone che accorrevano a sentirli. Il loro percorso di ricerca e di curiosità continuerà sempre, con risultati non sempre favolosi come questo. Nel ventennale dall’uscita, nel 2011, la rivista musicale inglese Q chiese ad una serie di artisti famosi di fare una cover dei brani, e fu pubblicato un album digitale, AHK-toong BAY-bi Covered, dove cantano e suonano quelle canzoni nomi del calibro di Depeche Mode, Nine Inch Nails, Patti Smith, Damien Rice, Garbage, Killers. Rimangono quelli che, a sentire Bruce Springsteen, “sono probabilmente l'ultimo gruppo di cui la gente ricorderà il nome di tutti e quattro i componenti, davvero fantastici”. 

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