Kurt Vile - Back to Moon Beach (2023)

di Carmine Vitale

L’accoglienza tiepida, appena poco più di un anno fa, di (watch my moves) aveva definito ulteriormente (qualora ce ne fosse ancora bisogno) la materia maneggiata da Kurt Vile, sempre in bilico tra soluzioni che, col solito piglio slacker, mettono in fila alt-rock, indie-folk ed indolenza psych, elementi divenuti ormai sigilli di garanzia per il Nostro. In quella sede parlammo di un “disco interlocutorio ma dal peso specifico tutto sommato non trascurabile”, a conferma di un progetto che – nonostante battute di arresto e qualche passo falso – continua a macinare chilometri e ad inserire tasselli sempre più riconoscibili ed edificanti.

Di certo non possiamo dire che questo Back to Moon Beach si faccia portavoce di novità degne di nota se non quella di essere già la seconda uscita a firma Verve Records. Presentato come un Ep, la nuova prova ha invece fisionomia di un vero e proprio album con un minutaggio che va proprio in quella direzione; in scaletta troviamo outtakes nate nel periodo pre-pandemico, registrate alla Panoramic House della Contea di Marin, e che vedono solo ora per la prima volta la luce: nove tracce che respirano gli spazi ampi in cui sono state prodotte e che rappresentano anche l’ultimo segno del passaggio del multistrumentista Rob Laakso (con i Violators dal 2013) deceduto recentemente per una rara forma di cancro.


Al centro della scena (ri)troviamo il solito Vile, abile nel rendere rarefatte le atmosfere (Touched Somethin), giocare con un certo classicismo nel valzer sghembo di Another good year for the roses, mescolare la sfera alt- con alchimie blues (Blues come for some) con un orecchio sempre teso ai suoi eroi Hank Williams, Chastity Belt e Horace Silver. In chiusura, c’è ancora spazio e modo per omaggiare compagni di viaggio Passenger side dei Wilco ed “altri” eroi con la cover di Muste Be Santa di Bob Dylan, a conferma di un Ep che, pur aggiungendo poco al discorso sul musicista americano, rappresenta un nuovo snodo, con pochi sussulti e con l’indolenza di chi ha deciso la strada da imboccare e se ne frega di mappe e navigatori.

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