Bon Iver - For Emma, Forever Ago (2008)

Quello di oggi è uno dei dischi più acclamati degli ultimi 15 anni. In parte per la forza musicale, in parte per la storia, da romanzo, che accompagna la sua nascita, avvenuta con pochissimi mezzi in una casa di campagna del Wisconsin, in un freddissimo inverno. Justin Vernon nella prima metà degli anni 2000 è un giovane musicista che suona con il gruppo DeYarmond Edison, dopo una bella gavetta per locali, pieno di energie e di idee. Arriva però ad un punto dove si sente svuotato e demotivato, per mancanza di successo e di stimoli: abbandona il gruppo, lascia per un po’ ogni idea musicale, si aggiunge anche la rottura del suo rapporto con la sua fidanzata di allora. Decide quindi di trasferirsi, nell’inverno tra 2006 e 2007, nella casa di campagna del padre. Il suo racconto di quel periodo è fatto di silenzi ovattati dalla neve, di passeggiate, di legna da raccogliere. Ma è soprattutto un momento in cui, parole sue, si libera dai fantasmi, dall’apatia e dal malessere che lo attanagliava (si scoprirà poi che in quel periodo aveva anche la mononucleosi). Vernon ha con sé poche cose: un portatile Mac non di prima mano, un microfono Shure, un registratore a quattro tracce, due chitarre e, trovata per caso sotto una coperta nel capanno della casa, una vecchia batteria sgangherata che apparteneva al fratello di Justin. Inizia qui un percorso creativo dove l’elaborazione del passato, del dolore, del malessere porta ad una sorta di catarsi musicale che lo tiene impegnato per tre mesi, dove lavora per ore ogni giorno a incidere, registrare parti vocali, a portare in musica quello che prova. Trova anche un nuovo nome d’arte, Bon Iver, che tra l’altro è una sbagliata traduzione di “buon inverno” in francese, che si scrive bon hiver. Di quel materiale, registrato così com’è, aggiunge pochissime cose, e ne produce 500 copie, che un po’ regala agli amici un po’ mette in vendita. E il risultato è sorprendente: le copie vanno a ruba, su Internet il disco è recensito magnificamente, la voce che esiste un nuovo gioiello folk non passa inosservato ai talent scout dell’etichetta Jagjaguwar (specializzata in nuovo folk), che decidono di pubblicare in disco così come era stato portato nei demo, nel 2008 è venduto in tutto il mondo. For Emma, Forever Ago è quasi un disco concept (sul dolore, sull’amore, sul riappropriarsi di ciò che si è) che mantiene la sua aura magica di intimismo, di vicinanza, come se Bon Iver lo stesse suonando seduto sul divano di casa, (i feedback, le piccole sbavature della chitarra, certe sovraincisioni vocali un po’ approssimative, in certi passaggi gli scricchiolii del legno del capanno dove registrava). Ma c’è soprattutto la scrittura e la voce, magnifica, di Justin, che ricorda alcuni dei più grandi cantanti “del dolore” degli ultimi decenni. 9 canzoni gioiello, alcune diventate mitiche, come Flume, calda, semplice ed immediata, che si lega a Lump Sum, canzone che ha una forza misteriosa, quasi “allegra”. Bon Iver suona pochissimi accordi, ma la sua è una musica piena, quasi estentiva, tanto che i fiati che aggiunge in post produzione a For Emma sembrano l’aggiunta più naturale che si possa fare, dando un’aria di spensieratezza ad uno dei brani più importanti del disco. Skinny Love fu scelto per un’esibizione storica al David Letterman Show che contribuì al successo mondiale, The Wolves (Act I And II) ha un che di gospel, di musica nera rivisitata, ed è uno dei brani più belli; Blindsided è quasi una litania dolcissima su una sola nota, Creature Fear ha una struttura più “corposa” e sfuma in Team, uno strumentale dove domina la sgangherata batteria polverosa e non troppo stabile trovata nel capanno abbandonata. For Emma, come già accennato, è il brano più lavorato, con slide-guitar e i fiati (tromba e trombone) di John Dehaven e Randy Pingrey. Chiude re:stacks, una ballata folk memorabile, che dice: “This my excavation and today is kumran\Everything that happens is from now on\This is pouring rain\This is paralyzed” dove il riferimento agli scavi e a Kumran riguardano i ritrovamenti archeologici che a Kumran, sul Mar Morto, portarono alla luce i papiri manoscritti più antichi mai ritrovati. Il disco diventerà un must, un disco di quelli fondamentali non solo del decennio, non solo degli anni 2000, ma della storia della musica. Un disco di una immediatezza e di una forza magnetica portentosi, che venderà oltre un milione di copie: Bon Iver continuerà il suo sogno musicale centellinando i lavori (il secondo disco di lavori nuovi arriverà solo nel 2011 con l’altrettanto bellissimo Bon Iver) e solo negli ultimi anni ha accelerato nella produzione, facendosi affiancare da una band stabile in studio e in tour. Rimane un disco dalla forza emotiva elevatissima, che accarezza il dolore con la dolcezza più affascinante; e c’è un’ultima curiosità, la Emma del disco e della omonima canzone in realtà non si chiamava così, ma Christy Smith, che in parte è passata anche lei, indirettamente, alla storia della musica.

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