Sly & The Family Stone - Stand! (1969)

San Francisco è stata anche la città dell’inclusione razziale: sin dagli anni ‘50 il crescente fervore culturale, la presenza di grandi università pubbliche, tra cui le due Università di San Francisco e, appena fuori città, quella di Berkeley che fu teatro delle spinte culturali giovanili di tutto il paese il decennio successivo, tutta la baia era la zona più eccitante della parte occidentale degli Stati Uniti. Così la pensò anche la famiglia di Sylvester Steward, che nei primi anni ‘50 si trasferisce lì. Sylvester studia teoria, composizione e tromba al Vallejo Junior College, e come esame finale compone un pezzo, Long Time Away, che a sedici anni lo fa conoscere al pubblico locale. Con il fratello Freddie, forma il primo gruppo, gli Steward Brothers, e amplia i suoi esperimenti musicali a San Francisco facendo il Dj per un’emittente specializzata nella musica soul, la KSOL. Intorno alla metà degli anni ‘60 entra come produttore nella Autumn Records fondata da uno dei grandi personaggi del periodo, il dj Tom Donahue, e lavora con nomi del calibro di Beau Brummels, Mojo Men e Great Society, il gruppo formato da Jerry Slick, il fratello Darby e la moglie Grace, che poi diventerà la voce femminile della San Francisco psichedelica con i Jefferson Airplane. Nel 1966 ci riprova con una propria band, The Stoners, con il fratello e una notevole trombettista, Cynthia Robinson. Dura pochissimo, ma da quel nucleo si aggiunsero altri personaggi: Greg Errico alla batteria, Jerry Martini al sassofono, un gruppo di coriste e un bassista, geniale, Larry Graham, che viene considerato l’inventore della tecnica slapping, in cui si alternano "strappi" (pull o popping o slap) e percussioni (thumb) con il pollice alle corde di uno strumento. Sylvester sceglie come nome d’arte Sly Stone, dà al suo gruppo il nome The Family sancendo la nascita così di un gruppo, guidato da un grande personaggio, che collegherà gli elementi scenici e provocatori del rock’n’roll e del r&b anni ‘50 alle forme della black music del decennio successivo, legate con il rock psichedelico, influenzando tutta la musica funk e soul a venire, anticipando gli stilemi di giganti come George Clinton con i suoi Funkadelic, Prince fino a personaggi come Lenny Kravitz o Bruno Mars. Il primo singolo, I Ain’t Got Nobody, è un buon successo che garantisce al gruppo un contratto con la Epic. Nel 1967 il primo disco, A Whole New Thing, non ottiene il successo sperato. Sfornano due dischi in un anno, e Dance To The Music, trascinato dall’omonimo singolo, va meglio, ma Life, (entrambi del 1968) è un mezzo disastro. Sly mette tutto sé stesso durante le registrazioni agli studi Pacific High di San Francisco, aggiunge al piano la sorella Rosie, sviluppa al meglio questa idea di soul rock psichedelico, e il risultato è uno dei dischi del decennio. Stand! esce nel Maggio 1969, ed è un portento: è un mix irresistibile di brani ballabili e altri più impegnati, che mettono in risalto la condizione, usando anche una certa dose di ironia, della popolazione nera statunitense. Alcuni brani del disco diventano leggendari: la meravigliosa Stand! di apertura, quasi un incitamento alla rivendicazione dei propri diritti, che sfocia nella storica Don’t Call Me Nigger, Whitey, funk-rock allucinato dal chiaro messaggio anti-razzismo dove Sly usa il vocoder. I Want To Take You Higher diventerà uno dei loro classici, ripreso da decine di artisti (da ricordare che fu una hit per Ike & Tina Turner). Il disco ha altre canzoni numero uno: Everyday People, loro primo numero uno in assoluto, è un inno pacifista che ha il famoso verso “different strokes for different folks” (che diventerà ispirazione per il titolo della serie Tv, Diff’rent Strokes, in Italia conosciuta come Il Mio Amico Arnold). Sing A Simple Song, dal groove irresistibile, diventerà un pilastro per buona parte della musica nera futura, saccheggiata dai campionamenti dell’hip hop, e con centinaia di cover (tra cui, Dusty Springfield, Diana Ross & The Supremes, The Temptations, The Jackson 5, The Commodores, Miles Davis, The Meters, Booker T. & the M.G.'s, Prince e si potrebbe continuare per una pagina intera). Sex Machine è un irriverente jam session di oltre 13 minuti, un jazz funk ante-litteram, e non si possono dimenticare le splendide Somebody's Watching e You Can’t Make If You Try, che conclude il disco. L’album è un successo clamoroso: vende 500.000 copie nel 1969, resta in classifica per 80 settimane, ed è il trampolino di lancio per altri due grandi momenti: una strepitosa e storica esibizione al Festival di Woodstock, con due esibizioni incendiarie di I Want To Take You Higher e Dance To The Music conquistano il pubblico; il successivo lavoro in studio, There’s A Riot Goin’ On, del 1971, spinge gli accenti polemici e politica sulla vita della minoranza afro-americana, conservando solo un pizzico dell’ottimismo di Stand!. Sarà un grande successo lo stesso, ma non tutti apprezzeranno il cambio di prospettiva, amplificato dal fatto che Sly inizierà atteggiamenti da megalomane e sarà più volte arrestato per possesso di cocaina. La storia della band da qui in poi si eclissa, un po’ travolta dai cambiamenti musicali circostanti, continuando comunque a proporre musica sino a metà degli anni ‘80, incapace però di riscrivere quella magia che questo disco, fondamentale, sancì nell’anno di grazia 1969.

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