The Golden Dregs - On Grace & Dignity (2023)

di Lorenzo Righetto

Fa pieno uso del suo baritono, Benjamin Woods, nei suoi dischi. Se in "Hope Is For The Hopeless" gli serviva per impersonare un improbabile crooner alt-country, con risultati in realtà assai interessanti e meno canonici, in questo "On Grace & Dignity" lo scopo è più quello di offire un'espressività più urbana, ricordando la malinconia torbata e il sarcasmo di un Callahan o di un Wagner ("Vista").

Dal punto di vista musicale, il disco è arrangiato su brevi note di pianoforte o chitarra, sospese in silenzi notturni ("Josephine"). A volte contrappuntato dal coro dei membri della band ("American Airlines", "Eulogy"), Woods intesse melodie piuttosto schematiche, che a volte si liberano solo sulla scorta di alcune soluzioni più vivaci (le infiorescenze sassofonistiche di "Sundown Lake" e "Before We Fell From Grace"), a volte rimangono imprigionate nel proprio canovaccio ("Beyond Reasonable Doubt"). Un aspetto interessante della scrittura, ma anche segno della sua incompiutezza, può essere semmai il carattere di essere "suggerita", con una serie di riff che rimangono sospesi ("Not Even The Rain", "How It Starts").

L'"abito" si colloca insomma più vicino all'Americana maturo e "gentrificato", sicuramente in un prodotto affascinante ma soprattutto a un livello superficiale, denotando una certa ingessatura della cifra espressiva della band.

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